Panico con agorafobia se mi allontano dal mio paese

  • ElleG,ti capisco pure io,forse non sono al tuo livello cosi acuto,ma poco ci manca, per dirti oggi sono uscito con mia moglie per fare la spesa,e dentro mi sarei incatenato a casa,pioveva,ho sempre amato la pioggia adesso mi terrorizza,non l'ho fatto pur sopportando tutti le sensazioni che noi tutti conosciamo bene,bisogna affrontarle,anche con tutta la paura del mondo,altrimenti non rinasceremo mai.

    There is nothing like waking up somewhere in the mountains, far from everything.

  • Vorrei avere la stessa fortuna di risolvere il problema con una sola esposizione. Io di esposizioni ne ho fatte tante, combatto da anni. Ma il problema non l'ho mai risolto, l'ho solo contenuto ma, in alcuni frangenti, si ripresenta in maniera violenta. Contento per chi c'è riuscito in un colpo solo. Una volta ho vissuto un'esperienza molto molto simile a quella raccontata da Allegria! Ho guidato su un'autostrada per 30km "spinto" dal terapeuta a telefono. Durante il viaggio sono stato malissimo ma sono arrivato a destinazione sopportando sintomi fortissimi e, a detta di chi era a fianco a me, avevo anche messo in pericolo la nostra incolumità (sono andato in iperventilazione ma acceleravo perché l'unica cosa che contava in quel momento per me era fare presto ed arrivare il prima possibile). Al ritorno, 3 giorni dopo, dovetti lasciare la macchina sul posto e farmi venire a prendere perché ero TERRORIZZATO al pensiero di dover rifare quella strada. Mi è anche capitato di espormi 50-60 volte su una stessa strada fino a "consolidare" quel percorso ma svegliarmi una mattina ed avere un attacco di panico su quella stessa strada. A detta di chi mi segue, esporsi quando l'ansia è alle stelle non solo non è risolutivo ma controproducente. Le esposizioni devono essere fatte in un certo modo, devono essere graduali, mai forzate. La terapia d'urto non sembra essere una best practice. E in questo il farmaco può aiutare molto ad esporsi.

    "L’ansioso edifica i suoi terrori e poi vi si installa: è un pelandrone della vertigine" (Emil Cioran)

  • Vorrei avere la stessa fortuna di risolvere il problema con una sola esposizione. Io di esposizioni ne ho fatte tante, combatto da anni. Ma il problema non l'ho mai risolto, l'ho solo contenuto ma, in alcuni frangenti, si ripresenta in maniera violenta. Contento per chi c'è riuscito in un colpo solo. Una volta ho vissuto un'esperienza molto molto simile a quella raccontata da Allegria! Ho guidato su un'autostrada per 30km "spinto" dal terapeuta a telefono. Durante il viaggio sono stato malissimo ma sono arrivato a destinazione sopportando sintomi fortissimi e, a detta di chi era a fianco a me, avevo anche messo in pericolo la nostra incolumità (sono andato in iperventilazione ma acceleravo perché l'unica cosa che contava in quel momento per me era fare presto ed arrivare il prima possibile). Al ritorno, 3 giorni dopo, dovetti lasciare la macchina sul posto e farmi venire a prendere perché ero TERRORIZZATO al pensiero di dover rifare quella strada. Mi è anche capitato di espormi 50-60 volte su una stessa strada fino a "consolidare" quel percorso ma svegliarmi una mattina ed avere un attacco di panico su quella stessa strada. A detta di chi mi segue, esporsi quando l'ansia è alle stelle non solo non è risolutivo ma controproducente. Le esposizioni devono essere fatte in un certo modo, devono essere graduali, mai forzate. La terapia d'urto non sembra essere una best practice. E in questo il farmaco può aiutare molto ad esporsi.


    Ho evidenziato alcuni passaggi del tuo post.


    1) Io non sminuirei che tu sia riuscito "solo" a contenerlo. Contenerlo è già un risultato. Prova a pensare che sarebbe successo se non lo avessi contenuto...


    2) Il fatto che si presentino ricadute è del tutto normale e non deve far cedere di un millimetro sul percorso in atto. Nessuno risolve la cosa "in un colpo solo"... è impensabile che una singola esposizione possa illuminarti sulla via di Damasco... però con costanza e senza lasciarsi abbattere dalle ricadute, la luce in fondo al tunnel c'è...


    3) Concordo che l'esposizione debba essere graduale... ma senza "forzatura" non si arriva da nessuna parte... come quando il fisioterapista un pò forza perché altrimenti resti sempre allo stesso punto... a mio avviso una esposizione con una persona accanto o avendo assunto il farmaco non solo non ha molto senso ma è "pericolosa" perché introduce nuovi schemi mentali disfunzionali, rinforzando quelli che già ci sono (invece di abbatterli)

  • Vorrei avere la stessa fortuna di risolvere il problema con una sola esposizione. Io di esposizioni ne ho fatte tante, combatto da anni. Ma il problema non l'ho mai risolto, l'ho solo contenuto ma, in alcuni frangenti, si ripresenta in maniera violenta. Contento per chi c'è riuscito in un colpo solo. Una volta ho vissuto un'esperienza molto molto simile a quella raccontata da Allegria! Ho guidato su un'autostrada per 30km "spinto" dal terapeuta a telefono. Durante il viaggio sono stato malissimo ma sono arrivato a destinazione sopportando sintomi fortissimi e, a detta di chi era a fianco a me, avevo anche messo in pericolo la nostra incolumità (sono andato in iperventilazione ma acceleravo perché l'unica cosa che contava in quel momento per me era fare presto ed arrivare il prima possibile). Al ritorno, 3 giorni dopo, dovetti lasciare la macchina sul posto e farmi venire a prendere perché ero TERRORIZZATO al pensiero di dover rifare quella strada. Mi è anche capitato di espormi 50-60 volte su una stessa strada fino a "consolidare" quel percorso ma svegliarmi una mattina ed avere un attacco di panico su quella stessa strada. A detta di chi mi segue, esporsi quando l'ansia è alle stelle non solo non è risolutivo ma controproducente. Le esposizioni devono essere fatte in un certo modo, devono essere graduali, mai forzate. La terapia d'urto non sembra essere una best practice. E in questo il farmaco può aiutare molto ad esporsi.

    Ciao, ti sono molto vicino perché con la severa ricaduta che ho vissuto da poco (da metà settembre) per me la situazione è impraticabile. Seguirò l'esempio di Allegria, che mi ha dato molto sollievo, ma quando ci sei dentro mi rendo conto che è devastante. Posso chiederti come chi ti segue/ti ha seguito ti ha suggerito di praticare le esposizioni? Solo in maniera graduale, o ci sono altri criteri? Io posso dirti che ho talmente paura di stare male che mi demoralizzo subito, e nonostante mi sia stato dato un manuale di esercizio di TCC, ho timore a leggerlo e a concluderlo per il disagio che proverei nel constatare che non mi è servito a nulla. Se posso suggerirti un consiglio: guarda dentro di te se hai avuto o hai disturbi affettivi o dell'attaccamento. La mia agorafobia con panico deriva molto probabilmente da problemi simili che mi hanno "decostruito" l'identità e il senso del Sè, motivo per cui pare io tenda a collocare fuori di me i punti di riferimento che non ho saldi dentro di me (con conseguenze devastanti, non sono familiare a me stessa).

  • Sottoscrivo il tuo commento, ma penso anche che questa roba sia profondamente ingiusta e ci divori la vita.la cosa che ho piacevolmente notato è che chi soffre del nostro disturbo è molto introspettivo e intelligente, ma tende sempre a vergognarsi, a dover trovare giustificazioni o spiegazioni per quello che fa o non fa, come se sentissi dentro di sé un dovere interno impellente di compiacere altri, all'insegna di un falso Sé. Ci sentiamo spesso a disagio perché siamo stati abituati sempre, immagino, a "forzarci" quando non lo volevo davvero, a scapito della nostra identità e dei nostri desideri. Non sottovalutiamo queste cose. Mia madre aveva sofferto di agorafobia con panico (temo che forse una dose di genetica contribuisca a fare sviluppare il disturbo), e non si era mai accorta che il motivo fu l'aver cambiato casa e vita lontano dai suoi genitori. Cambiare abitazione per lei fu un trauma e si sentiva persa, anche se aveva già i suoi figli ed era sposata. Questo mostro le è sparito spontaneamente grazie ad una sua amica che la OBBLIGAVA ad accompagnarla al mercato (un incubo per mia madre). In questo caso, è riuscita a rompere un circolo vizioso. Non so se sia di aiuto questa mia testimonianza, io ci penso spesso, e all'epoca di mia madre non c'erano neppure tutte le terapie ad oggi evolute e disponibili.

  • perché con la severa ricaduta che ho vissuto da poco (da metà settembre) per me la situazione è impraticabile.


    Lo scorso autunno anche io ho vissuto una severa, impensabile, ricaduta.


    Trovandomi fuori ho avuto un momento di improvviso "disagio" a cui (l'errore è stato quello) è seguito un evitamento; da quell'evitamento in poi si sono scatenati una serie di sintomi con una forza che non sperimentavo da quasi un decennio.


    In questi casi è assolutamente deleterio piangere addosso al "passo indietro"... si ricomincia a testa bassa ad esporsi sino a tornare come si era prima... non ci sono altre soluzione... io sono convinto che i farmaci non lo siano...

  • Lo scorso autunno anche io ho vissuto una severa, impensabile, ricaduta.


    Trovandomi fuori ho avuto un momento di improvviso "disagio" a cui (l'errore è stato quello) è seguito un evitamento; da quell'evitamento in poi si sono scatenati una serie di sintomi con una forza che non sperimentavo da quasi un decennio.


    In questi casi è assolutamente deleterio piangere addosso al "passo indietro"... si ricomincia a testa bassa ad esporsi sino a tornare come si era prima... non ci sono altre soluzione... io sono convinto che i farmaci non lo siano...

    Guarda, ti capisco perfettamente. Hai ragione, piangersi addosso è controproducente. Poco fa, non pensavo, ho preso la bicicletta per fare 300 mt in più di quelli che facevo di solito, andando oltre il mio solito "perimetro". Tachicardia a mille ovviamente, senso di angoscia, ma mi sono detta che dovevo farlo, che era per il mio bene e che sono psicotrappole balorde. Spero di tornare alla vita di prima, certo è che anche le circostanze che sto vivendo da mesi mi hanno devastato l'autostima sotto ogni punto di vista, dunque è comprensibile che abbia avuto questa ricaduta

  • Vorrei avere la stessa fortuna di risolvere il problema con una sola esposizione. Io di esposizioni ne ho fatte tante, combatto da anni. Ma il problema non l'ho mai risolto, l'ho solo contenuto ma, in alcuni frangenti, si ripresenta in maniera violenta. Contento per chi c'è riuscito in un colpo solo. Una volta ho vissuto un'esperienza molto molto simile a quella raccontata da Allegria! Ho guidato su un'autostrada per 30km "spinto" dal terapeuta a telefono. Durante il viaggio sono stato malissimo ma sono arrivato a destinazione sopportando sintomi fortissimi e, a detta di chi era a fianco a me, avevo anche messo in pericolo la nostra incolumità (sono andato in iperventilazione ma acceleravo perché l'unica cosa che contava in quel momento per me era fare presto ed arrivare il prima possibile). Al ritorno, 3 giorni dopo, dovetti lasciare la macchina sul posto e farmi venire a prendere perché ero TERRORIZZATO al pensiero di dover rifare quella strada. Mi è anche capitato di espormi 50-60 volte su una stessa strada fino a "consolidare" quel percorso ma svegliarmi una mattina ed avere un attacco di panico su quella stessa strada. A detta di chi mi segue, esporsi quando l'ansia è alle stelle non solo non è risolutivo ma controproducente. Le esposizioni devono essere fatte in un certo modo, devono essere graduali, mai forzate. La terapia d'urto non sembra essere una best practice. E in questo il farmaco può aiutare molto ad esporsi.

    cito Nelluccio perchè sono e stesse parole che avrei scritto io.

    anche io ho provato anche 100 volte lo stesso percorso in 7 anni che ho questo disturbo e l'esposizione forzate e non, non ha risolto il problema e nemmeno migliorato. anzi se prima da sola guidavo al buio ora da qualche anno nemmeno quello riesco a fare. ho tenuto un diario e questi sono i miei dai mensili: uscite da sola in auto con benessere 2 su 10, uscite in auto sola con malessere 8 su 10. poi, analizzando i dati con i figli a bordo andiamo a 9 su 10 di malessere e solo una di benessere. numero di volte che ho evitato di allontanarmi da casa sia in auto che a piedi causa agorafobia: 12 volte in 20 giorni. una m∙∙∙a.

    "La felicità è benefica per il corpo, ma è il dolore che sviluppa i poteri della mente..."

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