Paura della morte, crisi di mezza età o idiozia?

  • Ciao, ragazzi! Ho riflettuto molto se creare questa discussione o meno, un po' parlarne mi spaventa, ma forse è proprio il primo passo da fare per trovare un po' di serenità.


    La mia fissa con la morte risale al 2013. Ricordo che quel pensiero mi attraversò la mente quasi all'improvviso, prima di quel momento non ci avevo mai pensato molto, di certo non con quello spirito. Anzi, da giovanissima e da adolescente quasi mi affascinava, ci vedevo un grande mistero che però non mi toccava, che mi era fin troppo lontano. Poi a un certo punto ho come realizzato che mi riguardava eccome e ho trascorso tre mesi a pensarci costantemente. Tre mesi orrendi perché non volevo morire, non perché rischiassi di morire da un momento all'altro, stavo benissimo, ma non accettavo la morte come l'evento inevitabile che è. Ne sono uscita soffermandomi a riflettere sulla natura delle mie considerazioni, caricavo la morte di tutta una serie di immagini, di risposte su un ipotetico aldilà, ed erano proprio quelle immagini, le risposte che davo alle mie domande, ai miei dubbi, a farmi stare così male, perché tendevo a non lasciarmi troppe speranze e la dipingevo come un evento assolutamente negativo. Ho imparato a non fare del dubbio una certezza e piano piano sono tornata alla mia vita di sempre.


    Nel tempo però qualche pensiero di troppo a riguardo l'ho sempre avuto, non così opprimente, ma ogni tanto con la mente ci sono ritornata.


    Ultimamente mi sembra di esserci ricascata, ma a scatenare il tutto è stata un'altra considerazione, un bilancio sulla mia vita. Non sono così vecchia, ma alle volte mi sembra di esserlo. Ho 34 anni, e sento di non aver realizzato tutto quello che avrei voluto. Anche se ho una casa mia e vivo da sola, cose non scontatissime di questi tempi (anche se la casa l'ho ereditata, di certo non me la sono sudata) sento di non essere completamente al passo con l'età che ho. E qui si aprono tutta una serie di contraddizioni che io per prima fatico a capire.


    Primo fra tutti il non desiderio della maternità. Sento la pressione sociale ma non la pressione biologica, o almeno credo. Mentalmente mi sento molto più giovane di ciò che sono, altro fattore che poi in relazione all'età che ho mi crea qualche disagio. Vivrei la vita come ho fatto a 20 anni, anche se nemmeno al tempo me la sono spassata così tanto. Ma quando mi guardo attorno e vedo le persone della mia età che si sposano e fanno figli, mi sembra di essere fuori posto. E benché non abbia tutto questo desiderio di farmi una famiglia, inizio a capire che non mi resta nemmeno tutto questo tempo per tergiversare o rimandare una decisione. Mi sento come se dovessi fare una scelta qui e ora e in virtù di quello che potrei desiderare tra qualche anno, quando poi potrà essere troppo tardi.


    Un altro problema forse stupido, e qui ringrazio (per modo di dire) la persona che mi ha portata qui a scrivere la prima volta, è il fatto di non aver fatto molte esperienze in quanto a viaggi. Non ho contatti con quella persona da sei mesi e sto benissimo, ma era il suo rimprovero quotidiano e mi rendo conto che questa cosa ha lasciato come un segno dentro di me. Il resto ha lasciato il tempo che ha trovato, ma su questo aspetto mi sento davvero come se avessi vissuto tutta la mia vita in un buco. Non che sia esattamente vero, ho visitato molte città italiane, ma non riesco nemmeno a considerarli più dei veri e propri viaggi, forse perché lui era capace di mettere piede anche dall'altra parte del mondo e mi sento come se non avessi fatto delle esperienze che a quanto pare sono alla base di molte esperienze umane.

    Mi stavo persino documentando su delle crociere impegnative, 4 mesi fuori e si vede davvero tutto il mondo. In un solo colpo recupererei tutto quanto. Certo costano e non poco e allo stato attuale non ho nemmeno quella disponibilità economica.


    Tutto questo mi ha portato a pensare al tempo "sprecato" e a quello rimanente con conseguente rimuginio sulla morte. C'è anche una forte componente ansiosa che mi porta poi a fissarmi più del dovuto e a vederla come un problema più grande di quello che poi è. Quando sono in compagnia nemmeno ci penso più tanto, è un pensiero di sottofondo. Ma quando sono da sola, perché vivo da sola, allora diventa più difficile non pensarci. Riesco comunque a fare le mie cose, lavoro, mangio come sempre (non ho problemi di appetito per questo "malessere"), riesco a dormire. Insomma, non sono sul depresso. Però poi inizio ad avvertire questo pensiero come una sorta di belva chiusa in una gabbia, che se solo uscisse mi distruggerebbe la vita.


    Ma non so se sto facendo un'associazione con quanto successo nel 2013, perché non vorrei tornare a fissarmi così, o se è solo una sorta di crisi di mezza età.


    Voi che dite?

  • Innanzitutto ti dico che non tutte le donne hanno un istinto di maternità e non c'è niente di male a non averlo. Per i viaggi, sì può essere bello viaggiare, ma anche lì non farti influenzare troppo da quello che dicono gli altri.

    I ricordi sono sempre bagnati di lacrime

  • Ciao. La descrizione dell'incontro col pensiero della morte che hai fatto rispecchia paro paro la mia esperienza, verso i 21-22 anni anche io ho vissuto un periodo abbastanza brutto in cui ero ossessionata da questo pensiero. Poi è andato via, si è ripresentato 10 anni dopo per qualche mese (non riuscivo a dormire quasi, avevo ansia tutto il giorno, non riuscivo a lavorare). Non so perché se ne è andato, fatto sta che ora penso a problemi più immediati.


    Sulla maternità: cosa dirti, se l'idea di avere un bambino non ti entusiasma, se ci pensi solo per pressioni sociale, puoi anche lasciare perdere e stare serena :) Non è mica la strada obbligata per tutti.

    Io ad esempio sento un desiderio viscerale, incontrollabile, che mi fa pure soffire perché non si è avverato fino ad ora, condito con la pesantezza dell'età che avanza.

    Se tu ti senti bene nella tua vita, perché gettarti in questo mare di sofferenza :)

    Ma poi il primo passo in quella direzione è trovare una persona con cui farlo il figlio: senza quella non ha nemmeno tanto senso arrovellarsi sugli step successivi, no? Ti manca la dimensione di coppia, cerchi un compagno? Magari partirei da qui nella riflessione.


    Sui viaggi, credo che sia un imperativo piuttosto stupido della contemporaneità.

    Se viaggiare interessa, arricchisce, intriga, ben venga.
    Ma non è obbligatorio per essere felici e interessanti.

  • Due o tre annotazioni. Non mi sorprende che tu non sia depressa, dalla tua descrizione emerge un profilo più decisamente ansioso, con tratti ossessivi. La società (implicitamente) ti spinge ad avere figli, un tuo conoscente ti spinge (esplicitamente) a fare viaggi. Ma tu che vuoi fare di tuo?

  • Innanzitutto ti dico che non tutte le donne hanno un istinto di maternità e non c'è niente di male a non averlo. Per i viaggi, sì può essere bello viaggiare, ma anche lì non farti influenzare troppo da quello che dicono gli altri.

    Hai ragione, alle volte non riesco a definire dove finisce il pensiero degli altri e dove inizia il mio, in altre parole non riesco a capire se sono davvero miei bisogni o se questi bisogni non siano farciti dalle aspettative altrui, che in qualche modo devo "soddisfare".

    Ciao. La descrizione dell'incontro col pensiero della morte che hai fatto rispecchia paro paro la mia esperienza, verso i 21-22 anni anche io ho vissuto un periodo abbastanza brutto in cui ero ossessionata da questo pensiero. Poi è andato via, si è ripresentato 10 anni dopo per qualche mese (non riuscivo a dormire quasi, avevo ansia tutto il giorno, non riuscivo a lavorare). Non so perché se ne è andato, fatto sta che ora penso a problemi più immediati.

    Mi dispiace molto, perché so quanto sia scomodo questo pensiero. Stavolta non è così pressante come lo è stato 11 anni fa, nel 2013 non riuscivo nemmeno a fare le mie cose. Al tempo ero all'università, a malapena riuscivo a studiare. Mi veniva difficile stare con gli altri perché mi sentivo completamente sopraffatta. Anzi, sentivo il bisogno di starmene per conto mio, avevo la testa come ovattata, una sensazione strana. E mi capitava di scoppiare a piangere. Per questo penso di averla interiorizzata e superata, questa paura, e che stavolta sia più un discorso legato all'ansia e naturalmente a questa sorta di insoddisfazione che mi accompagna.

    Sulla maternità: cosa dirti, se l'idea di avere un bambino non ti entusiasma, se ci pensi solo per pressioni sociale, puoi anche lasciare perdere e stare serena :) Non è mica la strada obbligata per tutti.

    Per ora sicuramente non lo è, ma perché sento principalmente questo bisogno di recuperare il tempo perso, prima di "mettere la testa a posto". Poi in realtà la "testa a posto" l'ho sempre avuta, mi sono fatta carico di tantissime responsabilità, per questo ora mi pare quasi di non aver vissuto la mia giovinezza e di dover rimediare. E forse è proprio questo a non farmi prendere in considerazione l'idea della maternità.

    Ma poi il primo passo in quella direzione è trovare una persona con cui farlo il figlio: senza quella non ha nemmeno tanto senso arrovellarsi sugli step successivi, no? Ti manca la dimensione di coppia, cerchi un compagno? Magari partirei da qui nella riflessione.

    Non manca una dimensione di coppia, però manca una progettualità. Da un lato ne sono sollevata perché almeno non ho questa pressione, ma allo stesso modo so che se volessi affrontare l'argomento avrei un muro di fronte.

    Sui viaggi, credo che sia un imperativo piuttosto stupido della contemporaneità.

    Se viaggiare interessa, arricchisce, intriga, ben venga.

    Sono molto d'accordo su questo, io prima non la vivevo in maniera così ossessiva. Insomma, viaggiare non mi dispiaceva, ma era più un piacere appunto che un dovere. Un arricchimento di sicuro, inoltre ho la passione per fa fotografia e i viaggi sono sempre stati strumentali anche a questo mio hobby, per fare degli scatti diversi. Cerco di ricordarmi costantemente qual era il mio spirito prima che questa cosa dei viaggi diventasse un'ossessione. So che è il mio atteggiamento attuale a essere sbagliato, ma non riesco a tornare in contatto con quello che era il mio approccio in passato.

    Due o tre annotazioni. Non mi sorprende che tu non sia depressa, dalla tua descrizione emerge un profilo più decisamente ansioso, con tratti ossessivi. La società (implicitamente) ti spinge ad avere figli, un tuo conoscente ti spinge (esplicitamente) a fare viaggi. Ma tu che vuoi fare di tuo?

    Sì, me lo riconosco. In realtà le ossessioni mi accompagnano da sempre. A parte quella attuale che sembra ripercorrere in parte quella di 11 anni fa, ne posso citare altre due importanti: una risalente a quando avevo 17 anni, durata un anno, per dei sensi di colpa ricorrenti e un'altra a quando avevo 10 o 11 anni. Me ne andai in paranoia per un fatto di cronaca nera, non avevo nemmeno degli elementi per razionalizzare quanto mi stava accadendo. Ma ricordo che avevo una paura nera di trasformarmi in un mostro e fare del male a qualcuno. Il solo pensiero mi faceva stare malissimo.

    Di mio posso dire di aver certamente messo in pausa il discorso maternità, ma una risposta definitiva al riguardo non ce l'ho. E' difficile dirti cosa voglio fare davvero al di fuori delle ansie, perché distorcono tantissimo la mia visione sulle cose.

  • Ciao, ad aprile scrissi il mio primo post qui parlando proprio della morte. Quasi mi vergogno a parlarne perché mi scoppiò in parallelo a una visione di un notiziario circa la guerra russo-ucraina. Ed è questo pensiero che mi ha mandata dalla psicologa per qualche mese (ho smesso a causa di difficoltà economiche) e tuttora è un pensiero che non mi passa. Io ho 22 anni, quindi dovrei sentirmi tranquilla e vedere questo evento quasi come qualcosa di "lontano"... eppure...


    Allora mi vennero dati dei consigli molto "belli" proprio in questo forum; qualcuno mi consigliò di trovare dentro di me, nel profondo, una risposta a questo senso dell'esistenza.


    Non ho grossi consigli da darti in realtà, ti dico solo che a me proprio un viaggio mi ha distratta, e da quel famoso viaggio - di cui tra l'altro parlai sempre su questo forum - non ci ho pensato più di tanto.


    Parlarne fa bene.

  • Non ho capito la storia dei viaggi. Se non ti piace e non ti interessa, perché dovresti farlo? Se invece vuoi provare perché potrebbe piacerti allora è diverso, ma scegli una meta che ti ispira e trovati una buona compagnia con cui partire, però non fare quella crociera, perché è una checklist e non un viaggio.

  • La mia fissa con la morte risale al 2013. Ricordo che quel pensiero mi attraversò la mente quasi all'improvviso, prima di quel momento non ci avevo mai pensato molto, di certo non con quello spirito. Anzi, da giovanissima e da adolescente quasi mi affascinava, ci vedevo un grande mistero che però non mi toccava, che mi era fin troppo lontano. Poi a un certo punto ho come realizzato che mi riguardava eccome e ho trascorso tre mesi a pensarci costantemente. Tre mesi orrendi perché non volevo morire, non perché rischiassi di morire da un momento all'altro, stavo benissimo, ma non accettavo la morte come l'evento inevitabile che è. Ne sono uscita soffermandomi a riflettere sulla natura delle mie considerazioni, caricavo la morte di tutta una serie di immagini, di risposte su un ipotetico aldilà, ed erano proprio quelle immagini, le risposte che davo alle mie domande, ai miei dubbi, a farmi stare così male, perché tendevo a non lasciarmi troppe speranze e la dipingevo come un evento assolutamente negativo.

    Avere paura della morte è normale e naturale. Non è normale però, e forse nemmeno naturale, non avere gli strumenti per affrontarla e gestirla. In passato, l'uomo si è dato come strumento per questo scopo la religione: nel momento in cui viviamo in una realtà totalmente secolarizzata, però, la religione ha perso il suo appeal e difficilmente viene presa in considerazione, anche per i suoi scopi più banali. Ho passato anch'io queste tue paure, è umano. Diciamo che il problema si è ridimensionato e ora è ridotto e gestito.

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