ma no! Galimberti ha una solida cultura classica, e se esplora i deliri e le mancanze di senso li fa sempre a testa alta e con gli occhi lucidi.
Prima di scomodare i massimi sistemi (solo per praticità, dico - io in mezzo ai dilemmi esistenziali ci vivo dentro) è opportuno valutare lo stato di salute (molti disturbi fisici - oltre al malfunzionamento del cervello - implicano cali di umore ed energia) e situazioni di vissuto contemporaneo.
mi spiego: mettiamo un attimo da parte la psicanalisi coi suoi tempi biblici, e concentrati sul tuo stato d'animo durante la giornata.
Ti accorgi che ha delle variazioni? quando cambia? con chi cambia? cosa stai facendo? cosa NON stai dicendo?
te lo dico perché io mi sono accorto dii sottili e subliminali offese e/o prevaricazioni di persone che facevano parte del mio quotidiano, ad esempio.
Poi uno è triste e non sa perchè...

Un primo breve pensiero...
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Uno spunto interessante il tuo....
Comunque il velo che Galimberti squarcia davanti alla verità (o almeno la percepisco tale) mi carica di un'angoscia tremenda,
Detta in due parole: quando un cristiano/occidentale si accorge che il mondo è greco subisce un contraccolpo niente male.
E' vero che Galimberti mantiene alta la testa ma ciò che dice è un aratro nelle nostre (mie) credenze.
Almeno così per me è stato.
Conan -
ma perché angoscia, conan?
perché per il mondo greco l'aldilà è solo una landa desolata?
ma pensiamo all'aldiqua, e vedrai cosa ogni cultura ha potuto aggiungere per una maggiore dignità degli uomini, per una migliore comprensione di ciò che ci accade, e per una maggiore compassione per ogni cosa che esiste.
queste sono le cose per cui vale la pena di vivere, e il cammino, per quanto molto lento e con qualche ricaduta, è sempre nella stessa direzione.
la visione cristiana ha dato il suo contributo, anche se ampiamente bilanciato da pesantissime ombre, come d'altra parte ogni potere che di affermi su questa terra, ma non è La Soluzione Definitiva (oddio che robe brutte evocano queste due parole... appunto ciò che non è desiderabile!)
ovviamente parlo da non credente, e spero che mi perdonerai.
non dobbiamo trovare il Senso Assoluto, secondo me, ma credere fino in fondo che le poche briciole lasciate con il nostro agire e pensare possano avere un significato, seppur minimo, nel cammino verso la direzione che dicevo.
Non è un po'meno terribile così? -
Ciao Conan,
anche io soffro di depressione e ironicamente mi sono ritrovata a studiarla per motivi di lavoro.
Una cosa che secondo me viene dimenticata di questo problema è che, alla fine, si tratta di una malattia. Come le tutte le malattie, le cause possono essere varie e non è detto che si cada in depressione solo quando ci sono stati degli eventi tristi a livello familiare, personale o di salute.
Si può cadere in depressione in seguito ad un evento triste, ma anche quando si è all'apice della propria vita con un lavoro soddisfacente, un partner stupendo, una salute di ferro e una buona disponibilità economica...
La depressione è un disturbo molto complesso legato a diversi fattori (anche genetici). Ad esempio, se escludiamo eventi traumatici, potrebbe essere anche collegata a degli schemi di comportamento che abbiamo appreso da piccoli dai nostri genitori che hanno portato a scatenare questo problema.
Perchè quindi sentirsi in colpa se alla fine sei caduto in depressione? Quando sei nato sei stato tu a scegliere il tuo corpo e la tua genetica?
I farmaci, purtroppo, non sempre hanno un effetto curativo ma (come hai notato anche tu) rappresentano un aiuto per sentirsi meglio, alleviare i sintomi e cercare di capire dove sta il problema attraverso la psicoterapia.
Esistono molte psicoterapie per trattare i problemi di depressione, quindi anche se non hai avuto una buona esperienza con uno psicoterapeuta non è detto che derivi dal fatto che la psicoterapia non funziona bene. Inoltre, per avere successo, una psicoterapia richiede anche piena collaborazione da parte del paziente (quindi partire con l'idea che potrebbe non funzionare non è un buon inizio).
Personalmente io ho iniziato con la terapia cognitivo comportamentale: è la più diffusa ma su di me non ha funzionato per niente
Poi ho provato la terapia di gruppo: sono scappata alla prima sessione perchè soffro anche di fobia sociale...
Ora sto provando con la schema therapy e pare che stia andando decisamente meglio.
Ovviamene tutte queste terapie non ho deciso di provarle da sola, ma sono in cura presso un centro dove si stanno occupando di me -
Cos'è lo schema therapy?
Hai mai provato la psicoanalisi classica?
Conan -
Cos'è lo schema therapy?
Hai mai provato la psicoanalisi classica?
Conanda quello che ho capito è un tipo di terapia che si focalizza nel trovare eventuali schemi di comportamento tossici che una persona ha appreso durante i primi anni della sua vita.
Una volta individuati questi schemi tossici, si cerca di sostituirli con schemi salutari.
La terapista mi ha spiegato che viene usata quando si hanno depressioni che durano da molti anni e quando si soffre di alcuni disturbi di personalità.
È una di quelle terapie dove bisogna scavare a fondo nel proprio passato, onestamente mi sembra l'opposto della terapia cognitivo comportamentale che si basa molto solo sulla situazione presente.
Non ho avuto modo di provare la psicoanalisi classica perchè ho ricevuto una diagnosi seria del mio problema soltanto pochi mesi fa in un centro specialistico che si trova ad Amsterdam (io vivo in Olanda).
La psicologa che mi sta seguendo ha ritenuto opportuno provare in primis con la schema therapy, ma non esclude che potrei avere bisogno anche di qualche tecnica diversa in futuro.
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