Voci, da dove ?

  • Una ventina di anni fa mi è capitato quanto segue :

    Ero in un periodo di depressione molto forte, non uscivo di casa, avevo problemi basici legati alla sopravvivenza, non aprivo le finestre, non riuscivo più neppure a comprare del cibo, mi alzavo dal letto giusto per bisogni fisiologici, sentivo che il mio sangue era corrosivo, una sensazione di sofferenza psicofisica intollerabile, ero letteralmente paralizzato, ovviamente solo.

    Sto vivendo una situazione simile.

    Ad un certo punto sento un coro di voci femminili, la lingua è sconosciuta, eppure capisco perfettamente il significato delle parole.O meglio, non era comunicazione classica, mediata dal cervello che traduce un suono in qualcosa di significante ed interpretabile, ma qualcosa di diretto, senza alcun bisogno di mediazione simbolica, qualcosa che arriva dritto al cuore senza alcun rischio di equivoci.

    Di mio sono molto razionale, non ho alcuna credenza nell' "oltre", e ho cominciato a ripetermi "e sta roba che è ? sto impazzendo completamente ? andatevene via".

    E' vero che sin da piccolissimo ho avuto percezioni inspiegabili, per esempio ho sempre visto con facilità la cd "aura energetica" delle persone, ma anche di animali, piante, ma mi sono dato spiegazioni razionali e scientifiche del fenomeno, però qui era diverso, il fenomeno era acustico.

    E più cercavo di allontanare queste voci, più il volume aumentava, non mollavano, erano più forti della mia razionalità, e volevano comunicare con me.

    Ho smesso di resistere, le ho accolte e mi sono sentito fisicamente invaso da qualcosa di infinitamente "buono", era tutto molto reale, una sensazione di essere completamente abbracciato da un'energia potentissima, vitale, materna, benevola.Una sensazione mai provata e che mai più ho provato.

    Semplicemente mi hanno detto "vivi !" e mi hanno costretto a farlo ed ho effettivamente ricominciato a vivere, con la convinzione assoluta che non siamo soli.

    Le rivorrei, mi servirebbe una conferma.

    Ci tenevo a raccontare questo episodio, mi piacerebbe sapere se a quacuno è capitata una cosa simile.

    Se passo per pazzo, non fa nulla.

  • Indipendentemente dal credere in qualche "oltre"...mi colpisce che fossero voci femminili. E il mio modestissimo pensiero è che potesse trattarsi della voce della tua mente che si auto-aiutava (anche bene) nel curare ferite inflitte da altre voci femminili.


    Se ti va di parlarne: che rapporto hai avuto/hai con tua madre?

    Tutti pensano a cambiare il mondo, ma nessuno pensa a cambiare se stesso. (L. Tolstoj)

  • Non penso tu sia pazzo, sei molto razionale e lucido nella descrizione di quest'evento. Personalmente non credo nei miracoli, non ci credevo nemmeno quando avevo una forma di spiritualità che non coltivo più da parecchio tempo e che non fa più parte di me. Siuazioni davvero inspiegabili frutto di non si sa cosa, coincidenze, caso, non lo so, quelle la cui spiegazione razionale appare fuori da una logica.

    A me viene in mente che forse sei arrivato ad un punto talmente basso che la tua mente ha escogitato qualcosa per riportarti alla vita, e la cosa sensazionale è che ci è riuscita. Mi ritrovo nella stessa depressione che hai descritto, è tutto trascurato e devo appoggiarmi agli altri altrimenti faccio fatica a tirare avanti, riesco a forzarmi solo per le cose necessarie, tutto il resto è vuoto.

    Se mi raggiungesse una voce del genere in grado di riportarmi alla vita farebbe comodo anche a me

  • Indipendentemente dal credere in qualche "oltre"...mi colpisce che fossero voci femminili. E il mio modestissimo pensiero è che potesse trattarsi della voce della tua mente che si auto-aiutava (anche bene) nel curare ferite inflitte da altre voci femminili.


    Se ti va di parlarne: che rapporto hai avuto/hai con tua madre?

    Credo di capire cosa intendi, è un fatto razionalmente non spiegabile, quindi certezze non ne ho, tranne una : quelle voci non venivano da me, non le autoproducevo come self therapy d'emergenza, anche se come spiegazione ci sta tutta.

    Questo non posso dimostrarlo, ma per me è una certezza assoluta, mi sono sentito preso in braccio, sollevato, scosso, ho dovuto cedere, era una forza autorevole, irresistibile e contestualmente "buona", e, no, non ero io, era altro.

    E quando ho ceduto, ho anche realizzato che era qualcosa (di altro, di non-me) che ho sempre conosciuto, ma a livello completamente inconscio, qualcosa di sepolto dentro di me da sempre.Anche la mia concezione di "tempo" ha vacillato.

    Ho fatto un errore, se ci penso, a scrivere che non credo in qualche "oltre", nel senso che non ho atteggiamenti aprioristici/fideistici, ma credo in quello che i miei sensi mi permettono di percepire, anche se non lo so spiegare.Accetto tutto, ma voglio la prova provata.E quando ce l'ho allora si, credo, come credo che l'acqua sia bagnata.

    E da lì non procedo oltre, credo che ci sia dell' "altro" che a volte mi si palesa, ma da questo non deduco altro, non mi faccio castelli in aria, la mia base culturale/razionale non me lo concede.Non so se sia un bene o un male, ma tant'è.

    Molto più recentemente mi è accaduto questo, ero in procinto di un trasloco, ero angosciato da questo, specie perchè non sapevo bene come sarebbe finita la faccenda, mi ero messo a fissare la fiamma del camino, (adoro i camini accesi) ne ero ipnotizzato, stavo cercando di raccogliere le energie, mettere in ordine i pensieri.

    Ho pensato al concetto di "spirito guida/angelo custode", avrei voluto qualcuno di affidabile al mio fianco, ho sentito un brivido caldo dalla testa ai piedi (autosuggestione, certo, ci sta), ma nello stesso tempo la fiamma si sposta palesemente, cioè evidentemente qualcosa la sposta, e non c'era assolutamente vento.

    Evvabbè, questo ci sta un pò meno, specialmente perchè i due eventi sono stati all'unisono.

    Lo scorso anno 10 secondi prima che mi staccassero la corrente elettrica mi entra un serpente in casa (in molte culture il serpente ha importanti significati simbolici, come animale di potere).

    Nooo, tutta la seconda parte dimessaggio è sparita :( , provvederò...

  • Bene, continuo : Rapporti con la madre :

    In breve, i miei genitori erano un padre narcisista patologico e una madre dipendente, un fratello maggiore "golden boy" che prestissimo ha manifestato atteggiamenti e gesta da bullo nei miei confronti, ed il sottoscritto nello scomodo ruolo di figlio di scorta, capro espiatorio di una famiglia emotivamente analfabeta.

    In questo confortante quadretto le tensioni sono nate subito : mentre mia madre era gravida di me, mio padre aveva altre donne, la reazione di mia madre è stata di fare buon viso a cattivo gioco, perchè la società, le convenzioni, la convenienza, la sicurezza economica e blablabla questo imponevano.

    Va da sè che una Donna, maiuscola non cauale, lo avrebbe lasciato, ma la maiuscola non ce l'aveva.

    Da buona ansiosa/depressa/frustrata ha reagito aumentando le dosi di ansia, ma il feto (io) non è affatto immune dallo stress in gravidanza (mi sono documentato a proposito).

    Risultato, nasco prematuro e con parecchie magagne.

    Ulteriore reazione di mia madre : L'ansia aumenta a dismisura quando manifestavo malesseri, mentre quando stavo meglio i miei si comportavano come appunto analfabeti emotivi, ovvero con indifferenza.

    Ero solo, nell'indifferenza, con un fratello bullo, al quale, essendo lui il prediletto, concedevano molto, troppo.

    Negli anni queste dinamiche malsane si sono cronicizzate, io ero legatissimo a mia madre (cosa assai insana, ma me ne sono accorto troppo tardi), a tal punto che quando i miei si sono separati (dopo 25 anni così, sic), ho assunto il ruolo di figlio consolatore, quasi marito di mia madre, un vero e proprio orrore edipico.

    Il quadro sinottico della family è questo, e ovviamente io non ho potuto farmi uomo, avendo come madre una squilibrata, la tipica donna ambigua e castrante, pericolosissima, perchè ti uccide mentre sembra proteggerti.

    Ho capito troppo tardi, dalla ragnatela edipica non ne esco certo alla mia età, forse anche se fossi stato consapevole in giovane età non avrei risolto nulla.

    In qualche modo, ma male, ti garantisco, sono sopravvissuto, ma ora non so cosa fare, questa situazione mi ha sfinito, vorrei chiedere aiuto ma non so a chi e non mi fido di nessuno.

    Al momento non ho rapporti con lei (per la verità con nessuno al mondo), dovrei prendere delle iniziative legali, prima di tutto, ma non trovo la forza.Lei ora è anziana e fondamentalmente plagiata da mio fratello, ne ho avuto palese conferma recentemente.

    Sino a qualche tempo fa mi sosteneva la rabbia, ora se ne andata anche quella, non ho più voglia di lottare, mi sto lasciando andare.

    Vorrei solo lasciare il mondo e porre fine a questa agonia, durata anche sin troppo.

    Speranze non ne ho, non mi sento in colpa del mio fallimento, ma questo non mi è di consolazione.

    Non ho più nulla, nessuno, non un lavoro, che neppure saprei mantenere, non mi so relazionare in modo decente con nessuno, non ho saputo/potuto sviluppare alcuna qualità.

    Vivere così nell'autodisprezzo è impossibile.

    Con la domanda sulla madre ci hai preso, sono un pò contento di avr scritto questo, grazie.

  • Sai capisco bene la tua situazione, mi ci ritrovo anch'io dalla nascita, frutto di uno strano rapporto tra i miei che si sono sempre sopportati e hanno riversato troppo sui figli, generando ansie e insicurezze che ricordo da sempre, solo che fortunatamente questi comportamenti hanno attecchito solo su, quello sensibile, cioè io.

    La prima volta da adulto che sono riuscito a parlare a cuore aperto con mia madre avevo giá 28 anni, mi è nata spontanea una domanda a cui non avevo mai pensato, mai tale domanda si era configurata nella mia mente.

    Le ho chiesto se fossi stato un figlio desiderato e la risposta è stata no, poi ha corretto dicendo non subito.

    Non ho approfondito riguardo ai tempi della cosa, però ho fatto i miei calcoli e questo mi ha permesso di capire molte cose, darmi delle risposte che mi hanno messo il cuore in pace e mi fanno pensare di non essere stato poi molto fortunato, diciamo mi vedo in una sorta di destino in cui non ritroverò più la pace e la serenità, appunto perchè anch'io un adulto incompleto o meglio sarebbe dire un bambino mai cresciuto.

  • Guarda, Punto, a 28 anni io non avevo consapevolezza di nulla, subivo solo le conseguenze e non capivo da dove venisse il mio palese disagio di vivere, e forse era meglio così.

    La mia presa di coscienza sarebbe forse stato meglio non avvenisse mai, se adesso vedessi mia madre e dicesse una mezza frase sbagliata (e ne dice, non ne dice una giusta manco per sbaglio) potrei farla fuori senza il benchè minimo rimorso.

    Meglio non vederla/sentirla mai più, invece su mio padre è diverso, qualche flash di consapevolezza nella sua vita lo ha avuto, glielo riconosco, peccato che non è andato a fondo.

    Poi ho una certa solidarietà con lui, in fondo lo hanno fatto diventare un disadattato, ma è stata una reazione obbligata.

    Invidio gli animali, dopo il minimo sindacale di "educazione" ognuno per la sua strada e tanti auguri.

    I genitori spariscono, al massimo diventano partner sessuali, problemi zero.

    Ti abbraccio, fratello.

  • Io ricomincerei dalle voci che ti dicono "vivi!" .

    Quale che fosse la fonte (e io all'oltre credo) è certo e ne hai avuto prova che ti indicassero la via che poi ti ha davvero portato beneficio.


    Tu, come Punto, e come me e come la stragrande maggioranza delle persone (non solo qui nel Forum) avete/abbiamo avuto famiglie con i loro squilibri e con le loro disfunzionalità. E sempre molto meno drammatiche di altre .

    Alcune vostre riflessioni mi ricordano quelle di mio fratello, e nell'ascoltarlo oggi mi ritorna quel "vivi!" che probabilmente è l'unico scatto salvifico che è mancato in lui. Lo scatto di vivere, appunto. Crescere, anche fregarsene del passato (che poi non ha nulla di drammatico in famiglia), costruirsi un proprio presente e futuro! E fregarsene anche della famiglia se non si ha capienza affettiva per questo, oppure crescere e saperlo dimostrare anche assolvendo i limiti (certamente NON criminali) della sua famiglia d'origine.

    Invece...no! E' ancora avvinghiato ai ricordi degli anni verdi in cui era proprio la famiglia a consentirgli una considerazione sociale piuttosto privilegiata, e il suo "non vivere" lo ascrive a questo o quel familiare (primo in classifica mio padre, e poi vengo io) come se lo avessimo mai vessato o incatenato, mentre la verità conclamata è che LUI non abbia mai avuto quella spinta all'autonomia e che anzi si sia sempre ben guardato dal solo TENTARE di praticarla!


    Ma ve lo chiedo con tutta l'umiltà del mondo, proprio per cercare di capire : ma perchè questo continuo rimuginare sul passato, alla ricerca di colpe altrui, quando c'è la possibilità di VIVERE una vita propria, guardando dal presente al futuro?

    Perchè?

    Tutti pensano a cambiare il mondo, ma nessuno pensa a cambiare se stesso. (L. Tolstoj)

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