Messaggi di Zaraki

    Ciao, e io ringrazio te, sapere di essere utile mi fa stare bene. Credo però sia successo qualcosa con il correttore automatico :)

    Per i problemi pratici la prima cosa che mi viene in mente è quella di rivolgersi ad un sindacato, con il rischio concreto di incrinare i rapporti con il datore di lavoro. L'alternativa è di fare pressioni (meglio con un gruppo di colleghi che in solitaria) in modo pacato ma deciso, affinchè questi problemi vengano risolti. Detto a parole suona facile, ma mi rendo conto che probabilmente vi trovate a che fare con un datore di lavoro quantomeno 'poco corretto'.

    Ahahah... provvedo subito a modificare il post.

    Tornando alla questione, mi sono già mosso in tal senso ma è davvero stressante, sia ogni volta che arriva lo stipendio, sia ogni volta che arriva una comunicazione da parte del datore di lavoro.


    Non posso modificare il post, scrivo qui:

    era ringraziarla legato a una fondelli di abitudine -> era soprattutto legato a una questione di abitudine

    Vi aggiorno sulla mia situazione lavorativa. Devo dire che rispetto all'inizio va molto meglio e volevo ringraziare in particolar modo LeggeraMente che se ricordo bene mi disse che il mio malessere era ringraziarla legato a una fondelli di abitudine (sintetizzo così il tuo post).

    I problemi ora sono di ordine pratico:

    1) ci sono molti errori nelle ultime buste paga (ore conteggiate male, ore sottratte per cercare di risolvere errori che gli avevo già comunicato, competenze/trattenute che risultano sbagliate);

    2) il datore di lavoro non rispetta il contratto, gli è stato fatto presente più volte e da più colleghi, ma continua a prendere tempo.

    Questa è la situazione attuale.

    Non ho letto tutti i messaggi, ma personalmente credo che questo ragazzo sia stato abbastanza chiaro. Al di là delle illazioni che possono essere fatte a proposito della sua famiglia, la questione è sintetizzabile in "ci tengo a te, ma non abbastanza per superare gli ostacoli legati alla distanza/impegni". Non vorrei sembrare troppo cinico, ma ci può stare...

    Per me è molto più azzardato a un'età simile vivere senza prospettive di crescita e rimandare ulteriormente la vita adulta e l'uscita di casa. Un conto se non c'è proprio modo, un altro non provarci nemmeno quando se ne ha l'occasione.

    Questo invece è un giudizio, ignorante di tutto ciò che ruota attorno a questo ragazzo. Personalmente non mi permetterei mai di dirgli una cosa del genere... forse se fosse un mio amico potrei avanzare una riflessione simile... forse.

    Ciao, da genitore mi ha un po' sorpreso questa frase. Se mia figlia decidesse di rendersi indipendente, pur con delle incognite, io la incoraggerei e la supporterei. Ma le direi anche che, in caso di 'fallimento', la porta di questa casa per lei (come per gli altri miei figli), sarebbe sempre aperta.

    Evidentemente sei un genitore migliore di loro, non entro nel merito perché non conosco nel dettaglio la sua situazione e non mi azzardo a chiedergli nulla. So solo che lavora fin dai tempi dell'università.

    Buon per i tuoi figli, non so cos'altro aggiungere :grinning_face_with_sweat:

    Visto che parli di "ragazzo", senza dubbio l'esperienza che descrivi lo arricchirebbe di esperienza, lo farebbe crescere, gli permetterebbe di evolvere. Non vedo particolari "contro"; sarebbe molto diverso se avesse già situazioni più consolidate qui...case, famiglia, figli...ma se così non è, vale la pena mettersi alla prova.

    Mi sembra un consiglio un po' azzardato. Non ha 40 anni, ma non ne ha nemmeno 20. Sa quello che lascia, ma non sa quello che trova.

    A mio personale avviso, potrebbe "partire per l'avventura" nel caso in cui avesse una situazione a casa tranquilla e se avesse almeno un dieci anni di meno. Nel caso in cui se ne andasse, sarebbe a titolo definitivo. Non penso che la famiglia lo riaccoglierebbe a braccia aperte, soprattutto perché non avrebbe più un lavoro con il quale mantenersi e contribuire alle spese.

    Ciao e grazie per la risposta.

    In effetti gli avevo chiesto quali fossero le sue priorità e lui in linea di massima mi ha risposto elencandomi i pro e i contro che ho scritto nel primo messaggio.

    Diciamo che le sue priorità sono suddivise in compartimenti stagni, perché a suo avviso è difficile stilare una "classifica" basata sull'importanza per delle priorità che riguardano sfere diverse, in questo caso la sfera lavorativa e la sfera famigliare (anche se poi io ho aggiunto che il tutto fa parte della quotidianità di ognuno e seppur da un lato siano cose scindibili, dall'altro fanno parte della medesima cosa).

    In ogni caso, lui mi ha detto che il lavoro è la cosa più importante in ottica futura, dunque lo è anche tutto ciò che è legato ad esso. Questo impiego gli offrirebbe un ottimo stipendio, sarebbe apparentemente più vicino alla sua persona, dunque gratificante, (considerando la sua formazione e le sue esperienze precedenti) e avrebbe un contratto a tempo indeterminato, ossia una stabilità contrattuale che ora non ha. D'altro canto, sarebbe una scelta capovolgente e, soprattutto, dovrebbe licenziarsi da un lavoro che sì non ama ma che comunque fa da tempo, che non lo stressa, che gli concede abbastanza libertà e nel quale ha trovato una quadra. In conclusione, mollerebbe tutto per fare un vero e proprio salto nel vuoto sul piano lavorativo e NON.

    A quel punto non ho più saputo cosa rispondergli...

    Buongiorno a tutti e scusate l'assenza, va tutto bene comunque e spero lo stesso valga per voi.


    Un conoscente mi ha chiesto un consiglio e sinceramente non so che cosa rispondergli, in quanto io stesso nella sua situazione mi troverei in difficoltà viste molte cose in comune.

    Questo ragazzo ha un lavoro in Italia, non è appagato professionalmente da questo impiego e per questo sta cercando qualcosa altrove.

    Ha ricevuto un'ottima proposta e ha tempo fino a Natale per dare una risposta.

    Ci sono diversi pro e diversi contro e sinceramente non so davvero che cosa consigliarli.

    PRO:

    1) Il lavoro sarebbe molto più vicino alle sue competenze e afferma che gli piacerebbe di più;

    2) Lo stipendio sarebbe praticamente il doppio e il contratto sarebbe a tempo indeterminato;

    3) Sarebbe in una città molto più piccola di quella in cui vive, senza caos, traffico o problemi di spostamento;

    4) Avrebbe la possibilità di essere indipendente e di scegliere in autonomia ciò che vuole e ciò che gli piace;

    5) Non ha problemi di lingua, quindi non avrebbe troppe difficoltà ad ambientarsi.


    CONTRO:

    1) Il lavoro che ha ora gli dà abbastanza libertà e, seppur non gratificante, non lo stressa affatto ed è in grado di gestirlo senza problemi. Soprattutto sa quello che lascia ma non sa quello che trova;

    2) Considerando le spese che dovrebbe affrontare, i soldi che metterebbe da parte equivalgono allo stipendio che percepisce ora e che comunque mette da parte non avendo spese e vivendo in famiglia;

    3) Si allontanerebbe dalla sua realtà quotidiana fatta di famiglia e amici (ecco, questo a me non peserebbe molto :grinning_face_with_sweat: );

    4) L'indipendenza comporterebbe avere tutto sulle sue spalle: casa, lavatrici, spesa, cucina, bollette...(questa però è una mia considerazione, lui me lo ha accennato ma magari non vive la cosa con ansia come la vivrei io perlomeno)

    5) Ama il suo Paese, lasciare l'Italia significherebbe andare a vivere in una realtà che comunque non è la sua. Lui è un estimatore dell'arte, quindi figuriamoci.


    NON SO DAVVERO COSA DIRE soprattutto perché avrei dei problemi molto simili anch'io e queste domande me le sono poste molte volte...voi che ne pensate?