Come definireste un rapporto sano?
Si parla tanto del completarsi a vicenda o del vivere felici per sempre, ma esiste veramente il rapporto idilliaco, quello che, come si dice, completa la nostra metà di mela?
Guardandomi attorno vedo tanti incastri e compromessi, i primi spesso sono incastri di patologie, ad esempio, chi ha dipendenza di affetto con chi ha la sindrome della crocerossina, nel secondo caso sono compromessi di natura monetaria o altro.
Non pensate mai che chi ha azzardato l'analisi dell'amore come un rapporto basato sul sentimento che trascende qualsiasi altro interesse, abbia toppato in pieno?

Esistono i rapporti sani?
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Ho appena litigato con il mio ragazzo, quindi all'ultima domanda potrei dirti che sì, ha toppato in pieno!
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Negli altri si vede ciò che ci fa più comodo vedere non ciò che c'è realmente. Meglio guardarsi dentro piuttosto che attorno, con più consapevolezza possibile. La risposta sta lì.
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Come definireste un rapporto sano?
Si può definire sano un rapporto dove nessuno dei due pretende più della metà dello spazio disponibile. Un rapporto dove la libertà di entrambi è rispettata. Dove magari talvolta ci sono conflitti, ma sono utili a risolvere problemi. Comunque sono conflitti che in un futuro non si ripresenteranno, non nello stesso modo o che in futuro avrebbero generato problemi peggiori.
A livello psicologico un rapporto è sano quando non genera sofferenza degenerativa (che lascia danni permanenti) nei due partner e non crea problemi agli altri. In questi casi viene definito sano anche un rapporto che al suo interno potrebbe comprendere dinamiche potenzialmente "insane".
L'unione di due persone in un rapporto di coppia deve far crescere e avere una sorta di progettualità (anche se sterile). Ci dovrebbe essere una sorta di evoluzione di qualche genere.Si parla tanto del completarsi a vicenda o del vivere felici per sempre, ma esiste veramente il rapporto idilliaco, quello che, come si dice, completa la nostra metà di mela?
No, non esiste.
I rapporti sono sempre il risultato di mediazioni e compromessi tra soggetti diversi, con diverse esigenze, diverse esperienze (anche formativa) e che vivono fasi diverse della vita.
L'impressione di essere davanti all'altra metà della mela la si può avere per mezzo dell'innamoramento o dell'infatuazione: entrambe dinamiche con una scadenza ben precisa.
L'innamoramento o l'infatuazione (ancor di più) alterano le nostre percezioni e ci fanno vedere solo i pregi del partner (anche quelli inesistenti), nascondendone i difetti.
Gli effetti di un infatuazione svaniscono entro massimo qualche mese, quelli di un innamoramento possono durare fino a 10 anni circa. E' possibile che vi siano delle "ricadute", ma devono esserci dei motivi, degli accadimenti o degli "esercizi" a sostegno. Se il rapporto resta incompiuto o viene interrotto bruscamente: l'eco dell'innamoramento può durare per tutta la vita.
Man mano che va esaurendosi l'effetto di queste "alterazioni" della percezione: si iniziano a vedere quei comportamenti, quei difetti e quelle cose che dell'altro non ci piacciono. Si vedono i bordi della mela non combaciare.Guardandomi attorno vedo tanti incastri e compromessi, i primi spesso sono incastri di patologie, ad esempio, chi ha dipendenza di affetto con chi ha la sindrome della crocerossina, nel secondo caso sono compromessi di natura monetaria o altro.
E' (molto) interessante quell "altro" che scrivi. Perché i tipici rapporti di dipendenza e i classici e sempreverdi rapporti di convenienza: sono finanche noiosi ormai.
Ci sono tanti motivi per cui può nascere un incastro. A volte non c'è nemmeno un vero incastrarsi: è una scelta razionale intrapresa con anche poco entusiasmo.
Pensiamo per esempio all'orologio biologico di lei e alla disperazione (fame) di lui; oppure alle unioni nate per passione e coronate già ad abitudine inoltrata.
Cercare un partner è faticoso e richiede energie e tempo.Non pensate mai che chi ha azzardato l'analisi dell'amore come un rapporto basato sul sentimento che trascende qualsiasi altro interesse, abbia toppato in pieno?
Fin tanto che resta una teoria... può anche avere il suo perché. E poi: sono cose che accadono davvero, solo che durano poco, si tratta di "fasi".
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La parola chiave secondo me è "libertà".Più un rapporto è privo di condizionamenti,vincoli, più sarà sano.
Insomma direi che deve essere l'unione di due spiriti liberi e indipendenti che pur essendo tali e pur rispettando gli spazi l'uno dell'altro hanno comunque voglia di condividere pezzi di vita nella reciproca fiducia.
E' vero ciò che dici, ma c'è un limite anche a questo. Si tratta di un limite dato dall'egoismo: la libertà in questione è Sì individuale, ma non deve sconfinare nell'estremo egoismo.
Per il bene di una coppia si può anche (scegliere di) perdere qualche libertà: l'importante è che non sia una sola delle parti a "pagare". -
Come definireste un rapporto sano?
Non saprei definirlo, perchè non ne ho nessuna testimonianza nè esempio (che io abbia motivo di ritenere credibile).
Sono molto in sintonia con quanto ha scritto BruceOwayne.
Da un po' di tempo mi trovo a pensare (con mia stessa sorpresa) che, forse, il rapporto più sano che sia umanamente concepibile è quello stigmatizzato nella formula del matrimonio cattolico, in cui è già previsto che senza un progetto non si è coppia e che quel progetto e quella coppia saranno chiamati a prove severe, per le quali occorre il desiderio di essere insieme anche quando non basteranno più i soli ormoni a cementare il tutto.
In realtà, però, non ho avuto la fortuna di vederlo attuato nella sua integrità e purezza, mai.
Ho voluto guardare, con tanto desiderio di positività, anche le coppie di anziani o anzianissimi che sembrano aver avuto la capacità di attuarlo, per prenderne esempio.
Ma è stata impresa fallimentare e deprimente, perchè a volte trovi una coppia quasi perfetta tra due che non si sono realmente conosciuti mai (e questo è inconcepibile per chi vive oggi) e altre volte trovi una semplice imbiancatura di sepolcri che, come diceva Caos, è soltanto la patina di silver su un gioco di dipendenze necessitate quanto denegate.Non pensate mai che chi ha azzardato l'analisi dell'amore come un rapporto basato sul sentimento che trascende qualsiasi altro interesse, abbia toppato in pieno?
Voglio sperare di no, mentre temo di sì. :-DE
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Un rapporto sano è quello in cui ci si accompagna alla crescita vicendevole, alla realizzazione di sè.
Nella coppia io sono proiettato a fare il possibile perchè lei possa essere al meglio sè stessa e lei ugualmente.
Ovviamente il discorso di Bruce è totalmente condivisibile e lo condivido. Ma voglio giocare sull'esempio della mela.
Per essere metà della stessa mela bisogna comprendere che, potenzialmente, si parte dall'essere due frutti interi, diversi. Magari banana e arancia. Banana e mela. O mela e mela. Ciò comporta che, come spiegava Bruce, bisogna lasciar qualcosa di proprio per far spazio all'altro, in una dinamica sempre vicendevole.
Ciò che interessa nel mio esempio è comprendere che per essere la metà perfetta di una coppia perfetta bisogna che i due partner abbiano un'idea quanto più chiara e precisa di ciò che vogliono dal rapporto (vogliamo essere una mela rossa o gialla o verde? vogliamo avere qualche imperfezione ben visibile? vogliamo essere una grossa e succosa mela oppure una mela piccola e farinosa?), una percezione almeno onesta di sè, dell'altro e del loro insieme, la volontà comune a perseguire l'obiettivo - volontà dimostrata nella comunicazione.
Quindi, secondo il mio utopistico ragionamento, potremmo dire che è possibile la coppia perfetta del mulino bianco se ci fosse una comunicazione perfetta - non umana - e una costante volontà a perseguire l'idea comune - una costante che non può esistere in vita.
Per renderlo meno utopistico rientrano in campo alcune variabili: l'intelligenza di saper adattare l'idea comune alle possibilità concrete e al mutamento dei partner, lo sforzo a cambiare insieme in modo omogeneo.
Cambiare in modo omogeneo è possibile ma difficile, estremamente. In genere è possibile con una salda adesione ad una comune etica, ad un comune codice morale. Ovviamente i traumi dovuti a tante variabili sono sufficienti a sgretolare la più adamantina convinzione, con inesorabili conseguenze nel rapporto.
Chi ha aperto il thread parla di patologie ad incastro: c'è stato un tempo in cui confidavo che solo queste coppie potessero realmente durare. In fondo, una patologia raramente si supera ed è facile tenerla viva nel circolo vizioso di una coppia disfunzionale. Così, se torniamo al discorso che ho fatto sulla comune etica e sul comune codice morale... sostituendo questi concetti con "patologie ad incastro" si comprende che le coppie durano più a lungo perchè gli individui non cambiano e alimentano i loro limiti in adeguata proporzione. La disfunzionalità relazionale adempie anche al ruolo della perfetta comunicazione: due patologie in rapporto riescono in una comunicazione eccezionale, quasi divina e telepatica.
Sono certo come dell'ineluttabilità della morte: basare una relazione sul solo sentimento è come costruire con il più saldo cemento mescolato con troppa sabbia. Un po' alla volta o all'improvviso, tutto crolla eroso dal tempo e dalle intemperie.
Poi ovviamente ci sono alcuni più propensi di altri alla fedeltà e allo stesso sentimento di amore. Alcuni che sarebbero in grado di relazioni durature magari non hanno modo di viverne mentre chi è più propenso alle relazioni brevi riesce ad applicare metodologie di rimorchio calibrate su varie tipologie di personalità Da questo punto di vista è probabile che molte coppie esistano solo per adempiere all'aspettativa sociale della monogamia o personale della filiazione, etc.
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