Trentenni a casa con i genitori

  • Rispiego per l'ultima volta, dopo quitto: non ti è stato chiesto di ripetere le tue considerazioni, ti è stato chiesto di postare i dati oggettivi per te "ovvi" ( sebbene su Google seguendo la ricerca da te consigliata non esce nulla di oggettivo, a parte la statistica sul 70% che conferma le mie opinioni) sui quali basi queste considerazioni. Cioè, se mi dici "secondo me Dio esiste, io ci credo", ti dico va bene, ma se mi dici:"dio esiste, ne ho le prove!", devi far vedere le prove.

    Citazione

    Cosa ci vuole al giorno d'oggi per stampare cliccando? Perchè è parecchio tempo che sono infognato nella melma dei micro.

    è una domanda troppo generica, bisogerebbe capire quante ore giornaliere dedichi alla session review, che roll hai, se, se hai mai giocato con un buon deal, ti ha mai seguito qualcuno etc etc...ma è troppo OT, sorry, se sei alle basi investirei in un coach (difficile ottenere staking senza referenze), comprerei hm, mi abbonerei a qualche video corso (meglio in inglese). I micro giocando abc li batti tranquillamente anche oggi, lo so perché ghosto ancora qualche stakato e giocando un buon abc c'è ancora edge vs omino medio, magari selectando bene orari giusti ed evitando reg decenti. Però sinceramente lascerei perdere. Mi scuso coi mod per l'OT, chiudo qui.

    Citazione

    Anche a me manca totalmente una base. Credo che almeno una relazione lunga, intensa e appagante con una donna che amavi l'hai avuta, no? Io se avessi avuto - che ne so - una storia di 4 anni con una ragazza bella per cui impazzivo, adesso avrei tutt'altra fiducia nell'approcciare ragazze, e soprattutto nella riuscita.

    Ho avuto flirt, storie brevi disastrate (piene di problemi) ma storie lunghe nessuna e ho più o meno la tua età credo. Però ho capito che è colpa mia e che sono sbagliato. I problemi che mi impediscono di avere una relazione stabile li ho individuati tutti ma non so risolverli.

    Citazione

    Appunto... mi piacerebbe sentire i tuoi racconti proprio perché per noi comuni mortali la tua vita è che ne so come quella di Jason Bourne, come un libro di Tom Clancy o Clive Cussler.

    Ma perché, ho una vita normalissima...pure quando viaggio non vado certo a caccia di coccodrilli, mi organizzo le condizioni più safe per non finire ammazzato/beccarmi dissenterie :-PP

  • Ho avuto flirt, storie brevi disastrate (piene di problemi) ma storie lunghe nessuna e ho più o meno la tua età credo. Però ho capito che è colpa mia e che sono sbagliato. I problemi che mi impediscono di avere una relazione stabile li ho individuati tutti ma non so risolverli.

    Quali pensi che siano? Poi chiudiamo con l'OT.

  • sebbene su Google seguendo la ricerca da te consigliata non esce nulla di oggettivo, a parte la statistica sul 70% che conferma le mie opinioni

    Ma dove la vedi la conferma alle tue opinioni. Si parla di persone che tornano a causa di problemi economici, non per volontà. Si presume siano addirittura usciti di casa con più difficoltà rispetto al passato.

    Ci sono articoli di psicologi che addirittura curano i disturbi dati dal dove essere tornati e dal non accettarlo.

    Ci sono articoli che parlano del problema che questa condizione di mancata emancipazione crea.

    C'è di tutto tranne che un discorso serio per cui si debba restare a casa perché è più evolutivo.


    Posso capire le personali inclinazioni. E su quelle anche io potrei essere uno che preferisce non andarsene da casa per evitare di "bruciare" soldi, specie in un epoca in cui mancano. Però la faccenda NON è solo economica e non si può risolvere con la calcolatrice.

    L'essere umano impara per esperienza. Se certe esperienze di indipendenza non le fai fino a che sei in tempo: poi ti trovi in difficoltà.
    Da qui poi parte tutto il discorso che va a diramarsi, toccando anche (anche) la questione economica.

    Questa però, la questione economica, è vista come un impedimento all'ovvio: all'andarsene di casa.
    Il ragionamento è all'inverso di come lo farebbe una calcolatrice.

    Omnis mendaciumo. Bis vincit qui se vincit in victoria. Re sit iniuria.

  • Mi scuso perchè non ho letto tutti gli interventi, vorrei comunque esprimere il mio parere. Io credo che non si possa definirsi adulti finché non si esce dalla casa dei genitori. Anni fa ero responsabile di un gruppo di lavoro formato da diversi colleghi più o meno coetanei e giovani, sulla trentina. Alcuni erano single, altri fidanzati, alcuni sposati e alcuni con figli. Uno viveva con i genitori, era un bel ragazzo, piuttosto abbiente, abituato a una vita di lusso. Ogni tanto si lamentava perché guadagnava poco e mi chiedeva un aumento, adducendo come motivazione che non poteva permettersi di andare a vivere da solo con quello stipendio. Il tutto suonava ridicolo, perché indossava abiti firmati, andava e veniva da viaggi in capo al mondo, si muoveva in p∙∙∙∙e. Lui però era davvero convinto di quello che diceva, non si rendeva conto che i suoi colleghi arrivavano in autobus, qualcuno per economia si portava il pranzo da casa, e comunque vivevano fuori casa da anni. Nella sua mente uno stipendio era adatto a lui se poteva permettersi il suo elevato tenore di vita, altrimenti era poco. In breve si inimicò tutti e dovette licenziarsi, ora lavora in un' azienda più piccola, guadagna meno di prima, vive ancora con i genitori. Ecco lui è un caso estremo, ma a mio parere rappresenta il ragionamento di molti: se non possono avere la vita che vogliono preferiscono rimanere a casa dei genitori o rimandare l'età adulta il più possibile.

  • Questo è un argomento davvero spinoso, e che secondo me non ha una vera e propria risposta generale ed univoca.
    Ci sono troppo fattori che spostano gli equilibri, e l'epoca incerta in cui viviamo non aiuta.
    Io posso solo portare la mia esperienza.
    Io voglio andarmene di casa più o meno da quando sono adolescente. Pianificai anche una fuga.
    Non a caso oggi capisco perché all'ultimo anno di liceo mi misi con un ragazzo molto più grande di me.. e dopo di lui guarda caso, con una persona che viveva a 350 km da me.
    Ho sempre fatto implicitamente ed inconsapevolmente di tutto pur di andarmene.
    Andai a vivere con il mio amore "lontano" e più tardi ci trasferimmo entrambi nelle mie zone.
    Purtroppo la storia non durò, ma non accettai di tornare dai miei.
    Per me era un pensiero intollerabile: piuttosto avrei preferito trovarmi un lavoro all"estero ed emigrare.
    Vivevo da sola con uno stipendio di circa 800 euro al mese. Non avevo la macchina, non uscivo quasi mai, non spendevo mai nulla se non per le cose indispensabili.
    Non mi sono mai pentita di questa scelta.
    Ho un fratello che ha 5 anni più di me. Vive ancora con i miei.
    Lavorando da quando ha 18 anni ha in banca l'equivalente per comprarsi un monolocale senza fare un mutuo, od al.massimo facendo un piccolo finanziamento.
    Non vive bene con i miei genitori: subisce passivamente le vessazioni di mia madre e mal sopporta il carattere di mio padre.
    Mia madre lo umilia di continuo, forse sperando di smuoverlo e cacciarlo via di casa.
    Ma, anche dopo molte discussioni con me e nostra sorella, che vive in mezzo ad un branco di vecchi e sta cercando di andarsene il prima possibile (è molto più giovane di noi), lui continua a dire che "non può", "che butterebbe solo via dei soldi per poi vivere da solo, senza nessuno..", oppure dicendo che poi si vivrebbe troppo distanti ed i nostri genitori diventerebbero un problema di difficile gestione, oppure "io son stato a casa da solo le due settimane in cui mamma e papà sono andati in vacanza, e non è che mi sembra tutta sta bellezza".
    E lo dice uno che, anche se a parole si dice soddisfatto della vita che fa, nei fatti non è mai riuscito a crearsi una relazione stabile, è ingrassato circa 30 kg, non si prende cura di se stesso e si comporta spesso più come un nonno che da fratello.

    Posso immaginare che se uno a casa ci vive bene, non abbia nessuno stimolo per uscire.
    Che per me sia una cosa incomprensibile..beh.. è normale.
    Chi sceglie di tenere il proprio stile di vita e rimanere in casa non può comprendere chi lotta per uscirne, a costo di grosse rinunce, e viceversa.
    Sono quelle situazioni in cui immedesimarsi nell'altra parte è quasi impossibile.

    L'uomo si differenzia dal resto della natura soprattutto per una viscida gelatina di menzogne che lo avvolge e lo protegge.

  • Citazione

    Ci sono articoli di psicologi che addirittura curano i disturbi dati dal dove essere tornati e dal non accettarlo.

    Ci sono articoli che parlano del problema che questa condizione di mancata emancipazione crea.

    C'è di tutto tranne che un discorso serio per cui si debba restare a casa perché è più evolutivo.

    Non sono dati statistici. Un dato statistico è che il 70% di chi esce di casa poi torna da mamma. Queste sono storie, racconti, testimonianze, che hanno lo stesso valore della mia (che ho già dichiarato come a casa dai miei stavo infinitamente meglio) o di un commerciante dal quale compero spesso, il quale a 57 anni, dopo un divorzio è tornato a casa con sua madre per non vivere solo, pur non avendo problemi economici di alcun tipo.
    E' chiaro che finché hai famiglia, moglie figli etc resti a farti la tua vita, ma se rimani solo a una certa età, dopo che hai già imparato come si fa l'uovo alla coque perché hai vissuto solo, con tua madre che probabilmente non è nemmeno più una roccia, ci sta tornare da lei.

    E l'evoluzione davanti alle scelte corrette o disastrose è qualcosa di puramente teorico. Chi lavora al call center e va a vivere a casa solo, con tutte le spese che è costretto ad affrontare e la mancanza di tempo per creare qualcosa di proprio (cucinare, badare casa etc son cose che ti rubano tempo per attività più remunerative), probabilmente per inerzia continuerà a lavorare nello squallido call center, fin quando un esaurimento nervoso non lo porterà di forza in quel 70% di cui parliamo.

    Quando stavo a casa con mammina alle faccine domestiche pensavano altri, non io, e grazie a questo tempo in più mi sono inventato un secondo lavoro che oggi forse mi frutta più del primo e mi consente di avere denaro: l'unico elemento che fa la differenza fra un uomo indipendente e un uomo che non lo è, a prescindere da dove viva. Un uomo povero in canna non sarà mai indipendente, anche se sa cucinare l'ovetto, per il semplice fatto che NON può saper fare tutto (quindi sei sempre dipendente da qualcuno/qualcosa). Un uomo che ha denaro invece potenzialmente può fare tutto. Questo fattore non può non essere considerato in un discorso del genere.

  • Intendo tutto ciò che può rendere la tua vita più semplice e comoda.
    Sembra brutto messa così, ma tutto il mondo usa il denaro a questo scopo: da quando vai a fare la spesa, dal dentista a quando fai la benzina non fai altro che assicurarti dei servizi che senza denaro sarebbero irraggiungibili (In pochi sanno provvedere alla propria alimentazione senza un supermercato, e in pochi quando hanno una carie sanno fare un'estrazione da soli). Chi ha ottime disponibilità, oltre a comprare l'auto invece di costruirsela, oltre a fare la benzina alla pompa invece di scavare in Qatar, paga perfino qualcuno che la guida invece di guidarla personalmente. Ma il principio è sempre quello, per questo il denaro è l'unico modo per essere indipendenti, a meno che non si sappia davvero far tutto, impossibile o a meno che (come diciamo) non si viva in famiglia dove tutti si aiutano per un benessere comune. Per dire, io saprei programmare ma non saprei stirare, paradossalmente questo non mi renderebbe indipendente, ma se posso permettermelo pago chi stira al mio posto.

    Una riflessione potrebbe quindi farci concludere che restiamo sempre dipendenti dal denaro e dal nostro lavoro. In effetti, che l'indipendenza sia una chimera non lo stiamo scoprendo ora, ma nella letteratura il tema è ampiamente approfondito

  • Condivido con profonda stima le parole di Aiden il venerabile.

    Peccato che stia facendo un evidente astrazione selettiva.

    Nel suo discorso sono presenti e citati solo i dati a favore della sua tesi, che sono solo una piccola parte dei dati totali.

    La domanda fondamentale sulle persone che torna a casa è: "Perché?"; e la domanda successiva è: "Quanti sono quelli che tornano perché si sentono soli".

    Le rispettive risposte sono: "motivi economici" e "una estrema minoranza".

    Detto questo, stima personale a parte (che pure io ho nei suoi confronti): il discorso non sta in piedi.

    Intendo tutto ciò che può rendere la tua vita più semplice e comoda.

    Già, ma guarda caso le persone più felici del mondo non fanno una vita ne' comoda, ne' semplice.

    Che i soldi non facciano la felicità ce lo testimonia quella (grande, in proporzione) parte di ricchi che nonostante i lussi fanno una pessima vita.

    Ragionare con estrema razionalità su un presupposto errato porta a fare errori precisissimi.

    Una riflessione potrebbe quindi farci concludere che restiamo sempre dipendenti dal denaro e dal nostro lavoro. In effetti, che l'indipendenza sia una chimera non lo stiamo scoprendo ora, ma nella letteratura il tema è ampiamente approfondito

    Se ragioniamo solo in termini di denaro Sì. Però la vita non è fatta solo di soldi e pare che un ora di libertà al giorno valga più di 10 ore comode, ma subordinate alle altrui ingerenze.

    Omnis mendaciumo. Bis vincit qui se vincit in victoria. Re sit iniuria.

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