
Basta con la "dittatura del pensiero positivo"!
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In poche parole, un ateo di 55 anni che sente il corpo che inizia a perdere colpi e che amici e parenti più o meno lontani se ne sono andati (o meglio non esistono più) e altri li seguiranno a breve, ma come fa ad essere anche solo vagamente felice?
55 anni... Direi che se va bene tra 25 non ci sarò più. Quanti sono 25? Penso a 25 anni fa... L'altro ieri. Il terrore della grande mietitrice sale e non da tregua.
Anzi...vi propongo una metafora, due feste: la prima è triste e noiosa, la seconda è allegra e vitale. Da quale delle due sarebbe un trauma andare via? Risposta ovvia.
Ma allora se la risposta è ovvia, cosa ti affligge? Hai esordito nel tuo post dicendo che cominci a sentire il peso del tempo e a sentire la solitudine, e in definitiva non riesci più a essere felice.
In queste condizioni la morte non dovrebbe più essere un'angoscia. La morte, come dici bene tu, fa paura a quelli felici. A chi soffre che paura vuoi che faccia? Al massimo è un sollievo..... -
Ma allora se la risposta è ovvia, cosa ti affligge? Hai esordito nel tuo post dicendo che cominci a sentire il peso del tempo e a sentire la solitudine, e in definitiva non riesci più a essere felice.
In queste condizioni la morte non dovrebbe più essere un'angoscia. La morte, come dici bene tu, fa paura a quelli felici. A chi soffre che paura vuoi che faccia? Al massimo è un sollievo.....
È esattamente il contrario. La vita mi gira bene. È per questo che la paura della morte sale.
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È esattamente il contrario. La vita mi gira bene. È per questo che la paura della morte sale.
Ah, ok, scusa, avevo capito male.
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Probabilmente è proprio la nostra cultura cristiana a fregarci. Gli antichi greci ben sapevano di avere scadenza e accettavano la loro natura (umana).
eramente a me pare proprio il contrario. I greci erano angosciati eccome dalla morte e non la accettavano. Mi ricordo alcuni filosofi che sentenziavano sulla morte, tipo "muore mille volte chi ha paura della morte" (segno che la paura c'era eccome). O anche la metafora del banchetto, secondo cui la paura della morte non ha senso, perché se il banchetto te lo sei goduto, quando ti alzi sei sazio e contento; se invece non te lo sei goduto e hai mangiato male, che ci stai a fare ancora seduto?
Uno dei due credo sia Epicuro.
Non ricordo sentenze cristiane per scongiurare la paura della morte. Semplicemente, col cristianesimo la paura al massimo è dell'inferno, che per carità si capisce, ma è un'altra cosa. Per il cristiano la morte non è un problema, non finisce niente, è solo un passaggio.
Oggi, noi che viviamo in una cultura illuminista e de-cristianizzata, la morte ritorna. È l'illuminismo che si è concentrato solo sui beni terreni ad avere riscoperto la paura della morte.
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Bè, un conto è l'accettazione della morte, un altro è non aver paura della morte. A meno che una persona non stia in una condizione di sofferenza tale da vedere nella morte una soluzione, gli uomini hanno timore della morte; fa parte dell'istinto di conservazione, non della cultura.
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Bè, un conto è l'accettazione della morte, un altro è non aver paura della morte. A meno che una persona non stia in una condizione di sofferenza tale da vedere nella morte una soluzione, gli uomini hanno timore della morte; fa parte dell'istinto di conservazione, non della cultura.
Sì certo, è così, ma io rispondevo a la huesera che imputava questa paura alle reminiscenze della cultura cristiana. Da questo punto di vista, il mondo illuminista ha peggiorato la cosa, allontanando la consolazione religiosa che il cristianesimo ancora dava. Poi per carità, in senso assoluto hai ragione.
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Ciao Conan.
Non pensavo che a 55 anni ci si potesse sentire ancora così: pensavo fosse un'inclinazione caratteriale dovuta all'essere giovani e che con l'età migliorasse.
Personalmente è già d qualche anno, da quando ne avevo 28 se non sbaglio, che ogni tanto faccio il conto alla rovescia di quanti anni mi mancano, fissando la mia dipartita ad un'ipotetica età di 85 anni. Quando mi succedevano i momenti depressivi facevo questo conto sperando che si azzerasser presto. Ultimamente penso molto meno all'idea di suicidarmi e quindi anche al conto alla rovescia fino alla morte. Ma comunque se penso all' età che avanza provo un certo sollievo e non ho paura della morte in sé, anzi mi trasmette un senso di pace (credo in qualcosa di Ultraterreno anche se non ho credo religioso e non mi interessa più di tanto sapere cosa c'è o com'è fatto, ma credo sia una liberazione), tante volte ho immaginato la mia essenza dopo la morte del corpo che se ne andava in giro dalle persone conosciute a spostare oggetti. Ciò che mi spaventa è l'accorgermi che sto morendo: spero sempre mi capiti in modo piuttosto rapido e mi sono chiesto molte cose si provi nel momento del trapasso. La sensazione più spaventosa per me è quella del mancamento o dello svenimento.
Però nel tuo caso sembrerebbe una sorta di pensiero ossessivo e immagino sia tra i più logoranti che possano esserci.
Mi è capitato di concentrarmi intensamente sulla morte (ho visto vari cadaveri) e provavo una vertigine spaventosa. È difatto paradossale che l'unica cosa che non possiamo evitare della vita sia quella. Ma reggere tale considerazione lucidamente e concretamente per più di qualche secondo è devastante.
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Non riesco più a vivere. Con gli altri o col lavoro non risolvo ma semplicemente non ci penso... Poi bastano poche ore da solo a non aver nulla da fare e la nera signora torna a trapanarmi di ansia e tristezza.
Questo è proprio il frutto del dover pensare sempre positivo, mandando in oblio la morte e tutte le negatività. L'effetto che si genera è il non riuscire più a gestire la normale negatività della realtà... e in alcuni casi la depressione è l'epilogo quasi scontato.
Alcuni stili di pensiero, influenze culturali consumistiche e il decadimento generale della società occidentale ci hanno portato a questo dogma del dover "separare e scartare la negatività" dalle cose della vita. Mai errore fu più fatale per la stabilità mentale.
"Non c'è bene senza male" e "non tutto il male vien per nuocere" sono proverbi che sono stati snaturati e trasformati in trappole per spingere a pensare ancora più positivo. Invece andrebbero prese alla lettera: non può esserci bene senza male.
Nella vita mai mi è capitato come in questi ultimi anni di incontrare persone (sia dal vivo che sui social) che sono immersi fino al collo in una depressione latente che curano facendo aperitivi a raffica, uscendo continuamente per tenersi occupati. Cercano in tutti i modi di non avere il tempo di pensare e di continuare a ridere, ridere, leggerezza, ridere... in continuazione.
Non uno di questi è felice o in pace con se stesso; ed è così proprio perché a furia di rifiutare "la negatività" poi non riescono più a gestirla, nemmeno nelle cose più piccole, nemmeno quando t'invade la vita per causa di forza maggiore.
Questo è uno dei motivi per cui nell'educazione dei figli è assolutissimamentissimamente indispensabile lasciargli il tempo di pensare, di annoiarsi, di fare i conti con se stessi. Diversamente saltano a piè pari la fase in cui hanno un dialogo interiore e rischiano deviazioni dell'umore o del comportamento anche gravissime.
Probabilmente è proprio la mostra cultura cristiana a fregarci. Gli antichi greci ben sapevano di avere scadenza e accettavano la loro natura (umana).
Anche, senza dubbio.
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E' un ossessione come le altre, come la paura di aver lasciato il gas aperto, o la paura di essere gay.
Il motivo e' semplice: pensarci non servira' a nulla, quindi qualsiasi cosa di cui ti preoccupi costantemente e che non serve assolutamente a nulla e' un ossessione.
Inoltre e' assurdo pure pensarci ora, quando avresti potuto pensarci in ogni istante della tua vita. Quando avevi 10 anni avresti potuto essere investito con la tua biciclettina. A 20 avresti potuto ammazzarti in auto. A 30 avresti potuto morire di tumore. E ora immagini che morirai a 80 anni, direi che dopotutto sei ottimista. A volte mi spaventa vedere quanto facile sia morire, quando leggo i giornali. Recentemente una ragazza a Napoli e' morta colpita da un vaso in testa. Come nei fumetti, nelle barzellette. Chi lo avrebbe mai pensato?
Percio' e' un ossessione.
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