In depressione da quando ho 13 anni

  • Ciao a tutti, ho 29 anni, da quando sono adolescente soffro di ansia e depressione. Mi è stata diagnosticata un anno fa quando era ormai arrivata al culmine. Ho rifiutato cura farmacologica e ho smesso di andare dallo psicoterapeuta. Ci sono brevi periodi in cui sto meglio, ma non si può dire che io stia bene, ma sempre più frequentemente ho giornate in cui mi sento abbattuta e inerme. Non ce la faccio più. Al momento sono disoccupata e non ho soldi da spendere per la terapia, che comunque mi sembra peggiorare le cose. Mi rendo conto che il tutto è iniziato molto presto e probabilmente ormai ho cronicizzato. Mi sento uno straccio, insoddisfatta, triste, ho un vuoto dentro che mi lacera lo stomaco, non piango neanche più la lacrimo solamente. Non so cosa fare, non vedo più soluzioni, e non ditemi di andare in terapia perché ci sono stata un milione di volte e non è servito a niente. Sono stanca, vorrei sparire e se non lo faccio è solo per non far soffrire una persona.

  • Ciao Senzaparole

    Ti va di raccontarci come è iniziata.

    Nel titolo scrivi che avevi 13 anni, eri piccolissima, cosa ti è successo?

    È curioso che me lo chieda tu con quel nick e quella foto, perché a 13 anni iniziai a stare male e mi appassionai tanto alla musica dei Nirvana e al personaggio di Kurt Cobain. Questo indirettamente secondo me mi ha influenzata, ma certamente non è stata la causa scatenante. Non so di preciso cosa, forse qualcosa che ho rimosso. Fatto sta che l’anno seguente ho subito il trauma di un terremoto (nessun danno a casa, ma a scuola e dintorni si) e anche se negli anni non l’ho considerato un trauma credo abbia influito molto, considerando che dall’anno successivo in primo superiore mi sono sempre sentita senza un luogo, un legame, un contesto un ambiente favorevole. Sempre spaventata e fuori luogo, vergognosa degli altri e con la sensazione di essere in un mondo ostile, scuola in primis. Io credo che negli anni mi sono difesa e fatta forza come ho potuto ma senza riuscirci a pieno, cronicizzando dei pattern.

  • Non credo proprio, alleviare i sintomi non risolve i problemi.

    Non è vero che gli psicofarmaci mirano solo ad alleviare i sintomi, tant'è vero che possono risolvere alcuni disturbi anche senza alcuna psicoterapia, oltre a far vedere con maggiore lucidità i problemi "reali" della quotidianità. Dovresti renderti conto da te che il tuo ragionamento è sbagliato anche solo pensando ai malati di mali inguaribili (malattie cardiache, diabete, altro) che arrivano alla vecchiaia solo grazie ai farmaci che "alleviano i sintomi senza risolvere i problemi". Se uno psichiatra te li ha prescritti e tu li hai rifiutati, quando nonostante tutti i problemi dell'Italia potresti comunque prendere questi farmaci gratuitamente, allora mi dispiace dirtelo ma la tua infelicità è una scelta tua, e nessuno qui può alleviartela. Negarsi queste cure in realtà è pure comune, se torni a fare una chiacchierata con lo psichiatra chissà quanti ti dirà di averne sentiti... "Preferisco essere triste che fare finta di nulla", "Me la cavo da solo", "Non ne ho bisogno", "Curare i sintomi non serve a nulla", alcuni artisti famosi hanno anche detto di non prenderli per non perdere il proprio talento. La verità è che il solo lato negativo è la possibilità di effetti collaterali che possono essere anche molto fastidiosi finché non si trova una quadra con la terapia, ma sono comunque trascurabili rispetto ad un'esistenza infelice e sprecata.

  • Non credo proprio, alleviare i sintomi non risolve i problemi.

    La penso come te: vengono alleviati i sintomi, spesso al prezzo di danni collaterali alla salute, ma non vengono risolte le cause che spesso, a mio avviso, sono da ricercarsi in qualche forma di insoddisfazione profonda, la quale dai farmaci viene solo infilata temporaneamente sotto al tappeto a livello emotivo, sperando che nel frattempo si risolvano le cause.


    Rispolvero un attimo la mia semplice teoria del grafico cartesiano sulla depressione, perché forse può interessarti.


    Vivere è un equilibrio tra dare e prendere; se la vita prende da te più di ciò che ti dà, finisce che vai in deficit ed ecco che arriva la depressione.


    Vediti un diagramma cartesiano, con i punti positivi associati al prendere o alle esperienze positive e i punti negativi associati al dare o alle esperienze negative.


    Assegna un punteggio a tali esperienze in base a quanto positive o negative soggettivamente le percepisci. Le esperienze positive legate allo stimolo del piacere ti "ricaricano le batterie"; quelle negative ti consumano energie e ti drenano.


    Punti "good experiences": se ad esempio mangiare un gelato può equivalere sull'asse cartesiano a un punto positivo, vincere un grosso premio in comparazione può valerne 10 o 100; una relazione o buone amicizie anche di più.


    Punti "bad experiences": se ad esempio svolgere una faccenda domestica o un lavoretto noioso può valere sull'asse cartesiano un punto negativo, rompersi un polso in comparazione può valerne 10 o 100; un'insoddisfazione relazionale o sociale, specie se cronica, anche di più.


    Se nel tempo, in somma complessiva, i punti "bad experiences" tendono a superare i punti "good experiences", ecco che la curva nel grafico scivola verso il basso. Se arrivi sotto allo zero ed entri nell'asse dei numeri negativi, subentra la depressione, con la sua tristezza, visione negativa di sé, mancanza di vedute di prospettive future (visione tunnel), ecc.


    Spesso equiparo la depressione all'anoressia: se non "mangi" abbastanza soddisfazioni (good experiences) e invece consumi troppe energie (bad experiences), "dimagrisci" troppo a livello energetico, ti si "scaricano le batterie" e, se stanno per troppo tempo in uno stato scarico, poi fanno fatica anche ad andare in carica di fronte alle piccole soddisfazioni. Come un anoressico che ormai non assorbe più bene il cibo anche se mangia.


    Per cui, a mio avviso, la cura per la depressione è il piacere (good experiences).


    Anche io sono tendente alla depressione; sono curiosa di provare l'integratore di 5-HTP. Non risolve la causa, ma magari aiuta le batterie a caricarsi; non è uno psico-farmaco.


    Poi, per risolvere le cause, lì è un'odissea personale.

    Non molto, ma mi rendo conto che ho gravi problemi relazionali nonostante le apparenze. Non so mantenere le relazioni, di nessun tipo, mi sento sempre tradita.

    E qui tocca lavorarci per trasformare questa fonte di "bad experience" in una di "good experience". Se non vuoi fare psicoterapia, puoi provare a capirti un po' alla volta qui sul forum: forza e coraggio, Senzaparole.

  • Aggiungo che anch'io soffro di depressione da circa quell'età ed ero restio a prendere farmaci, poi però ho toccato il fondo e spesso in queste situazioni il fondo è molto più profondo di quanto pensiamo. Poi con l'aiuto dei farmaci mi sono laureato, ho trovato lavoro, poi ho smesso di prenderli e ho vissuto bene per diversi anni, facendo anche un briciolo di carriera lavorativa. Adesso è da un po' che mi sento giù di corda, d'altro canto i problemi quotidiani esistono e se non possiamo risolverli possiamo solo conviverci, e spesso piove sul bagnato. Io avevo interrotto la terapia per un effetto collaterale molto invasivo che veniva negato dal mio psichiatra, ma se mi accorgessi di avvicinarmi alla depressione di una volta tornerei subito da uno specialista per cominciare una terapia farmacologica, sicuramente non lo psichiatra della volta scorsa però.

  • È curioso che me lo chieda tu con quel nick e quella foto, perché a 13 anni iniziai a stare male e mi appassionai tanto alla musica dei Nirvana e al personaggio di Kurt Cobain. Questo indirettamente secondo me mi ha influenzata

    Le coincidenze....


    Cobain è un personaggio molto complesso, ti attirava la sua musica o quello che comunicava con la sua sofferenza? Te lo chiedo perché vorrei capire a cosa ti riferisci quando dici che ti ha influenzata.


    Ascolti ancora i Nirvana?


    Fatto sta che l’anno seguente ho subito il trauma di un terremoto (nessun danno a casa, ma a scuola e dintorni si) e anche se negli anni non l’ho considerato un trauma credo abbia influito molto, considerando che dall’anno successivo in primo superiore mi sono sempre sentita senza un luogo

    Ti sei dovuta trasferire, e questo è stato traumatico per te immagino.


    Ma ora non sei più quella ragazzina spaventata, anche se una parte di lei vive ancora dentro di te. È importante che tu te ne prenda cura, ma allo stesso tempo continui a guardare avanti.


    Per quanto riguarda la scelta di seguire una terapia, si tratta di una decisione che spetta solo a te, in accordo con il medico che te l'ha proposta. Nessuno dovrebbe influenzare questa scelta, che è del tutto personale e soggettiva.


    Un abbraccio forte Senzaparole

    Teniamo quello che vale la pena di tenere e poi, con il fiato della gentilezza soffiamo via il resto. George Eliot

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