Vs. parere su ...famiglia di ferventi cattolici...

  • Sono anticipatamente grata a chi avrà la pazienza di leggere e magari dare una chiave di lettura diversa dalla mia, sui fatti che esporrò e che nella mia lettura sono risultati piuttosto devastanti, avendo posto in discussione le stesse fondamenta di valori in cui ho creduto per tutta la vita.

    Mio padre era l'ultimo di cinque fratelli, con genitori molto credenti e madre attivista cattolica.
    Tutti i fratelli e sorelle (miei zii) erano molto legati tra loro, tutti uniti dalla indiscussa venerazione della loro famiglia d'origine, e di madre e padre (miei nonni) in primis, che per tutta la vita ho sempre sentito ricordare come esempi luminosi dai loro figli.

    Questi fratelli vivono in diverse Regioni italiane, e dunque non è possibile una frequentazione assidua, ma “la famiglia” c'è e si vede in qualunque momento importante : dai matrimoni dei rispettivi figli alle vicende di salute di uno qualunque dei fratelli, ecco tutti gli altri mobilitarsi per essere affettuosamente e fattivamente presenti.

    Particolarmente assiduo, poi, era il rapporto tra mio padre ed il proprio fratello che chiameremo A. Mia madre e sua moglie andavano molto d'accordo, io e mio fratello siamo pressochè coetanei dei loro figli (nostri cugini), e pertanto ricordo centinaia di fine settimana passati piacevolmente insieme dalle due famiglie, in varie località italiane, almeno fino alla nostra adolescenza. Poi è cominciata l'età in cui i figli non seguono i genitori nei fine settimana, ma il legame tra questi fratelli capofamiglia non è mai mutato, né mai ha subìto screzi di alcun genere.

    Dodici anni fa muore mio padre Tutte le sue sorelle erano già decedute, mentre questo “zio A” si precipita qui da noi insieme al figlio, così come fanno altre mie cugine, per dare l'estremo saluto a mio padre. Vengono ovviamente accolti con altrettanto affetto e gratitudine da parte della mia famiglia, sono nostri più che graditi ospiti in quella triste giornata, e solo lo “zio A” cerca di far desistere mia madre dall'intento di disporre la cremazione (cosa che non esisteva, visto che questa era precisa volontà di mio padre) e poi esercita una garbata ma insistente pressione su mia madre per convincerla che...in ogni caso fosse opportuno tumulare la salma o l'urna cineraria...presso la tomba di famiglia che si trova a 400 km da dove vive la mia famiglia. La garbata richiesta risulta vagamente sclerotica, atteso che...moglie e figli di mio padre...vivono qui e non lì, ma ancora più sclerotica risulta la motivazione che lo “zio A” caldeggia a supporto, e che è “questo è quello che avrebbe voluto Mamma, e acquistammo tutti insieme la tomba di famiglia proprio per questo”...
    Mio padre...non solo aveva mille volte detto che avrebbe voluto essere cremato, ma aveva anche detto (più o meno cercando di buttarla in sorriso) in quale punto di casa sua avrebbe voluto che fosse conservata l'urna. Pertanto: questo fu spiegato allo zio A e questo fu fatto.

    Da quel momento in poi continuano tutti i rapporti (prevalentemente telefonici, ma sempre affettuosi) con tutti gli altri cugini, mentre...nessuna voce giunge più da questo zio A, né da suo figlio.
    Già al primo Natale successivo...mia madre è molto perplessa di non aver ricevuto dal cognato neanche una telefonata per la serie “come va? Auguri!” … Me lo dice, si pone il dubbio che lo zio A non sia rimasto “offeso” dalle scelte da noi praticate per la cremazione e conservazione dell'urna, e sono io che minimizzo (forse troppo ingenuamente) il tutto, dicendo che lo zio A è uomo troppo colto e intelligente per fare davvero questioni (spiantate, peraltro) in tal senso, e che la ripulsa dei formalismi canonici è “di razza” (la vivo io, la viveva mio padre) e non c'è proprio da meravigliarsi se non si compone un numero di telefono solo per dire “auguri, auguri!” . Poichè la famiglia tutta è comunque molto ossequiente delle “buone maniere sostanziali”, tranquillizzo mia madre circa il fatto che ...tra lei neo-vedova e il fratello maggiore di mio padre...non è certo lei a dover comporre il numero del cognato per il fatidico “come va? Auguri!”.
    Mia madre conviene con me e si tranquillizza. E poi passano dodici anni in cui le altre mie cugine (che sono poi coetanee di mia madre) continuano a chiamarla affettuosamente, mentre dallo zio A e da suo figlio non giunge più alcun segno di relazione.
    E' proprio una delle altre mie cugine che, al principio del 2017, chiama mia madre per dirle che zio A è morto. Nessuna notizia ci giunge dal figlio di zio A. Mia madre si pone il problema di farci comunque presenti in questo lutto.
    Sono sincera con mia madre, come lo sono qui, e ...confesso che la situazione è piuttosto imbarazzante, anche perchè il mio cugino che è figlio di zio A, benchè sia professionista ultra-patinato nella città di provincia in cui vive, l'ho sempre considerato un uomo ultra-provinciale, di un perbenismo bacchettone da paura, e che...nulla mai sarebbe stato nella vita se non avesse avuto la regìa...proprio di suo padre e mi zio A... Avete presenti quelli il cui destino è stato costruito dalle capacità e relazioni dei padri, e che hanno solo saputo “blindarsi” con robe tipo Rotary e familiarità col Vescovado? Ecco...questo fragile mio cugino è proprio così (e sua moglie “pia donna”, molto rampante e molto beghina, è anche peggio).
    Io, limite mio, parlo tanto e anche troppo, ma...posso assicurare che la sola idea di relazionarmi con questo tipo umano...mi azzera sinapsi e favella...
    Confesso che mi sentivo un po' persa, perchè era sacrosanto il nostro dire “ci siamo e soffriamo con voi della perdita”, ma non ritenevo di avere l'alfabeto (ancor più dopo dodici anni di silenzio) con questo cugino che...è così diverso da me da non saper io cosa dirgli. Mi sarebbero mancate le parole, per parlare a uno come lui, anche se avessimo dovuto ciarlare di facezie, e provavo l'horror vacui all'idea di doverci parlare in una circostanza come questa, che già prevede in natura ovvi vuoti dialogici, anche tra oratori provetti...
    Ancora una volta tranquillizzo mia madre: ok, ci penso io, stai tranquilla, però devo riflettere un attimo sul “come” pensarci.
    Dall'Albo Professionale online di sua appartenenza ricavo il suo indirizzo mail, e ...gli scrivo.
    Quel che gli ho scritto era comunque molto sentito da parte mia (e a nome anche di mia madre e mio fratello) : infatti...dopo avergli detto che ho saputo della perdita del grande A dalla nostra cugina X...mi rifaccio esclusivamente alla “nostra” bella famiglia, ai nostri grandi nonni paterni, ai nostri trascorsi comuni infantili e adolescenziali, che i nostri padri vollero per se stessi e per noi, e al rammarico di essersi un po' persi per sole questioni di distanze logistiche.
    Senza alcuna presunzione, spero: era, il mio, un messaggio sincero, affettuoso, che evocava tutto il meglio di quello che ritenevo fosse il nostro patrimonio comune indiscutibile, e...era anche scritto in buona forma.
    Il cugino mi riscontra dopo circa un mese (!!!). E avrei preferito non ricevere alcun riscontro. Perchè (di qui il “caso” che sottopongo a chi nel Forum ha avuto la pazienza di leggere fin qui) ...la sua risposta – secondo me – svela un mondo talmente minimo e tristo che...ho paura di esserne parente. Mi spiego.

    Lui si dichiara commosso e grato del mio messaggio.
    Entra nel merito e (come da atavica tradizione famigliare che tutti abbiamo vissuto) torna come suo padre e tutti i nostri zii a rievocare con confermati orgoglio e riconoscenza i grandi valori dei nostri nonni, fedelmente coltivati dai nostri padri.
    Si duole delle distanze logistiche che non ci hanno permesso di coltivare una maggiore intensità di frequentazione fra noi.
    Poi...scrive due capitoli in successione che...non ho parole... E cioè :

    Capitolo 1: mi chiede “come stanno zia e tuo fratello?...........Non ho dubbi che tu sia IL loro unico riferimento.” Il maiuscolo dello “IL riferimento” è testuale suo, mentre...mia madre (esattamente come questo cugino) è una donna che ha indubbiamente le sue fragilità e che...senza mio padre...preferisco non pensarci; mentre mio fratello ha sicura personalità di dignità psichiatrica e comunque è di fatto inabile al lavoro.

    Capitolo 2 : apre la stura di totalmente inattese “confessioni” molto personali e mi scrive a cuore aperto che....molte cose sono cambiate anche per lui...tre figli tutti bocconiani sono tre problemi giganteschi, uno più dell'altro. Una delle figlie, con tanto di Bocconi e stellati stage ultracontinentali, risulta solo ragazza madre di figlio brasileiro che il padre naturale non riconoscerà mai, e che quindi è tornata a casa con bellissima bimba che porta il nostro cognome, mentre la mamma (mia nipote) si dovrà vedere se riuscirà a passare il normalissimo esame di abilitazione per poter almeno ereditare lo studio professionale paterno in provincia, mentre gli altri due figli sono già ingiro per il mondo, alla rincorsa degli obiettivi bocconiani...

    Insiste sul “tutto è cambiato” (in peggio, ovviamente) e nel frattempo mi dice che anche la secondogenita si è sposata un paio di anni fa, e ora è in altro continente col marito non italiano. Però mi dice che questo matrimonio è stato molto tradizionalmente festeggiato con amici e parenti, in Italia.

    Qui , sinceramente, scatta il mio gelo e scatta anche la ri-meditazione sui dodici anni precedenti.
    Di questo matrimonio formale all'italiana ...noi apprendiamo da questo suo “crollo”. Non abbiamo saputo nulla, eppure...la mia famiglia fu ovviamente presente al matrimonio di questo cugino, mentre ...suo padre e zio A fu addirittura il MIO testimone di nozze, e l'altro cugino e figlio di zio A (purtroppo deceduto a 28 anni) fu addirittura quello che guidò l'auto della sposa (io) al mio matrimonio...

    A questa mail di riscontro del cugino...io non ho mai più risposto NULLA.

    Sono rimasta stravolta.

    Non posso tacere (e spero con tutto il cuore di essere smentita) che “a pelle”...un riscontro così composto mi sia suonato come “sveglia chiara , anche per non udenti” del fatto che...in un catto-perbenismo-ultraprovinciale...la mia famiglia sia stata IGNORATA per dodici anni...non tanto per le c∙∙∙∙∙e senza senso e senza storia relative alla sepoltura di mio padre, quanto piuttosto per la nitida percezione del fatto che in casa mia potessero esserci problemi di cui la famiglia di zio A fosse perfettamente consapevole, ed altrettanto determinata (in ovvio “nome di Dio e Carità Cristiana” e con tanto di ginocchia gonfie dall'abuso di inginocchiatoi) a FREGARSENE E TENERSENE A DEBITA DISTANZA DI SICUREZZA.

    La cosa mi fa un profondo schifo, se la prendo così.
    Il problema è che non riesco più a poterla vedere in nessun altro modo.

    Questo è il senso del mio “help” : c'è qualcuno che riesce a motivatamente leggere questa cosa in modo diverso dal mio?

    Grazie comunque.

    Tutti pensano a cambiare il mondo, ma nessuno pensa a cambiare se stesso. (L. Tolstoj)

  • in quei dodici anni, non era meglio alzare il telefono una volta almeno e chiedere "ma per quale motivo non ti fai più vivo? ti sei forse offeso per la questione della sepoltura di tuo fratello?" ?

    namasté

    Love all, trust a few, do wrong to none

  • Ciao Gloria,
    ma esattamente cosa ti fa pensare che questi parenti si siano tenuti alla larga per non avere a che fare con i vostri problemi? Nel tuo lungo post non ho trovato nessi tra le due cose.
    Io credo che semplicemente vivendo a distanza siano stati inglobati, per così dire, dalle proprie vicende esistenziali. Capita nelle migliori famiglie.

  • Carissima, putroppo credo che queste cose capitino in tutte le famiglie e chi ne fa le spese è chi è più sensibile e sinceramente attento agli affetti (tu in questo caso). Sovente nelle grandi famiglie c'è una personalità speciale che tiene uniti tutti. Percepisco che nel vostro caso fosse tuo padre. Quando questa personalità speciale viene a mancare i rimamenti rapporti tendono a sfaldarsi.

    I ricordi sono sempre bagnati di lacrime

  • Intanto Vi ringrazio tantissimo (ho scritto una roba così lunga che pensavo inaffrontabile per chiunque) :friends:






    in quei dodici anni, non era meglio alzare il telefono una volta almeno e chiedere "ma per quale motivo non ti fai più vivo? ti sei forse offeso per la questione della sepoltura di tuo fratello?" ?

    Avevo accennato a questo, e mia madre era quasi tentata di farlo. Fui io ad escludere che potesse essersi risentito per questo (almeno potendo rifletterne poi, nel lungo periodo) e fui sempre io a sconsigliare mia madre dal farlo, perché tuttora penso che tra la vedova e il cognato più anziano, sia "in dovere" (se sentito, ovvio) del cognato più anziano il portare una parola di conforto alla vedova rimasta (anche) con un figlio problematico, piuttosto che essere la vedova ad omaggiare l'austero e più anziano cognato... E se quel "dovere etico" non risulta sentito...continuo a pensare che sia meglio prenderne atto, sic et simpliciter, sinceramente.



    Ciao Gloria,
    ma esattamente cosa ti fa pensare che questi parenti si siano tenuti alla larga per non avere a che fare con i vostri problemi?




    Non lo avevo mai pensato in dodici anni, ma proprio mai, credimi!

    Me lo ha fatto pensare quel chiedermi "come stanno zia e tuo fratello?" Aggiungendo un incredibile "Sono certo che tu sia IL loro riferimento". Cerco di spiegarmi.

    Mio padre non era tipo da piangere sulla spalla di nessuno. I problemi che ha avuto nella vita se li è sempre risolto da solo, e li ha pure sempre minimizzati agli occhi dei famigliari (tutti) , per non ansiarli in nessun modo. Ne deriva che...la fragilità caratteriale di mia madre, ma anche e soprattutto i tanti problemi che ha dato (e dà) mio fratello, ti posso stra-garantire Ipposam, non sono MAI stati oggetto di "pianto sulla spalla" di mio padre verso il proprio fratello. Questo carattere di mio padre...facilitava di molto la vita, a tutti fuorché a lui, e nel contempo era una garanzia assoluta per tutti, perché...finchè c'era mio padre...era proprio scontato che nessuno mai sarebbe stato importunato da ciò che lui era perfettamente capace di metabolizzare e (nei limiti dell'umano possibile) risolvere DA SOLO.

    Come dire che per loro (zio A e cugino), certamente mio padre (e di conseguenza la nostra famiglia) non poteva rappresentare alcun problema, fino a quando mio padre era in vita.

    Poi, come detto, loro vengono per il funerale e stanno una giornata con noi. Mia madre era momentaneamente smarrita e terrificata in quei giorni, e onestamente...si percepiva. Mio fratello era narcisisticamente evanescente come sempre. Mi spezza il cuore ricordarlo, ma...visse quel giorno di inedita presenza di parenti che vivono a centinaia di km...come un bambinesco quanto spiantato trionfo personale...come dire? non lo so neanche io...Ma insomma: le altre cugine sono molto più grandi noi, e maternamente gli danno chiacchiera per capire come mai a 40 anni passati non faccia un tubo né pensi di farlo, e lui...filosofeggia (e manipola) alla grandissima, tanto che la più estroversa delle cugine mi fa, accommiatandosi da me "ma che tenero che è, ma è intelligentissimo e sensibilissimo, ma perché non lo aiuti tu che puoi?" .

    Ora, cara Ipposam, a parte questo aspetto tragicomico che già è noto su questo Forum, in quel settembre del 2005 poteva (quindi sarebbe dovuto) essermi chiaro che ...in realtà tutti sapevano di qualche problema, ma che nessuno mai (e come era giusto che fosse) fosse stato chiamato "in aiuto", né da mio padre, né men che mai da nessuno di noi.

    Le altre cugine (figlie di sorelle di mio padre) ...gestirono la cosa con la tranquillità e signorilità che ho detto. E cioè un caloroso ascolto di mio fratello, poi un'altrettanto calorosa esortazione a me di "aiutarlo perché posso", e poi ancora e in dodici anni ...sono sempre state le affettuose cugine che conoscevo da sempre. Ripeto: sono più coetanee di mia madre che mie, e sono sempre rimaste in affettuoso contatto con mia madre. Una di loro è stata anche mitica: sapeva che mio padre aveva un bambino "adottato a distanza" e ...invece di inviare fiori...chiese a mia mamma di poter ereditare quell'adozione a distanza che era di mio padre, come poi fece...

    MA...(secondo me) quella giornata di settembre 2005 fece anche recepire (scoprire?) "in presa diretta" a zio A e a suo figlio, che ...qui esistesse una realtà difficile da gestire, rispetto alla quale ...in quell'ottica iper-provinciale di rampantismo rotariano e vescovile........sarebbe stato cautelativo PRENDERE DISTANZE DI SICUREZZA.

    La frase che io trovo dirimente è quel "Sono certo che tu sia IL loro riferimento". Perché questa frase non deriva e non può derivare né da confidenze pregresse di mio padre, né può derivare da confidenze mie di ogni tempo. Questa frase è PALESEMENTE frutto di LORO valutazioni che possono essere scaturite soltanto dalla presa diretta del giorno del funerale.

    Ed è per questo che provo RIBREZZO verso chi, con le ginocchia gonfie da abuso di inginocchiatoio, per dodici anni si è tenuto in disparte per evitare di compromettere in qualunque modo la vita aurea che aveva sognato e che - sono proprio sincera come mi viene - se non gli è riuscita...manco mi fa pena per niente. :friends:




    Carissima, putroppo credo che queste cose capitino in tutte le famiglie e chi ne fa le spese è chi è più sensibile e sinceramente attento agli affetti (tu in questo caso). Sovente nelle grandi famiglie c'è una personalità speciale che tiene uniti tutti. Percepisco che nel vostro caso fosse tuo padre. Quando questa personalità speciale viene a mancare i rimamenti rapporti tendono a sfaldarsi.
    Carissimissimo Fran...la tua spiegazione mi è più che gratificante (perché adoro Papino mio), e mi DEVO impegnare per non abbracciarla all'istante come DIRIMENTE E RISOLUTIVA. :beer:

    Mi hai dato una chiave di lettura a cui non avevo mai pensato e che E' altamente possibile. :hail: GRAZIE DI CUORE :hail:

    Sì, mio padre è stato una persona speciale che si è sempre impegnata in proprio per tenere tutti uniti in armonia, partendo sempre dal principio che le gioie si condividono e che i problemi si risolvono da soli.

    Non so se questo possa esaurire la spiegazione di questa vicenda di saga famigliare, ma ti confermo che sei andato comunque diritto al cuore del cuore di tutto. E io non ci avevo pensato. GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE :love:

    Tutti pensano a cambiare il mondo, ma nessuno pensa a cambiare se stesso. (L. Tolstoj)

  • Nota di servizio.. sono saltati tutti i quotes della mia risposta, e non so perché, comunque...i tre gentilissimi utenti che mi avevano risposto possono individuare a cosa abbia riposto io. :friends:

    Tutti pensano a cambiare il mondo, ma nessuno pensa a cambiare se stesso. (L. Tolstoj)

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