Non è possibile difendersi, alcuni lo hanno preso dagli insaccati, e chi li cuoce quelli. Bisogna mangiare e pregare, quasi tutto quello che mangiamo fa malissimo. Quando sarà pubblicizzato lo studio per cui le bevande calde fanno venire il cancro, in un Paese in cui beviamo il caffè bollente sei volte al giorno, si creerà una psicosi che altro che ora con il vino.
Il terrore del batterio listeria
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Purtroppo vivere uccide... non c'è speranza.
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Ora: non sono qui ad cercare soluzioni, perché (almeno per me) l'unica soluzione è quella di evitare l'acquisto
Ci sono altre situazioni/cose/circostanze che eviti?
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Non è possibile difendersi, alcuni lo hanno preso dagli insaccati, e chi li cuoce quelli. Bisogna mangiare e pregare, quasi tutto quello che mangiamo fa malissimo. Quando sarà pubblicizzato lo studio per cui le bevande calde fanno venire il cancro, in un Paese in cui beviamo il caffè bollente sei volte al giorno, si creerà una psicosi che altro che ora con il vino
Purtroppo vivere uccide...non c'è speranza
Fuori discussione che, sì, vivere uccide.
(Poi a me resta centrale il tentativo di non lasciarmi uccidere da quelle cause che non meritano il sacrificio della mia vita, e in modo oltretutto immediato)
In questo caso è possibile difendersi: basta evitare quegli alimenti che sono a forte rischio, e...sì...compresi gli insaccati, ma anche gli affettati in vaschetta.
Che poi non si tratta di rinunciare, quanto piuttosto di consumarli previa cottura, il che - per gli insaccati - equivale a consumarli includendoli in ricette cotte da noi, quali soufflè o pizze rustiche.
(Mi hai fatto venire la voglia di tentare anche col salmone!
Magari in un pizza rustica con ripieno a base di ricotta e burro e avocado non degrada la sua fragranza! Chissà?)
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Ci sono altre situazioni/cose/circostanze che eviti?
In ambito alimentare evito (come tutti, penso) le cose che a me non piacciono, per quanto possano essere anche apprezzate da molti, e che possono andare dalla zucca in qualunque modo al pesce spada, per dire.
Sempre in ambito alimentare, sono sempre più ferma nell'evitare tutte quelle trattorie ed i ristorantini che non abbiano una tradizione di qualità consolidata e che mi sanno di "improvvisato e sommario all'arrembaggio del quattrino". Per spiegarmi: vivo sulla costa e c'è (da decenni) una vera e propria invasione di punti di ristoro inventati lungo la spiaggia, oltre che di camper da street food.
A cinque anni ero quella che voleva tanto il "cocco-fresco cocco-bello" portato lungo la spiaggia
nel secchio dal classico ambulante ai minimi termini. Se ci penso oggi... ringrazio i miei di non avermelo mai comprato per ragioni di igiene e di avermi piuttosto preso la noce di cocco al supermercato (pur non avendo idee chiarissime su come affrontarla)
.
A vent'anni ero quella che non si faceva alcun problema a consumare l'hot dog o il panino con l'hamburger acquistato dal camper dello street food, o a fare la cenetta (anche suggestiva) nella stamberga del pescatore che cucinava per pochissimi coperti sulla spiaggia, fronte mare. Oppure a consumare in compagnia la fettona di "anguria al ghiaccio", nelle notti d'estate, dalla baracchetta stagionale. Oggi mi si accappona la pelle alla sola idea...
Oggi mi fa sempre piacere mangiare occasionalmente fuori casa, ma affinché sia un piacere mi è essenziale sapere che posso fidarmi ciecamente di chi ha scelto gli ingredienti, acquistato correttamente, conservato e coscienziosamente preparato quei piatti. (In questo senso il mio cuore è rimasto a Bologna, dove un ristorante di tradizione centenaria, in pieno centro, giurissimo che se vivessi a Bologna sarebbe eletto a mia "seconda casa" per tutte le cene che volessi offrire ad amici e persone che mi sono care!)
Non cerco lo "stellato" (che mi è anche antipatico), ma cerco quella onestà commerciale che è ormai di pochi operatori, purtroppo.
Restando pienamente nel tema proposto: probabilmente il fatto di vivere sulla costa ha influito moltissimo in questo mio percorso. Nel senso che: i prodotti ittici sono da sempre il fiore all'occhiello della zona, ed i vari "posticini artigianali", anche quando "onesti" perché continuano una tradizione a propria volta secolare, la continuano su una materia prima che non è più la stessa di cento anni fa! Cioè: non mi puoi gestire il surgelato come faceva tuo bisnonno! Perché tuo nonno lavorava sul fresco e non sul surgelato! Ma non mi puoi neanche gestire il fresco come faceva il tuo bisnonno! Perché il pescato fresco e locale del tuo bisnonno apparteneva all'era in cui non c'erano sbocchi fognari né scarichi industriali convogliati massivamente filo-costa! Come dire: quando al tuo bisnonno portavano i frutti di mare pescati dagli amici... ma quelli davvero potevi aprirli e mangiarli crudi con una spruzzata di limone! Ma NON è più così!
E questa motivatissima ritrosia mi deriva anche dal mio lavoro.
Ne ho fatti di sopralluoghi in locali di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande!
E non ti dico cosa può capitare di vedere nei rispettivi retro/laboratori!
Una per tutte: sopralluogo tecnico in un night club, in piena mattinata.
Ci trovavamo in quattro davanti al banco bar, con tanto di patatine, arachidi ed olive in bella vista su questo bancone, già pronte per la notte successiva e residuate da chissà quante notti precedenti...
Sulla moquette, tra i piedi di noi quattro, corre in fuga un topo, mentre alzando lo sguardo ne vedo un altro in fuga sfrenata dal bancone bar...
Chiedo io, ora: tu riesci ad essere così fiduciosa?
Comunque: io no.
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Sono laureando in scienze biologiche.
Listeria, in natura... è comune, sì.
Ma per quanto riguarda prodotti alimentari, si interviene tempestivamente ritirando l'intero lotto incriminato e controllando approfonditamente tutti gli altri, inclusi i processi produttivi che hanno portato al confezionamento.
Comunque, generalmente non è letale... salvo casi in cui il paziente ha un sistema immunitario estremamente compromesso (come con AIDS in fase avanzata).
Il rischio maggiore è per le donne incinte, perché causa aborto spontaneo.
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In ambito alimentare evito (come tutti, penso) le cose che a me non piacciono, per quanto possano essere anche apprezzate da molti, e che possono andare dalla zucca in qualunque modo al pesce spada, per dire.
Sempre in ambito alimentare, sono sempre più ferma nell'evitare tutte quelle trattorie ed i ristorantini che non abbiano una tradizione di qualità consolidata e che mi sanno di "improvvisato e sommario all'arrembaggio del quattrino". Per spiegarmi: vivo sulla costa e c'è (da decenni) una vera e propria invasione di punti di ristoro inventati lungo la spiaggia, oltre che di camper da street food.
A cinque anni ero quella che voleva tanto il "cocco-fresco cocco-bello" portato lungo la spiaggia
nel secchio dal classico ambulante ai minimi termini. Se ci penso oggi... ringrazio i miei di non avermelo mai comprato per ragioni di igiene e di avermi piuttosto preso la noce di cocco al supermercato (pur non avendo idee chiarissime su come affrontarla)
.
A vent'anni ero quella che non si faceva alcun problema a consumare l'hot dog o il panino con l'hamburger acquistato dal camper dello street food, o a fare la cenetta (anche suggestiva) nella stamberga del pescatore che cucinava per pochissimi coperti sulla spiaggia, fronte mare. Oppure a consumare in compagnia la fettona di "anguria al ghiaccio", nelle notti d'estate, dalla baracchetta stagionale. Oggi mi si accappona la pelle alla sola idea...
Oggi mi fa sempre piacere mangiare occasionalmente fuori casa, ma affinché sia un piacere mi è essenziale sapere che posso fidarmi ciecamente di chi ha scelto gli ingredienti, acquistato correttamente, conservato e coscienziosamente preparato quei piatti. (In questo senso il mio cuore è rimasto a Bologna, dove un ristorante di tradizione centenaria, in pieno centro, giurissimo che se vivessi a Bologna sarebbe eletto a mia "seconda casa" per tutte le cene che volessi offrire ad amici e persone che mi sono care!)
Non cerco lo "stellato" (che mi è anche antipatico), ma cerco quella onestà commerciale che è ormai di pochi operatori, purtroppo.
Restando pienamente nel tema proposto: probabilmente il fatto di vivere sulla costa ha influito moltissimo in questo mio percorso. Nel senso che: i prodotti ittici sono da sempre il fiore all'occhiello della zona, ed i vari "posticini artigianali", anche quando "onesti" perché continuano una tradizione a propria volta secolare, la continuano su una materia prima che non è più la stessa di cento anni fa! Cioè: non mi puoi gestire il surgelato come faceva tuo bisnonno! Perché tuo nonno lavorava sul fresco e non sul surgelato! Ma non mi puoi neanche gestire il fresco come faceva il tuo bisnonno! Perché il pescato fresco e locale del tuo bisnonno apparteneva all'era in cui non c'erano sbocchi fognari né scarichi industriali convogliati massivamente filo-costa! Come dire: quando al tuo bisnonno portavano i frutti di mare pescati dagli amici... ma quelli davvero potevi aprirli e mangiarli crudi con una spruzzata di limone! Ma NON è più così!
E questa motivatissima ritrosia mi deriva anche dal mio lavoro.
Ne ho fatti di sopralluoghi in locali di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande!
E non ti dico cosa può capitare di vedere nei rispettivi retro/laboratori!
Una per tutte: sopralluogo tecnico in un night club, in piena mattinata.
Ci trovavamo in quattro davanti al banco bar, con tanto di patatine, arachidi ed olive in bella vista su questo bancone, già pronte per la notte successiva e residuate da chissà quante notti precedenti...
Sulla moquette, tra i piedi di noi quattro, corre in fuga un topo, mentre alzando lo sguardo ne vedo un altro in fuga sfrenata dal bancone bar...
Chiedo io, ora: tu riesci ad essere così fiduciosa?
Comunque: io no.
In sintesi
.....?
Ti riesci a fidare di qualche ristoratore (oppure anche amico/parente che ti invita)?
Concretamente: quante persone godono della tua fiducia? Quante volte alla settimana mangi fuori casa? Vai in vacanza con pensione (b&b, mezza, piena, a.i)?
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Proprio di recente discutevo con un'amica sul bere acqua in montagna, sorgenti fontane e simili. Io ho acqua corrente di sorgente, poco controllata quindi, ma poi magari la stessa la imbottigliano un km più in là... La mia amica è solo ed esclusivamente per l'acqua in bottiglia controllata, io faccio la mia parte di vita spericolata con quella di sorgente certificata potabile ma non controllata tutti i giorni né tutti i mesi ma ogni tanto. Una terza persona giovane presente al dibattito addirittura beve ai torrentelli, ma lì sono impallidita pure io, perché so che il grosso rischio è se un animale ha deciso di andare a schiattare proprio in quel torrentello più su di dove bevi. Lì si sviluppa un batterio ancora più infame del listeria, di cui non ricordo il nome però.
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Comunque, generalmente non è letale... salvo casi in cui il paziente ha un sistema immunitario estremamente compromesso
Mi confermi che è più pericoloso attraversare la strada?
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Ti riesci a fidare di qualche ristoratore (oppure anche amico/parente che ti invita)?
Ho appena detto che se vivessi a Bologna eleggerei a mia seconda casa quel certo ristorante storico del centro!
Ovviamente ho piena fiducia anche di molti locali della mia zona, ma certamente non tutti.
Concretamente: quante persone godono della tua fiducia? Quante volte alla settimana mangi fuori casa? Vai in vacanza con pensione (b&b, mezza, piena, a.i)?
Ma ...avevo chiesto una diagnosi?
Non mi sembra proprio!
Ammesso che possa interessare a qualcuno: mangio fuori casa ogni volta che si prospetti un motivo per farlo, e quando lo faccio invito in posti collaudatisssimi, o accetto inviti solo in locali che mi suonano affidabili.
Per le vacanze, senza alcuno snobismo e solo perchè siano vacanze, tassativo: solo hotel da quattro stelle in su in rigorosa mezza pensione. Mi piace provare le specialità gastronomiche del territorio, ma voglio poterle scegliere secondo i miei canoni, quando esco dall'hotel affidabilissimo, in massima autonomia.
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