Lo scoppio

  • Sei così, non puoi farci niente. Ma, se sei uno che viene fuori con il tempo, se lavori nello stesso posto da un po', ormai lo hai superato.

    Idem in amicizia. Quindi mi domando: qual è il problema? Può essere un problema solo al primo incontro (quindi, eventualmente, il problema è con un'eventuale nuova relazione). Ma sul lavoro o fuori, chi ti conosce lo sa che sei così e ti apprezza per come sei.

  • Nonostante manchi molto ad entrambi mia madre, io e mio padre abbiamo instaurato un buon rapporto dopo la sua dipartita, a novembre 2022. Unica pecca: forse per carattere, forse per non turbare l'altro, nessuno di noi due ha parlato apertamente di come si sente dopo il lutto.

    Trascorro del tempo con lui a week-end alterni, spesso tornando da lui, in Valtellina, il sabato mattina per tornare a Milano la domenica sera. Questo il contesto.

    Passando al testo, ad ogni ritorno a Milano le ultime parole di mio padre sono "Mi raccomando: stai su!".


    Potrebbe esserci più di un significato in queste sue parole, tuttavia il più probabile è: ti vedo giù di tono, fai qualcosa.

    Ora: considerando che ho abbandonato la psicanalisi (anche) per colpa sua, mi chiedo cosa veda in me. Pur avendolo chiesto, non ho ricavato molto: semplicemente, è come se mi vedesse abbattuto. Io replico a questa sua affermazione che sono stanco.

    In un certo senso, è vero: non ricordo l'ultima volta in cui ho avuto un momento che possa definire veramente leggero. A parte questo, mi sento abbastanza bene. Credo, però, che sia un'impressione: facendomi forza, vado avanti nonostante tutto. Tuttavia, non riesco a scrollarmi di dosso bassa autostima, tristezza e certe faccende della mia vita che vorrei cambiare, ma non so come fare.

  • Ora: considerando che ho abbandonato la psicanalisi (anche) per colpa sua, mi chiedo cosa veda in me.

    Colpa?? In che senso colpa? Stiamo parlando di genitori che hanno sborsato forse qualche decina di migliaia di euro per pagare per anni la psicanalisi ad un figlio economicamente autonomo e più che adulto! Per quanto possa comprendere le motivazioni pratico/economiche ritengo sia stata una cosa deleteria, un altro modo (l'ennesimo) di tenerti sotto le loro ali e di controllarti. Questa si credo sia stata la "colpa". Se tuo padre si è fatto due conti e ti ha tagliato i finanziamenti per la terapia dovresti ringraziarlo. Stringi la cinghia, metti da parte qualche migliaio di euro e regalati un periodo di terapia se ci tieni. Autonomizzati! Alla tua età puoi farlo!

  • Colpa?? In che senso colpa?

    Bilbo, pur comprendendo il tuo ragionamento, c'è una cosa che non sai e che spiego in questo messaggio. L'abbandono della terapia è coinciso con la malattia di mia madre. Con il famoso senno del poi, forse era il momento peggiore per fare questo passo, intendo dal punto di vista psicologico. Dal punto di vista pratico, concordo con te

  • Vi ringrazio dei consigli, ma devo ammettere una cosa o forse due: non so se è meglio dire "sono stanco di vivere così" oppure essere più drastico e dire "sono stanco di vivere".

    È uguale, perché quello che vivi è l'unico modo in cui sai vivere. Se impari a cambiare punto di vista, potresti iniziare ad apprezzare aspetti di te e della tua vita che ora non vedi.

  • Bilbo, pur comprendendo il tuo ragionamento, c'è una cosa che non sai e che spiego in questo messaggio. L'abbandono della terapia è coinciso con la malattia di mia madre. Con il famoso senno del poi, forse era il momento peggiore per fare questo passo, intendo dal punto di vista psicologico. Dal punto di vista pratico, concordo con te

    Non dubito che per te sia stato un momento difficile, ma generalmente parlando trovo diseducativo che dei genitori paghino una terapia ad un figlio adulto e teoricamente autonomo. Ma soprattutto la trovo un arma a doppio taglio, dietro la facciata del sostegno intravedo la volontà di controllare e (non consapevolmente magari) di impedire una reale fuoriuscita dal nido della prole. Le motivazioni che hanno spinto tuo a tagliarti i fondi probabilmente sono molto terra terra, il bancario ha fatto due conti. Ma, sai che ti dico? Evviva il senso pratico dei padri per una volta, che con una metaforica pedata nel didietro ti spediscono nel mondo. Io credo che tuo padre non avesse mai pienamente appoggiato quella scelta, e che provenisse dall'elemento materno, che spessissimo trattiene e invischia.

    Mi ripeto, altro che colpa, magari per motivi poco nobili tuo padre ha tagliato il cordone ombelicale, di fatto, dovresti ringraziarlo.

  • Se impari a cambiare punto di vista, potresti iniziare ad apprezzare aspetti di te e della tua vita che ora non vedi.

    speranza24, sul cambiare punto di vista intravedo almeno tre problemi, 2 interni e l'altro esterno:

    1. Non sono una persona propensa a cambiare opinione: da un...punto di vista questo è un bene, ma io esagero. Per dirla brevemente: essere sicuri di ciò che si sostiene è un bene, ma solo gli sciocchi non cambiano mai opinione. So da cosa deriva: rimugino così tanto sulle cose che, alla fine, me ne convinco, oserei dire radicalmente

    2. Difficile cambiare punto di vista se non hai qualcuno con cui confrontarsi: in questo, credo dipenda dal mio deficit quantitativo-qualitativo di amicizie e rapporti umani in generale

    3. Sarà sfortuna, sarà per il mio modo di vedere il mondo, ma non ho incontrato molte persone disposte a cambiare opinione. Da qui è più semplice sfociare nel litigio piuttosto che nel cambio di opinione.

  • Quando ti dico che dovresti cambiare prospettiva non intendo dire di cambiare le tue opinioni, ma di cambiare il modo di vedere la tua vita e i tuoi difetti, imparando a soffermarti su ciò che c'è di positivo piuttosto che su ciò che non va. La nostra realtà ha sempre due lati, noi possiamo solo decidere a quale lato dare più peso. Se diamo tanto peso al lato negativo, soprattutto se questo lato negativo non dipende da noi e non si può cambiare, continuiamo a soffrire, tra l'altro inutilmente visto che questo lato negativo non possiamo cambiarlo. Imparando a goderci il positivo intanto stiamo meglio e poi riusciamo anche a migliorare ciò che è un minimo in nostro potere. So che appare un discorso astratto, ma io adesso vedo il positivo nella mia vita e sto meglio e, paradossalmente, mi stanno accadendo tanti avvenimenti positivi. Lo scorso anno, di questi tempi, stavo male, volevo morire, e mi sono capitati anche piccoli intoppi.

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