Dipendenza da gioco d'azzardo

  • Tu avevi chiesto.

    Nel senso che un cacciatore, quando vede che non cattura niente, o che gli sforzi sono molto superiori al risultato sperato, cosa fa? Si chiede se sta sbagliando e prova a cercare una soluzione migliore per cacciare.

    E io avevo risposto.

    Magari si inc∙∙∙a e si incaponisce a riprovare. Non dare per scontato che tutti mollino l'osso: dipende da quanto sono testardi di istinto.

    E in effetti, rileggendo messaggi antecedenti scritti da Trevor, è pure stato scritto.

    Voi vi domanderete: "Ma se uno perde sempre, allora?" Ancora peggio, perché si innesca il meccanismo del tipo: dopo tot perdite deve arrivare per forza una vincita, unita a una sensazione di rabbia.

    La sensazione di rabbia perché non accetta la perdita, ovvero pretende la vincita: "La preda è mia!".

    Magari si inc∙∙∙a e si incaponisce a riprovare.

    Unita a quel: "Deve arrivare per forza una vincita" che può nascondere, oltre alla rabbia da possesso, l'ansia della perdita e crea la compulsione.

    Si potrebbe anche inserire una tendenza alla compulsione: ripeti, ripeti, ripeti, ripeti. Che magari serve a mascherare l’ansia di ammettere la perdita che, a prenderne davvero coscienza, spaventa troppo, con le conseguenze che comporta: "Non ho davvero perso, perché questa volta vinco".

    Insomma, solite cose che accadono quando spadroneggiano le emozioni figlie degli istinti: la programmazione biologica.

  • Se un giocatore avesse anche una vena narcisistica, e non è detto, perché ovviamente dipende dal carattere, quando perde potrebbe entrare in gioco anche la rabbia da umiliazione dell'immagine di sé e il conseguente spirito di rivalsa, come nella celebre frase nel film L'avvocato del diavolo (1997): "Io non perdo! Io vinco!".


    Ma sono solo ipotesi sui meccanismi, poi cosa possa essere vero sarebbe da chiedere a chi gioca.

  • Malissimo. Sia mia madre che mio padre giocavano e giocano d'azzardo, seppur non in maniera esagerata. Non appena hanno i soldi, tendono a fare acquisti vari. I miei contatti con il gioco d'azzardo iniziano da bambino, seppur non ho mai giocato chissà cosa fino ai 18 anni, quando poi mi sono fatto la carta di credito.

    È tipico. Lo vedo in molte famiglie. Inclusa la mia. C'è la tendenza a credere che con un giorno verranno baciati dalla fortuna e il fato donerà loro una grandissima vincinta che cambierà la vita.

    Basti pensare che la schedina delle partite di calcio è cosa comune per i giovani e non. Sai quanti ne ho visti che passavano la domenica al ristorante con il cellulare sui siti di scommessa calcistica. Conosco gente che è arrivata a scommettere su squadre di calcio semi sconosciute di paesi esteri.

    I siti sono delle grandissime trappole. Ti fanno entrare nel meccanismo e diventa difficile uscirne...

    Ti spingono a scommettere su cose che nemmeno sapevi esistessero.

    Un tempo si andava all'ippodromo a scommettere sui cavalli (mi viene in mente il film febbre da cavallo) ma era anche un ritratto di quell'epoca, amici che si incontravano... passavano del tempo insieme... famiglie con bambini...

    Era come andare a messa la domenica. Uno svago sociale.


    Purtroppo da quello siamo passati ai centri scommessa e poi alle scommesse online. E questo è stato un peggioramento bello grande... perché anche se ora magari ci sono più vincite... ci sono anche molte piu perdite di grandi somme di denaro.


    Credo che l'ideale nel caso di un ludopatico sia ricominciare dalle basi. Togliere le app. Andare in qualche centro scommessa (gli ippodromi non credo esistano più) portarsi i soldi contati dietro... e darsi un tempo per scommettere.

    All'inizio vorrà andarci tutti i giorni, poi piano piano la voglia di andare diminuirà...

    Anche il confronto con tutta la gente che ti frequenta questi luoghi sarà un bel bagno di realtà. Perché vedrà l'aspetto reale di una persona che si rovina per il gioco. E quell'aspetto non piacerà.



    Togliere del tutto il gioco e i soldi non mi sembra la soluzione adatta. Sai perché? Perche la psicoterapia necessita di tempo, a volte ci vogliono anni e un uomo non può passare degli anni con i soldi amministrati. Anche perché poi appena avrà per sbaglio due euro nella tasca, se li giocherà...

  • Esistono anche dei centri, se non sbaglio, che trattano la ludopatia al pari delle altre dipendenze e penso sia il primo passo verso una possibile guarigione.

    "Io vorrei rinascere come quelle persone belle e ignoranti, che vivono come le piante, senza pensieri".

  • Per ridurre la ludopatia basterebbe limitare fortemente il gioco d'azzardo

    Corretto in teoria, o valido un tempo (fatte salve le bische clandestine). Ma oggi con internet il gioco d'azzardo credo che lo trovi anche senza andare in un luogo fisico...un malato di gioco ha solo l'imbarazzo della scelta.


    e a chi gioca dovrebbe essere consentito di spendere un cifra massima.

    Sarebbe complicato: quello che dici potrebbe essere valido per un locale per volta, ma cosa succede se il giocatore spesa la cifra massima in un locale, poi va in un altro locale? DIventa difficile controllare....


    Senza contare che per un malato di gioco, basterebbe ritrovarsi con amici per fare una partita a poker a soldi per aggirare il divieto e ritornare a distruggersi...

  • Esistono già quei sistemi illegali... Ovviamente non ne parlo né mi interessa, ma non è fattibile una cosa del genere né interessera mai ai vari governi che si succedono (limitare il gioco d'azzardo o abolirlo equivale a miliardi di euro in meno nelle casse dello Stato, mi sembra abbastanza scontato ma è giusto ribadirlo).

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