Sì Birdy, appunto pensiamo troppo, ma che senso ha tutto questo pensare?
Forse non sono nemmeno degli estremi. Sono fasi diverse della vita.
In alcuni momenti sei troppo impegnato a vivere per pensare. Poi arrivi ad un punto morto che non ci capisci più niente.
E allora ti devi fermare un attimo a pensare che cavolo sta succedendo prima di ripartire.
Solo che se uno si accorge che alla fine pensa e ripensa in tondo senza concludere niente, come la cyclette che dicevi, e non riparte più, allora forse si è bloccato qualcosa nel meccanismo.
O una spinta te la dà qualcuno, e allora la situazione si sblocca, oppure se ci riesci, ti tocca dartela da solo, sempre se ti va, perché magari anche il fatto di darsi una spinta uno lo sente come un obbligo, e allora fa il contrario per dispetto. O perché non è ancora pronto per stanchezza o per altro a ripartire.
C'è da dire che anche questo mito della spontaneità a tutti i costi che era venuto fuori anche in qualche altro post, dove quando uno va in terapia poi le cose riesce a farle spontaneamente e senza fatica, io credo che vada bene solo per le attività creative, e cose simili, ma per altro dove ci vogliono conoscenze della materia, e anche darsi da fare, come trovare un nuovo lavoro o anche, sì, un nuovo amore, se non si fa qualcosa, la vedo dura che la situazione cambi... certo può succedere, ma quando?
Messaggi di littlewombat
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In queste due settimane che sono stata nel forum, complice che non potevo fare altro perché ero influenzata, ho pensato a molte cose. Ma senza le vostre riflessioni non avrei potuto tirare nessuna conclusione, sarebbe stato come guardarsi in uno specchio di legno che non riflette niente.
E' vero che ero molto ossessiva nel pensiero del cibo. Ora che mi sono un po' ridimensionata e che mi sono messa in dieta, sento che al cibo ci penso molto meno, quasi mai.
Sentendo le esperienze degli altri, che anche loro hanno avuto problemi, studi interrotti perché la propria facoltà non presentava sbocchi, attriti con i colleghi di lavoro con cui c'è molta competizione e molto poca collaborazione, problemi familiari nell'infanzia, ansie, depressioni, relazioni finite male, senso di inadeguatezza e desiderio di qualcosa che non c'è, sto cominciando a sentire che tutti, anche se ci sentiamo diversi e unici al mondo, in una qualche maniera che non saprei dire, eppure siamo tutti uguali.
E quindi sto cominciando a smetterla di darmi la colpa per non riuscire a essere qualcun'altra, quella che dovrei essere (non si sa per chi), e a cercare di accettarmi piuttosto per quella che sono.
Rimuginare sui problemi a volte non fa che accrescerli. Come diceva qualcuno in un post, alla fine essendo impegnata sul lavoro, i problemi me li portavo a casa, e finivano per rovinare il mio tempo libero, a togliermi il sonno, e il piacere di fare le cose.
Come mi dice sempre il mio amico, tutta questa psicologia non è che mi faccia bene.. anzi, peggiora solo il problema. Si rischia di fare di una formica un elefante a forza di guardarla, e di ingigantire qualcosa che magari, all'inizio, non era nient'altro che un problema banale.
Si invidia sempre la felicità degli altri, che in realtà è solo nella nostra testa, se solo ci si avvicina abbastanza per guardare, che anche loro talvolta stanno male, soffrono, hanno problemi, tali e quali a noi.
Si aspetta che arrivi dall'esterno un'illuminazione, un segno che ci indichi la strada, perché quando succederà questo, il problema sarà finalmente risolto, e le cose andranno avanti da sé. Ma quando mai? Ogni giorno è una lotta, ogni giorno bisogna fare delle scelte, perché come diceva qualcuno, gli esami, in realtà, non finiscono mai.
E allora penso che forse sia il caso che mi prenda una vacanza. Una vacanza dai pensieri, dall'analizzare sempre tutto, cercando la soluzione perfetta che non c'è.
Accettare anche che le cose hanno dei limiti che non si potranno mai eliminare, ma non per questo sono da buttare via in toto, in quanto sbagliate. La perfezione non sta nella natura, ma solo nella nostra immaginazione.
E anche dopo tutto questo tormento interiore nel sapere di dover "cambiare pelle", o di fare un salto nel vuoto, mi avete fatta accorgere, che in realtà il salto era già stato fatto. Solo che non me n'ero mai accorta perché continuavo a guardare ancora indietro.
Devo adattarmi un po' alla volta a questo nuovo modo di pensare alle cose, a rischiare un po' di più (non dico di buttarsi allo sbaraglio, la verità sta sempre nel mezzo), e di provare a fare qualcosa anche se può non andare bene del tutto, piuttosto che bloccarmi in un immobilismo deprimente che non mi porta a niente.
E allora, siccome io non ci sono mai riuscita a prevedere le cose, ma vivo piuttosto secondo tentativi ed errori, stavolta vorrei fare questo, a provare prima, e a ragionare dopo. Chi lo sa, può essere che i problemi si risolvano meglio. In ogni caso sarà sempre un'esperienza, e quando le cose saranno portate a termine, non potrò più stare lì a pensare: se avessi fatto questo, o se avessi fatto quello, sarebbe andato meglio.... Ora che le ho fatte com'è andata? Ok. fine della storia.
Per un periodo vorrei provare a smettere di guardarmi dentro, per vivere e basta, e poi, vediamo come va -
Provo a fare come il barone di Munchausen che si tira fuori da solo dalle sabbie mobili prendendosi per i capelli:
MI DO' UN TERMINE per fare quello che ho da fare, e poi...
ADESSO
ORA
IN QUESTO MOMENTO
PRENDO
CHIUDO IL FORUM
E CI TORNO SOLO
QUANDO AVRO' FATTO QUELLO CHE DOVEVO FARE
TRE... DUE... UNO...
CIAO A TUTTIIIIIIIIIII -
i forum e internet in generale sono molto distraenti
da qualche parte avevo trovato questa frase che mi pare calzante
"È impossibile godere a fondo l’ozio se non si ha una quantità di lavoro da fare"
(Jerome Klapka Jerome)
C'è come questo attrito che impedisce di partire subito e di impegnarsi, stando lì a trastullarsi con elucubrazioni mentali...
Però io so che mi sento viva non quando penso, ma quando agisco. E allora le cose sembrano facili, e vanno avanti da sole.
Non ho mai risolto niente quando ho pensato e ripensato a cosa fare prima di mettermi a fare qualcosa. Probabilmente è solo un sintomo ossessivo dovuto all'ansia, alla paura di sbagliare. E per non rischiare niente, nemmeno comincio, aspettando che da un momento all'altro arrivi come per magia l'illuminazione che mi dia il via.
A volte a pensare molto si complicano i problemi anziché risolverli. Per esempio secondo il mio amico, la psicologia non mi fa per niente bene.
Forse dovrei dargli retta. E darmi un periodo di vacanza dal troppo pensare, almeno finchè non avrò finito di fare quello che devo fare, invece che prima.
E' strano che talvolta bisogna anche DARSI IL PERMESSO che le cose ci vadano bene. Forse non ci pare di averne il diritto. Ci pare che tanto una cosa vale l'altra, e che niente abbia senso. In realtà il senso alle cose glielo diamo noi, quando stiamo bene.
Perché è quando non stiamo molto bene, che non glielo riusciamo a dare.
Ma a volte è anche il contrario. Non avremmo mai pensato di poter fare una cosa, finchè non l'abbiamo fatta. Ci siamo riusciti e ancora non ci pare vero. E allora ci si convince solo dopo che era possibile farla. Che NOI potevano farla. Perché se non l'avessimo provato di persona, prima di farla, non ci avremmo creduto mai.
In questo caso l'unica soluzione possibile è una: provare. -
A questo punto, essendo due lavori entrambi a tempo determinato, la scelta è solo tua:
dove ti piace di più lavorare?
per te è importante riavvicinarti alla famiglia?
e se poi una volta tornato a casa non ti piace, potresti tornare indietro? ti riprenderebbero in ospedale? potresti prendere che ne so, una aspettativa per vedere come va (immagino di no, ma magari si può sempre chiedere e sentire cosa dicono) -
però non hai nessuna certezza neanche nella RSA, ufficialmente saresti comunque a tempo determinato
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qui sei a tempo determinato. al paesello saresti a tempo indeterminato?
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capisco quelli che si vogliono sfogare, ma quelli che si vogliono pavoneggiare proprio non li reggo. A volte la gente parla per avere un consiglio, ma agli egocentrici che vogliono solo un pubblico per elencare le proprie presunte prodezze, li butterei dalla finestra. Aspettano solo che hai finito di parlare per dirti le loro cose. A volte nemmeno aspettano che finisci, ti interrompono direttamente. Ma basta che guardi i dibattiti in parlamento o in TV per capire il livello di educazione che c'è in giro... Tutti vogliono essere al centro dell'attenzione. Gli unici che ascoltano attentamente sono quelli che ti vogliono fregare
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la gente che ti racconta tutti i fatti suoi, io se posso svicolo. Fai finta che ti stanno telefonando. Fai finta di avere un impegno. O di essere molto occupato. Cambia argomento.... Difenditi!!!
Alla fine chi ti vomita tutta la vita addosso, ti ruba il tuo tempo. Il tempo è la vita.
Forse bisogna dare meno segnali di interesse. Se non hanno un appiglio la smettono di rompere le scatole. E' perché uno per educazione risponde, allora si tira la zappa sui piedi e non la finiscono + -
ciao come va?
Bene
fine della conversazione
ciao come va?
Bene e tu?
gli rilanci la palla
cosa mi racconti?
niente di speciale, tutto come al solito. E a te?
magari volevano raccontarti loro qualcosa, e lo dicono tanto per consuetudine