Il suicidio...chi ci pensa, chi lo ha tentato, chi ha avuto casi in famiglia?

  • Il suicidio...come complesso! Io ormai da mesi vivo immaginandolo come unica risposta al mio futuro ...continuò a vedermi spiaccicata da un palazzo o morta buttata sotto una macchina. penso al domani e mi ripondo che per me non ci può essere. Mi sono anche data un tempo limite entrò il cui non potrò più rimandare e dovrò farlo. Ho già scritto le mie righe di spiegazione...il problema e' solo il senso di colpa nel far soffrire i pochi che amo.
    Pensavo al fatto che quando sarò morta diranno anche di me che nessuno se lo aspettava , o meglio che qualcuno sapeva ma no aveva capito che sarei arriavata a questo punto...che sembravo triste in un brutto momento ma che nessuno avrebbe pensato che una giovane ragazza potesse uccidersi così... chi è che direbbe a tutti che si vuole uccidere? io no. lo impedirebbero. È complicato per questo. Perché ti toglie il fiato all improvviso e quelli che restano ti piangono con l amarezza della consapevolezza che tu hai scelto di morire. Forse in preda alla disperazione...forse stanco, ma comunque l hai scelto.

  • Per me il pensiero della morte autoindotta è motivato soprattutto dal mio desiderio di uscire da questo mondo qua così come l'ho conosciuto, se fosse diverso e migliore (migliore secondo me e per me ovviamente) non desidererei mica di andare via, penserei che un buon posto (così come dico io) per me ci sia qua in questo mondo con buone probabilità.

    Per questo non riesco a pensare che il mio problema sia emotivo, può essere solo cognitivo per me, o mi sono sbagliato e questo posto come lo fantastico qualche volta, c'è davvero, oppure realmente non c'è soluzione che tenga, e perciò non mi serve la psicologia dei curatori di anime che vuol rendermi funzionale, d'essere funzionale non me ne frega un accidenti.
    O vivi mezzo stritolato funzionalmente negli spazi liberi della realtà che conosci e che riesci ad occupare, o non vivi proprio; e qualcuno perciò sceglie di non vivere in una certa realtà, come dargli torto se è la stessa realtà che conosco anche io? :S
    Io avrei qualcosa da proporgli di alternativo e che gli vada bene?
    Come potrei suggerire che è meglio continuare a vivere se io stesso non possiedo una risposta adeguata?


    Se la realtà è questa, quella che osservo, e non c'è modo di vivere se non adattarsi forzatamente a certi tipi di relazioni, si ha a che fare con un problema irrisolvibile, il male di vivere per me da queste forzature qua deriva e non lo si toglie più, a meno che qualcuno non trovi un modo di vivere non così faticoso e me lo proponga, ma in giro io non vedo persone che c'hanno 'ste soluzioni qua, c'hanno sempre e solo da proporre "le solite fregature", i "bisogna faticare" alle quali poteva pensarci chiunque, e cosa risolvono questi pensieri qua?

    Nulla.

    Il male di vivere resta, e ci sono solo discorsi "curativi" volti a cercare di convincerti di sopportarlo con una pacca sulla spalla, mai qualcuno che suggerisse, portasse avanti o c'avesse in mente davvero sistemi per toglierlo in qualche modo questo male qua.

    Esistono domande di cura rispetto alle quali tutti questi presunti curatori di anime non possiedono alcuna risposta migliore di chi l'anima ce l'ha già in frantumi e sofferente.

    Il suicidio è una risposta sbagliata? O è una risposta sbagliata il non suicidio?
    Qualcuno in tutta coscienza può stabilire questo in modo assoluto, quando ci si trova di fronte a qualcosa di irrimediabile?

  • Ci ho provato una volta. Che stupida.

    Negli anni ho capito, che la mia anima e la mia coscienza si sarebbero macchiate di omicidio, verso i miei. Come si può ucciderli in questo modo ?

    Purtroppo sono un po' di mesi che ci ripenso di nuovo, e alcune sere ci ho pensato al punto tale da metterlo in pratica, in estate e anche ieri.
    Se i sonniferi non avessero bisogno di ricetta, ad averli a portata di mano lo avrei fatto ieri, sì. E ho paura che io ci riprovi, in un altro momento.

    Non so nemmeno perché arrivo a pensarci, sono combattuta perché da un lato, e spesso prevale, penso che io VOGLIO vivere.
    D'altra parte vivo una vita indegna di essere vissuta e a volte mi abbatto tanto da pensarci così seriamente. Non ho amici, tutte le comitive che ho per un motivo o per un'altro mi hanno abbandonato, il mio ragazzo mi lasciò per u'altra, il mio migliore amico mi sta sotituendo con altre amicizie più 'dotatee' di me, abbiamo litigato due volte, per miei momenti di debolezza e ora mi sta isolando, le mie amiche sono fidanzate e straimpegnatissime e tutti gli amici in comune fanno la corte loro perché io sono un c∙∙∙o e loro il contrario, ho una situazione difficile a casa e mi stressa senza pietà, e ciliegina sulla torta che detta la cornice alla mia situazione depressa, sogno da una vita un lavoro in cui non sono riuscita a sfondare, perché senza la spinta necessaria. Inoltre non nego che inizio a sentirmi sola e che il mio non poter desiderare chi vorrei, mi porta a non desiderare affatto, e questo mi sta togliendo ogni respiro.

    Ma come si fa a vivere senza amore? Non parlo solo di amore con un compagno, ma di Amore.
    Prestatemi una vita di ricambio.

    Ci sono cose che di sciocco hanno solo l'apparenza.

  • Ho visto come reagisce la gente nei confronti di chi si è suicidato.
    Io non vorrei mai essere disprezzata in quel modo, dopo morta. Preferirei una morte indotta da qualcos'altro, malattia, incidente.
    Sono vigliacca e ho paura del dolore. Mi chiedo se faccia più male ficcarsi un coltello o continuare a vivere la vita, seppur difficile. Magari arriverà la felicità, o forse no.
    Ma perchè togliere quest'occasione?
    Si tratta di aspettare, magari la vita ci darà qualcosa di bello.
    Non lo so ... so solo che dei motivi mi hanno frenato sempre e spero continuino a farlo.

  • Scusatemi ragazzi ma io non ritengo "sano" aprire e scrivere un topic sul suicido.
    Il suicido è l'ultimo stadio di un malessere profondo.
    Bisogna vincerli questi pensieri.
    Evitiamo di"beatificarli".

  • Mi dispiace forse anch i miei commenti non hanno aiutato...non credo sia la soluzione...sono dei momento di disperazione in cui non riesco a vedere oltre. Non voglio beatificare il suicidio ne fare pietà o tristezza con le mie parole. Scusate s sono stata inopportuna

  • Citazione

    Scusatemi ragazzi ma io non ritengo "sano" aprire e scrivere un topic sul suicido.
    Il suicido è l'ultimo stadio di un malessere profondo.
    Bisogna vincerli questi pensieri.
    Evitiamo di"beatificarli".

    I pensieri non si vincono, se dei pensieri ci sono andrebbe compreso perché ci sono e se possibile rimuovere le cause a monte del perché una persona pensa alla propria morte in maniera positiva e come una liberazione.
    Ritengo più sano pensarci piuttosto che prendere tutto questo malcontento per la propria esistenza e negarlo con una serie di rappresentazioni fittizie, come se non esistesse.
    Se una persona si uccide a causa del malcontento, nessuno la beatifica questa situazione, ma se c'è questo malcontento in questa situazione, bisognerebbe capire se è eliminabile davvero prima di sostenere che il suicidio è sbagliato e che i pensieri relativi a questo bisogna vincerli.
    Li si vince nel momento in cui si vince il malcontento e si aggiusta in buona parte la propria esistenza, non è semplicemente una questione mentale di pensiero positivo alla "Candido".

    Già soltanto pensare al suicidio mette una persona in contatto con queste mancanze, se sia possibile o meno poi trovare un rimedio adatto per questa persona relativamente a queste mancanze è da vedere, non lo sappiamo già, è come credere che "il cerchio si può quadrare sempre", io dico di aspettare e riflettere un attimo, è vero che si può quadrare sempre?
    Se i mezzi per quadrarlo non ci sono (abbiamo solo riga e compasso per farlo) ecco bisognerà constatare il fatto che il cerchio non si può quadrare in certi modi e che perciò contro certe "malattie", certi guai e certi malanni, non si può vincere, ma solo perdere, perché altre alternative migliori non ne esistono davvero.

    Io per poter giudicare un suicida dovrei sapere perché si vuole uccidere, magari in base a quel che sappiamo non è detto che abbia commesso errori.
    Se ci si va a trovare in una certa situazione esistenziale, sviluppare l'idea di fuggire da un'esistenza futura probabilmente ancora più infausta (secondo il suo metro di giudizio) non è detto che sia così sbagliato.

    Ad esempio se sapessi di dover morire bruciato vivo al 99% di probabilità per poter campare un altro paio di ore in una prigione, preferirei di gran lunga rinunciare a queste due ore di vita in più in prigione, piuttosto che andare incontro a questa situazione qua. Risulterei matto e non avrei le rotelle a posto se ci pensassi all'idea di togliermi la vita prima? Alla "fuga" dall'esistenza grazie alla morte autoindotta (con un sistema meno doloroso) e all'incoscienza definitiva?

    Ora se il suicida si uccide perché si prefigura un futuro non ancorato alla realtà dei fatti, ecco andrebbe "curato" (che poi non è una cura, ma un ricostruire una rappresentazione adeguata a quel che c'è attorno), ma se non è così, se questi futuri e questi scenari li prefigurano anche le persone che dovrebbero curarlo e con le stesse probabilità, non c'è nulla da curare, e non c'è nessun pensiero da vincere davvero, c'è proprio la realtà circostante da mettere "a posto", ammesso che si possa far questo, è questa la verità per me.

    Magari qualcuno arriva al suicidio proprio a causa di una rappresentazione più adeguata e completa della realtà circostante (è la conoscenza stessa ed approfondita di certi fatti che mette sotto scacco l'uomo).
    Ad esempio, se una persona si prefigura un'enorme fatica per poter ottenere certe cose, ed è tutto vero, e cioé che per ottenerle dovrà sopportare questa fatica, e si uccide proprio per sfuggire, da un lato a questo compito ingrato e pesante, e dall'altro all'alternativa del continuare a sopportare nell'esistenza la continua mancanza di queste cose... Sbaglia?

    E l'errore dov'è? Non ha osservato tutto bene e ha scelto in modo ponderato in base alle sue preferenze quel che risultava meno peggiore per sé?

    Certo, è una situazione tragica, ma prima di accusare la persona che si è sbagliata nel fare quel che si accinge a fare, bisognerebbe capire il suo errore dov'è situato davvero, se c'è un errore.

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