Messaggi di Acronimo

    Bart non ha di certo il dono dell'empatia, ma sostanzialmente dice anche una grande verità.
    La sindrome della crocerossina portata all'eccesso (spesso per motivazioni che poco hanno a che fare con la generica "bontà d'animo") porta a tragedie umane terribili.

    Io sono laureato (quasi 20 anni fa sigh) in una materia diciamo... pseudo umanistica :whistling: (almeno secondo i criteri di Faust) e devo dire che finora sono molto soddisfatto del mio sviluppo di carriera.
    Questo almeno dal punto di vista economico, del prestigio, dell'inquadramento e delle responsabilità.
    Ad onor del vero ho fatto anche degli studi tecnici e ormai buona parte del mio lavoro è sicuramente di contenuto tecnico rilevante.
    Mi rimane il rimpianto di non aver fatto la libera professione; scelta dovuta a fatti contingenti che non mi hanno permesso di specializzarmi.

    In generale ritengo che una persona debba scegliere il percorso di studio in base alle proprie inclinazioni, ben consapevole però che le materie prettamente umanistiche difficilmente porteranno a grandi soddisfazioni economiche e ad una stabile occupazione in tempi medio/brevi.
    In Italia poi c'è una grande allergia per la matematica/statistica e questo porta molte persone a scegliere facoltà (soprattutto lettere/filosofia e giurisprudenza) dove questa materia è del tutto assente.

    Mi spiace davvero per la tua situazione.
    Se mi permetti voglio farti un paio di considerazioni:
    1) se una donna ha realmente deciso per la separazione (dopo anni di sopportazione) non c'è QUASI NULLA che tu possa FARE per farle cambiare idea.
    2) in ogni caso il comportamento più SBAGLIATO (un harakiri) è quello di continuare ad implorarla e di pressarla in continuazione.
    Devi al contrario dimostrarle maturità rispettando la sua decisione, lasciarla tranquilla ed impegnarti ogni giorno (CON I FATTI SENZA DIRLE "HAI VISTO CHE BRAVO CHE SONO DIVENTATO") per acquisire indipendenza e trasmetterle un immagine di te nuova ed affidabile.
    Anche piangere sugli errori fatti ora è del tutto inutile. Oltre che controproducente.
    Se c'è solo una piccola possibilità di riconciliazione devi giocartela così, rimettendoti in discussione, non dando mai l'impressione (la dai anche a me sono sincero) di voler tornare per paura della solitudine o di non sapertela cavare da solo).
    In bocca al lupo.

    Beh, un bambino è per definizione un essere in continuo e rapidissimo cambiamento e sta a noi genitori adattarci ai suoi mutevoli bisogni.
    L'esperienza di avere un figlio mette a dura prova le persone che hanno bisogno di certezze e di un certo tram tram per "funzionare" senza andare in difficoltà psiciologica.
    Fatte queste premesse è del tutto "normale" per te, data la tua struttura di personalità, avere un periodo di crisi dopo la maternità; devi avere un pò di pazienza.
    Similare il discorso sull'autonomia e l'idipendenza; d'ora in poi non puoi più ragionare in modo totalmente individuale naturalmente, hai la responsabilità (assieme al padre) di un bambino.
    Non avere una visione totalitaria però; trascorsi i primi mesi/anni potrai ritagliarti i tuoi spazi che, probabilmente, apprezzerai ancora di più.

    Parli di cose un pò generiche per azzardare anche solo un'ipotesi.
    Che intendi per "ansia di perdere la mia precedente e fragile identità"?

    Ciao Olivia.
    Se stai seguendo una psicoterapia saprai che è soprattutto nei momenti felici che le problematiche e i sintomi ossessivi (nel tuo caso fobico/ossessivi) ritornano a farsi sentire con più forza.
    Hai provato a ragionare assieme al terapeuta per trovare un filo comune a tutte le tue paure?