Perchè l'ansia?

  • Io sono solito farmi domande, molte domande, forse troppe…
    Ultimamente, complice anche la “scoperta” di questo sito, mi chiedo spesso: “Ma come mai così tanta ansia, depressione, paura in questo Paese…?”.

    Inizialmente come purtroppo sono solito fare, mi sono dato le colpe, a me per le mie, a tutti voi per le vostre, a loro per le loro, e così via…
    Poi ho riflettuto, e mi sono convinto che un tempo non ci fossero così tanti casi di disagi mentali e psicologici. Certo, ce ne sono sempre stati, ma non in maniera così marcata come oggi.
    Sono convinto di questo perché sento parlare i miei genitori, i miei nonni, le persone anziane, che spesso sono maestri di vita, e comunque testimoni del passato.
    La loro testimonianza è importante, anche se da contestualizzare, per capire com’ era la nostra società trenta o quaranta anni fa. Ecco ciò che emerge principalmente: c’era meno libertà, e c’era più società.

    Ho già parlato in un altro post di libertà, del fatto che oggi ce n’è troppa, e che spesso questa si trasforma in dubbio, in blocco, in incapacità di scelta e anche in relativismo…Intendiamoci, sono un paladino della libertà, sono convinto che sia una conquista ed una fortuna, ma credo che se non è strettamente ed indissolubilmente legata a precisi valori, che fungano sull’individuo da dighe invalicabili, da dogmi (regole indiscutibili), sia pericolosa.

    Se essere liberi significa poter studiare, viaggiare, scrivere, parlare, votare, disegnare, ideare, sognare, ballare, suonare, scalare e quant’altro di creativo possa fare l’uomo, allora la libertà è una ricchezza; spesso però questa libertà si è trasformata in urla, sopraffazione, botte, aggressioni, droga, furti, sventolare vessilli di cui non si conosce il significato, prevaricazione. E soprattutto ignoranza. Ignorare porta a pensare di sapere senza chiedere, senza approfondire, senza studiare, senza farsi domande…
    Allora questa libertà diventa “sono libero di fare quello che voglio” in virtù del mio essere vivo oggi, epoca in cui la libertà è un fatto acquisito e scontato;quando la libertà diventa sinonimo di relativismo, diventa pericolosa.

    Sono libero di pensare che il nazionalsocialismo, o il comunismo (i regimi totalitari in genere) siano giusti: se sono libero chi me lo vieta commette reato. Sono libero di pensare che uccidere non sia poi così sbagliato. Sono libero di rubare e violentare: tutto sommato sono strumenti per ottenere delle mie esigenze personali e quindi nessuno mi può negare la libertà di procurarmele, il modo in fin dei conti è affar mio, sono libero di sceglierlo, no?
    Ecco allora che forse si possono spiegare molti fatti angosciosi del nostro tempo. Fatti che ci fanno paura, e la paura ci mette ansia (ossia uno stato costante di vigilanza acuta che ci stressa fisicamente prima con muscoli e tendini sempre ipertonici, e poi mentalmente per le conseguenze di questa tensione fisica), e la paura ci fa commettere errori e ci rende tristi, e la tristezza nostra e degli altri ci deprime….

    Questa interpretazione relativista della libertà è frutto di assenza di valori saldi e dogmatici, e possibilmente frutto del comune buon senso e sincera e coscienziosa introspezione.

    Società (definizione): insieme di persone di varia provenienza e stirpe che convive pacificamente grazie a valori comuni condivisi e partecipati.

    La nostra di oggi, e mi riferisco in particolar modo a quella italiana purtroppo, non è più una società intesa come nella definizione sopra riportata.
    I valori che dovrebbero costituire la base indiscutibile di una società, a causa dell’estremo liberismo che si è trasformato in relativismo, non sono più condivisi.
    La coscienza collettiva è scomparsa a scapito dell’individualismo, e del corporativismo massonico (la massoneria), e del clientelarismo.

    Non c’è più un pensiero collettivo, un “amor di patria”, un sano sciovinismo alla francese che tenda ogni mente innanzitutto al bene comune come base per il bene individuale.

    Non ci sono più delle regole condivise, e di conseguenza non esistono più il timore e la vergogna di infrangere quelle regole.
    L’unica regola è quella che ognuno ha il diritto-dovere di procurarsi benessere, agiatezza, felicità e godimento. E poi del proprio dirimpettaio chi se ne frega.

    Non si ammazza. Non si ruba. Non si violentano le donne. Non si truffa il prossimo. Non si dicono le bugie. Non si è egoisti (che non vuol dire che bisogna essere come San Francesco, ma che non bisogna desiderare più di quel che serve). Si rispetta e si difende (si ha cura, in inglese I care) ciò che è di tutti. Si persegue, almeno in parte, il bene comune e ci si deve interessare con empatia della cosa pubblica (che non sono solo i beni materiali, ma anche umorali e sentimentali di chi ci vive attorno, in senso di famiglia allargata, di nucleo di quartiere o cittadino o di paese).

    Queste sono regole indispensabili alla vita sana di una società.

    In assenza di queste regole aumentano le sopraffazioni e le ingiustizie. E con esse le paure, le ansie e le depressioni.

    Queste regole si devono insegnare ai giovani. A scuola, e in famiglia. Principalmente in famiglia, però…poi la scuola viene di conseguenza…

    Scusate la critica aperta e diretta, ma credo che la classe genitoriale degli ultimi venti anni abbia fallito. Quantomeno ha sbagliato rotta in toto. Lo ha fatto per individualismo, per sete di potere, per estremo e colpevole buonismo nei confronti dei figli, talvolta anche per beato menefreghismo.

    E quindi ecco il delitto di Novi ligure, quello di Garlasco, le Baby gangs metropolitane, il bullismo, i giovani che non hanno paura delle sospensioni a scuola (anzi meglio così stanno a casa), le azioni di violenza sulle donne oramai a cadenza giornaliera da parte di singoli o di gruppi, la violenza negli stadi, ecc…ecc…

    E poi c’è l’inadeguata distribuzione dei redditi, il mondo del lavoro che è in uno stato pietoso anche come rapporti personali oltre che come economia in senso stretto.
    Il mondo dell’imprenditoria, così come il management italiano non hanno più come “visione” il bene comune, ma l’arraffare più che si può, e degli altri chi se ne frega…Ed ecco gli stipendi d’oro degli alti dirigenti contro i salari da fame degli operai e dei colletti bianchi…A parte l’ormai noto gesto di buona volontà di Marchionne e pochi altri, per il resto la classe dirigente italiana rasenta la vergogna, il fallimento, e un’incapacità consolidata e comprovata ad occupare i posti di potere che invece occupa. In tutti i settori, sia privati che pubblici, e a tutti i livelli.

    A chiudere il cerchio c’è il blocco della politica. La caratura della nostra classe politica assolutamente inadeguata a guidare un paese, un qualsiasi paese di questo mondo…e paese è scritto minuscolo volutamente…
    Non parlo di destra o di sinistra, ma di destra e di sinistra.
    Un paese è civile nella misura in cui siano poche le leggi che servono alla convivenza sana e pacifica dei suoi cittadini. In Francia e in Germania ci sono fra le cinquemila e le seimila leggi. In italia ce ne sono fra le cinquantamila e le sessantamila. Nessuno lo sa con certezza…

    Scusate questo j’accuse alla politica e al potere economico italiano, ma un'analisi esaustiva del tema lo imponeva….

    E dopo quanto detto, chi questi valori e principi ce li ha, perché proviene (suo malgrado) da una famiglia e da una “bolla civile” in cui ha respirato quest’aria nonostante tutto, come vive la nuova, triste (per non dire drammatica) e pericolosa situazione? Se ha un minimo di coscienza e di amore civile la vive con grande tristezza, con grande ansia, con grande paura…e talvolta con rassegnazione, o addirittura disperazione, a seconda della propria sensibilità…


    Ed eccoci qui, allora. Paradossalmente unici sani in una società malata, ma proprio per questo i veri sofferenti, perché lucidi e consapevoli.

    Temo che oggi i sani siano quelli che si incontrano negli studi degli psicoterapeuti, psicologi e psicoanalisti. Non quelli che beatamente se ne stanno là fuori…A parte ovviamente qualche eccezione.

    ...Meglio non fidarsi di chi è sempre sereno, felice e spensierato…

    La vita è quel che ti capita mentre fai progetti per il futuro...John Lennon

  • Sono tante, tante le considerazioni che si potrebbero fare in merito a ciò che hai scritto...sostanzialmente sono d'accordo nell'affermare che molti valori non vengono più trasmessi a bambini e ragazzi, a quelli che un giorno diventeranno la nuova classe dirigente (forse, eh...), che tanti genitori sbagliano in maniera tanto evidente quanto sconfortante...e che questa è senza dubbio una società malata, che procura nevrosi a non finire, a volte anche qualcosa di più grave...però non credo che prima non fosse così. Prima di disturbi mentali non si parlava, non stava bene mostrarli, non erano conosciuti dalla maggioranza della popolazione...non significa che non esistessero, anzi. Quello che è cambiato è il tipo più diffuso di disturbo, questo evolve con l'evolvere della società...perché infondo i nostri problemi sono lo specchio di quello che ci succede intorno.

    Viviamo in un mondo in cui l'uomo è l'abito che indossa. Meno c'è l'uomo, più è necessario l'abito.

  • Grazie per la risposta Aprikose!
    Volevo anche chiedere scusa per la lunghezza di alcuni miei post: mi sono riletto e sono un po' prolisso...
    Cercherò di riassumere di più

    ciao ciao

    La vita è quel che ti capita mentre fai progetti per il futuro...John Lennon

  • Ciao Alp, il tuo discorso non fà una piegha!, hai detto con chiarezza e verità tutto quello che succede ogni giorno, è proprio così come la descrivi tu, ma io penso che non dobbiamo mai rassegnarci anche ad un governo che fa c∙∙∙∙e, pensa solo a se stesso, noi dobbiamo iniziare a reagire se no siamo solo dei passivi, e i passivi più si va avanti più subiremo, ma molte delle persone, o stanno bene e non si lamentano, o rimangono a guardare la tv come se fosse tutto un film senza capire che il film che guardano è lo stesso film senza sicurezze e fondamenta e leggi finte, in cui dobbiamo costruirci una vita noi!!!!!!
    :-)

  • Citazione da Aprikose

    Prima di disturbi mentali non si parlava, non stava bene mostrarli, non erano conosciuti dalla maggioranza della popolazione...non significa che non esistessero, anzi. Quello che è cambiato è il tipo più diffuso di disturbo, questo evolve con l'evolvere della società...perché infondo i nostri problemi sono lo specchio di quello che ci succede intorno.

    Apl giusta analisi della Società di oggi, ma ti vorrei rammentare che i miei, forse i tuoi e di tanti altri, genitori hanno fatto una guerra, prova solo un momento a sofferrmarti come hanno vissuto sia chi andava in guerra sia chi rimaneva a casa. Io sono figlia del dopoguerra (1953), miseria tanta, mangiare poco: il primo prosciutto crudo l'ho mangiato a 14 anni quando ho iniziato a lavorare.
    Come dice Aprikose, se in qualche famiglia qualcuno soffriva di disturbi psichici bisognava stare zitti, era una vergogna, anche se era solo un semplice esaurimento nervoso.
    Con affetto
    Amri

  • Hai ragione di quello che dici del dopo guerra, il probleme è che oggi non c'è nè solo di una di guerra, ma 1000, forse posso sembrarci trasparenti perchè non ci fanno saltare in aria il Duomo di Milano ad esempio, ma non pensare è tutto calcolato, loro fanno quello che vogliono quando vogliono.
    Ricorda la politica è malata e ladra!, e L'Italia sarà sempre in debito e si deve alleare per costrizione tutto qui!
    :-)

  • Effettivamente Biva a ragione, curare la forma migliora la leggibilità e la comprensione :)
    ciao

    m.

    "Non sempre è amore quello che ci spinge ad attaccarci a chi ci rifiuta... quanto un misto di insicurezza, bisogno di protezione e di accettazione"

  • Ti ringrazio Bivia, ma il pc lo uso da quando sono nato, come gli strumenti che suono, non mi stai dicendo una novità, e poi la risposta è posta sotto alla tua quindi non penso che sia difficile.
    :-)

  • Citazione da alp72

    Grazie per la risposta Aprikose!
    Volevo anche chiedere scusa per la lunghezza di alcuni miei post: mi sono riletto e sono un po' prolisso...
    Cercherò di riassumere di più

    ciao ciao


    Non ti devi scusare...anzi, ironicamente parlando la lunghezza dei post è un criterio di selezione: risponde solo chi è davvero interessato all'argomento e ha letto tutto...:D

    Viviamo in un mondo in cui l'uomo è l'abito che indossa. Meno c'è l'uomo, più è necessario l'abito.

  • Alp inizio a rispondere ad un punto di quella tua bella infinità espositiva :
    I giovani d’oggi

    Come ho già raccontato, ho l’occasione di condividere storie di vita passata con un amico anziano, e non solo con lui, vissuti nel periodo chiamato della miseria e della fame.
    Non ci rendiamo neanche lontanamente conto di cosa significasse vivere ed a volte sopravvivere in quell’epoca passata, invidio la semplicità del vivere, la spontaneità, e la socializzazione, con questo non voglio contraddirti, Alp, sono pienamente d’accordo col tuo ragionamento, anzi meglio dire ragionamenti, tanti tutti insieme, ma effettivamente per un unico concetto finale.
    E’ giusto, ora viviamo una libertà che non rispettiamo, siamo talmente abituati al tutto scontato, che tutto perde valore. I nostri giovani (ne ho una in casa) non è vero che non hanno valori, se riesci a parlarci approfondendo discorsi sociali, capisci che anche loro hanno delle idee e a quanto mi è stato dato di apprendere per certi versi abbastanza definite e serie.
    Per analizzare la questione riferita all’attuale adolescenza, io riscontro che i ragazzi sono maturi ed entro certi limiti determinati. Vivono ad una velocità diversa del genitore ed irriconoscibile dal nonno. Non è una anomalia, è l’evoluzione che porta ad una forma diversa di vedere e vivere il mondo attuale. La colpa, ma non la chiamerei colpa, è legata quasi totalmente alla informatizzazione di tutto, sembra un discorso semplicistico, ma a mio avviso è così, dialogo comunicazione apprendimento dati , tutto passa dallo schermo o dall’auricolare. I ritmi umani si avvicinano a quelli della macchina, è un fenomeno evolutivo irreversibile.
    Detto questo, come fai a paragonare la libertà, la socialità di vite vissute 50 anni fa con quelle attuali? Impossibile perché il cambiamento evolutivo ha subito un impennata e nell’impennata si sono formate quelle anomalie, tante, che con la vecchia velocità avevano più tempo per essere assorbite fermate o corrette.

    Fine prima puntata
    gas

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