Domanda (da signora qualunque, che effettivamente non ha subito scompensi economici - per ora - dall'emergenza sanitaria, e che comunque non ha mai nè avuto nè cercato lo "stipendio garantito") : se una imprevista glaciazione colpisse il nostro bel Paese (chiedo) troveresti logico ostinarti a coltivare pomodori e fichi d'india, gestire lidi marini, organizzare giri in barca su laghi e mari ormai ghiacciati, e vendere granite e gelati...o troveresti più logico convertire le tue capacità imprendtoriali in attività più consone al "fuori dalla porta temperatura meno 20 ?".
Non mi sembra una domanda oziosa. E il suo senso è (come nel mio limitatissimo carattere) nel cercare di non leggere un romanzo partendo dalla pagina 218...
Tradotto : ma la calamità e "forza maggiore" (che nellesempiuccio è la glaciazione imprevista e che nella realtà è la pandemia) si ritiene che sia una realtà o si ritiene che sia un'invenzione ?
Perchè se si ha contezza che NON sia un'invenzione...personalmente non capirei l'ostinazione a coltivare fichi d'india a meno 20.
Poi ci potrebbe stare qualunque censura al modo di gestire politicamente la glaciazione, fermo restando (secondo me) che onestà intellettuale imporrebbe di rendersi conto della immensa difficoltà di gestirla, tra variabili calamitose imprevedibili e mezzi di Stato (almeno in Italia) alquanto limitati. E con il "conforto" aggiuntivo di poter/dover constatare , alzando appena lo sguardo, che azioni e reazioni governative incerte, ondivaghe, e in costante ricerca della quadra...caratterizzano tutto il Pianeta e proprio tutto...