Capire l'atteggiamento di un amico ed ex collega

  • Ciao a tutti.

    Chiedo consigli su come interpretare l'atteggiamento di un ex collega, che ho considerato e considero amico, ma che mi sta dando qualche campanello d'allarme.


    Questa persona era un collega dove lavoravo prima (in un'altra nazione), dove abbiamo condiviso ogni tanto qualche serata, mi ha introdotto a varie amicizie locali, un bravo ragazzo.

    Abbiamo parlato sempre di tutto, in maniera sincera, consigli anche sulle relazioni sentimentali, sul lavoro, sul tempo libero, ecc. ecc.

    Abbiamo condiviso, in gruppo con altre persone, anche delle vacanze, ed anche quando mi sono trasferito (ho cambiato azienda e nazione), bene o male, sporadicamente, ci siamo sempre tenuti in contatto (ogni tanto).


    Un giorno, recentemente, mi chiama e mi dice voleva venirmi a trovare (dove ora vivo), chiedendomi quando fossi libero. Alchè io gli risposi che ero abbastanza impegnato, gli unici giorni liberi erano 2 stremenziti a partire dall'indomani, ma che ero abbastanza indaffarato con delle faccende, tra cui la preparazione di un esame di aggiornamento (che tra l'altro ho sostenuto oggi), e dovendo andare fuori ero anche abbastanza indietro con faccende domestiche ecc.

    Lui insistette nel venire l'indomani, cercando di convincermi che stando solo una notte avrei avuto tutto il tempo necessario per sbrigare tutte le cose.


    Io accettai (per un amico volevo essere disponibile), l'idea era quella di organizzare una gita, visto che, essendomi trasferito da poco, nemmeno io conosco benissimo questo posto, e magari con la presenza di un'altra persona, sarebbe stato piacevole esplorare, organizzare qualcosa.

    Capivo anche l'interesse suo di venire qui, anche perchè è una meta molto turista, e soprattutto d'estate è una meraviglia.


    Per farla breve abbiamo trascorso due belle giornate, ricche di avventura, esplorazione, spiagge, paesaggi anche per me ancora sconosciuti, ci siamo aggiornati su molte cose circa il posto che avevo lasciato, non essendo più lì da qualche tempo, chiacchierato di persone, situazioni in generale.

    Insomma, mi ha fatto molto piacere l'esserci "ribeccati", un po' come i "vecchi" tempi.


    Anche lui si è innammorato del posto dove attualmente vivo (c'era già stato in precedenza), delle persone, ecc.

    Alchè mi annunciò il suo interesse nel provare ad entrare qui nella compagnia dove sono impiegato, chiedendomi se potevo dargli una mano a parlare con chi di dovere.

    Gli risposi che potevo provare a chiedere, ma che avrebbe dovuto mandare il CV e vedere se la sua esperienza era compatibile.

    Lui insistette sul fatto che era meglio se andavo direttamente io a chiedere per lui (nonostante io non abbia alcun potere, sono un impiegato come tanti altri).


    L'altro ieri mi scrisse se passavo dai "piani alti" a chiedere, ma risposi che non ero sicuro, visto che non sarei dovuto passare di lì.

    Ieri mi scrive di nuovo, chiedendomi se ero in ufficio, ma decisi di non rispondere immediatamente, bensì dopo finito il turno, visto che ero indaffarato.

    Appena gli risposi, mi chiamò subito al telefono, ribadendo che se avesse mandato il CV, tra i tanti, era probabile che nemmeno lo notavano. Invece se avessi chiesto io per lui, sarebbe stato meglio.

    Allorchè gli ho promesso che sarei andato da chi di dovere a fare il suo nome.


    Oggi mi riscrive, tutto bene oggi in ufficio?
    Ma essendo stata una giornata lunga e faticosa, e venendo da una trasferta, onestamente non gli ho ancora risposto. Lo farò domattina.

    (che caspita, proprio impaziente).


    Questa sua improvvisa riapparsa, e questo suo "pedinamento" mi sta dando un po' di noia, e mi sta facendo sorgere qualche domanda.


    Mi sto facendo anche delle fisime del tipo che se la cosa dovesse andare in porto, e dovesse venire qui anche lui, allora essendo solo ed in fase di ambientamento, diventerebbe un'amicizia troppo "demanding" almeno per l'inizio, essendo io l'unico conoscente iniziale.


    Ma al contempo mi dico che non è giusto ostacolare un eventuale miglioramento di vita e di carriera, un sogno.

    Visto che attualmente sta funzionando bene per me e sono contento, come potrei non aiutare in questo un'altra persona?

    Anch'io all'inizio mi sono trovato solo, e ho trovato tante persone che mi hanno aiutato, e sono sicuro che se avessi avuto bisogno, lo avrebbe anche fatto questo mio amico.

    Per cui mi sentirei uno s∙∙∙∙∙o a non aiutarlo, ma allo stesso tempo percepisco una specie di fastidio, e qualcosa non mi risuona.


    Oltretutto c'è da considerare che, seppur conosco la professionalità di questa persona ed anche la sua esperienza, il suggerirlo "ai piani alti" significherebbe anche il prendersene la responsabilità.

    Non che avessi dei dubbi, ma conta anche la personalità ed altre dinamiche di cui non sono in grado di valutarne la compatibilità.


    Cosa ne pensate?

  • Capisco il fastidio e l'imbarazzo che provi e anche immagino che tu voglia risolvere in fretta la situazione.


    Al posto tuo ribadirei il concetto che sei solo uno dei tanti ma che visto che non vuole farlo lui personalmente (per ragioni anche comprensibili) puoi fare tu da tramite e trasmettere tu il suo curriculum con tanto di lettera di presentazione alle risorse umane, in questo modo lui sa di avere avuto la pezza di appoggio, ma lasci a lui la responsabilità di quello che scrive e all'azienda la decisione di fargli eventualmente un colloquio. Spero di essermi spiegata...


    Specifico lettera di presentazione scritta da lui.

  • Ciao Gigione! Credo che una persona motivata a lavorare presso un'azienda e in una certa località abbia tutto il diritto di "servirsi" dei contatti utili per raggiungere l'obiettivo. Il mezzo del tuo "amico" è del tutto lecito, ed essendo lui molto determinato a fare questo cambiamento lavorativo e di vita, insiste. Credo che la sua insistenza risieda nella volontà di fare questa scelta e nella caparbietà caratteriale.


    Il fatto che tu non sia diretto, fa sì che lui non demorda, evidentemente è fatto così. Ti suggerisco allora di parlare con lui forte e chiaro.


    Capisco il tuo non volerti assumere troppe responsabilità sulla sua assunzione. Allora, non puoi chiedere consiglio a un collega, o raccontare ai "piani alti" la situazione così com'è? Ossia che il tuo amico ha competenze compatibili con il lavoro, è un bravo ragazzo, ma lasci valutare a loro la compatibilità con la cultura aziendale o del team nel quale andrà a lavorare?


    Qual è la domanda che ti stai ponendo rispetto al suo pedinamento?


    Onestamente, al posto del tuo amico, mi farei anche io qualche domanda sul tuo conto...

  • La domanda che ho posto è, come al solito, più complessa di quella che appare. Ossia, da parte mia, non è mia intenzione non aiutare, o ostacolare qualcuno. Soprattutto quando si parla di miglioramento di carriera, della qualità di vita, ecc.

    Sto notando gli effetti positivi di una svolta su di me, mi sentirei terribilmente in colpa il non aver aiutato qualcuno, praticamente a costo zero.

    Sono molto d'accordo con quello che dice larosarossa, ed anche con quello che dici tu Bulbasaur .

    Fatto sta che ho portato avanti la cosa e ne ho parlato con un collega nel managment.


    Rimango leggermente interdetto per quanto concerne la "riapparsa" di persone, e della loro improvvisa gentilezza, che si tramuta in quello che hai definito "pedinamento", che in realtà ha uno scopo ben preciso. E questo mi frena.


    Però, come ripeto, io non sono la persona che si gira dall'altra parte quando si tratta di dare una mano, e lo troverei un brutto gesto non aiutare una persona quando veramente non mi costerebbe nulla.

  • Perdonami, ma non ho ben capito questa frase.

    Intendevo che anche io dubiterei della tua amicizia.
    Se è stato lui a sparire capisco il tuo punto di vista, ma se vi siete allontanati entrambi secondo me ci sta come riapparsa.
    In ogni caso, ti ho suggerito di essere più diretto perché sembra che il tuo amico non abbia la minima intenzione di mollare la presa...

  • Io sono del Sud e di questi tipi di richieste se ne fanno tante. Tante genti sono disperate, altre avvertono il bisogno molto forte di cambiare aria. Una persona che lavora e cerca alternative vive una condizione di difficoltà. Difficoltà che possono essere di vario genere: Il luogo di lavoro, l'ambiente di lavoro, la solitudine, l'insoddisfazione professionale, eventi che segnano una persona nella propria interiorità, un sopravvenuto disagio, problemi economici.
    È chiaro che se hanno un riferimento chiedono aiuto. Credo che questo tu ex collega, se insiste, avrà proprio un forte bisogno o necessità di andar via da dove sta. È altrettanto chiaro che se vuol andare via, può pensare di andare laddove vi trova almeno qualcuno da poter frequentare e avere un minimo di vita sociale, amicale.
    Se tu hai dei dubbi sulle intenzioni di questa persona, puoi sempre chiedergli le ragioni del suo desiderio di trasferirsi.

    Le abitudini si possono cambiare, ciò che si apprende si può modificare e a ciò che non si apprende si può rimediare.

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