Vita sessuale quotidiana con mia madre

  • Se non è traumatizzato, è ugualmente una vittima? E chi lo sa. Convincerlo che è una vittima, a mio avviso, rischia di suggestionarlo a convincersi anche di avere un trauma: "hai subito", ma non è detto che sia vero, perché se nella sua innocenza ha invece vissuto il tutto in naturalezza, senza il minimo giudizio.

    Capire cosa vive e prova lui è esattamente la ragione che mi ha spinta a comporre il mio post 95.


    Io posso capire (sbagliando sicuramente di molto) quel che proverei io al suo posto, semplicemente perché non ho subito i suoi stessi condizionamenti.

    Ma questo fa una differenza insanabile: di quel condizionamento, non avendolo subito, ho certamente un'idea molto diversa da quella sua. Senza merito o colpa di nessuno, tra Vainar e me.


    Poi resta l'oggettività nelle sue mille sfaccettature, e per me, che non ho subito lo stesso suo condizionamento, sarebbe cosa agile tracciarne i confini.

    Non intendo farlo per non condizionare in alcun modo le sue risposte, se si sentirà di darne.

    Ma credo siano importanti le sue risposte, e comunque non trovo affatto che non sentirsi traumatizzato oggi (ove così fosse) equivalga ad alcun "ah, beh... allora tutto OK!".

    D'altra parte, il senso della manipolazione condizionante è proprio quello di ostacolare con suggestioni ogni riflessione sensata e completa della vittima.

    Può bastare l'esempio delle "truffe amorose"?... O aspettiamo che una vittima di truffa amorosa, nel pieno dell'overdose emozionale indotta, abbia solo il sospetto di essere truffata? Ma per carità! Lo nega anche se glielo prospetti... Ciò non esclude alla vittima il trauma pesantissimo ex post: quando deve capire per forza perché lei/lui non ha più un euro e il "grande amore" è sparito.

    Tutti pensano a cambiare il mondo, ma nessuno pensa a cambiare se stesso. (L. Tolstoj)

  • Diciamo che, a caratteri molto generali, anche se la morale dipinge qualcosa come un male, se poi - oggettivamente - in realtà non ne soffre nessuno, a livello etico non lo reputo un male come dice la morale.

    Se rubo un cesto di mele da un terreno e l'agricoltore possiede diversi ettari, non se ne accorgerà, quindi non soffrirà del fatto che mancano decine di mele, e la relativa perdita economica, che equivale a pochi euro, dopotutto non gli cambia la vita.


    Posso dire di aver agito con morale, oppure no?

    Se nessuno vede e se nessuno sa quello che sto facendo, tranne io (e non ne soffro), la morale è ancora valida?

    DALI :hibiscus:

  • Garden


    Trovo molto interessante il tuo punto di vista. Per questo vorrei porti una domanda:

    Metti caso che il ragazzo, un giorno, incontrasse una ragazza che gli piace e la madre iniziasse a essere gelosa... a non volere che il figlio, con il quale dorme e ha questo rapporto da fidanzati, conosca un'altra donna.

    E iniziasse a impedire che il figlio abbia una relazione sentimentale...

    Iniziasse a trattarlo come un vero e proprio compagno da tenersi vicino.


    Secondo te, in quel caso, un figlio succube o comunque che è cresciuto con l'idea che il loro rapporto non sia niente di ambiguo... come reagirà?

  • Ma credo siano importanti le sue risposte.

    Certo, sono le più importanti, al di là dei dibattiti che da esse scaturiscono. Solo lui sa davvero cosa prova e se sta tutto sommato davvero bene.

    Ma credo siano importanti le sue risposte, e comunque non trovo affatto che non sentirsi traumatizzato oggi (ove così fosse) equivalga ad alcun "ah, beh... allora tutto OK!".

    D'altra parte: il senso della manipolazione condizionante è proprio quello di ostacolare con suggestioni ogni riflessione sensata e completa della vittima.

    Sì, di manipolazione in effetti può essere vittima. Tuttavia, la manipolazione, per quanto disfunzionale, è comunissima in molti rapporti e anche in vicende molto meno anticonvenzionali. L'importante è, penso, che l'anticonvenzionalità del contesto non finisca per amplificare il significato negativo di tale manipolazione oltre l'oggettività del danno che può aver causato, oppure no, a seconda di come effettivamente sta (e se la vive) il protagonista del thread.

    Se rubo un cesto di mele da un terreno e l'agricoltore possiede diversi ettari, non se ne accorgerà, quindi non soffrirà del fatto che mancano decine di mele e la relativa perdita economica, che equivale a pochi euro. Dopotutto, non gli cambia la vita.


    Posso dire di aver agito con morale, oppure no?

    Se nessuno vede e se nessuno sa quello che sto facendo, tranne io (e non ne soffro), la morale è ancora valida?

    Beh, dal mio punto di vista la morale è un insieme di regole sociali rigide e schematiche che servono a dare grossomodo una direzione su cosa è bene e cosa è male.


    Tipo tavoletta delle leggi. Tra esse è conoscenza comune sia scritto: "Non rubare". Dunque, rubare le mele non rientra nella morale. Per tale rigida regola, hai compiuto il male. Fine.


    Eticamente la cosa si fa più complicata. Ho detto che, a mio avviso, la discriminante è la sofferenza.


    Dunque, vanno valutati pesi e contrappesi sulla bilancia della sofferenza, in ogni situazione. Se, ad esempio, il ladro è molto povero e, senza mangiare quelle mele rubate, soffrirebbe molto la fame, ed invece il contadino, essendo ricco, soffre meno dal furto di poche mele rispetto a quanto soffrirebbe il ladro se non lo compisse, essenzialmente non penso che tale furto, seppur amorale, sia anche inetico.


    Poi, se il ladro invece è ricco, il maggior danno (sofferenza) lo riceve invece il contadino, per cui non è etico. Dove invece il confine su tale calcolo dei contrappesi si fa troppo labile, entra in gioco il senso est-etico del comportamento a determinare l'etica.

  • Metti caso che il ragazzo, un giorno, incontrasse una ragazza che gli piace e la madre iniziasse a essere gelosa... a non volere che il figlio, con il quale dorme e ha questo rapporto da fidanzati, conosca un'altra donna.

    Appunto... :thumbup:

    E questo è soltanto uno dei tanti aspetti che anch'io avevo pensato e che preferivo non dire per non condizionarlo in alcun modo.

    Ma se apriamo questo capitolo...il ventaglio di controindicazioni è senza fine. Oggettivamente.

    E non è che l'eventuale non percepirlo di Vainar nell'immediato ne riduca la portata oggettiva.

    Tutti pensano a cambiare il mondo, ma nessuno pensa a cambiare se stesso. (L. Tolstoj)

  • Secondo te, in quel caso, un figlio succube o comunque che è cresciuto con l'idea che il loro rapporto non sia niente di ambiguo... come reagirà?

    Non so come possa reagire, nel senso che, se a lui piace la ragazza e non la madre, la madre, nel tuo esempio, se non sapesse porsi un freno, interpreterebbe il ruolo di una sorta di ex sexfriend gelosa.


    Penso che andrebbe ridimensionata mettendo paletti, se non sapesse porli da sola, nel lasciar andare il figlio per la sua strada. Di madri gelose dei figli, che fanno ostruzionismo alle fidanzate, ce ne sono tante anche all'interno di rapporti meno anticonvenzionali.

  • Ha superato un certo tipo di confine, però non è detto che non sarebbe disposta a lasciar andare il figlio per la sua strada se lui ne manifestasse il desiderio. Non posso saperlo, perchè non la conosco.

    È vero, non possiamo saperlo. Pero sappiamo che ha superato uno dei confini più importanti, se non il più importante.


    Anche un bambino non è consapevole quando subisce un abuso talvolta gli viene messo come forma di "gioco" e gli viene detto che lo si fa perche lo si "ama tanto".


    E per me un uomo di 35 anni che accetta di dormire con la madre è al pari di un bambino.

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