Messaggi di _LucyInTheSky_

    Il passaggio in cui scrivi: "Sulla strada di casa hanno fatto capolino pensieri..." Perché? Cosa è successo nel frattempo?

    In realtà assolutamente nulla. Per questo mi sono accorta di avere questa modalità comportamentale.

    Ripercorro il fine serata: mangiamo una cosa semplice insieme, parliamo, saliamo in camera da letto, mi abbraccia e mi chiede se devo proprio tornare a casa, rispondo di sì perché stamattina avrei dovuto preparare il necessario per un paio di giorni fuori proprio con lui, saliamo nella sua macchina, mi riporta alla mia macchina, ci salutiamo, ci baciamo.

    Salgo in macchina, inizio a guidare e si insinua il tarlo.

    Ogni giorno ne scopro una nuova su di me :S

    Che ovviamente affronterò in terapia, ma nel frattempo un confronto penso possa farmi bene.


    Sto uscendo con F, sono passati quasi un paio di mesi da quando abbiamo iniziato a sentirci. In un altro thread spiego meglio le dinamiche, per ora, in estrema sintesi: inizialmente avevo una certa reticenza, avevo connotato la cosa come amicizia. Poi le cose evolvono, lui si dimostra molto molto vicino a quel che cerco in una relazione e arriviamo a oggi, ci stiamo legando molto, senza fretta, ma intensamente.


    Ieri sera, dopo una giornata trascorsa insieme a casa sua, bellissima, fatta di quelle piccole cose che rendono speciale la quotidianità, un caffè insieme, massaggi, intimità, lui che aggiusta un oggetto di un suo amico, cena insieme, sistemato la cucina insieme, insomma nulla di straordinario eppure speciale, ecco, dicevo, dopo una giornata così, sulla strada di casa hanno iniziato a fare capolino una serie di pensieri: avrò detto qualcosa di sbagliato? Sarò stata troppo o troppo poco disinibita a letto? Avrò sbagliato qualcosa? Ora che mi sto legando a lui, sta perdendo interesse?


    Lui non ha né fatto, né detto nulla che mi facesse dubitare di qualcosa. Al momento, sta andando tutto veramente bene. Forse troppo bene per essere vero, non ci sono abituata e ho paura di rovinare tutto.


    Parliamo molto, perciò gli ho chiesto. E lui ha detto che è stato benissimo, che devo fidarmi di lui e che semmai ci fosse qualcosa che lo mette a disagio sarà lui stesso a dirmelo per primo.


    Eppure sento il bisogno di essere rassicurata. Cercando online, credo si tratti di attaccamento ansioso. Lungi da me fare auto-diagnosi affrettate.

    Di fatto cerco spesso e volentieri rassicurazioni perché ho paura di commettere un passo falso e perdere questa sintonia che abbiamo e di conseguenza eventuali sviluppi futuri. Ho anche paura che lui perda interesse, perché all'inizio ero io a essere più cauta e ora che in qualche modo le cose stanno evolvendo ho paura che veda qualcosa che non gli piaccia. Il che può succedere, ne sono consapevole, e questo alimenta la mia insicurezza. Controllo spesso il telefono quando non siamo insieme, per vedere se ha risposto all'ultimo messaggio, che siano passati 2 minuti o 4 ore.


    Non ci avevo mai fatto caso prima di F.

    Ed è una cosa che, se mi succede, succede all'inizio, quando ancora non c'è stabilità.


    So che devo lavorarci, perché è opprimente e può diventarlo anche per lui, conducendomi inevitabilmente a concretizzare le mie paure: chi mai può interessarsi a qualcuno che non è sicuro di sé e ha bisogno di continue conferme?

    Il suo dolore è generato dal fatto che vorrebbe averla per sé ma sa che non può, che è diverso da dire ' ho consapevolezza che questo dolore che provo è tossico perché sto provando infatuazione per una donna che non vorrei mai accanto' (sta passando in sordina il fatto che c'è un cornuto che si sta per sposare una da cui crede di essere amato).


    Immagino che se lei lasciasse il suo fidanzato e si mettesse con lui, l'OP sarebbe contento. Ed è lì l'errore tragico! Non dovrebbe volerla una persona del genere accanto. Perché alla prima occasione fa la stessa cosa con lui, questione di tempo.

    Ed è su questo che deve lavorare in psicoterapia, a mio avviso.

    Esatto, sarà il percorso con lo psicologo a dare forma alla sua consapevolezza.

    Avete coscienza del dolore non vuol dire avere un'idea chiara è definita. Si inizia da un primo passo. E lui l'ha fatto, giusto?

    Ha scritto qua e prima ancora si è rivolto a uno psicologo.

    Sarà il suo percorso a determinare la tua stessa conclusione o un'altra.

    Capisco il vostro punto di vista e in termini generali lo condivido.

    Anche per me è difficile parlare di amore in assenza di una presenza stabile e continuativa. Anche per me è difficile ipotizzare una relazione se la premessa è il tradimento. E sempre in generale è davvero difficile per me empatizzare, se vogliamo, con chi tradisce.


    Vorrei solo riflettere sul fatto che il coinvolgimento dell'opener, in qualsiasi modo vogliamo chiamarlo o definirlo, gli causa comunque una certa forma di dolore. Ed è stato così consapevole da prendersene cura rivolgendosi a uno psicologo.

    Che si tratti di amore o meno, per lui è reale e ci sta riflettendo su, lo sta elaborando.

    Avrei voluto avere la sua stessa capacità di reagire con concretezza 10 anni fa.


    Giusto per dire, senza alcuna vena polemica. Solo per riportare al centro l'opener, nel caso volesse proseguire la conversazione da lui iniziata, e non una terza persona.

    Ma io sono sicuro di amarla

    Tu non sei solo sicuro, sei anche sentimentalmente libero di amarla, lei no, perché sta per sposarsi.

    Iniziare una relazione con una persona impegnata conduce verosimilmente a due scenari: quello che stai vivendo tu, ossia che la persona impegnata non lascerà il partner ufficiale per non perdere la sicurezza e la stabilità che tutti cerchiamo in una relazione stabile, oppure che per qualche ragione molla il partner, anche qui verosimilmente perché il partner lo scopre, la relazione clandestina diventa ufficiale e le fondamenta saranno il tradimento con conseguente penalizzazione del rapporto di fiducia che normalmente dovrebbe instaurarsi.

    Non ha carattere assoluto questa mia affermazione, solo altamente probabile, è solo ciò che succede la maggior parte delle volte.


    Dici di amarla. Allora vivi questo sentimento e fallo nel rispetto dei suoi limiti: la sua relazione.

    Ti farà soffrire viverlo nel silenzio. E allora vivi anche e soprattutto questa sofferenza: sarà questa a indicarti la strada da percorrere, se la saprai ascoltare.


    Per il supporto dello psicologo: hai fatto un passo sano, giusto e importante per te stesso.

    Credevo di non avere uno standard, per così dire. Fatta eccezione per un paio di caratteristiche che credevo importanti, anche guardando l'eterogeneità estetica dei miei ex, pensavo di non avere una vera e propria propensione per l'una o l'altra caratteristica.


    Da poco ho iniziato a uscire con F ed è qui che mi sono resa conto che una certa fisionomia è molto attrattiva per me. Nell'insieme, mi piacciono molto le carnagioni olivastre, i capelli e gli occhi scuri. In presenza di imprescindibili caratteristiche umane, la mia scelta ricadrebbe su questa estetica.


    Quello che non dovrebbe sorprendermi, eppure lo fa, è che alla fine per quanti standard e parametri possiamo pensare di avere, spesso si finisce per scegliere qualcuno che li rispecchia solo in parte o addirittura per nulla.


    Credo sia abbastanza normale avere delle preferenze estetiche. Ciò che conta è comprendere che nessuno al mondo rientra - o sente di rientrare - perfettamente in questi standard e, soprattutto, saper distinguere tra forma e sostanza, lasciando che a guidare la scelta sia una combinazione di fattori che tenda maggiormente alla sostanza.

    La forma è una schiavitù che, tra l'altro, rischia di precluderci esperienze e opportunità significative.

    Non conosco la tua storia, mi risuona comunque il discorso del controllo.

    Posto che ogni storia è a sé, ha le sue unicità, di base parte dall'autostima, dalla percezione di noi stessi, dal valore che ci diamo e da come parliamo a noi stessi e di noi stessi.

    Di base, se si riuscisse davvero a controllare tanto noi quanto ciò che è fuori di noi, eviteremmo il fallimento e, fra le altre cose, la ghigliottina del giudizio altrui.

    Spoiler: non riusciamo nell'intento.


    A me personalmente è stato d'aiuto il manuale pratico Self-Esteem di Matthew McKay. È in inglese, se dai un'occhiata online potresti valutare se può o meno fare al caso tuo, magari leggendo l'anteprima online della versione digitale.

    Credo d'aver già raccontato questo episodio in questo forum, ma di fatto è la prima immagine che mi è venuta in mente.


    Ero sull'autobus, in gita, alle superiori. Qualche sedile più avanti del mio una ragazza che mi sarebbe piaciuto considerare amica. L'autobus si ferma in autogrill per una sosta prima di raggiungere la meta. Ci alziamo dai nostri posti per scendere, ci mettiamo in fila lungo il corridoio. Camminiamo lentamente, tranne questa ragazza, che si ferma. Quando arrivo a un metro da lei fa un gesto, un movimento brusco, voleva aggredirmi fisicamente. Si ferma, si gira di nuovo, inizia a camminare lungo il corridoio e scende, davanti a me.

    Non ho mai capito cosa, di me, l'abbia spinta ad agire in quel modo: non ci parlavamo che lo stretto indispensabile per questioni di scuola, mi era simpatica, quella mattina non ci eravamo scambiate nemmeno un ciao.


    Mi ha insegnato che si può odiare qualcuno semplicemente perché esiste, non è necessario che ci sia una ragione, un pregresso.


    Ci ho messo altri 25 anni per imparare che possiamo amare noi stessi per lo stesso motivo, senza condizioni, senza performance, solo perché siamo così come siamo.

    Lo dice da sempre, da quando lo conosco.

    Magari può essere qualcosa che dice tanto per, o magari il desiderio diventerà sempre più forte fin quando effettivamente deciderà che per lui è diventato insostenibile vivere al nord.


    Da quel che leggo e allo stato attuale delle informazioni, l'unica considerazione su cui puoi avere potere è la tua decisione, eventualmente, di seguirlo oppure no.

    Hai parlato della possibilità per il tuo lui di iniziare un percorso di terapia: fin quando non lo farà, ammesso che lo farà, sarà difficile riuscire a cavare un ragno dal buco e comprendere se lui sta davvero valutando di trasferirsi al paese d'origine.


    Non sono al tuo posto e le mie considerazioni tengono conto solo di quel che c'è scritto qui, non della complessità dell'intera vostra relazione, ma l'unica cosa che mi sembra tu possa fare è ragionare esclusivamente su quello che faresti tu nel caso in cui questa eventualità si concretizzasse.

    non ha granché vita sociale al di fuori del lavoro

    Potrebbe essere motivo di insoddisfazione?

    Le relazioni umane al di fuori della coppia contribuiscono in modo fondamentale al senso di appartenenza.

    Magari non gli manca nessuno di specifico del paese d'origine, ma quella sensazione di essere a casa quando si incontra un banalissimo conoscente con cui ci si scambia un semplice buongiorno, fosse anche distratto. Quella sensazione di familiarità legata non tanto a qualcuno in particolare, ma a un modo di fare collettivo.

    È un'ipotesi.


    Ma qualora per lui diventasse vitale trasferirsi, tu cosa faresti? Perché al momento attuale, essendo voi una coppia solida da come hai descritto la vostra relazione, per mantenerla in vita uno dei due dovrà scendere a un compromesso importante.