Oggi sarebbero stati 17 anni di matrimonio

  • Hai citato il la questione disciplinare che mi è stata buttata addosso per vendetta, una situazione che dura da poco più di un mese e che domani arriverà al punto cruciale, ovvero l'incontro con la commissione.

    Questo mese per me è stato un susseguirsi di tensione, ansia e disperazione, un mese che nessuno mi restituirà, un mese passato con la consapevolezza che esistono persone sicuramente non risolte che non si fanno problemi a rovinare la vita a qualcun altro (avete presente le personalità sociopatiche?) perché incapaci di provare rimorso e di avere scrupoli.

    Intanto ti auguro il meglio del meglio per domani.

    Mi permetto solo di ricordare, come lo farei con me stessa o con mio figlio, che anche le nostre posture contano tantissimo, per far comprendere al giudicante chi siamo noi e chi è chi ci infanga. ;)

    Tutti pensano a cambiare il mondo, ma nessuno pensa a cambiare se stesso. (L. Tolstoj)

  • Premetto: parlo da non sposato, quindi potrei non comprendere appieno certe dinamiche.

    La tua storia può essere letta su almeno 4 punti di vista distinti, se non di più.

    Il primo è il tuo punto di vista, che abbiamo letto nel tuo bellissimo post. Il secondo è quello della tua ex- moglie. Forse ho visto troppe puntate di forum ma, in storie come queste, è quantomeno difficile che le due parti concordino fra loro. In altre parole: la stessa storia vista da tua moglie potrebbe risultare molto diversa.

    C'è da aggiungere il punto di vista dei figli: da quanto ho capito leggendo, sono almeno due. Piccola disgressione: anche loro, secondo me, stanno soffrendo.

    Augurando lunga vita a tutti, aggiungo i punti di vista dei genitori di entrambi gli ex-coniugi.

    La mia terapeuta (quando ancora ci andavo), sentendo un racconto come il tuo avrebbe detto "Deve fare ciò che è giusto per sé".

    Il sé, in questo caso, ero io, cioè il suo paziente.

    In questo, sono sempre stato in disaccordo con la psicologa: fare ciò che è giusto per sé stessi implica - in ultima analisi - fregarsene del prossimo.

    Per quanto riguarda la tua ex moglie, puoi anche fregartene . Da quanto ho capito, lei si è rifatta una vita: in teoria, avresti anche tu lo stesso diritto. In pratica, la questione è più complicata.

    Per quanto riguarda i figli, mi spiace, ma no: supponendo non siano ancora autonomi, forse è meglio dare a loro la priorità. Se sono già grandicelli, potrebbe essere utile fare capire loro che l'affetto per loro non è mutato, ma stai attraversando un periodo di difficoltà e stai cercando di ricostruirti una vita. Quindi, dovrebbero accettare certi tuoi comportamenti che potrebbero risultare strani ai loro occhi.

    Se ho ben inteso, non c'è la possibilità economica di un percorso terapeutico, cosa che comprendo benissimo visto che sono nella stessa situazione. So che non è la stessa cosa, ma chiedi supporto agli amici. Non dico che dovrebbero dirti cosa devi fare: dovrebbero solo aiutarti a non pensare ossessivamente ai tuoi problemi in generale e alla tua ex-moglie in particolare.

  • Intanto ti auguro il meglio del meglio per domani.

    Mi permetto solo di ricordare , come lo farei con me stessa o con mio figlio, che anche le nostre posture contano tantissimo, per far comprendere al giudicante chi siamo noi e chi è chi ci infanga. ;)

    Conosco bene la comunicazione non verbale, ma riuscire a trasmettere uno stato d'animo che dia una buona impressione di te a chi è lì per giudicarti è un'impresa non facile da portare avanti, specialmente se dentro hai un'ansia colossale.

    Ed io temo che questo fatto lasci in me un marchio indelebile, una volta giunti all'epilogo, un marchio fatto di paura di sbagliare di nuovo.

    Ok, da diverse colleghe ho avuto attestazioni di fiducia, di dispiacere e conferme sulla cattiva reputazione della quale godeva quella persona che mi ha messo in questa situazione, ma sappiamo benissimo tutti quanto il detto "Mors tua vita mea" sia lo specchio di quello che sono realmente i rapporti tra colleghi di lavoro.


    Tra 24 ore sarò lì... che Dio me la mandi buona ;(

  • Conosco bene la comunicazione non verbale, ma riuscire a trasmettere uno stato d'animo che dia una buona impressione di te a chi è lì per giudicarti è un'impresa non facile da portare avanti, specialmente se dentro hai un'ansia colossale.

    Questa che ti dico ora è solo una mia filosofia personale, ma mi ha SEMPRE portato bene, soprattutto alle prese con psicopatici che non sono mancati neanche nel mio percorso, sia professionale che personale: non c'è da organizzarsi su una performance che "dia buona impressione di te". Ok?

    Per le persone perbene c'è solo da restare concentrati sui propri oggettivi punti a proprio favore, e saperli esporre con calma. Il resto, fidati, arriva da sè al giudicante, e gli arriva anche attraverso la recita del tuo nemico che si impegna a dare (senza successo) "buona impressione di sè".

    Ed io temo che questo fatto lasci in me un marchio indelebile, una volta giunti all'epilogo, un marchio fatto di paura di sbagliare di nuovo.

    Questo perchè già ti immagini perdente, mentre cià non è scritto da nessuna parte, a meno che non ti ci impegni, magari per ansia, anche tu.

    Ok, da diverse colleghe ho avuto attestazioni di fiducia, di dispiacere e conferme sulla cattiva reputazione della quale godeva quella persona che mi ha messo in questa situazione, ma sappiamo benissimo tutti quanto il detto "Mors tua vita mea" sia lo specchio di quello che sono realmente i rapporti tra colleghi di lavoro.

    Il detto può riguardare qualunque rapporto umano, che sia di lavoro dipendente, o di lavoro autonomo, o di relazioni umane in genere.

    Ringuarda potenzialmente tutti i rapporti (persino superficiali e tra sconosciuti che si possono avere nelle interazioni via social e persino forumistiche!) .

    Di frustrati e psico-preoccupanti ce n'è, eccome. Ma restano sempre una trista e triste minoranza...

    Ricordiamo sempre , però, che il primo vantaggio glielo regaliamo noi, ogni volta che alla PALESE loro ingiustizia e cattiveria e meschinità PERMETTIAMO di "impressionarci" e che scendiamo nella loro aia di rapaci zoppi e livorosi.

    Sei una persona perbene. E di questo devi essere certo, senza fare proprio nulla di "preparato" per dimostrare che lo sei. Al giudicante ARRIVA, e arriva tanto più quanto quanto più TU sei te stesso.

    Tra 24 ore sarò lì... che Dio me la mandi buona ;(

    Assolutamente che Dio te la mandi buona, ma...aiutalo ad aiutarti! :P

    Sii tranquillo, sii te stesso! ;)

    Tutti pensano a cambiare il mondo, ma nessuno pensa a cambiare se stesso. (L. Tolstoj)

  • Premetto: parlo da non sposato , quindi potrei non comprendere appieno certe dinamiche.

    La tua storia può essere letta su almeno 4 punti di vista distinti, se non di più.

    [Cut]

    Il figlio è uno solo, l'unica vera vittima in tutta questa faccenda.

    La mia ex moglie ha sempre avuto un'indole decisamente conflittuale, prima coi genitori, poi con le colleghe di lavoro, poi con me e tuttora va avanti con queste modalità anche in altri contesti che ovviamente non mi riguardano più, cosa che di tanto in tanto mio figlio mi conferma con certi suoi racconti.


    Da parte mia invece c'è sicuramente stata un'eccessiva tendenza a farmi sopraffare da problemi lavorativi che ho avuto all'epoca e che puntualmente mi portavo a casa (e che continuo a fare così anche adesso).


    L'arrivo di un figlio poi è, come mi disse la psicologa qualche anno fa, il vero banco di prova che testa la tenuta di un matrimonio. Se l'unione è salda e forte andrà tutto bene, ma se invece sotto sotto c'è qualcosa che cigola prima o poi arriva la rottura.


    E la mia tendenza maledetta schifosa di continuare a rimuginare nella mia testa mi porta ogni santo giorno a rivedere quel film, iniziato nel Maggio 2004 e finito il giorno prima di San Valentino del 2014 (che coincidenza beffarda).

    Da lì in avanti solo dolore, rimpianti ed un lungo periodo caratterialmente difficile da parte mia, culminato nei primi mesi di quest'anno (2025) con il divorzio definitivo e l'impegno economico per tenermi la casa ex coniugale.


    Non mi riconoscevo più, ero sempre pronto a farmi saltare i nervi, per strada, al lavoro, ovunque e da lì ho imparato che mostrarsi vulnerabili nell'ambito lavorativo è paragonabile alla canna del gas, perché è implicito che i tuoi problemi esistenziali devi lasciarli a casa e pensare solo a lavorare il più possibile. Non riceverai niente di più che qualche pacca sulle spalle e poi resterai parte dell'arredamento.


    E magari ti capita pure di condividere metà della tua vita con un/una collega di turno della quale pensavi di poterti fidare e ti apri, confidando tutte le tue paure e difficoltà, scoprendo poi da terze persone che eri diventato l'oggetto di pettegolezzi mesi in giro da quella stessa persona nella quale avevi riposto fiducia e che non ha esitato a piantarti un coltello nella schiena quando tu, troppo ingenuamente, avevi segnalato certi suoi comportamenti eccessivamente menefreghisti a livello di collaborazione lavorativa.


    E sto continuando a rimuginare, come sempre.

  • Io sono sempre me stesso e sto cercando di dimostrarlo anche qui, a costo di sembrare pesante e fossilizzato nella mia insicurezza.


    Che dovrò fare domani? Testa bassa, "ti chiedono A e rispondi A" (istruzione mandatoria del sindacalista, senza recriminare e spostare il focus sul comportamento dell'altra cara ex collega, che mi potrebbe costare l'effetto boomerang), circostanziare tutti i punti della contestazione e poi spero di non dover aspettare altri mesi per l'esito, la cosiddetta "sentenza", altro aspetto logorante che spero di non dover affrontare.


    Vorrei che tutto si delineasse domani, in modo da metterci una pietra sopra e ricominciare ad andare avanti.

    Mi impegnerò a non pensare più di tanto a quella brava persona, perché far vivere certe persone nella propria testa è un favore che si fa a loro involontariamente e lei non se lo merita sicuramente.

  • Conosco bene la comunicazione non verbale, ma riuscire a trasmettere uno stato d'animo che dia una buona impressione di te a chi è lì per giudicarti è un'impresa non facile da portare avanti, specialmente se dentro hai un'ansia colossale.

    Ed io temo che questo fatto lasci in me un marchio indelebile, una volta giunti all'epilogo, un marchio fatto di paura di sbagliare di nuovo.

    Ok, da diverse colleghe ho avuto attestazioni di fiducia, di dispiacere e conferme sulla cattiva reputazione della quale godeva quella persona che mi ha messo in questa situazione, ma sappiamo benissimo tutti quanto il detto "Mors tua vita mea" sia lo specchio di quello che sono realmente i rapporti tra colleghi di lavoro.


    Tra 24 ore sarò lì... che Dio me la mandi buona ;(

    Se ti va, facci sapere.:crossed_fingers:

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