Salve a tutti, volevo parlare e condividere dei miei problemi che mi assillano in maniera ossessiva ormai da un po' di tempo
Ho 23 anni, premetto che vado da una psicologa 2 volte a settimana, ci andavo anche l'anno scorso ma da una che non mi piaceva e quindi quest'anno ho cambiato, e mi sembra di trovarmi meglio.
Ho avuto anche l'anno scorso dei particolari problemi che mi davano soprattutto problemi a dormire, sorvolo su un po' di cose perché inutili ma di base il mio problema è probabilmente riconducibile ad un evento di 2 anni e mezzo fa, quando mio padre ha avuto un infarto
È stato molto difficile capire che fosse quello l'inizio dii un qualcosa di interiore, perché i pensieri che avevo inizialmente non mi sembravano legati con questo episodio e soprattutto non sono iniziati nell'immediato.
Ricordo che fu una giornata terribile per me perché mio padre non vuole mai farsi aiutare da nessuno ed in certi casi è molto arrogante, io quella sera avevo un compleanno fuori Roma e stavo partendo perché mio padre continuava ad arrabbiarsi con mia madre dicendole che aveva solo mal di pancia e di smettere di assillarlo, quindi non pensavo ad un qualcosa di tale gravità. Alla fine lo hanno portato all'ospedale e lo hanno operato d'urgenza, è andato tutto bene ma io ho saputo di mio padre che aveva un infarto mentre ero in macchina per dirigermi alla festa, inoltre per 20 giorni lo andavamo a trovare in terapia intensiva; in tutto ciò il rapporto con mio padre è sempre stato complesso perché per quanto mi voglia bene, per molti anni causa problemi a lavoro l'ho visto molto anaffettivo e rabbioso verso i miei confronti, quindi questo evento mi ha a dir poco sconvolto.
Poco tempo dopo sono andato in erasmus e quindi mi sono distratto, ma una volta tornato è ripiombato tutto addosso a me; inizialmente non ho collegato questo evento, poi quest'anno verso ottobre, dopo un periodo di tranquillità in cui mi sembrava di aver risolto gran parte delle mie ansie/paure/ossessioni, ho fatto un sogno molto angoscioso, di cui in realtà me ne sono capitati miliardi simili nella mia vita ma quella volta m ha scosso: ero a casa dei miei nonni, che sono entrambi morti ed in quella casa ci vive mia zia, ed ero con degli amici; ad un certo punto notavo tutti che scappavano perché ci stava una presenza invisibile che buttava giù le cose; a quel punto dopo un po' scappavo pure io
Sogni simili come dicevo li ho fatti miliardi di volte, ma da quel giorno mi è scattato un qualcosa dentro di nuovo: ho iniziato a pensare che non avevo mai dato peso alla morte veramente. In particolare, mia madre è super cristiana, mentre io sinceramente mi sono sempre dichiarato ateo/agnostico; diciamo che detro di me spero in un aldilà in cui stare con i miei genitori/nonni/amici, anche se pure questo da una parte mi dà un senso di paura perché il concetto di infinito in parte mi spaventa, però ecco tutte le religioni mi sembrano quasi delle cose ad hoc per "spegnere" le angosce di questo tipo, indipentenemtente da testimonianze e testi relativi a Gesù Cristo; ovvero, mi sembra troppo strano che esista un qualcosa, a cui bisogna credere per fede, che in qualche modo dia le risposte alle più profonde angosce dell'uomo e soprattutto con una fine positiva se ci si comporta bene. Vorrei fosse così, però ecco non mi posso convincere di ciò, anche perché poi mi chiedo se il mondo esiste da 7 miliardi anni e ci sono altri pianeti/galssie/ecc. ci sta un aldilà infitito?Questo è solamente ciò che penso io eh, non voglio criticare nessuno, è solamente per spiegare cosa mi dà angoscia.
A questo punto però ho iniziato a sviluppare una fortissima paura verso la morte e verso il "nulla dopo la morte"; ho iniziato a cercare su internet varie cose, ho letto delle NDE, degli studi di uno psicologo che mi sembra si chiami Stevenson che parla di reincarnazione, però ecco, in cuor mio soprattutto le NDE vorrei tanto fossero vere, ma non riesco appunto a convincermene perché qualcuno le ha, qualcuno no, qualcuno racconta cose sbagliate ecc.
Quindi anche parlando con la psicologa il punto non è darmi una risposta, poiché non esiste nessuno che sia tornato indietro dalla morte per spiegarci che succede, ma capire in che contesto queste domande si collocano e che senso hanno. In particolare, io sono sempre stato una persona molto ambiziosa che faceva mille cose, ma da quando ho iniziato ad avere questa paura ho trovato molta più fatica nell'impegnarmi nell'Università, nello Sport ecc. nonostante poi questo non abbia influito sui risultati, però sicuramente ho faticato il triplo. In più, quando termino gli esami, invece di sentirmi rilassato sono spesso preso da questi pensieri, è quasi come se mi sentissi meglio quando ci sono eventi stressanti a catturarmi come un esame/una consegna ecc. Il motivo è che mi chiedo molto spesso perché mi impegno tanto nelle cose, quale sia lo scopo, perché bisogna lasciare la propria traccia, se tanto un giorno finirà la mia vita e prima o poi finirà anche il nostro Universo.
In più ho iniziato ad avere delle paure di cui prima non mi preoccupavo troppo, ad esempio sentendo soprattutto dell'incidente in Etiopia dello scorso anno e di Kobe Bryant ho una paura terribile degli aerei al momento
Quindi ecco, certamente sono cose che devo continuare ad affrontare in terapia, però penso che ciò che ha dato dita a tutto sia stato quell'evento di mio padre; è come se dentro di me lui fosse morto, e quello che mi rimane è che molto spesso mi sento apatico perché ho paura a provare emozioni positive, poiché so che qualsiasi emozione positiva proverò prima o poi ci sarà una fine, una fine che mi spaventa molto. Un qualcosa che mi ha dato un po' più di sollievo e su cui forse devo lavorare di più è stato il pensare che anche prima di nascere non so cosa fossi, forse non ero nulla e non esistevo o forse ero qualcosa che non ricordo; però a volte mi mette angoscia ad esempio il pensare all'istante della mia morte, il sapere che tra pochi secondi potrei ritrovarmi nel non esistere più.
Qualcuno ha mai avuto dei problemi simili?So che molte cose dipendono da un fatto che io voglio controllare tutto, anche ciò che non posso, tant'è che in questi mesi certe volte mi è capitato di provare un'insonnia strana data dalla paura di dormire e di perdere coscienza, cosa mai avvenuta prima di questi problemi in cui invece chiudevo gli occhi ed um secondo dopo dormivo senza pormi alcuna domanda. Forse per sconfiggere questa paura dovrei lavorare su questo aspetto relativo al controllo, imparare in un certo senso a "lasciarmi più andare"?Il punto è che non riesco a capire se questa sia una paura del tutto irrazionale o se ci siano in realtà dei punti di razionalità in questo
Tanatofobia che ritorna in determinati periodi?
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Ho il doppio dei tuoi anni.
Mi sono rispecchiato in alcune parti del tuo racconto.
In particolare condividiamo la tendenza al voler controllare tutto, il non accettare che ci siano cose che non possiamo controllare.
L'agnosticismo tendente all'ateismo.
E la paura della morte, con la conseguente rinuncia al "fare", perché "tanto è tutto inutile".
Una decina di anni fa coltivavo quest'ansia, e ho rinunciato a tante cose a causa di ciò.
E' probabile che anche per me ci siano stati diversi eventi legati ai miei genitori (la perdita di uno, le malattie dell'altro) che hanno scatenato queste ansie che comunque erano latenti da decenni.
Ti dirò, in gran parte ho superato la paura della morte, anche grazie ad una terapeuta prima, ed un amico poi, che mi hanno convinto del fatto che si, dobbiamo morire tutti prima o poi, ma nel frattempo viviamo. Tanto vale godersela finchè dura, e magari lasciare qualcosa a chi viene dopo.
Ancora oggi ho paura di morire, ma non per paura della morte in se, ma perché temo per il dolore, lo smarrimento e le difficoltà che potrebbe incontrare mio figlio ancora adolescente. E per mia moglie che dovrebbe imparare a cavarsela da sola.
Ma ripeto, in fin dei conti, oggi sei qui, goditela finchè puoi. Carpe diem... -
Ho il doppio dei tuoi anni.
Mi sono rispecchiato in alcune parti del tuo racconto.
In particolare condividiamo la tendenza al voler controllare tutto, il non accettare che ci siano cose che non possiamo controllare.
L'agnosticismo tendente all'ateismo.
E la paura della morte, con la conseguente rinuncia al "fare", perché "tanto è tutto inutile".
Una decina di anni fa coltivavo quest'ansia, e ho rinunciato a tante cose a causa di ciò.
E' probabile che anche per me ci siano stati diversi eventi legati ai miei genitori (la perdita di uno, le malattie dell'altro) che hanno scatenato queste ansie che comunque erano latenti da decenni.
Ti dirò, in gran parte ho superato la paura della morte, anche grazie ad una terapeuta prima, ed un amico poi, che mi hanno convinto del fatto che si, dobbiamo morire tutti prima o poi, ma nel frattempo viviamo. Tanto vale godersela finchè dura, e magari lasciare qualcosa a chi viene dopo.
Ancora oggi ho paura di morire, ma non per paura della morte in se, ma perché temo per il dolore, lo smarrimento e le difficoltà che potrebbe incontrare mio figlio ancora adolescente. E per mia moglie che dovrebbe imparare a cavarsela da sola.
Ma ripeto, in fin dei conti, oggi sei qui, goditela finchè puoi. Carpe diem...Ti ringrazio per la risposta
Io di rinunce vere e proprie non ne ho fatte, nel senso che oltre a questo ho sempre sentito fortunatamente o sfortunatamente da quando sono nato un'ansia da prestazione verso gli altri, in cui mi dà fastidio che non siano riconosciute le mie abilità, e mi rendo conto che mentre per anni ho combattuto questa cosa, adesso è invece proprio ciò che mi sta dando in alcuni momenti quella vitalità e quella "energia" che serve per portare a termine le cose. Però ora lo faccio con molta più fatica, non so spiegare bene ma prima mi sentivo sempre stimolato, sempre ambizioso, mi sembrava sempre di arricchirmi ed in generale ero improntato, forse eccessivamente, sempre al concetto di utilità. Quello che ti volevo chiedere è se questa sia una paura che si supera in qualche modo; alcuni miei amici mi dicono che loro semplicemente evitano di pensarci, e magari adesso funziona; ma fondamentalmente io ho fatto ciò per tutta la mia vita, ma alla fine mi ci sono dovuto scontrare, quindi credo che debba affrontare ed andare a fondo nel problema, per quanto questo mi possa mettere paura. Mi rendo conto che poi molte cose non sono legate solo al concetto di nulla, perché se anche fossi cristiano/buddista ecc. per le cose che faccio ora non riceverei una medaglia una volta morto, in nessuna religione/filosofia ecc. e forse magari è il motivo per cui ho sempre fatto le cose ad essere in qualche modo sbagliato, magari devo trovare un nuovo motivo/stimolo che come dici tu potrebbe essere semplicemente il vivere. Tu ad esempio sei riuscito in qualche modo a gestire il tuo senso di voler controllare tutto?
In particolare ti dico una cosa che a leggere questo sembrerà molto strana: l'anno scorso ho avuto una crisi esistenziale perché nonostante lauree con il massimo e varie altre qualità, notavo che nella vita essere il migliore di chiunque in qualcosa è praticamente impossibile, di Einsein ne nasce 1 ogni 100 anni e sentivo un senso di ossessione e anche di depressione verso questo; adesso invece, alla luce di queste paure che ho, mi sembra quasi che invece la mia crisi dello scorso anno sia stata una crisi inutile e infondata -
A costo di risultare offensivo, ma le persone che mi dicono "non pensarci" mi stanno sulle cosidette.
A parte il fatto che qualcuno mi deve ancora spiegare come si fa a "non pensarci", il cervello è fatto apposta per pensare, e se hai un'ansia o un'ossessione, andrà sempre dritto lì.
E quelli che dicono "io non ci penso" sono semplicemente superficiali, o nella migliore delle ipotesi persone serene che non hanno particolari problemi.
Mi chiedi se si supera? Credo e spero di si. Come ti ho detto, io ho in gran parte superato la paura della morte in se stessa.
Ho altri timori legati ad essa (sofferenza mia e dei familiari in primis).
Non ho superato del tutto la mia tendenza a voler tenere tutto sottocontrollo, uno psichiatra mi disse che tutto sommato fa parte del carattere. Ho imparato a conviverci, cercando razionalmente di tenere sempre ben presente che la vita è piena di sorprese e non tutto dipende da noi stessi.
Ovviamente in momenti di crisi, quando accade qualcosa di imprevisto mi agito e mi deprimo, ma più passa il tempo e più mi accorgo che le crisi passano come sono venute, nel bene o nel male. E questo mi lascia quel minimo di lucidità mentale per gestirle al meglio delle mie possibilità.
Ultima osservazione: dove sta scritto che bisogna essere per forza il migliore in qualcosa? E' vero, nella mia vita ho fatto diverse scelte che nel tempo mi hanno portato ad essere competente in tante cose (informatica, musica, cinema, video, grafica, ecc...) ma in nessuna di queste materie eccello. E sai che c'è? Mi sta bene così. Mi farebbe piacere saper suonare il pianoforte come un maestro di conservatorio, ma mi accontento di saperlo suonare ad orecchio e nel frattempo saper far tante altre cose, e tutte imparate da autodidatta. Tipico atteggiamento nerd, probabilmente.
E come dici tu, non è possibile sapere con certezza se una persona sia davvero il migliore in assoluto. Valentino Rossi è forse il miglior pilota di tutti i tempi (nessuna polemica, please, è un esempio...), ma se si fosse rotto una gamba da ragazzino non avremmo mai saputo di lui. E magari in questo momento c'è un fattorino di Amazon che da ragazzo ha rinunciato a correre in moto per mancanza di danaro, ed oggi non sapremo mai se sarebbe stato il migliore.
Quindi al massimo possiamo dire che Rossi è il miglior pilota tra quelli che ci hanno provato.
Ma quanta filosofia spicciola ho messo insieme? -
sono molto più grande di te, purtroppo da diversi mesi ho sviluppato paure simili alle tue (ho un lungo passato di ansia e panico) A differenza tua a me l'ignoto spaventa in tutte le sue forme adesso : il pensiero delle religioni, dell'infinito spazio temporale mi dà una vertigine che invece di consolarmi mi crea il tarlo di dover capire l'incomprensibile , come se ad un certo punto dovessi arrivarci con la ragione :-/ Dall'altro pure il pensiero della morte come annullamento mi angoscia. Insomma non so perché né per come mi sono ritrovata in questo groviglio di pensieri ( ne avevo già sofferto in adolescenza) C'è da dire che in certi giorni si attenuano molto e mi lasciano vivere meglio, altri mi dominano completamente
Oggi è una giornata decisamente no: senso di trappola e nodo in gola. Un abbraccio
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il mio problema è probabilmente riconducibile ad un evento di 2 anni e mezzo fa, quando mio padre ha avuto un infarto
personalmente ritengo che quell'episodio sia stato l'interruttore che ha aperto un circuito latente nella tua mente. Il circuito è sempre lo spettro dell'ansia che genera, a secondo l'intensità, l'episodio e la sua gravità, una delle decine e decine di fobie.
Certamente non tutte le persone risultano vulnerabili a questi episodi, bisogna che il terreno delle personalità sia "fertile" affinché l'ansia possa attecchire, quindi sicuramente sarai un soggetto con una personalità eccessivamente riflessiva, quindi molto vulnerabile ad un certo tipo di disturbo dell'ansia che si adatta alla tua personalità.
La fobia di cui parli è una delle tante che hanno costernato la mia vita ecco perchè mi definisco "veterano". Ho avuto, nel mezzo di cammin di nostra vita (citando la divina commedia di Dante Alighieri) un periodo dove tutte le mie certezze sono diventati dubbi e dove i dubbi si sono trasformati in angosce. Tutto questo mi ha portato ad iniziare un percorso dove ho messo da parte quello che avevo ritenuto fosse stato un "bagaglio culturale" dei vari passaggi della vita.
Più andavo avanti a cercare risposte, più domande mi ponevo. Potrei stare a scrivere un libro credimi ti posso solo dire che ho studiato la Bibbia non come persona "credente" come lo ero prima, ma come spettatore del film su una nuova mia vita. Ho letto il testo più antico, la versione masoretica, quella greca, partecipato a vari convegni in tutta Italia sulla specifica tematica. Quello che ti posso dire, come lo faccio con altre persone è quello di aprire gli orizzonti alle cose possibili ed impossibili, non dar per scontato nulla, e non porti domande a cui non ci sono risposte e di utilizzare la famosa frase attribuita (forse) a Tertulliano """credo quia absurdum" (credo perchè è assurdo). Questo apologeta del secondo secolo sosteneva che i dogmi della religione cristiana andavano sostenuti con convinzione tanto maggiore quanto meno comprensibili alla ragione (ripeto sembrerebbe attribuita). Sono passato alla lettura dei testi induisti, corano, buddista e da tutto questo mi sono fatto una mia convinzione. Sono stati anni ed anni dove mi ero ficcato in un tunnel che non sembrava avere via d'uscita e come in questo caso è stato per altre tematiche come la psichiatria, la psicofarmacologia etc. etc.A questo punto però ho iniziato a sviluppare una fortissima paura verso la morte e verso il "nulla dopo la morte"; ho iniziato a cercare su internet varie cose, ho letto delle NDE, degli studi di uno psicologo che mi sembra si chiami Stevenson che parla di reincarnazione, però ecco, in cuor mio soprattutto le NDE vorrei tanto fossero vere, ma non riesco appunto a convincermene perché qualcuno le ha, qualcuno no, qualcuno racconta cose sbagliate ecc
Credevi che mi fossi fermato soltanto a questo???? Avendo affrontato tematiche sulla psichiatria e medicina in generale (quest'ultima solo a livello di conoscenza personale, meno male!!!) ed avendo amici medici che operavano in vari P.S., mi sono fatto indirizzare su quelle persone che avevano avuto e raccontato ai medici esperienze NDE. Ho parlato con diverse di queste persone, ho letto anche dei primi esperimenti fatti in Russia nel secolo scorso, ed ecco perchè ti consiglio di non dire "vorrei tanto fossero vere", quanto invece dare la possibilità di "credere perchè è assurdo". Ricorda di concedere le possibilità a qualsivoglia materia, poi sta a te cercare di dare una risposta, la più razionale per quanto sia possibile o impossibile.
Ultima cosa che ti posso dire è che mi ero addentrato sullo studio (n.b. non a livello universitario) delle basi della della fisica quantistica, subito stoppato da un professore universitario che con una frase mi ha fatto capire che era meglio fermarsi ad una sola domanda che, in sintesi ti riporto:
nel secolo scorso guardando il cielo stellato si credeva che quello fosse l'universo. Poi un astrofisico chiamato Hubble (non mi dilungo) ha scoperto e fatto conoscere al mondo intero che il pianeta in cui viviamo (unitamente al sole ed altri pianeti), si trova in un galassia chiamata "via lattea" ; In questa galassia ci sono miliardi e miliardi di stelle e miliardi e miliardi di pianeti. Al di fuori di questa galassia ci sono miliardi e miliardi di galassie con miliardi e miliardi di pianeti, fino a giungere alle più recenti scoperte sull'espansione dell'universo.............quindi.......risposta......siamo soli nell'universo?........
Scusa tu e gli altri utenti se sono uscito fuori binario, ma la tematica è tanto complessa quindi è giusto porti delle domande ma queste non debbono divenire "pensieri ossessivi", anche perchè una frase di Giorgio Nardone dice: "il dubbio è il trampolino di lancio del pensiero creativo, ma al tempo stesso è la molla del pensiero ossessivo".
In bocca al lupo per il tuo futuro........ -
Ringrazio tutti per le risposte
Diciamo che fondamentalmente, se dopo la morte non ci fosse nulla in ogni caso non sarebbe un qualcosa di doloroso; tuttavia, in alcuni giorni ne ho una paura terribile, mi chiudo anche io in pensieri strani andandomi a chiedere cose senza risposte tipo chi ha creato il mondo ecc.
Mi rendo conto che se da una parte non avere le risposte mi mette ansia, forse avrei anche paura ad averle, perché magari potrebbero essere risposte che non mi piacciono.
Mi chiedo spesso se esista un qualcosa simile all'anima, se eravamo qualcosa prima di nascere, ma se qualcuno m negasse utte queste cose non so come le prenderei.
È un qualcosa che mi rendo conto devo affrontare a livello mentale, purtroppo qualsiasi cosa relativa a questo ci posso credere o non credere, non ci dono certezze
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