Stanchezza del mondo

  • Ciao Allegro, mi dispiace di averti ferito, ho scritto d'impulso ciò che le tue parole a pelle mi hanno suscitato, non è stato un intervento meditato. A quanto pare mi sono sbagliato, non è da escludere che in parte abbia proiettato sulle tue parole caratteristiche che invece appartengono a me stesso.
    Cercherò di leggere con più calma le tue parole (che da un certo punto di vista continuo a considerare virtuosistiche) e magari a darti una risposta più meditata, ti rinnovo le mie scuse e , ti prego, non sentirti scoraggiato per causa mia...
    Daniele

  • Invidio chi riesce a trovare pace nella natura,assaporando la bellezza della vita anche nella solitudine. Purtroppo io credo di essere troppo assuefatto all'ideale borghese da cui siamo bombardati:obiettivi,soldi,prestigio.Avere qualcosa da esibire è fondamentale

    Presente! sono una di quelle persone che trovano, nella contemplazione della natura, una gioia e una pace meravigliosa. Inoltre proprio non mi interessa avere qualcosa da esibire. Perché esibire? Non lo capisco, non lo sento. Boh!

  • Per potersi misurare con gli altri,per ,in un certo senso, partire da una posizione di vantaggio sociale. In ogni caso,io ne sono affascinato,dalla natura,ho visto "into the wild" e sto leggendo "Camminare"di Thoreau ed entrambi trattano il tema dell'allontanarsi dalla caotica e marcia città per ritrovare pace nella natura incontaminata.
    Ci ho pensato,qualche volta,di viaggiare senza meta per città e foreste,una volta finita l'università. Ma mi sento come ossessionato dalla volontà di verificare le mie capacità,per dimostrare a me stesso e agli altri che sono un essere umano "di valore",purtroppo anche con quell'accezione borghese di produttivo,che sono insomma intelligente e per questo apprezzabile,mentre capisco perfettamente che hai ragione tu riccioinletargo e non ha alcun senso di per sè,ma quando tutti danno rilevanza ai risultati che una persona ottiene nell'arco della propria vita,anche se in realtà non ne ha alcuna,finisci per dargliela anche tu.

  • la natura incontaminata non esiste...o, se esiste, è lontanissima e per arrivarci devi passare per un sacco di posti contaminati.

    Ecco, sono anche più stanco e pessimista di Allegro Mestamente :-DE . E almeno lui ha ancora voglia di scrivere

  • Ci ho pensato,qualche volta,di viaggiare senza meta per città e foreste,una volta finita l'università. Ma mi sento come ossessionato dalla volontà di verificare le mie capacità,per dimostrare a me stesso e agli altri che sono un essere umano "di valore",purtroppo anche con quell'accezione borghese di produttivo

    E' giusta questa volontà di verificare le tue capacità, ma non devi (a mio modesto parere) farlo per dimostrare qualcosa, ma per dare il meglio di te, realizzare al meglio le tue capacità per il piacere di essere te stesso al massimo grado. La tua "produttività" sociale verrà di conseguenza. Viaggiare senza meta non servirebbe.

    L'amore per la natura non esclude questo, anzi, quando in futuro dovrai concentrarti e prendere delle decisioni, ti consiglio di andare in un bosco, svuotare i pensieri, ascoltare la natura e poi...decidere con calma.

  • A mio avviso non ci si pone con trasparenza per la paura,la paura di risultare inferiori [...]

    Questo sottende una problematica tipica del nostro tempo. È una smania di essere indiscriminatamente benvoluti da tutti che trovo autolesiva: ci si sforza di aderire a un'immagine ideale di sé, la quale però non è raggiungibile, e quindi si finge. A se stessi e agli altri. Si innescano perciò meccanismi per cui alla fine, non potendo sostenere il peso della recita, si deluderà l'altro (che nel frattempo si sarà creato delle aspettative totalmente falsate) e di conseguenza se stessi. E per questo ci si perderà in un circolo vizioso di autosvalutazione.

    Essere immediatamente spontanei, invece, esprimendo naturalmente il proprio sentire, le proprie idee, la propria cultura ecc. opererà una selezione automatica: agirà da repellente per chiunque non fosse affine alle caratteristiche manifestate e terrà vicini gli altri. E sarà con questi ultimi che varrà la pena di instaurare un rapporto. Non ha alcuna utilità profondere energie verso chiunque a prescindere dalla compatibilità di spirito o abitudini che si ha con questi. È anzi controproducente: si perde il proprio e l'altrui tempo.

    E almeno lui ha ancora voglia di scrivere

    Credimi: è un tentativo disperato. Ma già temo di aver perso vigore, come si vede.

  • Secondo me qui si entra in un'altra dinamica,che in realtà ha poco da spartire con l'argomento di questo thread:la cattiveria presente nella vita.Essere sinceri vuol dire anche far soffrire qualcuno,talvolta anche se stessi,quando si è consapevoli che la propria personalità difficilmente verrà accettata per quella che è.La sincerità richiede la forza per sopportarne gli effetti.
    Il discorso della sincerità si riallaccia anche al tema della costruzione artificiosa della personalità da esibire.Non si finge solo per essere accettati da tutti,ma perchè si conoscono molto bene i canoni entro cui una persona è considerata accettabile e questi canoni,secondo me mai come ora,risultano incredibilmente restrittivi ed escludenti.
    Ricordo un concetto espresso nel libro"Il lupo della steppa":ci sono molti io presenti nella nostra personalità,l'io che scrive in questo momento,l'io che studia,l'io che gioca a tennis,l'io generoso e l'io vendicativo.Questi molteplici io necessitano di una guida,che essa sia un singolo io o un gruppo di io è irrilevante.La scienza dice che la schizofrenia si verifica nel momento in cui manca una guida a tutti questi io,che si scambiano in maniera illogica,non adeguandosi al contesto.E in questo la scienza ha ragione.Ciò che la scienza sbaglia è considerare corretti alcuni io-guida e scorretti degli altri.Accade che individui realmente malati siano tollerati perchè funzionali alla società,mentre individui sani vengano considerati malati,dal momento che essi non corrispondono alle esigenze della società.
    Questo discorso è stato,a mio modesto parere,estremamente profetico,forse mai così attuale.

  • Secondo me qui si entra in un'altra dinamica,che in realtà ha poco da spartire con l'argomento di questo thread:la cattiveria presente nella vita.Essere sinceri vuol dire anche far soffrire qualcuno,talvolta anche se stessi,quando si è consapevoli che la propria personalità difficilmente verrà accettata per quella che è.La sincerità richiede la forza per sopportarne gli effetti.

    Non sono convinto la spontaneità comporti necessariamente sofferenza per qualcuno. Capisco il tuo discorso, ma io mi riferivo semplicemente a una manifestazione del proprio essere senza stare a preoccuparsi eccessivamente di come si appare agli occhi degli altri (finché questo non lede nessuno, certo). Il pensiero altrui è inconoscibile a monte e quindi è controproducente congetturare troppo a fondo al riguardo: si rischia di proiettarci le proprie insicurezze e credere di individuare nell'atteggiamento dell'altro una critica a queste.
    Perciò credo valga la pena tentare di farsi conoscere per quel che si è, senza sovrastrutture posticce. Semplicemente, chi non apprezza passerà oltre.

  • E se dovessero passare oltre tutti quanti?Questo intendevo con sopportarne gli effetti.Il tuo discorso è teoricamente ineccepibile,nella pratica dovresti confrontarti con la paura più grande dell'uomo di oggi,seconda solo a quella verso la morte.

  • Ma se si finge per evitare la solitudine si è, sostanzialmente, comunque soli. È un paradosso. Per me tanto vale rischiare.
    In ogni caso attorniarsi di persone con cui si ha un rapporto meramente esteriore non arricchisce e non conforta: è un blando palliativo.
    Certo, alcuni possono preferire questo abbaglio al nulla, ma eventualmente ci si potrebbe rendere conto della sua natura illusoria. Senza contare che spesso l'ombra della solitudine continua a serpeggiare comunque sotterraneamente.

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