Anche io stessa cosa..questa paura era scomparsa anni fa, ma è tornata in questi ultimi mesi 🥺
Oh mamma ☹️ come avevi fatto a farla passare anni fa?
Anche io stessa cosa..questa paura era scomparsa anni fa, ma è tornata in questi ultimi mesi 🥺
Oh mamma ☹️ come avevi fatto a farla passare anni fa?
Malissimo.
Mi spiace molto 😞
Io ho fatto anche la terapia breve strategica anni fa e mi sono trovata bene!
Grazie, allora voglio provare!
Mostra di Piùin questo sono "esperto"
come te ho problemi di reflusso e mi sento gonfio subito con tutti i problemi conseguenti (percezione battito, vampate, ecc).
in genere evito le cene, preferisco i ritrovi a pranzo dove gestisco meglio la digestione, andare a dormire con la pancia troppo piena sarebbe infernale per me per via del reflusso.
Dato che non ho mai amato pranzi e cene nei ristoranti non mi faccio problemi ad evitarli se non ho un minimo di piacere a parteciparvi.
In ogni caso quando mi capita ho imparato a mangiare poco (e a certe cene non è facile dire di no a tanta abbondanza).
Questo mi ha aiutato molto a ridurre i sintomi fisici reali di un pasto che poi scatenano a sua volta i sintomi mentali.
Anche il mangiar lentamente, molto lentamente e concentrarsi sul cibo, su ogni singolo boccone, quasi in modo ossessivo come se si volesse trovare ogni singolo ingrediente mi aiuta. ti concentri su altro ed eviti i pensieri negativi. Potrebbe sembrare per gli altri che stai in un mondo tutto tuo, ma non è difficile trovare il giusto equilibrio per evitare di sembrare pazza
anzi a volte potresti avviare una discussione proprio sul cibo, ma come lo fanno? cosa ci sarà dentro? e cosi via.
In ultimo alzarti relativamente spesso e farti un giro aiuta molto, io uso la scusa che devo sgranchirmi le gambe (che è poi vero) oppure vai a vedere un oggetto nel locale, un quadro, un vaso, anche se non ti interessa concentrati sull'oggetto come se fossi in un museo, in questo modo ti distacchi e distrai per un istante dal gruppo e dai tuoi pensieri.
sono tutte piccole valvole di sfogo che spezzano la serata e specialmente i tuoi pensieri.
Aggiungo anche il fatto di non aver paura di essere la prima persona a lasciare la cena, spesso si ha paura di andare via per primi e quindi si resta seduti con il tempo che non passa mai, e in questo momento l'ansia ti assale irrimediabilmente.
andar via prima degli altri, quando te la senti , va benissimo, anche solo iniziare la cena sapendo che appena vuoi te ne puoi andare è già di grande aiuto.
io prima di iniziare la cena mi dicevo "chissà per quanto tempo dovrò rimanere qui seduto " ora non ci penso , so che posso alzarmi e andarmene quando voglio, chi mi trattiene?
Grazie, mi hai dato anche stavolta dei suggerimenti interessanti! ☺️
Li metterò in pratica di sicuro! Però non stasera perché saremo solo io, mia figlia ed il mio compagno con la famiglia che ci ha invitati (comunque durerà poco perché nel loro cortile c'è una scarsissima illuminazione, quindi al più quando sarà buio pesto dovremo andarcene).
Quando capiterà di andare a cena in ristoranti, applicherò i tuoi trucchi! 😊
Ma questo autunno capiteranno pochissime occasioni perché, come scritto prima, al chiuso non me la sento ancora di mangiare (sono vaccinata, ma ho lo stesso paura).
Mostra di Piùle "sensazioni fisiche terribili" come detto vanno accettate e nello specifico accolte, lasciale entrare.
Vedila come uno che ha paura delle api, se ogni volta che vedi un'ape fuori dalla finestra corri a chiudere tutte le finestre e cerchi in tutti i modi di tappare ogni singolo buco di casa tua avrai uno spreco di energie immense e sarai schiacciata dall'ansia anche se l'ape non è entrata e probabilmente non entrerà mai.
Se invece lasci entrare l'ape (anche se non sarà cosi facile inizialmente) ti accorgerai che farà il suo giretto e poi se ne andrà senza arrecarti problemi.
quando l'ape farà il suo giretto proverai sicuramente ansia, ma durerà molto meno e non avrai sprecato energie inutilmente.
Una volta andata via, tutto sarà finito e non avrai strascichi dovuto al tentativo di non farla entrare.
Sostituisci l'esempio con l'ansia (e i vari sintomi) ed è la stessa cosa.
non ignorare l'ansia e le varie sensazioni, e non cercare di tenerle "fuori" o di mandarle via, lasciale andare, lasciale scorrere.
Ovvio che è più facile dirlo che farlo, non pensare che io riesca sempre a farlo, in quei momenti manca proprio la lucidità per poter comportarsi in questo modo.
Per quanto riguarda il non pensare che stai per morire è evidentemente legato a quanto sopra, quindi ti aiuta anche ad evitare questa domanda, lascia scorrere anche questo pensiero.
Daniele, grazie ancora, sono veramente ben accetti tutti i consigli per cercare di stare un po' meglio.
Questa sera ho una cena da amici, in campagna, staremo all'aperto quindi perlomeno il timore del COVID non c'è (comunque al chiuso io non mangio, nei ristoranti o casa altrui, da febbraio 2020...ti ho detto tutto!); però è una zona parecchio isolata e lontanuccia dall'ospedale.
Automaticamente mi sta venendo la paura di andare a questa cena, soprattutto perché a causa di problemi di reflusso e digestivi/intestinali quando non sono a casa vivo male il momento dei pasti (mi sento subito gonfia, mi aumenta la frequenza cardiaca, mi vengono vampate di calore...poi mettici l'ansia, e vai!).
Che pensieri potrei avere per scacciare questi timori?
Ti ringrazio ancora!
dipende dal motivo, è una domanda generica oppure hai un caso specifico?
discuterne in generale sarebbe poco produttivo, ogni caso va valutato per quello che è.
Concordo, si potrebbe provare a parlare del caso specifico, sarebbe meglio.
"Pacata" ancora non è, forse sai è anche stanchezza. Sicuramente faccio molto per aiutarmi (meditazione, sport, mi circondo di persone positive). Anche io ero così da bambina. Adesso sto cercando un nuovo terapeuta che possa davvero condurmi in un percorso produttivo, non è facile e ti sono vicina
Ti ringrazio e ti faccio un grande in bocca al lupo! A proposito di terapeuta, io sono completamente a digiuno in materia: la terapia breve strategica potrebbe andar bene?
Ti capisco e anche io ho vissuto situazioni simili alle tue. Ho capito anche che una certa rassegnazione nei confronti della morte non guasta. Pensieri come "sto per morire? Pazienza, prima o poi moriremo tutti" a me stanno aiutando molto.
Hai assolutamente ragione. Difatti credo che tutto nasca, in me, dal terrore della morte, del non esistere più.
Non puoi immaginare quanto io abbia cercato di credere in un'altra vita/dimensione dopo la vita terrena e quanto avrei voluto avere fede, ma purtroppo mi sono dovuta rassegnare al fatto che non sono credente (e ciò sicuramente peggiora il mio terrore).
Sin da ragazzina, quando mi veniva spontaneo pensare alla morte dovevo smettere immediatamente di avere questi pensieri perché mi sembrava di impazzire.
Però fisicamente non avvertivo nulla.
Mah, io davvero non so come si possa finire in un girone infernale come quello in cui ci troviamo in tanti.
La tua pacata rassegnazione sei riuscita a raggiungerla da sola?
Penso di non essere l'unco ad avere questa sensazione di oppressione dovuta alla consapevolezza di non riuscire a "fermare" il tempo. Voglio dire, sarei un illuso se pensassi di poterlo fare, ma quello che mi angoscia di più è vedere che non riesco a massimizzare l'uso del tempo a mia disposizione, per tutta una serie di fatalità, contrattempi, incidenti di percorso, imprevisti.
Faccio un esempio banalissimo. Dopo un po' di tempo, l'altro giorno avevo programmato di pulire in modo approfondito il vecchio PC che, forse perché pieno di polvere, inizia a darmi qualche problema ed è instabile. Torno a casa dopo una serie di commissioni, penso di riposarmi un po' prima di partire con le grandi manovre... accendo la TV (acquistata nuova il 22 agosto 2021) e vedo che funziona malissimo... Faccio tutta una serie di tentativi per capire di quale problema di tratti, ma invano. Decido quindi di contattare l'assistenza al numero verde e, tra una cosa e l'altra, si fanno le 13:30. Prima delle 15:30/16:00 non si possono fare rumori (il compressore per spruzzare l'aria non è proprio silenzioso) e quindi devo spostare l'inervento a quell'ora. Puntualmente alle 15:45 ricevo la telefonata di mia madre che necessita di aiuto per sbrigare delle pratiche buorcratiche. Devo quindi lasciare casa per andare in suo aiuto... e, alla fine della fiera, si fanno le 18:30 e la giornata èbella che andata.
Questo è solo un banale esempio di quello che accade. Vedo che le giornate passano e non riesco praticamente mai a portare a termine degli obiettivi che mi prefiggo, perché molto spesso, le priorità degli eventi hanno un'inevitabile precedenza su tutto.
Ciao!
Io ho un'angoscia legata al tempo che passa, però non come la tua, che è più correlata al non riuscire a sbrigare tutte le cose che vorresti fare in un giorno.
Io ho più che altro la classica paura del tempo che scorre e che, inevitabilmente, conduce alla morte.
Questo sia per me che per i miei cari; anzi, a volte faccio fatica a guardare foto/video attuali di personaggi famosi che amoperché faccio troppo il raffronto rispetto a come erano da giovani e mi viene da piangere.
Per me in prima persona, invece, non temo il decadimento fisico di per sé (tipo rughe o capelli bianchi), ma proprio lo scorrere del tempo che indica che la mia clessidra si sta velocemente svuotando.
E poi, ma non è un'angoscia meno forte di quelle suddette, ho paura di non usare bene il tempo a mia disposizione, nel senso di non vivere pienamente la mia vita, quindi di sprecarla, in un certo senso.
Dopo tanti anni sono arrivata alla stessa conclusione di Daniele. Se accetti i sintomi di ansia o gli attacchi di panico e li chiami con il loro nome mentre li stai vivendo, questi diventano sempre più "piccoli", gestibili.
La domanda :" e se stavolta sto davvero morendo?" deve essere sostituita da : "respira, è solo panico/ansia", ripetuto come un mantra
Ciao, scusami... posso chiederti se hai ricevuto un aiuto medico per riuscire a non enfatizzare più ansia e panico? E come hai fatto a non pensare più di avere un grave problema di salute? Grazie!
Mostra di Piùuna volta che accetti i sintomi gli stessi regrediranno, perché le sensazioni che proverai si saranno riequilibrate e quindi sarai in grado di utilizzare i tuoi pensieri e non subirli.
i nostri pensieri sono uno strumento, dobbiamo usarli non subirli.
questo significa che avrai sempre dell'ansia a fare certe cose, ma un'ansia "normale" e non patologica, perché la sentirai parte di te e non come un evento esterno.
Ad un certo punto non dirai più, io sono una persona ansiosa, dirai io sono una persona sensibile.
Una sensibilità che se non accettata diventa prima ansia e poi panico. La sensibilità è un dono, non una malattia.
Ti faccio un esempio; ci sono soggetti che non possono guardare film dell'orrore, se la fanno sotto letteralmente. Altri invece si divertono un mondo. cosi come chi adora le montagne russe e chi (come me) non ci mette piede nemmeno a pagarmi.
Significa che chi ha paura è malato? no, significa che è più sensibile.
Tu resterai sempre più sensibile a certe situazioni, ma la differenza è che avrai spezzato il circolo vizioso che da "ansietta" diventi "panico".
Bisogna solo accettarlo, accettare i propri limiti in generale.
Una vita normale non esiste, la tendenza di definire "normale" tutto ciò che si avvicina alla maggioranza è profondamente sbagliato.
L'essere umano è caratterizzato da diversità fra individui, ma nello stesso tempo l'essere umano ha paura della diversità. E per reprimere questa paura si cerca di definire cosa sia normale e cosa no.
Hai fatto degli esempi che calzano bene alla mia persona: mai andata sulle montagne russe e sono terrorizzata all'idea (perché ho paura di svenire/morire di paura lì sopra), ma sono una grande appassionata di film horror, spesso li guardo proprio quando sono in preda all'ansia forte e hanno un effetto quasi sedativo (forse perché la mia mente si concentra sulla paura dovuta al film).
Però non mi sono mai sentita "diversa" per le cose suddette, forse un pochino per gli horror (ma più perché tanti mi hanno detto spesso che è inusuale che una ragazza ami gli horror e, di fatto, al cinema son sempre dovuta andare a vederli con uomini e mai con amiche).
Invece, le somatizzazioni dell'ansia mi provocano non tanto un fastidio "mentale" o il pensiero di essere "anormale", ma più che altro un fastidio fisico grosso.
Se, ad esempio, sono al cinema col mio compagno e mia figlia a vedere un cartone e, improvvisamente, avverto tachicardia, sudorazione, tremori, sensazione di svenimento o morte io innanzitutto penso che sto per morire, quindi mi viene spontaneo alzarmi ed uscire dalla sala, prima di tutto per vedere se mi passa e poi, eventualmente, per chiedere aiuto ai ragazzi alla cassa.
Quindi, mi viene da chiederti: come le ignoro queste terribili sensazioni fisiche? Oppure, come faccio a non pensare che sto per morire?
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