L'accettazione mi sta rovinando la vita

  • Se c'è una parola che mi sta rovinando la vita è il verbo accettare in tutte le sue declinazioni, quantomeno nell'accezione psicologica in cui ci si riferisce a sé stessi.

    Sicuramente sbaglio approccio. Lo posso riassumere con la domanda provocatoria che mi faccio spesso "Sono così: che ci posso fare?".

    Sicuramente, ci sono cose che non si possono cambiare. Per esempio, non mi risulta che si possa modificare la statura una volta terminato lo sviluppo. Per quanto ne so, anche il carattere rientra in questo insieme. Per la statura non c'è problema; il carattere è - invece - un campo minato: vorrei essere capace di pormi in maniera più incisiva nelle discussioni (tendo a cedere), attrarre le persone che mi piacciono ed escludere quelle che non mi piacciono.

    Il fisico è un secondo punto dolente: non mi spiacerebbe avere più capelli e meno chili. Sto seguendo una dieta (data da una nutrizionista), ma i risultati sono deludenti, anche perché tendo ad avere attacchi di fame notturna. Quanto ai capelli, l'operazione di trapianto è fuori dalla mia portata economica.

    Di cose che non riesco ad accettare ce ne sono a iosa: mi fermo qui. Voi cosa non riuscite ad accettare di voi stessi? Magari, per incrementare la discussione, ognuno di noi potrebbe dare un consiglio generico su come affrontare il problema. Io, per esempio, ho trovato sollievo nella meditazione.

  • L'accettarsi credo che sia una condizione con la quale ogni essere umano si ritrova a dover fare i conti per tutta la vita, per un motivo o per un altro.


    Perchè la perfezione non esiste, non esiste la perfezione fisica, non esiste la perfezione caratteriale.

    La vita credo che sia un continuo lavoro su se stessi, un autoanalisi perenne, non bisogna mai fermarsi ad "autocommiserarsi" e, come dici tu, alcune cose non si possono cambiare mentre altre si possono cambiare o quantomeno migliorarle. Credo bisogna lavorare molto su queste ultime, perchè se si ottengono migliorie, allora anche quello che non si può cambiare ci appare "meno" insopportabile.


    Ma ci vuole forza, coraggio, costanza, disciplina.

    Partire con una cosa da migliorare e concentrarsi su quella. Non portare avanti troppe cose.


    Io ho imparato a mie spese che mi deve scattare in testa quella cosa che mi fa dire: "ok, ora lo faccio, mi impegno e lo faccio".

    Se dico: "ci provo", so già che non arrivo da nessuna parte, se dico "lo faccio" è perchè nella mia mente l'ho già fatto.

    Ho fumato 30 anni, non ho mai provato a smettere perchè mi piaceva proprio. Ma un giorno, ho preso quella consapevolezza, che mi è sempre mancata, che dovevo smettere. E l'ho fatto.

    Sono magra, ma negli ultimi anni ho messo su qualche chiletto e proprio non riuscivo più a guardarmi allo specchio. Più mi guardavo e più

    saliva in me quella forza necessaria per dimagrire. Il 13 gennaio di quest'anno, mi si è acceso quell'input necessario affinché io mi mettessi

    seriamente al lavoro per migliorarmi in questo senso. Al 13 maggio ho perso 6 kg. Ho fatto tutto da sola. Migliorie dell'alimentazione, senza rinunciare a nulla, e dell'attività fisica.

    Questi, due recenti miei esempi personali che ti ho fatto, solo per dirti che poi questi traguardi che ho raggiunto hanno migliorato la mia autostima, facendo pesare meno su me stessa le cose che non posso cambiare.


    Per il resto, quando devo pensare, quando mi devo sfogare, quando voglio un po' di sollievo, io vado a correre...ed è lì, che trovo le mie risposte e la forza per affrontare quello che non va. Anche lunghe passeggiate/trekking in solitaria fanno bene alla mia mente. :)

    "Niente limiti, Solo orizzonti..."

  • Più opponi "resistenza" con la tua mente a ciò che non ti va e più sarà difficile sopportare la vita. Lo so perché io sono così: mi oppongo a ciò che non mi piace, ma non posso cambiarlo; più mi oppongo e più ci sto male. Io sono un martello pneumatico: se voglio ottenere qualcosa, batto e batto finché non la ottengo. Il problema è che non tutto è ottenibile, neanche con le migliori intenzioni. E ci soffro enormemente. E purtroppo ci sono realtà che accadranno comunque e dobbiamo subirle e basta: la vita non è sotto il nostro controllo.

    Devo imparare ad accettare. E anche io non accetto.

    Qual è l'alternativa all'accettazione? Riempire questo "vuoto" con delle passioni: lo sport, gli amici, il cinema, che ne so, qualunque cosa.

    Capire che anche ciò che ci fa soffrire è un dono per il solo fatto che siamo ancora in vita ed è l'unico modo, per noi adesso, di stare in vita.

  • Horizon, la tua risposta mi fa venire in mente una sorta di auto-risposta. Forse in me c'è una resistenza inconscia al cambiamento perché mi sembra troppo difficile; un'altra prova che difetto di autostima.

    Può essere, anzi credo che sia una resistenza molto presente in ognuno di noi.


    La buona autostima la si acquisisce anche nel momento in cui ci si accetta, con i propri pregi e i propri difetti.

    Io su me stessa dico sempre che: "ho un autostima alta, ma conosco i miei limiti e so fino a dove posso arrivare".


    In certe cose eccello, in altre sono una schiappa. Non posso fare nulla per quelle dove sono una schiappa... pazienza, mi concentro

    su quelle dove eccello. Esempio banale: il mio viso non mi piace, per niente, qui mi sento una schiappa e anche il trucco non mi piace, quindi, me lo tengo così, però nel complesso mi piace il mio corpo, anche se sono bassa, mi dicono che ho un buon gusto nel vestire, e qui eccello, quindi oriento il lavoro di autostima su me stessa più sul corpo che sul viso. Il "difetto" del viso mi passa in un certo senso "in secondo piano" rispetto al corpo, perchè so che non si può avere tutto perfetto. (Spero di essere riuscita a farmi capire).


    Nulla è troppo difficile, nulla è impossibile, nel senso che basta iniziarlo, poi se non si riesce in una maniera si prova in un'altra.

    Non avere fretta di raggiungere il risultato e avere pazienza sono le "armi" fondamentali.

    Mai abbattersi, mai mollare. Poi, i "fallimenti" non sono tali, sono esperienze dai quali trarre insegnamenti.

    Come ti dicevo nell'altro post, per me è comunque un lavoro continuo su di noi.

    "Niente limiti, Solo orizzonti..."

  • Qual è l'alternativa all'accettazione? Riempire questo "vuoto" con delle passioni: lo sport, gli amici, il cinema, che ne so, qualunque cosa.

    Capire che anche ciò che ci fa soffrire è un dono per il solo fatto che siamo ancora in vita ed è l'unico modo, per noi adesso, di stare in vita.

    speranza24, mi sa che hai centrato uno dei punti. Il punto principale non è come riempire il vuoto, ma con chi riempire il vuoto. Non sto a dilungarmi, ma ho l'impressione di attrarre solo persone con cui non vorrei avere nulla a che fare.

    Forse sono anche pretenzioso: vado alla ricerca di persone che mi sembrano (per qualche motivo: carattere, conoscenze, altro), migliori di me, non certo peggiori.

  • Allora, ci si sente così durante al depressione.

    Te lo dico per esperienza personale. In ogni persona che ti è vicino c'è qualcosa di positivo.

    Fai bene ad aprirti con chi ti appare miglior di te, vuol dire che lo è nei punti in cui tu non ti piaci ed è un modo per migliorarti. Il problema è: queste persone ti cercano? Forse no... e ti sei chiesto il motivo??

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