Messaggi di Garden

    Mi viene da ipotizzare che, quando sei stata fuori quei due giorni, lui si sia imposto di comportarsi bene razionalmente, ma che lo abbia fatto imbottigliando le emozioni come in una pentola a pressione, reprimendo insomma, e poi quella carica di nervosismo accumulata è esplosa in seguito per un nonnulla che ha fatto da "miccia" per il "tritolo" già presente. Una volta "esploso", poi ha avuto un crollo emotivo ed è forse cascato in un qualche loop paranoico con associata forse paura di perderti o anche sensi di colpa.


    Però ha dei problemi, questo sì.

    Mi dispiace per la questione della tua amica, avete litigato?


    Non dovresti farla finita, perché quella che tu chiami macchia, e che altri ti hanno fatto notare non è così grave, ma che tu per tue motivazioni implicite continui a percepire erroneamente tale, non è comunque un fattore così grave da meritare una condanna a morte.


    Perché farla finita significa questo in definitiva, anche se istintivamente può rappresentare l'ennesimo tentativo di volerti staccare da un te stesso che non accetti.


    Sei dentro a un loop, ma non saprei ora come fare a districarlo, perché penso sia facile che ci siano altre cause retrostanti che non sono state esposte.


    Campa per provare a risolvere, perché magari ci riesci. Non buttare via la vita, in quanto obiettivamente non meriti condanna.

    Forse arrampicare produce sì adrenalina, ma anche, dato il rischio di sottofondo, un effetto lievemente traumatico che insensibilizza al rischio e fa sì che certe sostanze vengano rilasciate più a lungo.


    Io, ad esempio, tendo ad essere così se mi arrabbio. Tendo a non avere paura di nulla e ammetto che è capitato anche a me in montagna che altri mi facessero accorgere che stavo andando un po' oltre, e io ero pacifica, o meglio esaltata, e non vedevo il rischio.


    Anche se in montagna ci vado una volta ogni morte di papa, causa portafoglio con le tarme.

    Mi dispiace di non poter più coltivare le mie passioni, mi dispiace che la mia malattia non mi permetta di fare quello che voglio fare.

    Depressione?

    Perché ho buttato via la mia vita. Però in realtà mi sta antipatico il me stesso del passato. Il me stesso del presente merita affetto e comprensione. Perché per quanto io abbia fallito, so di essere un combattente, e so di aver cercato di proteggermi con le unghie e con i denti.

    Cerca allora di non pensare al te stesso del passato.


    Conta sempre che tutto ciò che ti dico si basa su ragionamenti superficiali perché di fatto non ti conosco, quindi posso sempre errare. Come si suol dire, "abbi pietà di me se sparo cavolate," ma d'altronde se non dico quello che penso non può esserci dialogo.


    Il tuo scritto mi fa pensare al classico pensiero in cui tante volte viene da dire "se avessi fatto così o colì sarebbe andata diversamente," ma non è così. Perché, date le X variabili dell'epoca, l'unico risultato possibile è di fatto quello che alla fin fine ne è uscito.


    Come ho detto: se il mondo è deterministico non poteva andare che come è andata, quindi è inutile stare a rimuginarci su. Studiandoti magari tutte le variabili di come sarebbe potuta andare diversamente, no, non sarebbe potuta andare diversamente, accettalo, perché ti mette l'animo in pace e fa chiudere il capitolo, e poi puoi viverti il presente, invece che far rivivere continuamente il passato nel presente.


    Il presente non è il posto giusto per il passato, è fuori posto, per questo fa danni. Nel presente va vissuto il presente e basta. Finché non chiudi il capitolo non puoi passare a quello dopo.


    In quello dopo hai detto che il te stesso del presente merita affetto e comprensione, viviti quel capitolo allora.


    Cerca di mollare l'osso del rimuginio del passato. È un turbine mentale che ti mangia e ti deprime.


    Fai un "voto" se vuoi: cerca oggi di essere il meglio che riesci, senza pretendere l'impossibile, perché sennò non è amare te stesso ma bacchettarti, e in cambio di questo impegno, "perdonati" per il tuo passato, anche se non c'è davvero nulla da perdonare a livello razionale, ma è solo un lasciare andare emotivo.


    Cosa ne pensi?

    Ho provato a fare meditazione e mindfulness, ma mi aiutano poco.

    Ho capito.

    Con lui cerco di andare avanti, ma non penso di arrivare lontano. Le dipendenze mi fagocitano e man mano che assecondo l'istinto di morte non avrò più scelta.

    Questo è un bel problema. Ascolta, ho un'idea, magari è stupida e non funziona, ma chissà.


    Ti ricordi che ti ho detto che a me scrivere e interagire qui mi crea dipendenza e non stavo scherzando? Però non è una dipendenza così malsana tutto sommato, però per me lo è davvero una dipendenza, praticamente ha sostituito in blocco quelli che erano i miei interessi precedenti, ed è stata una cosa fulminea e totalizzante, tanto che in parte mi ha perfino preoccupato, tra l'altro osservando di non avere totalmente le redini di staccarmene.


    Ti ricordi il discorso sul colmare il vuoto e sostituire una dipendenza con un'altra? Io ora non sento più lo stesso vuoto di prima.


    Fai un esperimento? Dicono che per fissare una nuova abitudine possono essere sufficienti una ventina di giorni, perché non provi a impegnarti a scrivere qui il più possibile anche in altri thread per una ventina di giorni, e vedi se ti si crea lo stesso effetto di dipendenza che è nato a me. Sperando che una dipendenza sostituisca l'altra.


    Come hai detto, hai un istinto di morte, qualcosa bisogna fare per fermarlo, giusto? Prova questa via, per quello che ti costa. Al massimo non funziona, ma se per caso funziona ne guadagni parecchio.


    So che è una cosa strana, ma chissà cosa può mettere in moto.

    Convinta tu...

    Yes, sono abbastanza convinta, ma forse dovresti giocartela in modo un po' strategico. Perdona il consiglio non politically correct, ma penso che con il tipo di aspetto che hai, che come ho detto non è brutto, non farti paranoie in questo senso; è comunque un po' caratteristico. Avresti vinto con le ragazze se attuassi un tipo di corteggiamento "ruffiano".


    "Arruffianarti" con le ragazze, non saprei come altro ben spiegare ciò che intendo. Puntare molto sul contatto visivo, forse le altre ragazze saprebbero spiegarlo un po' meglio.

    Il malessere che prova per via del mio alcolismo lo porta a dire con rabbia che non sono amabile né stimabile, e anche nella rabbia c'è un fondo di verità.

    [...]

    La paura di cambiare.

    Poi mi colpevolizzo di non guarire, di continuare a bere eccetera.

    Sei una ragazza che si esprime con una certa razionalità nonostante un emotività di fondo della quale sembri fare fatica a tenere le redini.


    Mi dispiace che una persona non riesca in qualche modo a risanare la situazione in cui vive. Ti sono mai interessate le filosofie orientali? Ci sono anche tanti video su YouTube che ne trattano. Forse se le approfondissi potresti trovare una guida, una via verso un equilibrio interiore delle emozioni e raggiungerlo pian piano, questo al di là che tu riesca a risanare o meno la tua relazione attuale, ma penso possa aiutare nella questione alcolismo. Forse hai paura anche perché una te stessa sana è una visione che fai fatica ad immaginare, perché non provi a fare delle visualizzazioni immaginative in tal senso? Chissà che l'ignoto non diventi conosciuto e ti faccia meno paura.


    Mi dispiace che si sia creato un avvelenamento dei sentimenti tra te e il tuo ragazzo, perché non è facile "disavvelenare" gli animi quando si accumula rancore, dolore o altro.


    Riguardo alla faccenda del distaccarti, posso capire che sia dura. Io stessa non sono molto brava in quel campo; tempo fa quando ho voluto distaccarmi da una persona ho messo il "carro armato" di una lite di mezzo, e nonostante ciò, quando tizio mi ha ricontattato in privato, non sono riuscita a mantenere la facciata della linea dura e ho ceduto a lasciare uno spiraglio aperto sperando che il tempo cementasse i resti, e anche se di fatto così è stato, non posso dire di essere riuscita in pieno ad essere integra nelle mie intenzioni, avendo lasciato lo spiraglio. Dunque ti capisco.


    Ma a fronte di ciò, se né tu né lui riuscite alla fine a staccarvi, a questo punto sarebbe, penso, davvero da puntare a provare, per quanto sia "mission impossible", a risanare il vostro rapporto e a crescere insieme provandoci, perché non ne parli con lui seriamente? E non provate a fare "comunella" a riguardo? Così che dove sgarra uno, magari lo corregge l'altro e viceversa, finché non ne uscite.


    Dici che puoi provare a proporglielo? Tanto se vai avanti come sei ora, come va a finire? C'è il baratro là davanti; è di quello che dovresti davvero avere paura in realtà, se ci pensi, piuttosto che tentare questa via: datti una possibilità.