Mio figlio 19enne è un "hikikomori".

  • va intimato a prendersi le sue responsabilita' e a uscire, anche cominciando con un hobby, pero' l'evitamento non fa altro che rafforzare la paura stessa di uscire.
    probabimlente se avesse qualcuno con un sfogarsi .... magari chiedetigli esplicitamente che cosa c'è che non va, perchè, cioè fatelo parlare, senza imposizioni o strillate perchè è in una condizione di nichiismo e depressione quindi i rimproveri non aiutano e non lo urtano nemmeno.

  • Citazione

    il mio è solo un parere che non vuole offendere nessuno, ma per me è folle che ci sia pure una discussione su una cosa del genere.

    si ok ma la discussione c'è perchè di fatto esiste un problema psicologico in certi individui e qui nel forum si discuteva sul modo migliore per aiutarli. Non è che la discussione è nata con l'intento di dire:"essere campati dai genitori è figo fessi voi che lavorate"(cioè che poi ragionandoci bene.. se qualcuno può permettersi di dirlo..buon per lui :beer: )

    e comunque riprendendo il discorso del lavoro..ormai c'è gente che anche senza uscire di casa campa meglio di chi ogni mattina si alza per andare a lavorare(un paio di miei conoscenti "nel mio mondo" fanno sta vita da anni)..quindi non è una scusa, pure da casa ci si può rendere utili a se stessi e alla famiglia :D

  • non lo so. per me un mondo dove uno può stare a casa a far niente è un mondo che funziona al contrario. se c'è una cosa buona che ho imparato dai miei, è che i genitori non sono eterni, ed è importante saper stare sulle proprie gambe. a star chiusi in una stanza il tempo si butta e basta. io vedo anche molti altri che vivono così e per me questo non è normale. fuori dall'italia pure non è normale.
    io a 19 anni me ne sono andata con le mie gambette, i miei mi aiutano, ma io ho sempre fatto il possibile per farcela da sola senza chiedere a nessuno e sono orgogliosa di questo. quello che ho me lo sono costruito in anni di impegno e questo mi rende felice e soprattutto libera. mi rendo anche conto che questo è un valore molto poco in voga ultimamente.

    il mio è solo un parere che non vuole offendere nessuno, ma per me è folle che ci sia pure una discussione su una cosa del genere.

    Volevi un applauso? eccotelo: :clap: brava! bis! :cursing:

    Buon per te.... ma fammi capire, forse pensavi di essere sul forum di "siamotuttibravi.it", dove tutti affrontano con successo la vita e fanno sfoggio dei loro successi? :cursing:

    Davvero questo di tutti i commenti che ho mai letto è davvero quello più fuoriluogo e che mi fa inc∙∙∙∙re di brutto.

    Ma come ti permetti!!! :minigun:

    Ti sembrerà strano piccola formica operaia, mai sentito parlare di agorafobia? attacchi di ansia, di panico? depressione maggiore? pensieri ossessivi?

    Ta dah! qui si parla di questo!

    non lo so, ma a me sembrano tutti pazzi (senza offesa per nessuno)

    E l'offesa c'è eccome! E come disse qualcuno: "un buon silenzio non fu mai scritto"

    Tutto ciò mi perplime rocco smitherson

  • Tipico prendersela con le madri. Non sono perfetta, anzi... ma l'ho sempre aiutato, soprattutto con la scuola e sono sempre stata dalla sua parte. Il punto è che questa società clientelare e familistica, dove se non hai conoscenze e raccomandazioni sei tagliato fuori, se ne infischia del futuro dei giovani. Si dovrebbe pensare ad investire sui giovani ed invece ognuno pensa per sè e per il proprio clan. Invece di analizzare e dare delle risposte alla precaria situazione giovanile si dà addosso alle madri. Molto più semplice ma il problema permane.

    Ho una situazione simile alla tua. Sono stata ipeprotettiva con mio figlio, l'ho desiderato e amato tantissimo e lo faccio ancora. Ho sempre avuto la sensazione che fosse una parte di me che dovevo proteggere perchè troppo fragile. Lo so che è sbagliato , mi sono resa conto. Ho sempre cercato di farlo diventare una persona per bene, gli ho sempre detto ...non fare agli altri quello che non vorresti che facessero a te, il risultato è che lui è troppo buono e lo prendono in giro. Non ho mai voluto che soffrisse, al contrario gli ho sempre insegnato le cose in cui credo, ma il problema è che la società non è fattaper le persone buonie e giuste
    Mi sento spesso in colpa...per cosa? per aver insegnato a mio figlio le cose in cui credo...per averlo fatto diventare una persona per bene...mah...

    I giorni e le notti suonano in questi miei nervi di arpa, vivo di questa gioia malata di universo e soffro di non saperla accendere nelle mie parole.

  • Patrizia in quello che scrivi, vi leggo il rapporto con mia madre, iperprotettiva, iperapprensiva.

    Mi ha/hanno dato dei bei valori, che ancora porto dentro, ma che ho capito che ti schiacciano se sei troppo fragile, e questa fragilità viene vista.

    Perchè c'è chi impara a rispettare, e chi invece a calpestare.

    Il giusto equilibrio non guasterebbe, ma capisco quanto sia difficile metterlo in pratica.

    Non sò quanti hanni ha tuo figlio, ma nell'adoscelenza avrei voluto che i miei avessero capito il mio disagio e fatto andare da un terapeuta che mi evesse fornito gli strumenti cognitivi e comportamentali per reagire, anziche affossarmi dentro una campana di vetro

    Tutto ciò mi perplime rocco smitherson

  • Io ho capito il suo disagio, il disagio di chi non ha argomenti in comune con gli altri , un tempo ero come lui, e l'ho portato dal mio psicoterapeuta, che con me ha fatto miracoli. Gli ha dato dei consigli, gli ha detto di fare le proprie scelte e di continuare per la sua strada a dispetto di quelli che non lo vogliono. Io sosterrò tutte le scelte che farà.
    A me in disparte ha detto che è intelligente e sensibile e che i ragazzi spesso hanno paura in modo inconscio di persone come lui, e quindi lo evitano.

    I giorni e le notti suonano in questi miei nervi di arpa, vivo di questa gioia malata di universo e soffro di non saperla accendere nelle mie parole.

  • Ne son "felice" Patrizia, perchè la cosa peggiore in questa situazione è vivere il disagio, e non avendo una coscenza del proprio problema, rimanere solo con i propri sensi di colpa, con genitori che per quanto possano volerti bene e cercare di proteggerti (a volte troppo), non capiscono, non per stupidità, ma semplicemente perchè impreparati.

    Tutto ciò mi perplime rocco smitherson

  • La fase che segue la fine della scuola è quella più difficile perché ci si trova davanti al mondo, ed è vasto e si rischia di rimanerne confusi e spaventati. Lo so perché l'ho vissuta anch'io quella fase, come penso tutti coloro che si siano trovati in una situazione di "transito" nella vita. SI ha paura e la paura spinge a cercare appigli, sicurezze che ormai, troppo spesso, sono rappresentate dai comfort e da luoghi privati, lontani dagli occhi indiscreti della gente (che rappresenta una difficoltà): la propria camera. Il ruolo che i genitori devono avere in tutto questo è di supporto, non si può fare di più a mio parere. Bisogna parlare e parlare con il proprio figlio, capire quali sono i suoi dubbi e quali le sue intenzioni nel breve-medio termine. E' giusto non fare pressioni, ma allo stesso tempo è sbagliato lasciare che lo stato di isolamento perduri senza fare nulla per evitarlo. Perché più questo si protrae, più difficile sarà uscirne. La tempestività dell'intervento è fondamentale nella "cura" dell'isolamento sociale.

    Se ha domande sono a sua disposizione. Buona fortuna.

  • Ciao Mak,
    ti avviso che l'inserimento di un link nella firma dev'essere concordato con lo staff, come specificato nel regolamento.
    Ti invito quindi a rimuoverlo e ad inserirlo nel tuo profilo, chi vuole potrà visionarlo lì. Ti ricordo anche che se vuoi partecipare in qualità di professionista c'è un iter da seguire, comunicando allo staff le tue generalità e il numero d'iscrizione all'albo.
    Per comunicare con lo staff puoi scrivere un messaggio privato o utilizzare l'indirizzo mail forum@nienteansia.it.
    Nemes per lo staff.

    Le persone sane si innamorano follemente, amano ardentemente, si arrabbiano furentemente, possono provare gelosie violente, lottare per la propria realizzazione o sacrificare tutto, fino a consumarsi, per i valori in cui credono, e giungere alla battaglia. (C. Albasi)

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