Posts by repcar

    Grazie tante per il supporto. Come ti sei accorto di avere l'acufene? Io dopo che un infermiere ha rimosso un tappo di cerume.

    Ciao, a causa del lavoro che facevo ero sempre fornito di cuffie e con gli anni hanno finito per formarsi prima i tappi di cerume e poi l'acufene. Anche io ho fatto visite ed esami a go go, finchè uno specialista mi disse "se non vuoi avere l'ansia impara a conviverci, non c'è nulla da fare".

    E così è stato fatto, adesso nei momenti di stress ho la mia fedele Alexa che di notte lavora per me.

    Ricorda, più ci pensi più l'acufene si acuisce conducendoti all'ansia e le inevitabili conseguenze.

    Poi chissà, il futuro non lo conosciamo :)

    Ciao. L'acufene quando non trova un riscontro concreto viene definito la morte dello specialista. Andare ad indagare porta nel 90% ad un esito negativo di tutti gli esami. In pratica non resta che la classica ansia/somatizzazione.

    Te lo dice uno che ormai ci convive da più di trenta anni. Ricorda di non spendere soldini per integratori o altri maneggi strani che risultano inutili, mentre alleggeriscono le tue tasche.

    Ti insegno un trucco:

    - solitamente gli acufeni vengono smorzati durante l'arco diurno dai suoni più alti;

    - il problema è quando ci si trova in completo silenzio, specialmente pima di andare a dormire;

    - attua questo stratagemma, apri il canale YouTube e cerca "suoni della natura", ce ne sono centinaia; metti il volume basso tanto da coprire l'acufene e vedrai che ti addormenterai facilmente senza quel rumore di fondo.

    Impara a conviverci e vedrai che facilmente ti dimenticherai di averlo.

    Come sempre in bocca al lupo e per qualsiasi domanda non esitare :)

    Cosa ne pensate dei medicinali in questione (Cipralex, Efexor), e della recidiva così gestita?

    Il Cipralex è uno dei tanti farmaci SSRI, utilizzato per il trattamento della depressione maggiore e dei disturbi d'ansia (GAD, DAP, fobia sociale e disturbo ossessivo compulsivo). Come per tanti altri farmaci appartenenti alla classe SSRI negli anni la molecola è stata approvata o comunque utilizzata off-label per disturbi non prettamente psichiatrici, quali la fibromialgia, la neuropatia diabetica, disturbi del sonno, eiaculazione precoce etc.

    La venlafaxina, principio attivo dell'efexor, ha una sua peculiarità: fino a 150 mg è un attivatore della serotonina (SSRI) mentre ad un dosaggio superiore, fino a 375 mg. è un attivatore della noradrenalina, quindi può agire su due fronti. Inoltre è stato il primo farmaco ad avere l'indicazione per l'utilizzo della sindrome dell'ansia generalizzata. L'unica sua pecca, se così si può chiamare, è che a dosaggi superiori a 150 mg ha come effetto collaterale un innalzamento della pressione arteriosa, certamente non in tutti i pazienti, ma sovente lo specialista suggerisce la misurazione della pressione ad intervalli regolari a titolo precauzionale.

    Personalmente, e ripeto personalmente, trovo che gli antidepressivi abbiano un periodo di attivazione a cui segue un periodo di calo della farmacocinetica, nonostante la dose massima assunta. Ecco perchè ogni tot di anni si cambia la molecola, oppure si aggiunge un triciclico.

    Come sempre in bocca al lupo e per qualsiasi domanda non esitare :)

    Analizziamo, tristemente, gli episodi vertenti le ricadute di depressione/ansia dopo un periodo di benessere più o meno lungo. Purtroppo succede molto più spesso di quanto si creda che la persona che ha già affrontato un tale periodo, dopo un determinato arco temporale (mesi o anni) e con le previste cure già fatte, possa ritornare ad avere delle ricadute che si presentano, nella maggior parte dei casi, più aggressive, diversificandosi dalla sintomatologia avvenuta la prima volta. Queste ricadute sono come fulmini a ciel sereno, in quanto la persona credeva di aver sotterrato e dimenticato quel periodo, ma tutto questo in una certa percentuale piuttosto congrua non avviene.


    Le stime indicano in una recidiva che va dal 40 al 55% (voglio precisare che stiamo parlano della vera patologia e non del semplice periodo nero). Le recidive possono essere molteplici e le linee guida indicano in:

    • una ricaduta dopo un singolo episodio curato con i canonici 12/18 mesi;
    • una ricaduta dopo due episodi ravvicinati nel tempo curati con i consueti 24/36 mesi;
    • frequenti ricadute che si presentano come eventi ravvicinati, con la particolarità che in questo caso la cura va estesa per tutta la vita.

    L’ultima riga rappresenta la più radicale e instabilità della vita di una persona, per molteplici fattori che andremo ad analizzare.


    Il primo problema è rappresentato dal fatto che una volta trovata la cura il principio attivo dopo alcuni anni, nonostante la dose sia portata al massimo, non raggiunga più quell’effetto "curativo stabile" dato all’inizio della terapia. Ed ecco che allora il paziente inizia il peregrinaggio da uno specialista all’altro non facendo altro che acuire i suoi sintomi negativi, cambiando farmaco su farmaco, ma nonostante ciò quel miglioramento non avviene.


    Anche qui bisogna tornare ai vari trial clinici e notizie su specifici siti, in quanto quelle che si reperiscono in Italia sono scarne, marginali e di parte, quindi bisogna affidarsi ai siti in lingua inglese.


    Sempre le linee guida ed i più avanzati studi, indicano che la cura in caso di recidiva e non rispondente alla molecola già utilizzata in precedenza si proceda:

    • all’utilizzo di una diversa molecola SSRI/SNRI;
    • ad una molecola SSRI/SNRI abbinata ad un triciclico;
    • ad un triciclico/antipsicotico con azione su diversi recettori;
    • ad altro psicofarmaco con azione off-label, abbinato ad un antidepressivo a scelta del medico.

    Purtroppo spesso succede, anzi direi nella quasi totalità dei casi, che lo specialista vada avanti provando molecole diverse (nuova generazione) e per un lungo arco temporale, non facendo altro che portare alla disperazione il paziente, con la canonica frase "per me non esiste nessuna cura".


    Ecco che allora entra in scena la professionalità e la bravura dello specialista, che seguendo le linee guida già codificate mette in campo le alternative soprindicate, che purtroppo non trova concordi una buona fetta di specialisti, in quanto affermano:

    • che l’abbinamento con farmaci triciclici porta ad effetti collaterali più severi dei nuovi farmaci;
    • che farmaci atipici la cui sperimentazione (in contrasto con trial positivi riportati in alcuni paesi) non abbiano un valido supporto pre immissione commercio;
    • sono invogliati da Big Pharma in quanto i margini di guadagno, qualora si usassero i triciclici, sarebbero molto ma molto bassi... e mi fermo qua...

    Indubbiamente occorre tener presente che nel caso di cambiamento di farmaco (in special modo l’abbinamento con quelli triciclici) occorre fare esami preventivi e dovuti controlli ematologici/cardiologi etc., che vanno sempre condotti qualsiasi molecola si usi.


    Purtroppo nella pratica clinica questo non accade, chi ha voglia può leggere un intero post dedicato al mancato coinvolgimento del paziente, in quanto ormai con i canonici dieci minuti di visita (a dire tanto, quando non sono diagnosi telefoniche) fa sì che lo specialista non colga specifici segni del successo o meno di una molecola.


    Parliamo ora del ruolo della sola ansia patologica, partendo da qualche esempio:

    • un soldato parte per la guerra e lo inviano in trincea dove si combatte la vera battaglia. Dopo un anno la guerra finisce e torna a casa. Il soldato soffriva d'ansia già in trincea oppure ne soffrirà quando torna a casa? La risposta è scontata, quando era in battaglia aveva l'adrenalina al massimo, tutto il suo corpo reagiva mettendo in campo ogni energia possibile. Quelle energie erano indispensabili perché gli davano forza mentale, rafforzavano la vigilanza, lo preparavano all’evento, insomma il corpo reagiva al 100% sia mentalmente che fisicamente.

    Infatti, ecco che quando tutto cessa e ci si trova a casa finita la guerra l'ansia inizia a farsi sentire, gli ormoni diminuiscono drasticamente, il cervello inizia a razionalizzare le paure, le tensioni etc. E' la classica sindrome post traumatica da stress (che non colpisce solo i soldati ma colpisce tutte le persone che vivono situazioni di particolari stress/eventi prolungati nel tempo).


    Riportiamo un altro esempio:

    • donna con lavoro gratificante, situazione familiare nella normalità, porta avanti una gravidanza senza problemi.

    La felicità per questo ultimo caso è al massimo, ma qualcosa in lei non va, iniziano le preoccupazioni messi in atto da pensieri detti worm, che il cervello elabora (responsabilità, allattamento, malattie, notti insonni, lavoro, casa etc.)


    Iniziamo col dire che esistono due tipi di stress:


    - distress - genericamente chiamato stress, non è altro che quello negativo;

    - eustress - che è lo stress positivo.


    Anche un evento importante che genera uno stress "buono", tipo la nascita di un figlio, un matrimonio, un successo di carriera etc. può manifestarsi con la sintomatologia dello stress cattivo. Entrambi hanno bisogno di un periodo di adattamento che cambia da persona a persona.

    Ricordiamo che l'ansia è un elemento essenziale del nostro vivere quotidiano, infatti serve molto in quei periodi di forte stress esterni.

    Non si nasce ansiosi, intesa come patologia, ma come detto prima, fattori genetici e vari fattori stressogeni possono farla emergere.


    Il soggetto ansioso patologico è un terreno fertile per far attecchire tale patologia. Certamente non tutti siamo così, ma come si dice per altre patologie, ognuno è diverso dall'altro ed ognuno reagisce a suo modo.


    Chiaramente c'è ansia ed ansia, personalmente e tenendo in considerazione vari testi medici di psichiatria l'ansia, in base alla sua intensità, viene suddivisa così:


    - se l'ansia è leggera e ti fa vivere il quotidiano, nel senso che sono solo dei momenti che passano e ti fanno tornare alla normalità, tisane rilassanti, sport, hobby; socializzazione, etc. possono risolvere il periodo ansioso;


    - se l'ansia è moderata e gestibile ma i pensieri a volte diventano tali da portarti ad un loop nel cervello, oltre quanto sopra si può aggiungere una psicoterapia breve strategica;


    - se l'ansia è grave, tale da ripercuotersi durante l'intero arco della giornata, nel senso che si manifestano altre comorbidità (ipocondria, attacchi di panico etc.) e che non ti fa vivere, allora ci vuole una cura farmacologia in modo tale da abbassare i livelli ansiogeni e successivamente agire con la psicoterapia.


    Il solo uso delle benzodiazepine non svolge un livello curativo ma fa da stampella provvisoria, ecco perchè alla cura si abbina un antidepressivo. Certamente se l’ansia occupa un margine di giornata più o meno totale, lo specialista proporrà una benzodiazepina ad emivita breve, media o lunga.


    In quanto alla sintomatologia ansiosa, la manifestazione è descritta in cinque pagine sul DSM edizione V e i soggetti ipocondriaci ne raggiungono l’apice. Resta inteso che devono essere escluse patologie organiche.


    Scusate questo mio lunghissimo post, ma ho ritenuto necessario aprire uno spiraglio che possa rappresentare una boccata d'ossigeno per persone che giornalmente hanno a che fare con l’ansia patologica, e le cui discussioni sul forum rappresentano una buona fetta dei confronti tra utenti.

    Ciao. Un bersaglio dell'ansia è la cardiofobia, in pratica la fobia che spinge la persona a manifestare una paura irrazionale e incontrollata di poter essere vittima improvvisa di infarto o, più in generale, di gravi patologie cardiache nonostante l’assenza di patologie organiche. A niente valgono gli accertamenti medico/strumentali, i quali nonostante rientrino nella norma, spingono sempre il soggetto a dubitare.

    Il monitoraggio del battito cardiaco innesca, infatti, un’alterazione del ritmo cardiaco stesso e tale alterazione non può far altro che indurre la persona a preoccuparsi ulteriormente, al punto tale da arrivare a sperimentare veri e propri attacchi di panico. I sintomi innescati dal panico vengono solitamente interpretati come banco di prova dell’arrivo imminente di un infarto e pertanto il cardiofobico -impaurito- finirà col recarsi al pronto soccorso, con la richiesta di una visita e di un intervento immediato.

    La psicoterapia breve strategica rappresenta un punto di partenza per una cura ma se la sintomatologia rappresenta un vero problema nel vivere quotidiano, si possono adottare vari interventi farmacologici (anche senza benzodiazepine), ma sempre sotto consiglio medico.

    In bocca al lupo e per qualsiasi dubbio sono sempre a disposizione. :)

    Ogni sofferenza, lutto o situazione simile mi ha portato ad allontanarmi e a chiudermi di più in me stessa. La terapia ha aiutato in passato e so già come procedere, quindi non sto cercando un aiuto concreto

    Ciao. Molto probabilmente sei un soggetto recidivo nei disturbi dell'umore che, non presentandosi a livelli esagerati, hai imparato a gestire (esperienza personale docet).

    Sembrerà strano, ma le recidive rappresentano una fetta abbastanza ampia di "ritorno al passato". Molte persone (come te) hanno imparato una gestione propria in quanto avvertono la sintomatologia tipica di una ricaduta.

    In bocca al lupo per un tuo ritorno alla luce :)

    Ciao. Ti riporto un mio vecchio thread di qualche anno fa, dove appunto parlavo di SAD (disturbo affettivo stagionale). Dagli una lettura.


    "Forse non tutti sanno che chi soffre di disturbi legati all'ansia ed alla depressione ha un nemico in più (guarda caso ci mancava), si chiama meteoropatia. Certamente non tutti saranno d'accordo, ma l'esperienza personale mi ha spinto ad aprire questo 3d. Fin dall'antichità era noto che i cambiamenti del clima e delle stagioni potessero in qualche modo influenzare negativamente lo stato di salute dell'individuo. E' intuibile che tutto ciò, proprio negli ultimi anni, si è diffuso in modo esponenziale, visto i sempre più grandi cambiamenti climatici, stagionali e termici quasi in ogni parte della terra, a svantaggio purtroppo dell'equilibrio sia mentale, che fisico di milioni di persone. Chi non si sente triste in una giornata piovosa, chi non è nervoso in una giornata ventosa, chi non ha qualche dolore che si acuisce in determinate giornate. Ci sono stati importanti studi sugli effetti del cambiamento repentino climatico ed il loro effetto sulla psiche e sul corpo dell'essere umano. Mi soffermo sull'aspetto neuropsicologico, chiamato maggiormente in causa tale fenomeno. I mutamenti di temperatura, pressione e/o tasso di umidità, sembrano stimolare anche la produzione di ACHT, un ormone prodotto dall'Ipofisi, causando i classici sintomi di ansia e problemi psicosomatici. Tale ormone regola la secrezione di un'altra sostanza ormonale, ovvero il Cortisolo, definito appunto l' "ormone dello stress". Ricordiamo che il cortisolo reprime inoltre i livelli di endorfine, con il conseguente aumento di sensibilità al dolore, e quelli di Adrenalina e Noradrenalina (altri due importanti Neurotrasmettitori), rendendo la persona meno capace di rispondere prontamente ed efficacemente ad eventuali stress psicofisici. Ora passiamo all’argomento che a noi ansiosi ed ipocondriaci potremmo definire di interesse...cosa può provocare la meteropatia...
    Cominciamo dal dire che ci sono meteoropatie principali e secondarie, le principali appartengono ai sintomi psichici, mentre le secondarie sono rappresentate dalla riacutizzazione di certi sintomi di problematiche già esistenti nella persona (solitamente infiammatorie o degenerative), non scordiamoci che una terza è rappresentata dal SAD (disturbo affettivo stagionale) molto presente nei paesi Nordici in quanto la poca luce non produce abbastanza melatonina.

    I sintomi, solitamente si avvertono 24/48 ore prima dell’arrivo di una perturbazione climatica, le persone particolarmente sensibili ed instabili a livello neurale possono esperire svariati sintomi che sommati tra loro costituiscono il disturbo meteoropatico e che investono e coinvolgono il soggetto a livello psicosomatico. Essi sono: ipertensione, aumento di depressione, mal di testa, desiderio di rimanere in casa, aumento del dolore ai muscoli ed alle articolazioni, difficoltà a respirare e pesantezza di stomaco.

    Possono presentarsi anche disturbi dell’umore, irritabilità e problemi a livello cardiovascolare come palpitazioni o dolori allo sterno. Questi sintomi tendenzialmente permangono per qualche giorno, per andare diminuendo man mano che il tempo si stabilizza o cambia nuovamente, ma non necessariamente scompaiono del tutto finché permane il disagio psichico (settimane o mesi)."


    Un saluto.

    Ciao, tranquillo non fa nulla, l’importante è che hai risposto e ti ringrazio d’averlo fatto.

    Io a settembre mi sottoporrò alla stimolazione vagale, perché i miei disturbi sono andati troppo oltre.

    Rettifico la domanda rendendola più specifica: hai letto, o anche solo sentito, testimonianze dirette o indirette di persone che hanno fatto la stimolazione vagale per curare i disturbi d’ansia grave? Sia quella invasiva con il pacemaker vagale, che quella non invasiva con la stimolazione elettrica cutanea? Grazie in anticipo della risposta.


    Con affetto, Valerio.

    Ciao. Certamente, se i tuoi disturbi vanno oltre la terapia farmacologica, hai anche delle comorbidità che ne amplificano l'effetto, e considerando il parere di un medico specialista, potrebbe diventare necessario un intervento.

    Ho letto molto sulla stimolazione vagale, specialmente su siti esterni, e ho anche parlato con psichiatri in quanto faccio parte di un gruppo di aiuto nella mia città. Quello su cui i medici si sono soffermati è che la cura della stimolazione vagale viene eseguita principalmente per le sincopi, le extrasistole dovute a un'iperproduzione di cortisolo, l'epilessia e i forti dolori antalgici, e in misura minore per ansia e depressione.

    La stimolazione elettrica cutanea è sicuramente la più utilizzata per ansia e depressione.

    Per una corretta comprensione da parte degli utenti, questa metodologia viene impiegata quando altre terapie hanno fallito e in considerazione della gravità delle singole patologie (depressioni catatoniche, agitate, farmaci ADP resistenti, ecc.), quindi in un target ben specificato.

    In bocca al lupo e tienici aggiornati :thumbup: ;)

    Solo per precisare, una domanda: cosa ne pensi della stimolazione vagale come intervento neurochirurgico per la cura dell'ansia grave? Dove tutto ha fallito, la neurochirurgia può aiutare? Se sì, come? Grazie in anticipo.

    Ciao e scusa il ritardo nella risposta. Sempre da esperienza "di lettura", come precisi anche tu, l'intervento di "stimolazione vagale" viene riservato a casi gravi dove concorrono altre patologie più severe e con meno frequenza per quelle psichiatriche.

    Piuttosto si potrebbe ovviare con delle tecniche che troverai facilmente su YouTube, o affidandosi ad una palestra, un fisiatra etc. Il tutto sta nella respirazione diaframmatica.