leila19 Trasformazione in cosa? Sono terrorizzata, perché non vedo nulla. Sento dolore, sento che ho dato a tutti, ma a me non riesco a dare. So che a febbraio 24 sono stata chiusa in ospedale per quasi 2 mesi, non vivevo tra cure antibiotiche a gogò e nuova operazione, tra paure e sofferenza. Nessuno mi supportava. Mio padre non faceva né poteva fare nulla, e io avrei avuto bisogno di amore, amore stramaledetto incondizionato, e dicevo a me stessa: quando fossi stata fuori, avrei imparato a vivere. Invece, altra mazzata a maggio e lì, col blocco, non solo non riuscivo a vivere, ma neppure più a sopravvivere come avevo fatto per tutta la vita. Poi, sei mesi fa, per la prima volta, ho agito scegliendo me, cioè non avevo mai fermamente convinto mio padre ad andare in struttura, ma non ce la facevo più. Credo che lì lui abbia capito che ero alla frutta. Io, per non sentire questo vuoto, in teoria potrei farlo tornare a casa, ma non è la cosa più giusta per una me che ha speso più del dovuto, che non ce la farebbe più a rifare quello che facevo da sette anni.
Però non sto bene lo stesso. Sono più libera di prima, ma questa libertà mi pare una prigione. Oggi ho pulito un po' casa, ho sistemato la spesa consegnata, preparato il pranzo, guardato la tv fino alle 17, poi il baratro: stretta alla gola, dal senso di vuoto e solitudine. Dover stare sola con me, in casa, una serata e notte da affrontare. Dove sta la vita? Nei film hanno lavoro, hobbies, svaghi e amici. Chi non ha ciò, che fa? La casalinga disperata, senza neppure un marito. Non sono una moglie, madre, donna in carriera. Sono una figlia che ha fatto da madre sempre, una caregiver dei suoi e poi? Chi sono? È attanagliante questa sensazione quando mi prende.