La setta dei poeti esauriti

  • Ogni volta che passo da quei viali, o piazze con i perimetri di palme tutto intorno, non posso non pensare a questa poesia.


    Palme


    Nasciamo dalla sete. Siamo palme

    che crescono a forza di perdere

    i propri rami. I tronchi sono ferite,

    cicatrici rimarginate dal vento e dalla luce,

    quando il tempo, quello che fa e quello che trascorre,

    occupa il cuore e lo trasforma in nido

    di perdite, ne erige la sua aspra colonna.

    E per questo le palme sono allegre

    come coloro che hanno saputo soffrire in solitudine

    e ora si cullano nell’aria, spazzano nubi

    e dalle loro chiome consegnano

    inni alla luce, fonti di fuoco,

    ventagli a dio, addio a tutto.

    Tremano, testimoni di un miracolo

    che conoscono soltanto loro.

    Siamo come la sete delle palme

    e ogni ferita aperta verso la luce

    ci fa sempre più alti, più felici.

    Perdite sono i nostri tronchi. È trono

    il nostro dolore. Non è bello

    soffrire ma bisogna aver sofferto

    per sentire, come un intimo nido,

    la meraviglia dei sopravvissuti

    che ringraziano l’aria, e poi scoppiano

    per l’alta gioia in mezzo al deserto.


    (Juan Vicente Piqueras)

  • Lettera dal balcone


    Ti scrivo dal balcone
    dove resto ancora un poco questa sera
    a guardare l'orto al sole di settembre
    a mangiare pane e olio e foglie piccole di basilico
    ti scrivo meno fiera di quello che vorresti
    sono una donna forte sì
    ma con anche continue tentazioni di non esserlo
    di lasciarmi sciogliere d'amore al sole
    e carezzarti e baciarti un po' di più di quello che tu vuoi
    ti scrivo dal balcone
    guardando il fico pieno di frutti
    e il pero con le foglie malate
    ho qualche pensiero triste
    e due o tre sereni.


    Vivian Lamarque

  • "Mar Novo"

    È un inno alla vita, alla speranza e al cambiamento. La poetessa utilizza l'immagine del mare come metafora della vita stessa, con tutte le sue tempeste e le sue calme, le sue profondità e le sue superfici. Il "mare nuovo" rappresenta quindi la possibilità di un rinnovamento, di un futuro diverso e migliore.


    Mar novo, mar de dentro,

    Mar que é mais que mar,

    Vem nas minhas veias,

    Vem no meu olhar.

    Mar que é mais que mar,

    Vem nas minhas mãos,

    Vem no meu falar.

    Mar que é mais que mar,

    Vem no meu pensar.

    Mar novo, mar de dentro,

    Vem nas minhas entranhas,

    Vem no meu cantar.


    Mare nuovo, mare interiore,

    Mare che è più del mare,

    Vieni nelle mie vene,

    Vieni nel mio sguardo.

    Mare che è più del mare,

    Vieni nelle mie mani,

    Vieni nel mio parlare.

    Mare che è più del mare,

    Vieni nel mio pensare.

    Mare nuovo, mare interiore,

    Vieni nelle mie viscere,

    Vieni nel mio cantare.


    Sophia de Mello Breyner Andresen

    Teniamo quello che vale la pena di tenere e poi, con il fiato della gentilezza soffiamo via il resto. George Eliot

  • E poi fate l’amore.

    Niente sesso, solo amore.

    E con questo intendo

    i baci lenti sulla bocca,

    sul collo,

    sulla pancia,

    sulla schiena,

    i morsi sulle labbra,

    le mani intrecciate,

    e occhi dentro occhi.

    Intendo abbracci talmente stretti

    da diventare una cosa sola,

    corpi incastrati e anime in collisione,

    carezze sui graffi,

    vestiti tolti insieme alle paure,

    baci sulle debolezze,

    sui segni di una vita

    che fino a quel momento

    era stata un po’ sbiadita.

    Intendo dita sui corpi,

    creare costellazioni,

    inalare profumi,

    cuori che battono insieme,

    respiri che viaggiano

    allo stesso ritmo.

    E poi sorrisi,

    sinceri dopo un po’

    che non lo erano più.

    Ecco,

    fate l’amore e non vergognatevi,

    perché l’amore è arte,

    e voi i capolavori.


    Alda Merini

    I ricordi sono sempre bagnati di lacrime

  • Non è una poesia ma...

    Se anche parlassi le lingue

    Degli uomini e degli angeli,

    ma non avessi Amore,

    sarei come il bronzo che risuona

    o il cimbalo che tintinna.

    E se anche avessi il dono

    Della profezia e conoscessi

    Tutti i misteri e tutta la scienza;

    se anche possedessi

    una fede così grande

    da trasportare le montagne,

    ma non avessi Amore,

    io non sarei nulla.

    E se anche distribuissi

    Tutti i miei averi ai poveri

    e offrissi il mio corpo

    perché fosse bruciato,

    ma non avessi Amore,

    niente di tutto ciò mi gioverebbe.

    L’Amore è paziente, è benigno;

    l’Amore non arde di gelosia,

    non si vanagloria,

    non s’insuperbisce,

    non si comporta

    in maniera sconveniente,

    non persegue il proprio interesse,

    non si indigna,

    non nutre alcun risentimento

    per il male ricevuto,

    non si rallegra dell’ingiustizia,

    ma gioisce della verità.

    Tutto ammette, tutto crede,

    tutto spera, tutto sopporta.

    L’Amore non avrà mai fine.

    Invece le profezie scompariranno,

    il dono delle lingue cesserà,

    la scienza svanirà.

    Perché la nostra conoscenza

    È imperfetta,

    e imperfetto è anche quello

    che profetizziamo.

    Ma quando verrà

    Ciò che è perfetto,

    tutto quello che è imperfetto

    sarà annullato.

    Quando ero bambino,

    parlavo da bambino,

    sentivo da bambino.

    Ora vediamo come in uno specchio,

    in maniera oscura,

    ma allora vedremo in modo chiaro,

    faccia a faccia;

    adesso conosco

    soltanto in modo imperfetto,

    allora invece conoscerò

    come sono conosciuto.

    Ora, dunque, rimangono

    La Fede, la Speranza e l’Amore.

    Questi tre.

    Ma quello più importante di tutti

    è l’Amore.

    I ricordi sono sempre bagnati di lacrime

  • Dice che era un bell’uomo

    E veniva, veniva dal mare

    Parlava un’altra lingua però sapeva amare

    E quel giorno lui prese mia madre sopra un bel prato

    L’ora più dolce prima d’essere ammazzato

    Così lei restò solo nella stanza,

    La stanza sul porto

    Con l’unico vestito, ogni giorno più corto

    E benché non sapesse il nome

    E neppure il paese

    M’aspettò come un dono d’amore

    Fino dal primo mese

    Compiva sedici anni

    Quel giorno la mia mamma

    Le strofe di taverna

    Le cantò a ninna nanna

    E stringendomi al petto che sapeva,

    Sapeva di mare, giocava a far la donna

    Con il bimbo da fasciare

    E forse fu per gioco o forse per amore

    Che mi volle chiamare come Nostro Signore

    Della sua breve vita il ricordo,

    Il ricordo più grosso, è tutto in questo nome

    Che io mi porto addosso

    E ancora adesso che gioco a carte

    E bevo vino,

    Per la gente del porto

    Mi chiamo Gesù Bambino


    L. Dalla

    P. Pallottino

    Teniamo quello che vale la pena di tenere e poi, con il fiato della gentilezza soffiamo via il resto. George Eliot

  • Sono entrambi convinti

    che un sentimento improvviso li unì.

    È bella una tale certezza

    ma l’incertezza è più bella.


    Non conoscendosi, credono

    che non sia mai successo nulla fra loro.

    Ma che ne pensano le strade, le scale, i corridoi

    dove da molto tempo potevano incrociarsi?


    Vorrei chiedere loro

    se non ricordano –

    una volta un faccia a faccia

    in qualche porta girevole?

    uno « scusi » nella ressa?

    un « ha sbagliato numero » nella cornetta?

    – ma conosco la risposta.

    No, non ricordano.


    Li stupirebbe molto sapere

    che già da parecchio tempo

    il caso giocava con loro.


    Non ancora pronto del tutto

    a mutarsi per loro in destino,

    li avvicinava, li allontanava,

    tagliava loro la strada

    e soffocando una risata

    con un salto si scansava.


    Vi furono segni, segnali,

    che importa se indecifrabili.

    Forse tre anni fa

    o lo scorso martedì

    una fogliolina volò via

    da una spalla a un’altra?

    Qualcosa fu perduto e qualcosa raccolto.

    Chissà, forse già la palla

    tra i cespugli dell’infanzia?


    Vi furono maniglie e campanelli

    su cui anzitempo

    un tocco si posava su un tocco.

    Valigie accostate nel deposito bagagli.

    Una notte, forse, lo stesso sogno,

    subito confuso al risveglio.


    Ogni inizio infatti

    è solo un seguito

    e il libro degli eventi

    è sempre aperto a metà.


    (Wisława Szymborska)

    Anche se visto dal fondo dell'acqua appare deformato, il cielo è cielo.

    Banana Yoshimoto

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