Ciao, ad aprile scrissi il mio primo post qui parlando proprio della morte. Quasi mi vergogno a parlarne perché mi scoppiò in parallelo a una visione di un notiziario circa la guerra russo-ucraina.
Ciao :). Devo essermelo perso il tuo post, anche se ne ho letti diversi con tematiche simili. Non devi vergognarti certo di cosa ti ha scatenato quel pensiero, il notiziario ti avrà portato a delle riflessioni, il che è anche naturale.
Allora mi vennero dati dei consigli molto "belli" proprio in questo forum; qualcuno mi consigliò di trovare dentro di me, nel profondo, una risposta a questo senso dell'esistenza.
E riconosco che è un ottimo spunto, il migliore. So che il vero problema non è il pensiero in sé, ma la fissazione, l'averlo costantemente in testa. Benché non sia, come dicevo, così pressante come in passato, attualmente è un po' troppo presente. Perché poi è il rimuginarci a lasciargli sempre più spazio.
ti dico solo che a me proprio un viaggio mi ha distratta
Lo capisco, la soluzione è proprio in questo, togliere forza al pensiero, e una distrazione grande o lunga abbastanza come un viaggio può sicuramente aiutare a metterlo da parte.
Non ho capito la storia dei viaggi. Se non ti piace e non ti interessa, perché dovresti farlo? Se invece vuoi provare perché potrebbe piacerti allora è diverso, ma scegli una meta che ti ispira e trovati una buona compagnia con cui partire, però non fare quella crociera, perché è una checklist e non un viaggio.
Mi piacciono, mi piace viaggiare, benché appunto non abbia fatto grossi spostamenti. Solo che al momento mi pare che sia diventata un'ossessione, una cosa da fare a ogni costo. Finora ho sempre viaggiato con la mia famiglia, è stata sempre una gran compagnia, la migliore per me. E il tutto è sempre avvenuto senza chissà quali condizionamenti, ci siamo organizzati e siamo partiti. Alla base c'era solo il piacere di visitare una città. Di mete che vorrei visitare ne avrei molte, avevo preso in considerazione la crociera proprio per questo, per vedere più posti possibile. Il problema mio è che al momento, prima del piacere, pare sia subentrata una specie di dovere. So che non è una cosa sana, dovrei viverla con più naturalezza, lasciare spazio solo al piacere e non all'ossessione.
Avere paura della morte e' normale e naturale. Non e' normale pero' e forse nemmeno naturale, non avere gli strumenti per affrontarla e gestirla. In passato l'uomo si e' dato come strumento per questo scopo la religione: nel momento in cui viviamo in una realta' totalmente secolarizzata, pero' la religione ha perso il suo appeal, e difficilmente viene presa in considerazione anche per i suoi scopi piu' banali. Ho passato anch'io queste tue paure, e' umano. Diciamo che il problema si e' ridimensionato e ora e' ridotto e gestito.
Guarda, ti dirò, io non sono nemmeno quel tipo di persona (adesso) che ama definire ciò che non conosce. Da più giovane mi sono definita atea senza poi aver nemmeno mai riflettuto abbastanza a fondo su queste tematiche. L'idea di vivere una realtà limitata, che nasce e finisce con la mia esistenza, non si sposa con il mio sentire. Esperienze, riflessioni, studi mi portano a tenere aperta una possibilità che ci sia qualcosa in più. Del resto, la stessa vita è un mistero. Non do delle definizioni solo perché non ho gli strumenti per farlo. E' questo mio sentire attuale, il non dare tutto per certo, a ridimensionare anche la paura della morte, però ogni tanto mi ci fisso ugualmente, perché è innegabile che mi spaventi comunque, al di là di tutto ciò in cui posso rimettere le mie speranze.