la mentalità di chi vive per lavorare... aiutatemi a capirla

  • Vorrei parlarvi di un fatto che mi turba assai...

    La famiglia del mio fidanzato ha una mentalità davvero "chiusa"; avendo un'azinda agricola con animali e terra hanno un lavoro che impegna parecchio esi ritrovano a vivere per lavorare senza MAI e dico MAI prendersi un giorno di sosta. Conosco tanta gente nella loro stessa situazione e trovano comunuq eun modo per ritagliarsi del tempo prezioso per loro. A loro non importa delle feste (se non quella del paese in cui lavorano come matti per organizarla) non importa se è la festa della mamma del papà o se è natale capodanno. Loro lavorano e quando sono in periodi più soft anzichè godersi la vita si cercano ulteriori modi per lavorare sempre e comunuqe. Per loro chi legge un libro " è perchè non ha nulla da fare tutto il giorno" così come lo sport così come tutto ciò che di bello e appagante c'è nella vita. Io trovo tutto questo davvero triste. Non esiste solo il lavoro, esiste tanto altro nella vita. E vi parla una che lavora anche 10 ore al giorno ma per me il week edn è sacro e sto con la gente che amo.

    Coltivo molti interessi, leggo, mi confronto con persone, vado a mostre la domenica, e son tutti momenti che mi fanno stare bene. Se ho un week end libero vado al mare con mio fratellino, gli faccio fare snorkeling e così ha sempre fatto mio papà e mia mamma. Mentre loro la domenica puliscono (guai mettere qualcuno che aiuti far qualcosa!) si alzano alle 6 per le pulizie di casa per stirare e così via. I bambini son cresciuti soli in casa senza essere guardati molto. Ora qui non so se rendo l'idea di quello che voglio dire, ma a loro importa di più una giornata in stalla che stare assieme (anche quando non è necessario andarci!).

    L'altra domenica la mamma della moglie di mio cognato faceva 52 anni ed ha deciso di fare una festa di compleanno per riunire la famiglia. Si sa che a 52 anni non si festeggia per il regalo o per la cena ma ha colto l'occasione per stare assieme. Quando dovette partire era in stalla che gridava"p∙∙∙a T*** sta vecchia di m∙∙∙a che compie gli anni, ma non ha nulla a cui pensare? si festeggiano gli anni a 52 anni? che si fosse mangiata un dolce da sola che palle!"
    Per non parlare di quando mio cognato si sposò e andò l mattina alle 8 (alle 10 si sposava) a prendere le bibite per il rinfresco al supermarket e a comprarsi la cintura perchè appnto prima non poteva perchè a parer suo doveva lavorare! Ma questa è mentalità che va ben oltre all'impegno lavorativo...


    Io provo tristezza e sconforto in tutto questo!
    Io vedo il giorno del matrimonio come un giorno atteso che vivi una volta e ti devi godere pienamente, svegliarti e pensare al si (non alle bibite e alla cintura, ma chi è da vedere che fa una cosa simile???)


    Voi cosa ne pensate?

  • Ciao, pur vivendo nella tua stessa città, fino a 25 anni sono vissuto nella campagna piemontese e sì, quello che racconti non mi stupisce per niente. Purtroppo la mentalità contadina è fatta di lavoro lavoro lavoro e si lascia spazio solo per le feste comandate (in primis religiose e quelle dei paesi, che sono vissute come un "evento"). Non c'è spazio per svaghi, piaceri e via discorrendo.. Te lo dice uno che ha fatto la prima settimana di vacanza alla soglia dei 14 anni, perché tanto prima "non era necessario" :thumbdown:

    Quello che non mi risulta chiaro da quanto scrivi è la posizione del tuo ragazzo rispetto a tutto questo: intendo dire se è in qualche modo complice di questa mentalità, oppure la vive come un peso anche lui e cerca, per quanto può, di ribellarsene. Che nel primo caso potrebbe diventare un grosso problema anche per voi se non riuscite a trovare una quadra all'interno della coppia; nel secondo caso dovresti solo "sopportarla" nei momenti in cui hai a che fare con loro.
    Ti auguro che la modernità possa entrare anche nella tua vita comunque!


    PS: confesso che quando ho letto il tuo nome, il titolo del post e la città da cui scrivi ho avuto un piccolo mancamento, perché è stato uno dei motivi sul quale la mia ragazza (che si chiamava come te) ha deciso di lasciarmi.. :ohno:

    Non interrompere un sogno. Lasciami dormire.

  • Ciao, pur vivendo nella tua stessa città, fino a 25 anni sono vissuto nella campagna piemontese e sì, quello che racconti non mi stupisce per niente. Purtroppo la mentalità contadina è fatta di lavoro lavoro lavoro e si lascia spazio solo per le feste comandate (in primis religiose e quelle dei paesi, che sono vissute come un "evento"). Non c'è spazio per svaghi, piaceri e via discorrendo.. Te lo dice uno che ha fatto la prima settimana di vacanza alla soglia dei 14 anni, perché tanto prima "non era necessario"

    Quello che non mi risulta chiaro da quanto scrivi è la posizione del tuo ragazzo rispetto a tutto questo: intendo dire se è in qualche modo complice di questa mentalità, oppure la vive come un peso anche lui e cerca, per quanto può, di ribellarsene. Che nel primo caso potrebbe diventare un grosso problema anche per voi se non riuscite a trovare una quadra all'interno della coppia; nel secondo caso dovresti solo "sopportarla" nei momenti in cui hai a che fare con loro.
    Ti auguro che la modernità possa entrare anche nella tua vita comunque!

    IL MIO RAGAZZO è ANCHE LUI NELL'AZIENDA AGRICOLA, E PER QUANTO POSSIBILE CERCA DI DISTOGLIERSI MA COMUNQUE FA PARTE ANCHE LUI DI QUESTO SISTEMA. INSOMMA I MIEI DISCORSI GLI HANNO APERTO GLI OCCHI. MA IL PUNTO è CHE IO MI RIVEDO UN PO' NELLA VITA DELLA SUA COGNATA. MI SPIEGO MEGLIO, SUA COGNATA HA ALLE SPALLE SOLO LA MADRE. IL PAPà NON C'è E NEMMENO I NONNI, NEMMENO UN'AZIENDA DI FAMIGLIA... INSOMMA SOLO LA MADRE ED IL COMPAGNO DELLA MADRE. IO INVECE HO UN' AZIENDA DI FAMIGLIA IN CUI LAVORO (ANCHE 10 ORE AL GIORNO), UNA CASA IN LIGURIA IN CUI TRASCORRO I WEEK END ESTIVI, UNA UMILE BARCHETTA E TUTTO QUANTO.. INSOMMA, NEL MIO PICCOLO LA MIA VITA è FANTASTICA ED APPAGATA GIà DI PER Sè E LA RELAZIONE CON IL MIO RAGAZZO DOVREBBE ESSERE LA CILIEGINA SU UNA TORTA GIà BEN FARCITA. HO ANCHE UNA CASA EREDITATA DA MIA NONNA ED AGGIUSTATA SE VOLESSI ANDARI A VIVERE. HO ANCHE ALLE SPALLE UNA REALTà CONTADINA DI FAMIGLIA CHE PORò ALLA SEPARAZIONE DEI MIEI ED INNUMEREVOLI SOFFERENZE LEGATE.. RISOLTE POI CON IL TEMPO QUANDO I MIEI A SEGUITO DI UN PROBLEMA DI SALUTE DI MIA MAMMA HANNO INIZATO A CAMBIARE MODO DI VEDERE LE COSE ...
    ECCO QUI IL PUNTO: LUI HA 30'ANNI E HA UN MUTUO BEN ALTO SU 1 CASA , OVVIAMENTE Lì IN FAMIGLIA. ED IO MI RISPECCHIO NELLA SUA COGNATA, E PENSARE DI VIVERE UNA VITA COSì MI MAGONA. SINCERAMENTE NON MI VEDO OGNI DOMENICA A PRANZO SEMPRE E SOLO CON LORO, MAGARI UNA AL MESE, MA LE ALTRE HO ANCHE IO UNA FAMIGLIA E DEGLI AFFETTI O PASSIONI DA SEGUIRE. NON MI VEDO LA MATTINA ALLE 6 A PULIRE DI SABATO O DOMENICA, PERCHè SE è IL CASO METTO QUALCUNO CHE MI AIUTA A TENERE PULITA LA CASA MA MI GODRò I FIGLI. NON VEDO I MIEI FIGLI GIRARE PER LE CAMPAGNE E PARLARE PIEMONTESE MA VEDO FIGLI CHE STUDIANO O LAVORANO, IMPARANO LINGUE E VIAGGIANO FACENDO SPERIENZE CHE LO FARANNO MATURARE (COMPRESE LE ESPERIENZE IN CAMPAGNA MA NON SOLO QUELLE)...
    NON MI VEDO UNA VITA PREIMPOSTATA DAL LUNEDI A DOMENICA SENZA VEDERE PIù NIENTE, SENZA SOPPORTARE LA FOLLA, SENZA EMOZIONI. NON MI VEDO DORMIRE SEPARATA DA MIO MARITO "PERCHè TANTO FA CALDO" ...INSOMMA, IO NON HO BISOGNO DI COMPGNIA IN UN PARTNERS, Nè DI ACCONTENTARMI, Nè DI GIUDIZI DA PARTE DEL PROSSIMO E TANTOMENO DI UN COINQUILINO CON LA QUALE DIVIDERE LE SPESE (PERCHè INEVITABILMENTE FINIRANNO COSì!!!!!) IO NON VOGLIO QUESTO NELLA VITA E MAI LO VORRò E VOGLIO CHE ANCHE LUI MI APPOGGI PERCHè AMANDOLO SO CHE CAMBIANDO UN PO' E STANDOCI VICINO SI MIGLIORA ENTRAMBI!!

    PS: confesso che quando ho letto il tuo nome, il titolo del post e la città da cui scrivi ho avuto un piccolo mancamento, perché è stato uno dei motivi sul quale la mia ragazza (che si chiamava come te) ha deciso di lasciarmi..

    ORA MI PARE CHE TU ABBIA UN PDV DIVERSO. COSA TI HA FATTO CAMBIARE? COSA PENSAVI QUANDO STAVI CON LEI?
    INSOMMA COME SEI CAMBIATO?

  • Nel tuo caso credo si tratti proprio di un fattore culturale.
    Se quelle persone pensano che leggere un libro (anche valido) sia una perdita di tempo che va a discapito del lavoro, allora non le farai cambiare mai.
    E' altrettanto vero che la vita agricola è sacrificata e di molto anche.
    Quindi secondo me è un mix tra stanchezza di fine giornata, nevrosi varie derivanti dai pensieri e responsabilità ed infine anche educazione inculcata fin da piccoli.
    Se hanno 50 anni passati non li fai cambiare. Forse sensibilizzare, col tempo, quando inizieranno a mancar le forze ma non penso ora.

    Ho un amico di 35 anni che dopo anni ed anni passati davanti al pc, sulle "carte", sullo studio, con conseguente "vita moderna", ha deciso di dedicarsi alla "natura" proprio perchè stanco di una vita "artificiale". Ti posso assicurare che se prima riusciva a trovare il tempo per conciliare lavoro e svago oggi è diventato molto più difficile ma è contento così. Arriva a fine giornata distrutto. Distrutto ma ripeto, contento. Lui è un esempio di equilibrio (che manca nel caso dei parenti tuoi) perchè ha conosciuto sia un tipo di vita che l'altro ma sono casi molto rari questi.

    Tu ed il tuo ragazzo valutate molto attentamente se "rilevare" l'attività perchè è sacrificata. Molto.
    Un pc lo spegni quando vuoi. Un campo, una stalla, non hanno orari. E sono lavorati.

    Nel caso di queste persone, credo proprio si tratti di una famiglia che nasce in tutto e per tutto agricola. Questi sono i comportamenti. Non stupirti quindi.
    Magari per loro la "crisi" non esiste! Vedila anche dal lato positivo.

  • Ho conosciuto molte persone così, per le quali tutto ciò che non e' lavoro e' tempo sprecato. D'altra parte se provi a parlare loro di sentimenti, di gioia di stare insieme, di hobby e di vita sociale, non sanno cosa siano. E' come se fossero persone "monche", manca loro tutto un pezzo di vita. Cosa faranno quando non potranno più lavorare? Si inventeranno qualcosa per farlo sempre! Così riempiranno qualsiasi vuoto.

  • Conosco molto bene la mentalità di cui parli, sia nella forma arcaica (quella della famiglia del tuo lui), sia nella versione moderna: workalcoholism (dipendenza da lavoro).

    La forma arcaica, quella primordiale data dall'impegno nel lavoro della terra e nella cura degli animali, è una delle più antiche del mondo.
    Fino a qualche tempo fa si facevano addirittura figli in funzione di quanto aiuto serviva in campagna, altro che "pensare al Sì" del matrimonio!

    Tutti i bisogni primari e il lavoro (che serve a soddisfarli) diventano l'unica ragione di vita.
    La natura di questo modo di vivere comprende anche chiusura mentale, ignoranza (nel senso che ignorano), diffidenza, etc.
    Però il fattore primario è tradizionale. Si basa sul fatto che una volta: o si pensava così, o si moriva.
    Prima non c'era un altro modo "sano" per vivere, e queste famiglie moderne vivono ancora nella tradizione (pseudo-calvinista) di quei tempi.


    Altro fattore interessante è che, pur vivendo da "finti poveri" e concedendosi pochi lussi: questi tipicamente nell'era moderna sono decisamente abbienti. E non parlo di terra, trattori, animali e cibarie varie, ma proprio di soldi in banca.
    E' lo stile di vita in se' che gli consente di accumulare soldi (anche pochi alla volta), come se ogni giorno si rischiasse una carestia.


    Alla base di tutto, in pratica, c'è la convinzione conscia/inconscia e "non scritta" ed ereditaria: che un domani potrebbero perdere tutto e quindi devono comportarsi di conseguenza. Per la precisione il tutto si basa sulla consapevolezza (realistica, peraltro) che i bisogni sono infiniti e i beni sono finiti (regola alla base della natura economica umana); quindi si comportano in modo da limitare al massimo i bisogni e aumentare al massimo le risorse.

    Mentre loro la domenica puliscono (guai mettere qualcuno che aiuti far qualcosa!) si alzano alle 6 per le pulizie di casa per stirare e così via.

    Chiedere aiuto costa e toglie risorse.
    Probabilmente a casa tua queste cose si fanno fare a qualcuno o si fanno "man mano" perché avete abbastanza tempo da dedicarci in settimana. Chi lavora per vivere, patologicamente o per condizione involontaria che sia: non ce la fa. Per cui tutto il tempo libero finisce a "fare le cose da fare e che non hai avuto tempo di fare in settimana".
    Ovviamente queste cose si accumulano malamente, per cui il tempo da dedicarci a fine settimana è praticamente tutto.

    L'altra domenica la mamma della moglie di mio cognato faceva 52 anni ed ha deciso di fare una festa di compleanno per riunire la famiglia. Si sa che a 52 anni non si festeggia per il regalo o per la cena ma ha colto l'occasione per stare assieme. Quando dovette partire era in stalla che gridava"p∙∙∙a T*** sta vecchia di m∙∙∙a che compie gli anni, ma non ha nulla a cui pensare? si festeggiano gli anni a 52 anni? che si fosse mangiata un dolce da sola che palle!"

    L'astio che si può facilmente cogliere nelle parole di questa persona sono tipicamente di chi ha quella mentalità o che vive quella condizione.
    Lui pensa davvero che andare al compleanno sia tempo buttato. Ne è convinto come tu sei convinta del contrario, forse anche di più.

    questa è mentalità che va ben oltre all'impegno lavorativo...

    Sì. Ricopre tutta la vita praticamente.
    E se te la insegnano da piccolo: non riesci a lasciarla facilmente. Qualcuno dice che non riesci a lasciarla mai più.

    E bada bene: non è una mentalità tanto diversa da quella del padre di famiglia che lavora 13 ore e quando è a casa appare catatonico o si concede sempre pochi momenti di socialità (esce poco, parla poco e a sproposito, è sempre stanco, non si impegna a capire il contesto, etc.).

    E bada bene 2: se molti hanno tempo di andare in piscina, al mare, etc. è anche perché questi si strizzano di lavoro rinunciando a vivere.
    Se casa tua l'hanno pagata i tuoi, o la tua auto, o le bollette di tanto in tanto: è così anche per te. Magari non è tuo padre (o tua madre) a strizzarsi tanto di lavoro, ma qualche loro collega o dipendente che fa il lavoro di tutti.

    In natura, in economia e nell'universo: nulla si crea e nulla si distrugge. Per ogni persona che ha poco da fare c'è qualcuno (anche dall'altra parte del mondo) che fa più di quello che dovrebbe.

    Stare al mondo è difficile, anche se oggi (e da un po') pare non ce ne sia più coscienza.
    Avere cibo, acqua, un tetto sotto cui stare è un lavoro faticoso che impegna (realmente) gran parte della vita.
    Il "tempo libero" per come lo conosciamo noi oggi è un lusso che possiamo permetterci da relativamente poco tempo; ..e a qualcuno pare non sia ancora arrivata l'illuminazione necessaria per poterlo ricavare e sfruttare.

    Omnis mendaciumo. Bis vincit qui se vincit in victoria. Re sit iniuria.

  • Questa roba l'ho notata pure io, e non credo di sbagliarmi. E' un concetto che non so come esprimere in maniera chiara, ma il succo di quello che ho notato e' che lo stile di vita "moderno" (ad esempio quello che va particolarmente di moda tra i giovani) non sembra sostenibile. Le persone giovani che conosco e che hanno una casa di proprieta', NON l'hanno comprata coi propri soldi. Ce l'hanno grazie a cospicui aiuti esterni, eredita', eccetera. Al contrario se penso alle generazioni piu' vecchie (i padri o i nonni), trovo moltissimi esempi di mutui decennali o ventennali fatti in giovane eta', per comprare la casa tutta coi loro soldi. E sento spesso gente che si lamenta che una volta c'erano piu' possibilita', che ora c'e' la crisi, che i nostri padri e nonni erano piu' fortunati... ma poi penso: come vivevano i nostri padri e i nostri nonni? Quanti viaggi all'estero per divertimento hanno fatto? Quanto tempo hanno buttato su facebook? Quante volte andavano al cinema, al ristorante, in discoteca? Quanti fine settimana tornavano a casa all'alba ubriachi e poi dormivano tutto il giorno, quanti aperitivi dal prezzo spropositato bevevano, quante volte cambiavano scarpe e vestiti per seguire la moda? Gli agricoltori tendono a vivere come una volta, con pochissimi sfizi, anche se quelli della situazione descritta da Erika90 sembrano proprio malati di mente da quanto sono esagerati.

    Attenzione: i miei post possono provocare vertigini, nausea, visione offuscata, allucinazioni.

  • E' un concetto che non so come esprimere in maniera chiara, ma il succo di quello che ho notato e' che lo stile di vita "moderno" (ad esempio quello che va particolarmente di moda tra i giovani) non sembra sostenibile.

    In effetti non lo è, non è sostenibile.


    Abbiamo la prova qualche chilometro a est della Calabria. Li hanno vissuto per anni nello stile di vita tipico del sud dell'europa, peccato che non avendo un nord a riempire le casse: sono praticamente falliti.

    E sento spesso gente che si lamenta che una volta c'erano piu' possibilita', che ora c'e' la crisi, che i nostri padri e nonni erano piu' fortunati... ma poi penso: come vivevano i nostri padri e i nostri nonni?

    Dipende quanti anni hai e quindi quanti ne ha tuo padre.
    Escludendo i singoli casi, chi oggi ha tra 45 e i 60 anni lavorava molto (ma molto) meno di un 25enne lavoratore di oggi guadagnando molto (ma molto) di più (dati ISTAT/OCSE).

    Il potere d'acquisto di un operaio non specializzato nel 1986 era circa il doppio di quella di un pluri-laureato medio oggi; per non parlare delle prospettive per il futuro.
    In pratica questi (i figli dei nostri nonni) hanno vissuto a debito fino a poco tempo fa. Ora i debiti ricadono sulla testa dei figli (noi).

    Se invece mi parli dei nostri nonni, allora è più facile trovare un maggior numero di persone che nel tentare di migliorare la loro vita si sono spezzati la schiena (o la testa). Anche loro avevano buone prospettive, ma per loro non c'era nulla di garantito.
    Intendo dire che mentre un sessantottino qualsiasi una volta preso il diploma o la laurea: trovava lavoro e comprava casa, i nonni la casa se la sono dovuta sudare un mattone dopo l'altro vivendo quasi alla giornata.

    Omnis mendaciumo. Bis vincit qui se vincit in victoria. Re sit iniuria.

  • Pongo la questione in termini un po' ingegneristici: come si stabilisce il valore corretto (da un punto di vista morale, scientifico, ecc.) di "fatica" necessario a ottenere un certo risultato, in termini del tutto generali?
    Cioè, in questo thread si parla di "lavorare tanto" o "lavorare poco"per ottenere una casa o altre cose, ma in base a cosa si fonda il giudizio? La società precedente al boom economico aveva le sue magagne immagino, così come quella successiva.
    Chiaramente il lavoro L per ottenere X non è una libera scelta, ma è dettato dall'epoca corrente, per cui ci si adatta; ma se uno banalmente volesse sapere "quanto è umana" questa condizione, come fa?

    Sono domande un po' ingenue forse, ma io ci vado a sbattere ogni volta che ragiono su queste cose

  • Pongo la questione in termini un po' ingegneristici: come si stabilisce il valore corretto (da un punto di vista morale, scientifico, ecc.) di "fatica" necessario a ottenere un certo risultato, in termini del tutto generali?

    Il calcolo preciso non te lo so dare, ma so che nella formula va incluso il buon senso, il senso del merito (che abbiamo innato), il contesto sociale e altri fattori minori.

    E' un concetto che io chiamo "rating personale" (punteggio). Se uno vive di quello che produce senza affamare nessuno ha un buon punteggio.
    Si calcola in modo simile a come fanno le banche per valutare la tua affidabilità.

    Se poi uno riesce a vivere del proprio lavoro senza affamare o sfruttare altri e ha tanto tempo libero: buon per lui. Io però ne conosco davvero pochi che sono in questa condizione.

    Cioè, in questo thread si parla di "lavorare tanto" o "lavorare poco"per ottenere una casa o altre cose, ma in base a cosa si fonda il giudizio?

    Se fai lo speculatore affami le persone, anche se questi stanno dall'altra parte del mondo.
    Se lavori 13 ore al giorno e il tuo ruolo è fondamentale nell'azienda e ti pagano una miseria: stai lavorando troppo per troppo poco.

    Davvero basta un po' di buon senso per valutare.

    La società precedente al boom economico aveva le sue magagne immagino, così come quella successiva.

    Di solito le magagne di quella successiva dipendono da quella precedente.

    Chiaramente il lavoro L per ottenere X non è una libera scelta, ma è dettato dall'epoca corrente, per cui ci si adatta; ma se uno banalmente volesse sapere "quanto è umana" questa condizione, come fa?

    Basta tornare alle origini e vedere come si viveva in natura, facendo le dovute trasposizioni.
    Il tempo impiegato dall'uomo (e dagli altri animali simili) per assicurarsi la sopravvivenza era molto più di quanto non lo sia per i bamboccioni che passano 20 ore tra pc e frigorifero, ma anche meno di quanto non facciano i workalcoholic.

    Una persona con vacanze spesate, casa pagata, auto regalata e bollette spesate è una persona che non sta pagando per il tempo libero che ha. Perché se questa dovesse pagarsi tutto lei passerebbe meno tempo in giro a spendere soldi non suoi.Semplicemente.

    Se poi lavora molto è non la pagano: allora si apre un altro capitolo e la "colpa" ricade anche su altri.

    Sono domande un po' ingenue forse, ma io ci vado a sbattere ogni volta che ragiono su queste cose

    No, non sono domande ingenue.


    E' che talvolta mi sento dire da gente che lavora mooooolto meno di me e che si stressa mooooltissimo meno di me che dovrei prendermi più tempo libero e mi inc∙∙∙o assai.
    Io esco da una storia di "dipendenza da lavoro", fortunatamente non grave anche se indotta, ma so bene la differenza tra guadagnarsi una cosa o farsela regalare (vivo da solo con le mie forze da tempo immemore, prima addirittura mantenevo altri).

    Non è questo il caso, intendo di questo thread, ma capita spesso che persone con un bassissimo rating si mettano a criticare chi praticamente li sfama (anche se molto indirettamente). Questa cosa non l'accetto.
    Da uno che vive di disoccupazione e lavoro nero non mi farò mai dire: "Rilassati, prenditi del tempo libero", perché sono IO che pago per il suo. Al massimo sarà lui che si sentirà dire da me: "Vai a lavorare, così io potrò rilassarmi".

    Nel mondo ci vuole equilibrio.
    Oggi più che mai viviamo un'altra epoca estremamente squilibrata (ce ne sono state altre nella storia).

    Per ogni cellulare che compriamo in occidente c'è un cinese che sputa sangue dall'altra parte del globo.

    Omnis mendaciumo. Bis vincit qui se vincit in victoria. Re sit iniuria.

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