Considerare un piacere...un dovere

  • Secondo me quando ci si domanda "perchè" esistenzialmente parlando, si è già malati.

    parole sante.
    il problema è che si tratta della caratteristica identificativa dell'essere umano
    un mostruoso ibrido tra un animale in origine perfettamente e serenamente inserito nel ciclo naturale, e poi - quando? dove? perché? come? per chi? - diventato essere inquieto di domande...
    Più che mai, in un mondo complicato e su una terra sovrappopolata, con molta più difficoltà a credere che basti lottare per sopravvivere e riprodursi, la mostruosità meravigliosa e angosciante della ricerca di senso sembra esplodere dentro le persone meno aggressive.

    l'indipendenza, che è la mia forza, implica la solitudine, che è la mia debolezza. PPP

  • ...high five pure qui.
    Non sei affatto strano, oppure siamo messi male in due perché potrei averlo scrito io questo post, parola per parola -ma mi sarei distinta, in apocalisse di cupio dissolvi, nel finale. Quindi tranquillo, ma data la quasi piena sintonia di vedute con me per non sapere né leggere né scrivere tienti il numero dj uno bravo a portata di mano :D

    Luca hai ragione, è un topic sfuggente. Anni fa, una me stessa oramai morta e decomposta, era un'esperta nel trovare piacere pressoché ovunque. Non mi capacito che non ne resti praticamente più niente, eppure è così (ma, tuttavia, il senso di dovere verso gli altri e degli altri verso di me è forse ancora più decomposto, e questo non mi dispiace del tutto)

  • Diventa sfuggente ogni sfera della conoscenza umana nella quale l'osservatore percepisce il distacco dall'oggetto dell'osservazione.
    Una stramaledetta vocina ad un certo punto si prende la scena dicendo:-Ok, tutto quello che stai dicendo è bellissimo...ma tu chi sei?
    Li cambi canale e ti metti in fila al centro per l'impiego della filosofia moderna che sa, a differenza di ogni epoca passata, di cercare qualocosa nella stramaledetta speranza di non trovarla.
    All'inizio la pallina di metallo oscillava tra due pareti distanti 50 cm e sbatteva ogni 10 secondi.
    Avvicinando le pareti la frequenza degli urti è inevitabilmente aumentata con l'aggravante che alla mancanza di significati si sovrappone l'ipotesi angosciante che la sferetta stessa rimanga bloccata tra le pareti che ne definivano l'esistenza.
    Vaffa... birdy.

    Per aspera ad astra

  • Una stramaledetta vocina ad un certo punto si prende la scena dicendo:-Ok, tutto quello che stai dicendo è bellissimo...ma tu chi sei?

    Birdy, se non tombola, quantomeno cinquina!
    Quel

    Citazione

    Tu chi sei

    è diventato la mia Matrix. Per citare Morpheus

    Citazione

    Intuisci qualcosa che non riesci a spiegarti. Senti solo che c'è. È tutta la vita che hai la sensazione che ci sia qualcosa che non quadra, nel mondo. Non sai bene di che si tratta ma l'avverti. È un chiodo fisso nel cervello. Da diventarci matto

    Ci divento matto perché non so chi sono e - per questo - mi sento molto diverso dagli altri. Il perché diverso è facile da spiegare: gli altri non si conoscono e stanno bene, io mi conosco e mi fa girare le scatole.
    Chiarisco con un esempio generico: quando una persona si descrive, lo fa secondo i propri occhi. Per esempio, può descriversi come una persona sicura, affabile, quello-che volete- voi. Quando lo dice, mi sembra assolutamente certa delle sue affermazioni.
    Se, però, devo fare una valutazione personale, può capitare che io non veda questa persona sicura/affabile/quello-che -volete-voi che il soggetto crede di essere. C'è uno scollamento tra ciò che percepisco io e ciò che percepisce il soggetto.
    Quando faccio notare questo scollamento, mi sento in imbarazzo, perché la persona in questione nega con tutte le forze. Il messaggio che passa è più o meno

    Citazione

    mpoletti: io so chi sono, sei tu che sbagli opinione....e, forse, non sai nemmeno chi sei.

  • Citazione

    Rispetto alle funzioni primarie di sopravvivenza lo è. Se il meccanismo di riproduzione fosse asservito all'introspezione la terra sarebbe umanamente parlando disabitata. Così via per altre funzionalità più strutturate che riguardano lo "stare al mondo ed affrontare le avversità quotidiane". Se il termine malattia non va bene potremmo sostituirlo con "inefficiente/inefficenza"...la sostanza è quella.

    Quando ho parlato di introspezione e ipersensibilità avevo un'immagine ben precisa in mente. Pensavo a tutte quelle persone con la testa ricolma ed oberata da continue domande, anche lì dove non è necessario, dove la persona "normale", mediamente sensibile, non vede punti interrogativi, si pone due metri più indietro rispetto alla persona ipersensibile.
    Introspettivi, ipersensibili, empatici, o come ha detto qualcuno, persone meno aggressive.

    Poi, do molto peso alle parole, perciò avrei usato un termine differente. Parlando di malattia si va già ben oltre. Non sempre il "perchè" è riflesso di incapacità o un sottrarsi alla volontà di agire. Per quello, infatti, parlavo di introspezione e/o ipersensibilità. I "perchè" incessanti nascono anche dove non esiste apatia, e sono comunque destabilizzanti e castranti.

    Hagumi, magari vagasse!! Spacco il capello in 4, lo so, ma per me vagare significa "andare da un posto all'altro, senza una meta precisa". Questo vale anche per il cervello: prima pensa una cosa, poi un'altra, ecc. "a random".
    Nel mio caso, invece, non vaga: è come se proprio fosse vuoto e non trova qualcosa attorno a cui vagare

    Ho solo ripetuto ciò che avevi detto:

    Citazione

    il cervello vaga cercando "qualcosa da fare", mentre il resto del corpo non agisce, cioè non svolgo azioni concrete.

    Ma sai qual è la mia impressione, ora? Da prendere con le pinze ovviamente. Più leggo i tuoi post di risposta e più percepisco confusione. E come se la tematica trascritta nel titolo si fosse persa. Eppure dietro questa sfocatura ci sono figure ben delineate.

    ----

    "Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti."

  • Quando ho parlato di introspezione e ipersensibilità avevo un'immagine ben precisa in mente. Pensavo a tutte quelle persone con la testa ricolma ed oberata da continue domande, anche lì dove non è necessario, dove la persona "normale", mediamente sensibile, non vede punti interrogativi, si pone due metri più indietro rispetto alla persona ipersensibile.
    Introspettivi, ipersensibili, empatici, o come ha detto qualcuno, persone meno aggressive.

    Poi, do molto peso alle parole, perciò avrei usato un termine differente. Parlando di malattia si va già ben oltre. Non sempre il "perchè" è riflesso di incapacità o un sottrarsi alla volontà di agire. Per quello, infatti, parlavo di introspezione e/o ipersensibilità. I "perchè" incessanti nascono anche dove non esiste apatia, e sono comunque destabilizzanti e castranti.

    Chiarissimo Hallison, grazie mille per le precisazioni che peraltro condivido a pieno :hail:

    Per aspera ad astra

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