Messaggi di Char_Lie

    il punto è un altro:

    - tu lo faresti?
    - e se si, chi ti autorizza a giudicare la frequentazione di prostitute (come qualcosa che debba essere confessato)?

    Io la penso così.

    Andrebbe confessato all'altro nel caso in cui si suppone che quest'altro ha investito risorse nella relazione credendo che l'altra persona si comporta in certi modi.
    Se non le viene detto, viene ingannata, e alla persona ingannata in questo modo viene prodotto un danno perché investe risorse in un qualcosa (la fedeltà sessuale) che il partner in realtà non le garantisce.
    Un uomo fa finta di essere fedele alla sua donna, fa finta che le piace molto dal punto di vista sessuale, lei crede a tutto questo, ed in cambio questa donna si comporta in certi modi positivi col partner, se sapesse che il partner non mantiene certi obblighi rispetto ai quali si è tacitamente d'accordo quando si afferma di stare insieme, magari non investirebbe tante risorse in questa relazione.

    Io non faccio differenza se fosse stata ribaltata la situazione tra i sessi valeva lo stesso identico principio.

    La menzogna in questi casi produce un danno reale, non è più una questione di privacy, dove io e te da adulti ci mettiamo d'accordo e facciamo certe cose in una stanza senza aver voglia di diffondere queste notizie in giro.
    Visto che nelle relazioni tra uomo e donna viene tacitamente presa in considerazione la fedeltà sessuale, questa cosa l'altra persona dovrebbe conoscerla per me, affinché possa scegliere liberamente con chi voler stare ed investire le sue risorse in modo ponderato ed appropriato e non sperperarle per un partner che la inganna e continua ad ingannarla.

    Vogliamo fare gli scambisti? Va bene. Vogliamo andare con svariati amanti? Va bene... Ma dobbiamo saperlo tutti e due.

    Non spetta ad un figlio rispondere a questa domanda. Questa è una questione che riguarda la coppia, e dalla quale i figli vanno tenuti fuori. Anche perché la fiducia "fasulla" è per l'appunto tra marito e moglie.

    Analizziamo un attimo qualche ipotesi: il figlio lo rivela al tradito, la famiglia va in pezzi, il traditore odierà a vita il figlio per aver rivelato la cosa e aver così distrutto la famiglia, e alla fine anche il tradito coverà risentimento per il figlio che ha innescato la cosa (molto probabile), con il risultato finale che i genitori si sfanculano, si separano, uno dei due ce l'avrà a morte con il figlio (e con l'altro coniuge) e si porteranno il muso per la vita. Il figlio, dal canto suo, proverà rabbia per il traditore, e anche forse un po' di risentimento per il tradito, che non è stato in grado di risolvere pacificamente la situazione. Oppure si coalizzerà assieme al tradito, inasprendo il contrasto con il traditore, ed essendo segnato a vita da un rapporto del genere.

    A fare il giustiziere pieno di orgoglio son tutti bravi: ma bisognerebbe vedere dove portano le conseguenze ultime di queste azioni. Mi sembra che non ci sia molta consapevolezza in merito...

    Ma guarda che non si tratta di fare il giustiziere, il giustiziere è quello che vuol sostituirsi all'applicazione della legge in base a certi fatti, qua si tratta solo di far luce rispetto ai fatti stessi e mettere a conoscenza una delle due parti (quella presunmibilmente lesa) di quel che succede. Poi se questa ritiene che questo comportamento vada bene, si resta insieme, altrimenti si sfascia la famiglia, e se questi si i∙∙∙∙∙∙∙o con me perché ho descritto a chiare lettere quel che facevano e come si comportavano senza esprimere giudizi in merito, non sono di certo io a sbagliare.

    Tu vuoi avere l'amante? Bene, diciamolo a tuo marito e vediamo che ne pensa. Poi il marito giudicherà se la cosa è giusta o meno, questo non spetta a me giudicarlo.

    Non è che se io mostro che tu ti stai appropriando di qualcosa, ti dico anche che rubare è sbagliato o convinco qualche altro che è sbagliato rubare, giudicare questo non spetta a me, è arbitro ognuno della giustezza o meno di certi comportamenti, io metto solo a conoscenza dei fatti tutte quante le persone coinvolte.

    Se io ho una fidanzata e vado con delle prostitute e qualcuno glielo dice, non me la posso certo andare a prendere con questo qualcuno se il legame si sfascia, qua quello che ha provocato la rottura è un certo comportamento e il giudizio della fidanzata rispetto a questo (che avrebbe dovuto conoscere l'altra visto che ci sto insieme) per poter scegliere liberamente con chi stare.

    La responsabilità di quel che si fa è di chi sceglie cosa fare in base a certi fatti, e non di chi mostra come stanno certe cose e questi fatti, io ho detto solo la verità senza accusare nessuno (che mia madre mente a mio padre e c'ha l'amante è vero, che mio padre non ne sa nulla è vero), se poi c'hanno la coda di paglia questi genitori qua, non è certo colpa mia. Non è che sono andato a spifferare la cosa ad un tribunale ma alle persone interessate.


    Se tu stai invischiata in una relazione, visto che è coninvolto anche tuo marito nella faccenda e pure io che sono tuo figlio, non si può più far finta di nulla, io non ci riuscirei a far finta di nulla, non sono solo fatti tuoi, il tuo comportamento in questo caso non è semplicemente una questione di privacy, è comunque una menzogna perpetrata nei confronti di tuo marito che presumibilmente secondo il suo giudizio potrebbe procurargli un danno, ed è giusto che sappia come stanno le cose, se poi la relazione si sfascia, di nuovo, non è colpa di ciò che è vero, ma delle scelte di tutti i componenti in base a ciò che è vero.

    Hanno saputo come stanno certe cose e hanno scelto liberamente di conseguenza.

    E checché se ne dica, una famiglia sfasciata è un danno molto maggiore per i figli, di una famiglia che, seppur con mille difficoltà, tenta di andare avanti.

    Un figlio non può sobbarcarsi problemi più grandi di lui, e che non sarebbe in ogni caso in grado di risolvere. A cosa può servire rivelare tutto pubblicamente? Nel migliore dei casi a sollevare un polverone che renderà l'aria irrespirabile in famiglia.

    Esatto.
    E' troppo facile prostituirsi con il corpo altrui.

    Però bisogna decidersi...
    è più importante la libertà individuale o che una famiglia si regga su di una fiducia fasulla basata magari su convinzioni false di un uomo rispetto a sua moglie?

    Se fosse a conoscenza il marito che la moglie fa delle scappatelle, e questo marito vuol continuare a restare con sua moglie va bene, ma se non lo sa, è corretto basare un rapporto su una base così falsa? Una presunta fedeltà coniugale?

    Tu bruce0wayne che tanto parlavi di verità nelle relazioni affettive, poi qua cambi registro? :D


    Se una persona non è a conoscenza di certe cose, ed in queste circostanze stiamo supponendo che è il padre (ossia il marito) a trovarsi in questa situazione, per mantenere unita una famiglia secondo voi è giusto lasciare che continui ad essere ingannato dalla moglie?

    Se non fosse vero questo presupposto, che c'è un inganno di uno dei due nei confronti dell'altro, non si porrebbe alcun dilemma morale sul da farsi.

    Per me sbagliate comunque a metterla su questo piano. Io se avessi scoperto in passato che mia madre faceva queste cose, avrei indagato quantomeno meglio, e se avessi avuto un buon margine di certezza che stava ingannando davvero mio padre, ne avrei parlato prima con lei della cosa per capire meglio la situazione e poi le avrei fatto presente che avrei detto tutto, avrei cercato insomma di mettere fine a questo giochetto basato sulla menzogna.
    Se la relazione regge, bene, ma se si sfascia penso poi che sia giusto così, si sta insieme ad una persona per dimostrare a questa d'avere una faccia e per poi essere tutt'altro? Penso proprio di no.

    Per questo dico, qua si parla tanto di verità e genuinità nelle relazioni e poi viene fuori che tutti, se possono e gli conviene, questa verità la nascondono. Dimostrano di avere una faccia e poi sono tutt'altro? Io dico, meglio una finzione e una farsa che si sa che in parte è finzione (come un'opera teatrale o altro) che una finzione che si crede essere la realtà.

    Poi si afferma che l'amore nelle relazioni comuni non è mai finto: qua tutti 'sti discorsi mi fanno arrivare alla conclusione opposta, che nelle relazioni bisogna dimostrare d'essere qualcuno che in realtà non si è, grazie a questa verità di facciata si instaurano, si mantengono e non si sfasciano i legami e i rapporti.

    Perché se dire queste cose al padre può far vacillare la relazione, questo vuol dire che il padre non ne è a conoscenza e non sospetta niente. Ma se è così a che gli serve stare con questa donna?

    Qua quello che sostieni bruce0wayne è questo: che bisogna continuare a farlo fesso per la felicità degli altri membri della famiglia

    Spifferare un tradimento senza esserne protagonisti, un tradimento altrui, è un modo per creare situazioni di estrema tensione levandosi il "peso" del dubbio. E' un'azione da codardi. Il vero coraggio è lasciare la libertà agli altri.

    E come fa il padre ad essere libero se non sa neanche chi ha accanto? ?(
    Lasciare libera una persona per te cosa significa?

    Significa tenere nascosto qualcosa di vero affinché si comporti in base a questa visione errata dei fatti (avendo ben presente che non è lei in prima persona ad adottare questa visione), o farle sapere quel che è vero e farle scegliere ciò che davvero vuole in base a questo?

    Secondo il mio modo di vedere, se si vuol lasciare libere le persone è necessario che sappiano con chi hanno a che fare. Lasciarle libere non significa omettere qualcosa di vero (ed in questo caso qualcosa di importante e fondamentale) affinché continuino a comportarsi in certi modi.

    Quindi è proprio vero l'esatto contrario, la falsità (soprattutto là dove magari una persona vorrebbe sapere come stanno le cose) non lascia libera questa persona, perché questa non sceglie qualcosa in base a delle conoscenze vere ma in base a delle conoscenze false.

    Se è coraggioso chi lascia gli altri liberi di scegliere (come sostieni, e per te il coraggio sembra sia un valore fondamentale), allora chi vuol essere tale dovrebbe fare l'esatto contrario e rendere tutti consapevoli dei fatti, poi saranno queste persone che sceglieranno cosa fare in base a questi fatti.

    Tu quando dici la verità non modifichi i fatti, non è che stai costringendo qualcuno a far qualcosa con delle minacce, stai semplicemente rendendo tutte quante le persone coinvolte consapevoli dei fatti e di quel che succede realmente.

    Due persone sono libere di agire quando conoscono veramente certe situazioni. Se una delle due riesce a far credere all'altra qualcosa di non vero per manipolarla, l'altra non è più davvero libera, la sua libertà di azione viene limitata.

    Se è il principio di "lasciare liberi" quello che difendi al di sopra di altri interessi, non lo puoi difendere di certo omettendo qualcosa di vero a qualcuno. C'è un'enorme fallacia nel sostenere che si lasciano libere le persone tenendole all'oscuro di certe cose perché potrebbero comportarsi in modo sgradevole per qualcuno nel caso in cui venissero a sapere come stanno queste cose.

    Per quando riguarda l'opener, per me non deve parlarne con sua madre almeno. Se sono veramente separati in casa almeno smette di tormentarsi. Se invece sua madre fa tutto alle spalle dell'ignaro padre spetta a lei prendere una decisione secondo la sua sensibilità. Anche se per me tenere all'oscuro così suo padre è sbagliato per la mia accezione dei rapporti famigliari. Io mi sentirei complice di mia madre e traditore verso mio padre.

    Mi sembra anche a me abbastanza corretto far così, se si tratta di una bugia a fin di bene è un conto, se invece una persona viene ingannata da un'altra in modo premeditato per il suo tornaconto, non penso si possa giustificare questa omissione come un qualcosa di positivo che permette quel minimo di idealizzazione che fa andare avanti una relazione.

    Soprattutto se tengo ad entrambe le persone non posso restare impassibile, parlerei comunque prima con chi "tradisce" per convincerlo a far chiarezza con l'altro e decidersi davvero rispetto a quel che vuole, perché in queste cose non c'è solo la sua esistenza in gioco.

    Tanto se è una situazione che conoscono già bene tutti e due, non succederà nulla, e va bene, sono adulti e fanno le loro scelte, ma se non c'è fiducia in una relazione e una persona sfrutta l'altra quando le serve e a sua insaputa ha amanti vari, continuando a stare con questa persona e a fingere di esserle fedele, la persona tradita per me non sta scegliendo, non può scegliere davvero, in questo caso veramente diviene un oggetto che viene manipolato dal partner come diceva bruce0wayne, e non è che sia tanto bello tutto questo.

    Qua la privacy non c'entra, non si tratta di pensieri e comportamenti privati, che so come leggere quel che pensa una persona in un diario segreto o andare a spiare qualcuno che sta in una stanza da bagno che si masturba;
    se abbiamo a che fare con un comportamento che distrugge quel senso di fiducia, che dovrebbe essere alla base della relazione stessa tra due persone che stanno insieme, non pensate che sia giusto che conoscano entrambi questo tipo di comportamento che tiene l'altro e decidano poi se risulta giustificato?

    Siccome io come figlio non mi ritengo un confessore, né l'avvocato delle ragioni e gli interessi di uno dei due, mi comporterò secondo il mio senso di giustizia (mio ovviamente perché non credo in qualcosa di oggettivo) relativo ai miei interessi da terzo all'interno di quella relazione.

    Tutti gli interessati alla fine conosceranno come stanno certe cose, che sono di importanza fondamentale in questi casi per poter fare delle scelte ponderate, e conseguentemente sceglieranno.

    E' proprio in base al principio che non sono oggetti ma soggetti è giusto che scelgano in base a qualcosa di vero e non una realtà apparente costruita da uno dei due coniugi per comodità e interesse personale.

    E' una situazione tragica, ma sinceramente l'alternativa del far finta di non sapere nulla non mi sembra l'opzione migliore, visto che io non sono semplicemente un conoscente che "dovrebbe farsi gli affari suoi".

    Se tu potessi darti un consiglio su come fare a non esserlo(Depressa, triste ,ansiosa), che consiglio ti daresti?

    (Immagina di dartelo cosi come lo farebbe una persona che ti vuol del bene .)

    Io me lo saprei dare un consiglio, ma dovrebbe essere anche vero :D.
    Per ottenere quel che vuoi (un po' d'amore e sopravvivere in modo dignitoso) non ci saranno tante incertezze e non dovrai faticare tanto come ti aspetti.

    Se la prospettiva esistenziale reale di certe vite invece è quella di Leopardi

    Nasce l'uomo a fatica,
    Ed è rischio di morte il nascimento.
    Prova pena e tormento
    Per prima cosa; e in sul principio stesso
    La madre e il genitore
    Il prende a consolar dell'esser nato.
    Poi che crescendo viene,
    L'uno e l'altro il sostiene, e via pur sempre
    Con atti e con parole
    Studiasi fargli core,
    E consolarlo dell'umano stato:
    Altro ufficio più grato
    Non si fa da parenti alla lor prole.
    Ma perchè dare al sole,
    Perchè reggere in vita
    Chi poi di quella consolar convenga?
    Se la vita è sventura,
    Perchè da noi si dura?

    ...C'è poco da stare allegri.
    Non è solo il sintomo che va messo in barella, in barella bisognerebbe portarci tutta l'esistenza, questa qua andrebbe curata.
    Se si è tristi per nessun motivo o mancanza, allora si può sostenere davvero che una persona non ha le rotelle a posto, ma io poi vedo che chi è depresso o vive male, c'ha delle vere e proprie voragini esistenziali, o relazionali, o economiche o di altro tipo, e allora mi chiedo: come diavolo faceva a stare di buon umore questa persona?

    Se uno è infelice o non contento di certe cose, non può essere triste per questo?
    Il problema vero insomma è che è triste, o che gli mancano certe cose?


    Se una persona percepisce una mancanza, come la si può curare prendendo in esame il sintomo tristezza, che rappresenta il suo constatare che gli manca qualcosa che, per una serie di circostanze non ha.
    Si cerca di curare l'effetto, perché questo risiede di sicuro nella mente (c'è un cervello che prova tristezza), ma la cosiddetta "malattia" (se così la si vuol chiamare) non sta di preciso nemmeno nella mente del portatore del disturbo, questa è come una piovra i cui tentacoli si espandono fin nei recessi più remoti dell'ambiente circostante.
    Se il problema consistesse davvero soprattutto in quello che si prova, basterebbe una bella lobotomia e si curerebbe tutto :D.

    per lui ho lasciato il mio ex dopo 7 anni....non lo amavo iu e lui voleva matrimonio figli...era gia proiettatissimo....punizione divina?

    E perché lo hai lasciato quest'altro uomo? "non lo amavo più" è troppo vago, concretamente i motivi che non te l'hanno fatto amare più quali sono stati?
    7 anni non sono pochi, se proprio non ti piaceva te ne saresti dovuta accorgere un po' prima... :S

    Non è che non lo amavi più proprio per questo? Perché era "proiettatissimo" e tu non te la sentivi poi tanto? :hmm:

    A me sembra difficile pensare che una persona crede che risulta più semplice andare a vivere con un'altra persona, con la quale non si sa come sarà la convivenza, piuttosto che provare a vivere da sola.

    Io penso che se hai paura di fare questo passo (di andare a vivere da sola), magari è perché in realtà tu stessa non vuoi davvero farlo neanche in compagnia (in cui le cose si complicano ulteriormente, non è che diventano più semplici) e hai trovato anche un altro motivo esterno per non farlo, il tuo attuale fidanzato che non vuol venire a convivere con te.

    Tu cosa desideri fare? ?(

    Quando si va a vivere con qualcuno non si avrà solo a disposizione la sua compagnia (non è un cane), poi ci si dovrà comunque adattare ai suoi spazi, questo lo desideri davvero?
    Al livello immaginario la convivenza può sembrare bella come uno spazio libero e sconfinato (perché si vive con un altro idealizzato che non creerà problemi) al livello concreto non lo è mica poi tanto.

    Lascia stare quel che vedi su fb, le persone in abito bianco felici (che poi magari dopo qualche mese si ritrovano a pensare ma chi me lo ha fatto fare) sei tu che devi scegliere per te cosa vuoi. L'idea che tu debba essere necessariamente felice nel condurre la tua vita in certi modi devi capire bene se è tua davvero.

    Se hai indipendenza economica, chi te lo fa fare di logorarti ancora? Posso immaginare che da sola gli inizi saranno difficili, ma è meglio essere soli che male accompagnati.

    Ecco questo è un buon consiglio secondo me, se è questo quello che vuoi fare davvero e non ci sono impedimenti economici, fallo, ma se non è così e ti senti più libera e felice nel vivere in un altro modo per ora, non è che devi fare questa cosa per forza.

    Per me il pensiero della morte autoindotta è motivato soprattutto dal mio desiderio di uscire da questo mondo qua così come l'ho conosciuto, se fosse diverso e migliore (migliore secondo me e per me ovviamente) non desidererei mica di andare via, penserei che un buon posto (così come dico io) per me ci sia qua in questo mondo con buone probabilità.

    Per questo non riesco a pensare che il mio problema sia emotivo, può essere solo cognitivo per me, o mi sono sbagliato e questo posto come lo fantastico qualche volta, c'è davvero, oppure realmente non c'è soluzione che tenga, e perciò non mi serve la psicologia dei curatori di anime che vuol rendermi funzionale, d'essere funzionale non me ne frega un accidenti.
    O vivi mezzo stritolato funzionalmente negli spazi liberi della realtà che conosci e che riesci ad occupare, o non vivi proprio; e qualcuno perciò sceglie di non vivere in una certa realtà, come dargli torto se è la stessa realtà che conosco anche io? :S
    Io avrei qualcosa da proporgli di alternativo e che gli vada bene?
    Come potrei suggerire che è meglio continuare a vivere se io stesso non possiedo una risposta adeguata?


    Se la realtà è questa, quella che osservo, e non c'è modo di vivere se non adattarsi forzatamente a certi tipi di relazioni, si ha a che fare con un problema irrisolvibile, il male di vivere per me da queste forzature qua deriva e non lo si toglie più, a meno che qualcuno non trovi un modo di vivere non così faticoso e me lo proponga, ma in giro io non vedo persone che c'hanno 'ste soluzioni qua, c'hanno sempre e solo da proporre "le solite fregature", i "bisogna faticare" alle quali poteva pensarci chiunque, e cosa risolvono questi pensieri qua?

    Nulla.

    Il male di vivere resta, e ci sono solo discorsi "curativi" volti a cercare di convincerti di sopportarlo con una pacca sulla spalla, mai qualcuno che suggerisse, portasse avanti o c'avesse in mente davvero sistemi per toglierlo in qualche modo questo male qua.

    Esistono domande di cura rispetto alle quali tutti questi presunti curatori di anime non possiedono alcuna risposta migliore di chi l'anima ce l'ha già in frantumi e sofferente.

    Il suicidio è una risposta sbagliata? O è una risposta sbagliata il non suicidio?
    Qualcuno in tutta coscienza può stabilire questo in modo assoluto, quando ci si trova di fronte a qualcosa di irrimediabile?

    Io ti ho risposto che vedo in questo una forma di rifugio per non giocare... ma si può vivere da rifugiati? Qualcuno direbbe sì altri no per questo ti dicevo che conta il cercare di non allontanarsi troppo da quello che sentiamo o vogliamo essere.

    Per me dipende da cosa c'è là fuori dal rifugio, è meglio stare dentro al rifugio se fuori imperversa la tempesta, è meglio invece uscire fuori se non c'è più alcuna tempesta :D.
    Se fuori per me c'è ancora tempesta, il rifugio è la migliore opzione possibile per ora. Se mi si mostrasse che là fuori non c'è la tempesta che mi aspetto, alla quale io non riuscirei ad adattarmi, nel rifugio ci resto ancora finché ce ne sarà bisogno.

    Io non sono una persona che crede nel coraggio a tutti i costi, a volte la vigliaccheria salva il milite inetto dalla morte certa, perciò questa sopravvalutazione morale del coraggio non la condivido, è facile essere coraggiosi quando si è abili in battaglia, in questo caso anzi, non si è davvero coraggiosi, sarebbe molto coraggioso solo chi si lancia in battaglia con la probabilità di morire quasi certa, ma io non condivido proprio questi valori in assoluto, se una persona ha così poche probabilità di sopravvivere, non le conviene più entrarci proprio in quella battaglia, e riparare altrove, se è possibile.

    Se mi chiedi se è in linea quel che faccio (essere andato con una prostituta) con chi sono, be' lo è sicuramente di più questo dell'adattamento coraggioso al gioco che mi irrita molto, però il premio (l'ammirazione e l'attrazione sincera di una donna) mi manca lo stesso, in questo sono sincero fino in fondo.
    Se riesco ad ottenere anche quel premio là e non un surrogato simile (il surrogato è la relazione con una prostituta) sarei di sicuro più felice, ma viceversa sarei meno felice nell'adattarmi, questo va davvero contro la mia natura, anche il premio perderebbe di senso così.

    O trovo il modo di avere lo stesso il premio senza giocare a questo gioco qua (almeno evitando di sottomettermi alle regole tediose che non riesco a sopportare proprio) o non risolvo nulla davvero. Che poi se fossi capace di barare avrei risolto lo stesso, perché chi bara bene ad un gioco ottiene lo stesso ed identico premio di chi non bara :D, ma mi sembra che pure rispetto a questa cosa qua mal mi adatto.

    Rispetto a quel che so il sesso a pagamento è la migliore opzione reale disponibile al momento, poi non è che sto completamente fermo, nel contempo cerco di conoscere altre persone, se dovesse capitare che ne trovo una che mi piace, completamente matta come ho già detto :), di sicuro non avrei motivo di scappare e restare nel rifugio (una donna così, completamente matta probabilmente non ci troverebbe nemmeno qualcosa di particolarmente assurdo nell'andare con una prostituta :)).
    Ma se le donne che osservo muoversi liberamente fuori dal rifugio rappresentano per me una tempesta, e cioé relazioni difficili da instaurare, fastidiose e frustranti, e bisogna andare in mezzo a questa tempesta per ricevere qualche attenzione (cioé muoversi liberamente fuori dal rifugio per un po'), che motivo avrei di andare incontro a queste? Sarei più soddisfatto secondo te ad essere sommerso dalla neve? :huh: In base alle esperienze precedenti io penso proprio di no.

    Chi va con una prostituta poi non sta barando (è scorretta la metafora) sta evitando di giocare ad un gioco (selezione per seduzione->ammirazione, sesso) e sta giocando ad un altro gioco in cui il premio risulta un surrogato simile del primo (selezione per compenso->qualcosa di simile all'ammirazione, sesso), può barare chi si finge un altro con una donna giocando a quello della seduzione ottenendo in tal modo lo stesso ammirazione ed amore, ma non chi va con una prostituta, non si finge qualcun altro, è l'altra persona a fingere (in parte), ma questo è il premio del gioco, premio che rappresenta qualcosa di simile all'altro premio ma che è chiaro che non è lo stesso.
    Qua è tutto ben chiaro, ha ragione Disfear in questo.

    Io suggerirei a chi non ha avuto mai una donna o che è rimasto sempre insoddisfatto, di provare a cambiare gioco e vedere se va un po' meglio, tanto la soddisfazione assoluta per me è ben lontana e non so nemmeno se esiste veramente, spesso sta solo nell'immaginazione di un mondo completamente diverso da quello reale.
    Io la mia esperienza l'ho riportata, sono stato più felice nei momenti passati con una prostituta che con una donna che a parole diceva di amarmi. E' la verità questa per me. Per me è così, per altri può non essere vero, ma io dico che sarebbe meglio provare per chi non ha provato, o no?

    Non resta che decidere a che gioco vuoi giocare e se ti può portare verso l'obiettivo assumendotene la responsabilità

    Io non voglio giocare proprio a questo gioco, come faccio a barare se alle regole del gioco io non ho mai avuto intenzione di aderire? ?(
    E' come dire che sto trasgredendo il regolamento di un contratto quando io una firma in basso a quel contratto non ce l'ho mai messa.

    Tu supponi che a me piaccia giocare o che mi piaccia vincere al gioco barando per dimostrare d'essere bravo a giocare, ma a me il gioco non piace affatto e non mi interessa nemmeno che qualcuno mi ritenga bravo a giocare a questo gioco, è tutto il sistema circostante che ha messo in mezzo questo gioco qua per permettermi di ottenere il premio (un po' d'amore da una persona che mi piaccia), unica cosa che veramente mi interessa, potessi cambiar gioco, avrei cambiato questo dato che mal mi adatto a queste regole che non ho messo su di certo io.




    Io questa cosa qua non la chiamerei nemmeno gioco, perché ad un gioco si può smettere di giocare se non ti va, senza conseguenze nefaste.

    Citazione

    Non resta che decidere a che gioco vuoi giocare e se ti può portare verso l'obiettivo assumendotene la responsabilità

    Io mi sento spesso come il poveraccio del video, gioco in modo forzato dalle circostanze. Non ho il potere di scegliere a che gioco giocare, i giochi sono vincolati ai premi e alle punizioni in modo piuttosto rigido, se io non voglio giocare al gioco del corteggiamento così come viene inteso non ottengo il premio, non posso cambiare gioco.