Buonasera, ho deciso di derogare con questo thread agli argomenti che di solito introduco o discuto qui sul forum (ossia in sostanza le mie nevrosi nelle loro multiformi manifestazioni ), rivolgendovi un quesito su una questione pratica che rende molto difficile lo sviluppo di una vita sentimentale regolare. In breve: sono gay, non posso contare su un aspetto fisico canonicamente attraente, vivo in un piccolo paese di provincia (dove le opportunità di incontro sono relativamente ristrette). L’insieme di questi fattori, includendo anche un carattere alquanto introverso e un atteggiamento verso il mondo esterno spesso timoroso e remissivo, hanno portato al più completo vuoto sentimentale: poche sono le mie possibilità di uscirne e anche provando quest’ultime il riscontro è inesistente, quando non negativo. Chiaramente, infatti, nella app (credo di averne peraltro accennato in altre discussioni) l’aspetto fisico (o meglio l’impressione data al primo impatto dalla visione di una foto, di una rappresentazione visiva parziale di una persona) possiede un ruolo determinante, il più delle volte decisivo. Inoltre le finalità nel reale dei possibili appuntamenti lì stabiliti non sono necessariamente (anzi quasi mai) le stesse che ho in mente io nella mia ricerca (in parole povere, si cercano spesso incontri di natura meramente sessuale, per i quali, oltre ad essermi parzialmente preclusi per mancanza di requisiti estetici, non provo in generale alcun interesse). Escludendo questa opzione solo in apparenza più facile, ma senz’altro più scontata, per intrattenere conoscenze romantiche, ho provato a escogitare altri piani, a trovare delle alternative più fattibili per conseguire il mio intento. Mi sono venute in mente le seguenti opzioni:
- Bar e locali gay: non sono il mio ambiente ideale, così come qualsiasi luogo di ritrovo, nonché quelli affollati. Ma, sebbene non mi troverei a mio agio, sarei certamente disposto a provare a fare qualche “sopralluogo” lì. Può darsi peraltro che i miei pregiudizi siano infondati, e che con il tempo sia in grado di gradire, o perlomeno tollerare, la frequentazione di quegli spazi. Ma anche in tali contesti, trovo che la conoscenza, sempre di natura occasionale sia, con i dovuti distinguo, analoga a quella nelle app: c’è troppo poco tempo, troppe altre opzioni e “concorrenza” per mantenere un rapporto che poi possa venir approfondito in altre sedi. Neanche lì peraltro vi può essere una diffusa volontà a impegnarsi, la maggioranza in ogni caso cercherà le avventure di una notte.
- Associazioni per i diritti LGBT: sarebbe forse la scelta migliore: potrei coltivare, oltre che una possibilità di trovare eventualmente una relazione con qualcuno di serio, anche un gruppo abbastanza nutrito di amici. Tuttavia, mi sentirei un po’ in colpa a dedicarmi all’attivismo per un secondo fine, diverso da quello di combattere le battaglie della comunità. Ciò alla luce del fatto che, senza entrare nei particolari (non è il contesto adatto), io non sia completamente d’accordo con tutte le battaglie LGBT, nonché abbia numerose riserve su certe caratteristiche del sistema di valori della comunità stessa. Inoltre ho constato che molti attivisti bazzichino assiduamente le app, con i medesimi atteggiamenti discutibili dell’utente medio di quella bolla virtuale.
- Università, luoghi di frequentazione quotidiana, posto di lavoro: sarebbe la soluzione per me ideale, sono i luoghi dove peraltro avvengono gran parte delle conoscenze che confluiscono in relazione nei contesti “etero” (anche sulle quali tuttavia si sono avvinghiati i tentacoli delle app e la loro nefasta influenza). Ovviamente il principale fattore a mio svantaggio in questo caso è la statistica e la probabilità: gli omosessuali sono al massimo il 5% della popolazione (a stare larghi), pertanto è simile la probabilità di trovare tali conoscenze in ambienti “promiscui” (cioè frequentati da persone di tutti gli orientamenti sessuali). Non ci farei troppo affidamento. Potrei farmi presentare “amici degli amici”, se prima avessi degli amici
(etero o gay non ha importanza, naturalmente). Peraltro nelle mie sporadiche amicizie non mi sono mai sentito a mio agio o abbastanza in confidenza per fare coming out con loro. Mi ci vorrà del tempo per poter fare questo tipo di condivisione con loro prima di chiedere di presentarmi qualcuno.
- Una tecnica mista: l’utilizzo delle app per incontrare gente in prossimità dei luoghi di frequentazione. Insomma, per fare la conoscenza dei gay nei paraggi nei luoghi in cui mi reco tutti i giorni (come lo era l’università prima delle restrizioni covid), anche in modo da avere una certa continuità se la frequentazione va avanti. Solo che naturalmente queste persone possono tranquillamente non voler incontrarmi per la questione dell’aspetto. Inoltre potrebbero frequentare le app per motivi diversi dal costruire una relazione (cioè solamente al fine di avere rapporti fisici occasionali senza impegni ulteriori).
Dopo tutto questo lungo preambolo, vengo al quesito da porvi: quali contesti sono adatti per conoscere qualcuno che possa piacermi e con il quale instaurare eventualmente una relazione, non disponendo di grossa attrattiva fisica, trovandomi in un contesto geografico svantaggiato? C’è una possibilità nel mio caso e nella mia situazione anche al di fuori delle app? Credo di trovarmi in un vicolo cieco da questo punto di vista, e cresce la sfiducia e lo sconforto di fronte all’impossibilità di sviluppare questa componente essenziale del percorso di evoluzione della persona, dell’individuo. Oltre che di avere la soddisfazione di provare una sensazione che non ho mai provato prima (e che forse non proverò): quella di piacere a qualcuno e essere corteggiato, nonché avere la chance di riuscire a conquistare una persona che a sua volta mi possa piacere, prima ancora di vivere l’esperienza di amare una persona a sua volta innamorata di me.