Messaggi di mpoletti

    Mi trovo in una situazione un po' ibrida che mi mette a disagio. È necessaria una premessa. Nessuno in azienda si è mai lamentato con chicchessia se riceve una telefonata personale durante l'orario di lavoro. Tuttavia, a me una cosa fa girare i cosiddetti: se non ci sono urgenze, si può chiamare qualcun altro quando si è a casa. Le uniche persone che si azzardano a chiamarmi in orario d'ufficio sono, in ordine di vicinanza:

    1. La mia fidanzata

    2. I call center

    Naturalmente, ci sarebbe l'eccezione: se succede un qualsiasi imprevisto, posso essere avvisato senza problemi. Per questo lascio il cellulare acceso.

    Sui call center, al momento, i filtri alle chiamate proposti da Agcom funzionano parzialmente: le chiamate di questo tipo si sono molto ridotte, ma non azzerate.

    La mia fidanzata non è un call center, ma non considera che:

    1. Se è vero che posso staccare, sto comunque lavorando.

    2. Comprendo essere chiamato per urgenze, ma non comprendo le chiamate fatte semplicemente per sentire la voce del compagno.

    Questo esempio serve per spiegarvi che, ogni volta che squilla il cellulare durante l'orario di lavoro, la gente mi sente citare il titolo di una famosa canzone di Marco Masini.

    So bene di essere rigido, su questo come su molti altri fronti. Vorrei il vostro parere: sono io che mi spazientisco per niente oppure ho almeno parzialmente ragione?


    Stavo partecipando alla discussione con Saritta ed altri a questa discussione. Mi ha colpito molto l'affermazione di Saritta, a proposito di monogamia, che cito

    Ma infatti fondamentalmente è una scelta. Un patto.

    Un patto che se rispettato pone un vincolo e delle rinunce, come qualsiasi scelta del resto. Ognuno dovrebbe conoscere i propri limiti, i propri valori e debolezze. E soprattutto il patto deve essere chiaro e condiviso...

    Non è un caso che abbia messo uno spezzone del film A beautiful mind ad inizio thread, anzi: ci trovo un collegamento.

    Ve lo pongo in domanda: se è vero che in economia - citando Nash

    Il miglior equilibrio si ottiene quando qualcuno fa ciò che è meglio per sé e per il gruppo

    Questo vale anche nei rapporti di qualunque tipo e - più in generale - nella sociologia e nella psicologia oppure no?

    Ve lo chiedo perché - a volte, secondo me - ciò che è meglio per sè è quanto di più lontano possibile che ci possa essere dal ciò che è meglio per il gruppo. In questi casi, possiamo trovare un equilibrio? Se no, è meglio fare ciò che è meglio per sè oppure ciò che è meglio per il gruppo?

    Spero che il messaggio sia chiaro: è un tema complesso, difficile esprimersi bene se non si è molto addentro la materia.

    Penso soprattutto all'abitudine, la paura del cambiamento; si preferisce tradire piuttosto che stravolgere tutto.

    Jen: tombola! (anche se non hai vinto niente :D). Hai elencato i 3 concetti cardine in cui, almeno io, mi ci ritrovo.

    Parlando di abitudini, a volte non ci rendiamo conto che alcuni nostri comportamenti sono abitudinari e non una norma condivisa con il mondo intero. Se, per esempio, io sono abituato a dormire dalle 22, non devo pensare che tutto il mondo vada a letto alle 22. Logico, sensato, eppure a volte il nostro cervello/le nostre abitudini ci ingannano, portandoci a pensare che tutto il mondo va a letto alle 22.

    La paura del cambiamento ha molte vie. A volte, sappiamo cosa vorremmo cambiare, altre volte abbiamo così tanta paura che non lo sappiamo. Ammesso di saperlo, può restare sospesa la domanda In che modo cambiare? Esempio scemo: supponiamo tu voglia cambiare taglio di capelli. Può capitare che tu non sappia scegliere il taglio nuovo. Forse questo può nascondere paura di cambiare o paura del giudizio altrui.

    Sul tradire piuttosto che stravolgere tutto. Il tradimento può essere una tantum oppure continuativo. Il primo può significare semplicemente noia e - quindi - voglia di uscire dalla routine. Il secondo altro non è che un modo per soddisfare la voglia di cambiamento quando è parzialmente bloccata dalla paura del cambiamento. Una persona potrebbe porre fine al rapporto, ma preferisce tradire perché teme il cambiamento radicale. Forse una metafora può spiegare: pensa a dei pugili che si fronteggiano sul ring: il primo - Mike Paura Tyson - vince facilmente, ma anche il secondo -Sonouna Cambiamento Pippa - assesta qualche colpo ben piazzato.

    In pratica credo che la monogamia non sia una scelta molto naturale per l'essere umano.

    Jen, mi offri l'assist per gettare benzina sul fuoco. Secondo me, la monogamia non è una scelta naturale. Nel tempo, l'uomo si è costruito le proprie regole sociali, diverse da luogo a luogo, che tutto sono fuorché naturali. In questo senso, possiamo considerare sia la religione (che - almeno in quelle monoteiste - condanna il tradimento), sia la legge.

    Secondo me, il decidere se tradire o meno dipende molto da cosa si sente più forte: il sentimento verso il coniuge? Il sentimento verso la terza persona? Le leggi della propria religione o del proprio stato? Oppure, in modo molto più animale, le proprie pulsioni?

    Ciao bob. Ho letto tutta la discussione e ci sono alcune cose che mi hanno colpito. Le cito una ad una, ponendoti domande o facendo considerazioni personali

    La parte razionale in me non riesce ad accettare una motivazione che non sia forte. Preferirei che mi avesse detto: "mi ero innamorata" o "con lui era sesso irresistibile". Perché quelle, almeno, sono motivazioni che posso collocare, etichettare, capire anche se fanno male.

    Ma così no. Così mi sento sospeso, e allora parte il rimuginio. La mente si chiude, il cuore si ritira in difesa

    Comprendo la tua sensazione di sospensione, ma considera che non sempre razionalità, sentimenti e impulsi vanno a braccetto. Non voglio sminuire ciò che provi o ciò che ha fatto lei, però prova comunque a considerare l'eventualità che lei ha preso una sbandata. Non possiamo sempre controllarci (e te lo dice uno che è maniaco del controllo). Forse questo rende il tutto più etichettabile e collocabile.

    quel matrimonio è finito. La difficoltà vera è che oggi, forse ancora scosso da tutto, mi piacerebbe provare ad avere una nuova relazione con lei, da zero, da due persone nuove. Il problema è che spesso sembra solo una continuità, una toppa su una ferita aperta. E quando ho questa sensazione, mi sento devastato. Perché mi viene da pensare che sto solo rimandando l’inevitabile.

    Non sono pessimista, ma questo richiede un grosso lavoro su di sé da parte di entrambi. Se ho ben capito, state affrontando tutti e due la terapia. Forse potrebbe essere utile allontanarsi per qualche mese (ammesso che questo sia possibile) e incontrarsi di nuovo quando il percorso psicologico è andato avanti per qualche mese. Qualche cambiamento, nel frattempo, dovrebbe esserci stato. Ammetto che ci siano difficoltà pratiche (del tipo: nel frattempo, dove potresti andare e dove potrebbe andare lei?), incontrollabili (chissà cosa succederà in questo periodo?) e psicologiche (come reagirete entrambi agli eventi che capiteranno?). Non farlo, però, significa restare fermi.

    Oggi non sono più disposto a rimettere in gioco tutto di me per una richiesta che a posteriori so essere "fallata". Di contro, adesso è lei che vuole recuperare a tutti i costi, e devo dire che lo sta facendo sul serio. È cambiata, presente, attenta. E in certi momenti, la guardo e mi sembra meravigliosa. Ma poi mi blocco. Perché la mente non dimentica.

    Non credo si tratti semplicemente della mente che non dimentica. Potrebbe darsi che tu debba ancora elaborare il dolore che ti ha provocato il tradimento. Proprio per questo ti ho dato il consiglio precedente.

    Immagina un uomo che ama andare con le donne transessuali.

    una donna che va con un altro uomo, tradimento semplice

    Prendo queste due citazioni non per giudicarle, ma per fare una considerazione. Se prendiamo tutte le casistiche possibili, il tradimento non è mai semplice. Per esempio: una donna va con un altro uomo o viceversa (l'esempio di Horizon) presuppone - a mia percezione - che la coppia non abbia amici o parenti. La casistica solo loro due mi sembra più teorica che pratica.


    Facciamo un esempio: vedrete che - invertendo i sessi ed i ruoli - il risultato non cambia. Tizia è sposata con Sempronio, ma lo tradisce con Caio, scapolone incallito. Supponendo che la coppia abbia figli, trascinerebbe nella questione anche i ragazzi. Caio, per quanto sia libero di fare ciò che vuole, o tace per sempre, oppure dovrà fare i conti con i commenti dei propri amici o parenti (tanti dicono che ognuno è libero di fare ciò che vuole, ma giudica il prossimo, ma questo è un altro tema). Non è da escludere che ogni persona che componga il gruppo abbia un giudizio diverso.


    L'unica cosa che avrà un giudizio insindacabile, finché le cose restano così, è la legge: "Violazione dell'obbligo di fedeltà", articolo 143 codice civile. Tuttavia, l'articolo regolamenta il matrimonio ("violazione dell'obbligo di fedeltà dei coniugi")...allora, come dovremmo comportarci con le coppie di fatto o con i fidanzati con storie lunghe anni?

    Insomma, unire le parole semplice e tradimento non mi sembra possibile.

    Ho 39 anni ed esperienze sessuali molto limitate. Non saprei da cosa dipende e sono qui anche per capirlo. La cosa mi crea sicuramente disagio nelle relazioni. Sento che è subentrata un'assuefazione, quasi un godimento del disagio stesso. Mi ci sto identificando. Mi dà un'identità. Ed è proprio questo che vorrei evitare. E forse parlando potrò capirci qualcosa e magari aiutare anche gli altri.

    ologramma88: cosa intendi per esperienze molto limitate? Numero, intensità. o altro?

    Quanto al tuo disagio, mi sembra di comprendere che tu confronti la tua vita sessuale con quella altrui (che - presumo - ti è stata raccontata).

    Se è vero che ogni persona è diversa dalle altre, è anche vero che la sua vita sessuale è diversa: si passa dal monogamo al traditore seriale per arrivare fino al pervertito che condivide gli scatti altrui su FB (mi riferisco al gruppo mia moglie, recentemente chiuso).

    Nel tuo caso, visto che parli di godimento del disagio stesso, sto riflettendo: da come ne parli sembra che non te ne possa fregar di meno...eppure sei qui a parlarne, perciò le cose dovrebbero essere diverse.

    Creamy, sarò drastico: ciò che provi è assolutamente normale. Non so se in tutti gli ambiti psicologici, ma sicuramente in alcuni si parla di elaborazione del lutto: in sostanza il lutto é anche la paura di essere lasciati. Ci sono varie fasi da superare.

    Ciao Horizon, rispondo volentieri alla tua domanda prendendo spunto dalle considerazioni di Saritta: avrete anche il punto di vista di una persona che vorrebbe tradire, ma non lo fa per N motivi

    Ho già espresso più volte il mio pensiero sul tradimento, che reputo un atto meschino, immorale e inumano, tanto per dirne qualcuno.

    Sulla carta sono d'accordo. Manca, però, un punto: a volte, uno dei due tiene sotto scacco (emotivo e/o materiale) l'altro. Molto dipende dai caratteri che compongono la coppia: alla voce caratteri includo l'intelligenza emotiva, senza dimenticare il coraggio, la paura, e chissà cos'altro mi sono dimenticato. Io mi trovo a che fare con una persona che ha l'intelligenza emotiva di una pantofola: per lei, le necessità altrui non esistono, esistono solo le sue. Mi fermo qui: penso sia suffficiente per spiegare la dinamica

    Perchè sempre più donne (ma anche uomini, ma come dicevo, ora sento molte donne) scelgono il tradimento?

    Già, perchè tradire è una scelta.

    Non credo sia sempre una scelta. Non farmi dire cosa tira più di un carro di buoi :D, ma ci siamo capiti. Anche se sono rare, le sbandate per la prima persona conosciuta sono una realtà. Francesco Alberoni parlava di innamoramento in questo senso, però - secondo me - ci sono anche altri motivi, diversi da persona a persona


    incontro con una persona che ci destabilizza e attrae oltre la nostra volontà.

    Saritta da donna ti sei espressa meglio di me


    Tirando le somme, senza parlare della mia storia: ci sono situazioni (a volte pratiche, a volte psicologiche personali o altrui) che portano a tradire.

    Avendo anche io un problema di amicizie ed avendo 45 anni, mi vien da rispondere: vorrei che fosse così.

    Ho provato in vari modi a risolvere i problemi (fammeli chiamare in questo modo) che ha citato Saritta. Sono un po' più duro di lei, però. Più che di amicizie, a proposito che molte si perdono per vari motivi (traslochi, matrimoni, ecc.), purtroppo parlerei di semplici conoscenze. Se l'amicizia è profonda, infatti, si dovrebbe trovare il modo di superare gli ostacoli.