Ciao a tutti/e, sono un ragazzo di 30 anni affetto da DOC e DISTURBO BIPOLARE. Durante i miei 14 anni di malattia, ho avuto moltissime ossessioni-compulsioni che, con la terapia farmacologica e la psicoterapia, sono riuscito a superare completamente. Negli ultimi tempi, però, in particolar modo dal 2018 circa, ho un'unica e grande ossessione che non ho mai avuto prima d'ora e vorrei cercare di liberarmene: il tempo. Cerco di spiegarmi meglio:
- Innanzitutto, sono convinto fortemente che il tempo passi più velocemente rispetto al passato (rispetto a quando frequentavo il liceo). Mi dico sempre "un'ora del 2024 non è equiparabile ad un'ora del 2007"
- Quando mi sveglio al mattino (a prescindere dall'ora), voglio che arrivi subito sera per andare a dormire. Assumo della terapia farmacologica: INVEGA e ZOLOFT. Vorrei essere perfetto, ma a causa dei farmaci, siccome ho letto che causano stanchezza/sonnolenza, anche se mi sento carico e non sono stanco, sono convinto di non dare il meglio di me stesso (anche se amo e cerco sempre di fare le cose bene in ogni contesto). Questo mi porta a non vivere serenamente il momento presente, quello che io definisco "qui ed ora"
- Ho un'immagine costante nella mia mente e cioè quella delle lancette dell'orologio che scandiscono i secondi. Quando si conclude un'ora, l'idea che debba iniziare una nuova ora, mi crea una certa ansia: è come se dovessi iniziare un nuovo capitolo della mia storia, della mia vita e non mi sentissi pronto. In altre parole, non percepisco lo scorrere del tempo come un flusso unico e continuo, bensì come degli scaglioni, dei blocchi delle ore. Chissà perché proprio un'ora e non due ore, vabbè
- Durante l'arco della giornata, sono terrorizzato dal fatto di rimanere senza far nulla. Voglio fare sempre qualcosa. Mi dico sempre "Solo quando si dorme bisogna spegnersi. Quando si è in piedi, bisogna rimanere sempre attivi"
- Mentre faccio un'attività, voglio farne contemporaneamente altre mille: mentre lavoro, vorrei studiare, andare a correre, ascoltare la musica. Tutto questo per cercare di rendere il tempo il più efficiente possibile. Cosa impossibile, però.
Tutto questo mi crea ansia soprattutto durante l'arco della giornata lavorativa che generalmente è di 8 ore: mentre lavoro ho come l'impressione che stia perdendo tempo (a prescindere dal lavoro, che riguardi l'ambito informatico e cioè quello che mi interessa di più, fino al lavaggio dei portoni). Mi dico "Madò...devo lavorare 8 ore! Avrò la forza fisica e mentale di riuscire a lavorare 8 ore ogni giorno senza avere colpi di sonno, addormentarmi? Chissà quante cose capiteranno in queste 8 ore! Avrò la capacità di gestire ogni situazione che mi si presenterà davanti? Eh così, vorrei impiegare il tempo facendo altro. E' come se lo studio fosse più produttivo del lavoro. Infatti, quando sono solo nella mia stanza a studiare, tutte queste sensazioni sono presenti, ma nettamente inferiori. Quando sono sul posto di lavoro, dopo un po' avverto la sensazione di voler scappare, di voler fuggire perché mi dico "Hai 8 ore lavorative a disposizione, e quindi molto tempo a disposizione, hai più probabilità di sbagliare e di essere rimproverato dai tuoi colleghi, dal tuo capo". Quindi voglio che le 8 ore lavorative passino velocemente, ma così facendo mi creo inconsapevolmente un senso di colpa: Mi dico "Quando studierò, non potrò fare molte cose perché se il tempo passa velocemente a lavoro, passerà velocemente anche quando studierò".
Quando faccio altre attività, ad esempio. coltivo le mie passioni al di fuori della giornata lavorativa o del weekend, sono assalito da forti sensi di colpa: "Mi ripeto che sto perdendo tempo, che dovrò fare al più presto qualcosa di più produttivo". Corro, leggo, scrivo, riposo il sabato pomeriggio, ascolto la musica, esco a farmi una pizza con gli amici, il senso di colpa è sempre presente. E' come se dovessi sfruttare tutte le 16 ore della giornata (perché 8 le passo a dormire) per studiare, proprio perché ritengo che lo studio sia più produttivo del lavoro.
In base a questa sintomatologia, vorrei cercare di capire se tutti questi problemi, rientrino in un unico disturbo ed eventualmente adottare autonomamente delle strategie, praticare degli esercizi per attenuare o addirittura sconfiggere il problema. A breve inizierò una nuova avventura lavorativa e non voglio assolutamente che tutti questi pensieri costituiscano un intralcio alla mia carriera, al mio futuro.