Questo thread è il sequel del precedente.
A rileggerlo a distanza di sei anni, riconosco la mia prudenza nell'affrontare l'argomento ma, in contemporanea, un'enorme ignoranza sul medesimo.
Partiamo da alcuni fatti: ho rimosso una quantità impressionante di cose e nonostante abbia ricostruito una parte di avvenimenti che mi coinvolsero nei primi anni di vita, non è tornato a galla praticamente niente. Eppure ho in mano documenti, ricerche di archivio, domande a testimoni, ecc.
Punto due. Alla luce di una certa ipotesi, ho potuto inquadrare con una buona coerenza alcune situazioni capitatemi o porzioni della mia vita più intima.
Punto tre. Le situazioni di riflesso sembrano confermare l'ipotesi.
Sulla rimozione ho letto molto e ora sono meno scettico di un tempo sulla possibilità del recupero di memorie ormai archiviate nel nostro cervello.
Anzi, oggi contesto la facilità con cui certi d'uni parlano di falsi ricordi. Ho avuto la possibilità di confrontarmi con altre persone e sentire le loro storie. Ho riflettuto molto. Quando possibile e in occasioni particolari, ho ricercato riscontri.
Ora nell'ambito della "memory war" io sto dalla parte di Jim Hopper, Ross Cheit e Bessel Van Der Kolk. Ritengo gli studi sulle imperfezioni della memoria condotti dalla dottoressa Elizabeth Loftus importanti, ma penso che a partire dagli anni Novanta si sia spinta troppo oltre.
Le prove su di me ce le ho, almeno in parte, e ciò mi spinge a prendere posizione sul tema.
Qual è la vostra?