Ciao ragazzi, sul forum scrivo poco, ma vi leggo sempre.
Questo non vuole e non deve essere un post in cui mi lagno e cerco supporto emotivo/pacche sulle spalle. No.
Questo è un post in cui mi affido a voi, persone d'oro, in cerca di consigli costruttivi riguardo vari macigni che attanagliano la mia esistenza.
Sono un ragazzo di 25 anni, studio biologia e lavoro part-time come commesso. E' un lavoro che non mi occupa troppo tempo e che mi consentirebbe tranquillamente di mantenermi da solo.
Mesi fa mi trovavo in una situazione abbastanza difficile (ne ho parlato in qualche vecchio thread): la mia ragazza storica mi aveva lasciato dopo 5 anni per andarsi a divertire, poi è tornata, poi ci siamo lasciati di nuovo... ero distrutto. Non avevo un lavoro, mi mancava lei, non avevo voglia di studiare, passavo le giornate chiuso a chiave in camera mia perché volevo solo stare da solo e non volevo nemmeno vedere mia madre.
Madre con cui vivo da quando i miei si sono separati (avevo 7 anni) ma con cui ormai non vado davvero più d'accordo. Non lavora da anni e non sembra voler ricominciare, vive di pane ed insalata, sta tutto il giorno al pc a cazzeggiare, probabilmente è depressa... e inevitabilmente si sfoga su di me. Ha reazioni davvero esagerate anche per le più piccole stupidaggini.
Se le accenno che voglio andarmene, invece di essere contenta mi dice che se ne andrà a vivere in macchina, dato che l'affitto lo paghiamo con il mantenimento che mio padre ancora mi da nonostante abbia 25 anni.
Risultato: mi sento in colpa e non me la sento di andarmene.
C'è davvero un brutto clima dentro casa e faccio di tutto per stare più tempo possibile fuori.
Questa voglia mi ha spinto a cercarmi un lavoro - più per svago che per bisogno di soldi - che ho fortunatamente trovato (a gennaio) in un centro commerciale vicino casa mia come commesso, appunto.
Inizio e il lavoro mi piace subito tanto: è un campo che mi è sempre interessato, guadagno bene e lavoro il giusto. Ho sempre mezza giornata libera.
Con gli altri colleghi c'è un bel clima, siamo tutti disposti ad aiutarci e non volano mai stracci... però.
La collega coetanea.
Fidanzata da anni. Convive. Eppure flirta.
Allora flirto anche io. Non solo gradisce, ma rilancia.
Passano i giorni e le settimane, e poi... sappi che sto con lui ma penso a te, di continuo.
Mi rendo conto che la penso tanto anche io.
Ma è fidanzata. Convive. C'è il lavoro di mezzo. E che persona è? Sta per tradire il suo ragazzo che non sa nulla e l'ha accolta in casa sua, con un tipo conosciuto poche settimane prima.
Penso... Dovrei lasciar perdere, è un suicidio. Ho tantissimo da perdere e poco da guadagnare.
Ma sono stato un debole.
Ci finisco a letto e lascia il suo ragazzo.
Parte una frequentazione clandestina, nascosta, e limitatissima dal fatto che lavoriamo insieme. Entro io ed esce lei, impossibile avere lo stesso giorno di riposo, impossibile prendersi delle ferie insieme...
Ci vediamo poche volte a settimana e facciamo sempre le stesse cose, cioè bere drink da qualche parte e poi andare a fare sesso in macchina.
Questa non può essere una relazione, e non può andare avanti così. Io lo so, lei lo sa, ma giustamente nessuno dei due vuole lasciare il lavoro.
Passano i mesi e le mie paure diventano realtà: lei non ci sta con la testa.
Invece di essere contenta per me, è invidiosa dei miei successi a lavoro ed è invidiosa del mio rapporto col direttore, che mi considera già il suo successore designato.
Mi nasconde tante cose (esempio, continuava a parlare con l'ex quotidianamente), e le cose che non nasconde le riempie comunque di bugie.
E' manipolatrice. Riesce a darmi colpe e a farmi sentire in colpa anche quando ha torto al 1000%.
Beve quasi tutti i giorni e non rinuncia ai weekend e alle serate con le sue amiche, che sono come lei.
Su WhatsApp durante il giorno risponde poco e non vuole che le si chieda mai cosa fa e con chi è: cambia discorso oppure semplicemente dice ti penso, e tu?
Insomma, è una che vuole questo e quell'altro.
Quando litighiamo mi vomita addosso cattiverie inaudite con un'apatia spaventosa. E' arrivata a dirmi che si masturba pensando ad altri, e questa ne è una.
Non vado oltre perché mi fa male anche solo pensarci.
Quando lo facciamo mi chiede di metterla incinta. Dice che mi ama e che vuole un figlio con me.
Io per fortuna non abbocco. Questa è completamente pazza, penso.
Eppure la tengo lì, non la chiudo. Nei pochi momenti di lucidità che ha, con lei ci sto bene e mi illudo di poterla cambiare, di poterla aggiustare. Di poterla far essere sempre così.
Arriva il giorno, settimana scorsa, in cui però lei - dal nulla - decide di chiudere il rapporto.
Un'altra coltellata al cuore, l'ennesima.
Ma non lo do a vedere, le dico che va bene senza piagnucolare e la spiazzo. Lei è abituata a quelli che dopo mesi ancora la chiamano piangendo e la cercano.
Poi le dico che immagino ci sia un altro e lei sorride, non risponde.
Le dico che va bene, non mi interessa. Le dico solo che però voglio una convivenza pacifica a lavoro.
Lei dice sai, non lo so... potrebbero tornarmi in mente le volte che abbiamo litigato e potrei fartela pagare
Mi minaccia di lavorarsi il direttore e di farmi perdere il lavoro.
Sapete qual è il bello? E' solo cattiveria allo stato puro da parte sua.
Non le ho mai fatto niente, e litigavamo solo quando lei sbagliava al 100%.
Ad esempio, una volta doveva venire a cena con me e non si è presentata perché era ad ubriacarsi con le sue amiche (anche se a questo punto non lo so) chissà dove, mentre io la aspettavo come un povero scemo.
Inutile dire che anche lì le ha provate tutte per rigirare la questione e per far sembrare più grave il fatto che io mi fossi arrabbiato rispetto al fatto che mi ha dato buca.
Ora sono in ferie, e sono a pezzi.
Sono a pezzi perché nonostante lei non valga nulla, mi ha abbandonato.
Sono a pezzi perché il lavoro era la mia via di fuga dalla mia situazione a casa, ma ora anche il lavoro è un problema.
Sono a pezzi perché non mi va di vederla, non mi va di vederla ridere e scherzare come nulla fosse con gli altri colleghi - perché mi ha già detto che per lei è come se non fosse successo nulla - ma allo stesso non mi va di pagare per le sue turbe mentali. Se c'è qualcuno che deve pagare è lei.
Sono a pezzi perché ho paura possa davvero farmi qualche dispetto e in qualche modo portarmi a perdere il lavoro.
Sono a pezzi perché mia madre non la sopporto davvero più e me ne andrei domani, ma ho paura per la fine che farà se me ne vado.
Sono a casa e non ci voglio stare. Dovrò tornare a lavoro e non ci voglio tornare, ma ne ho bisogno. Non so davvero che fare.
Vi chiedo scusa per la prolissità. E' una situazione difficilissima, e non ce la faccio più. Sono due anni che per un motivo o per un altro soffro come un cane.
Voi cosa fareste al posto mio?