Dall'ansia si può guarire?

  • Più o meno a settembre scorso, in un periodo di fortissima ansia, ho letto un libro del buon Morelli in cui essenzialmente sosteneva la tesi che tu hai esposto. Non ti nascondo che all’epoca l’avevo bollato come una grandissima idiozia. Accogliere l’ansia???

    Non so ora a che punto io sia, davvero. Però so che qualcosina è shiftato nella mia prospettiva. Cercherò di coltivarlo perché se si tradurrà anche solo in un 1% di maggiore serenità per me sarà un’immensa conquista…

    Credimi che il buon Morelli ha aiutato anche me allo stesso modo, mettici pure tutto il lavoro con la psicoterapia che stavo già facendo ma dopo aver letto un suo libro, boom 8o

    Sii gentile con te stesso, sempre.

  • Ciao Verdeggiando. :)

    Ti ringrazio per l’esperienza che hai riportato.

    Io vivo di ricadute un po’ perché mi hanno parlato di predisposizione genetica, un po’ per il lavoro che faccio (molto stressante e ad elevato rischio burnout), non a caso il risveglio dell’ansia e degli attacchi di panico, è avvenuto dopo qualche mese che ho iniziato a lavorare. Sino ad allora stavo bene.

    Adesso ho iniziato una nuova terapia farmacologica perché sono arrivata a non riuscire più ad uscire da casa e spero vada meglio perché sono molto scoraggiata di quanto sta limitando la mia vita.

  • Adesso ho iniziato una nuova terapia farmacologica perché sono arrivata a non riuscire più ad uscire da casa e spero vada meglio perché sono molto scoraggiata di quanto sta limitando la mia vita.

    Ti auguro davvero che la terapia ti possa aiutare in fretta, perché conosco benissimo il senso di frustrazione che si prova quando ci si rende conto delle ricadute che l'ansia sta avendo sulla vita. Questo poi va ad aggiungersi a tutte le altre emozioni difficili da gestire e non fa che tirarci ancora più giù.
    Detto questo, hai già dato una svolta alla situazione, ora si tratta di attendere che i farmaci ti permettano di assestarti :)

  • Dall'ansia non si può "guarire". Dall'ansia patologica e invalidante, sì.


    La mia convivenza con l'ansia patologica dura da 23 anni. I primi anni sono stati veramente difficili. Adesso guardo alla situazione con maggior distacco e serenità. Ci sono stati alti e bassi. Ma alla fine, ho avuto quello che la vita può offrire: una famiglia, tre figli, più di un lavoro stressante o meno, vacanze, risate, serate di alcol (vino) e bella compagnia. Come altrettanto ho convissuto con brutte ricadute, durate il tempo necessario - a volte mesi - per poi riprendermi.


    ERRORE INIZIALE

    Combattevo contro l'ansia e le sue somatizzazioni una battaglia muscolare, con strategie (evitamenti, sforzo, paure, ecc.) e medicinali (antidepressivi, benzodiazepine). La ritenevo un corpo estraneo alla mia anima, a me stesso. Per questo ho sofferto. Più del dovuto.


    Non riuscivo a inquadrarmi in una nuova dimensione, volevo tornare "quello di prima" a tutti i costi. E comunque non accettavo l'idea di stare male, soffrire, ecc. Un loop (girare su stessi) che, se non peggiorava, prolungava i malesseri.


    IL PRIMO INCONTRO TI CAMBIA

    L'ansia, la caduta in stati di panico o similari, è qualcosa che ti segna. Inevitabilmente. Fra il "prima" e il "dopo" c'è un abisso.

    Non si torna quelli di prima ma se ne esce diversi, per certi versi migliori.


    Il problema è capirlo in primis, accettarlo poi e infine superarlo.


    LE RICADUTE FACENDO DI "TESTA MIA"

    Negli anni ho avuto alcune ricadute. Tutte legate al fatto che avevo interrotto le cure farmacologiche (antidepressivi). Ero convinto che potevo farcela da solo, solo perché - da autodidatta - avevo letto libri sull'ansia e le tecniche di accettazione, rilassamento, ecc.


    In pratica, mi illudevo di "essere diventato un medico perché avevo letto qualche testo di medicina". La cosa va ovviamente ben diversamente. Occorrono specialisti (psichiatri, psicologi, psicoterapeuti) che possano guidarti a lasciare le medicine nel momento opportuno.


    LA SVOLTA DEFINITIVA

    La svolta si ha nel tempo. Accumulando esperienze sul campo (psicoterapia e farmaci) si può finalmente imparare a leggere l'ansia come un vento che soffia. La differenza sta nella nostra posizione: possiamo scegliere di andare controvento oppure - come per magia - trovare la forza emotiva di farsi trasportare dall'ansia. Quel lasciarsi andare all'ansia, lasciarla "fluire" dicono gli specialisti, è la prima importante svolta. Il primo cambio di direzione. Imparare tutto questo non è facile ma nemmeno impossibile. Farsi aiutare dagli specialisti - in certi casi anche dai medicinali - è fondamentale.


    CONCLUSIONI

    Sono riuscito a risalire grazie ai medicinali. Non posso nasconderlo. Non mi hanno portato fuori dall'ansia, che è rimasta sempre latente. Come adesso che non l'avverto più. Le medicine e i consulti specialistici mi hanno soprattutto portato fuori dalle paure di "stare male", una palude, e progressivamente dalle somatizzazioni ad esse connesse.


    Dall'ansia patologica se ne esce!


  • Grazie per l’esperienza che hai condiviso :*

    Dal tuo racconto capisco che c’è bisogno di tempo e di tanta pazienza prima di trovare una sorta di ‘equilibrio’...

  • Buonasera, appena registrata nel forum, ho letto con tanto interesse i vostri consigli e le vostre esperienze. Sono qui perché anche io, tre anni fa, ho conosciuto gli attacchi di panico. Il primo, forte, proprio in vacanza, poi altri, più o meno intensi, fino all'ultimo, a dicembre. Dopo quest'ultimo ho deciso di iniziare un percorso di psicoterapia e, dopo quasi sei mesi, non riesco a capire se effettivamente stia funzionando o meno... L'ansia, soprattutto anticipatoria, mi accompagna o meglio "mi tormenta" continuamente. Ok, ho capito che devo accoglierla, ho fatto pace col pensiero di poterla sconfiggere, ma se arriva non so gestirla: è davvero difficile... Per questo vi chiedo, va bene conviverci ma come si fa "praticamente"? Dovrebbe essere il terapeuta a indicarmi dei modi, delle tecniche? Sono un po' (anzi tanto) in confusione...

  • Buonasera, appena registrata nel forum, ho letto con tanto interesse i vostri consigli e le vostre esperienze. Sono qui perché anche io, tre anni fa, ho conosciuto gli attacchi di panico. Il primo, forte, proprio in vacanza, poi altri, più o meno intensi, fino all'ultimo, a dicembre. Dopo quest'ultimo ho deciso di iniziare un percorso di psicoterapia e, dopo quasi sei mesi, non riesco a capire se effettivamente stia funzionando o meno... L'ansia, soprattutto anticipatoria, mi accompagna o meglio "mi tormenta" continuamente. Ok, ho capito che devo accoglierla, ho fatto pace col pensiero di poterla sconfiggere, ma se arriva non so gestirla: è davvero difficile... Per questo vi chiedo, va bene conviverci ma come si fa "praticamente"? Dovrebbe essere il terapeuta a indicarmi dei modi, delle tecniche? Sono un po' (anzi tanto) in confusione...

    Ciao, ma il dottore cosa ti ha consigliato? Gli attacchi di panico di solito vanno diminuendo con il tempo, l'ansia si può gestire con gli ansiolitici. Dipende da cosa ti ha detto il medico.

  • Ciao, ma il dottore cosa ti ha consigliato? Gli attacchi di panico di solito vanno diminuendo con il tempo, l'ansia si può gestire con gli ansiolitici. Dipende da cosa ti ha detto il medico.

    Si, vanno diminuendo, ma è come se fossi sempre in "allerta"... come se dovessi sempre essere concentrata sull'evitare che accadano. Vorrei avere la chiave per svuotare la mente da tutti i possibili scenari che mi prospetto. Sto cercando di affrontare tutto senza supporto di farmaci, questa è la via che ho scelto al momento.

  • Si, vanno diminuendo, ma è come se fossi sempre in "allerta"... come se dovessi sempre essere concentrata sull'evitare che accadano. Vorrei avere la chiave per svuotare la mente da tutti i possibili scenari che mi prospetto. Sto cercando di affrontare tutto senza supporto di farmaci, questa è la via che ho scelto al momento.

    Parla con il tuo dottore e vedi cosa dice, l'attacco di panico è abbastanza duro all'inizio senza ansiolitici. Comunque lui saprà sicuramente consigliarti bene.

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