Mostra di PiùAvete mai fatto un giro in un reparto di oncologia? E in particolare quello pediatrico?
Io ci sono a contatto almeno due volte a settimana, solo perché sono obbligata a farlo, onestamente è l'unico reparto con cui non vorrei mai avere a che fare!
Se non sai non soffri, se non vedi non comprendi il dolore!
Un mio collega, un po di anni fa, quando preparava le maschere per la radioterapia (i pazienti erano prevalentemente adolescenti e bambini) diceva che non riusciva a capire l'accanimento terapeutico di questi genitori e perché sottopongono i figli a qualsiasi terapia (lui diceva sofferenza) pur di averli in vita!
Diceva che la vita doveva fare il suo corso e che non bisognava accanirsi e fare il gioco delle case farmaceutiche.
Purtroppo, tre anni fa, proprio lui, ha scoperto che suo figlio, di 16 anni, aveva un linfoma.
Quando il problema diventa personale, cambiano le opinioni e si fanno scelte inimmaginabili.
Ha sottoposto suo figlio a qualsiasi tipo di terapia sia non convenzionale che convenzionale.
Eppure l'unica terapia che riesce a tenerlo ancora in vita è la chemio. Così ha abbandonato le sue scelte alternative affidandosi alle cure imposte dai protocolli internazionali.
A distanza di 3 anni il figlio sembra condurre una vita discreta, tra alti e bassi.
Non fasciamoci la testa prima di rompercela, certe scelte rimandiamole al momento in cui sono necessarie e non prima.
Certo, possiamo avere degli orientamenti in merito alla medicina, possiamo giustamente decidere di seguire un certo programma alimentare e stile di vita, resta di fatto che se arriva il problema, l'unico reale orientamento sarà preso al momento!
E non solo, tale decisione sarà influenzata dal momento in cui si presenta, dalla nostra vita, dai nostri affetti e da ciò che rischiamo di perdere o abbandonare se non facciamo la scelta giusta!
Un uomo solo, rispetto a chi, ad esempio, ha dei figli piccoli, avrà un attaccamento alla vita maggiore.
Quindi ritengo che sia corretto avere un orientamento sulle cure mediche o altro e sbagliato prendere posizioni in merito ben precise, col rischio di contraddirle nel momento in cui si presenterà il problema.
Ora, giuste o sbagliate che siano, ci sono terapie di cui, oggi, non possiamo fare a meno e non importa se questo farà arricchire le cause farmaceutiche o le multinazionali se permettono a noi stessi e ai nostri cari, in certe situazioni, di continuare a vivere.
Quello che oggi conta sono le evidenze di base in medicina e se oggi esse dimostrano che determinate patologie rispondono solo a determinati protocolli, credo che sia corretto valutare la possibilità di utilizzarli a prescindere dal nostro orientamento o dal nostro credo.
Questo vale per qualsiasi tipo di sofferenza da quella psicologica a quella fisica.
La scelta, ovviamente, sarà comunque dettata dal momento e in riferimento a quello che abbiamo a disposizione per curarci.
Scegliere uno stile di vita sano, potrà solo allontanare o ridurre la possibilità che una determinata patologia si presenti e non assicurarci la vita eterna!
Appunto.
Io credo che nel momento in cui scoprissimo di essere malati di cancro, tutte le nostre convinzioni e/o certezze andrebbero a frantumarsi.
Concordo con Elettra.
Dissi la stessa cosa qualche post fa, anche se in maniera estremamente concisa, e mi sono auto citata.