Sale, Zucchero e Caffè è l’ultima “fatica” letteraria di Bruno Vespa.
Lo so, per molti di voi, Vespa non è l’ideale di giornalista ed Porta a Porta vi produce l’orticaria, i
Ma in un Paese dove si legge poco e niente, a mio avviso, i libri di Vespa svolgano un’utile funzione.
In questo libro il Bruno nazionale si racconta e rievoca la sua carriera da giornalista, partendo da i suoi primi passi dall’Aquila, suo paese d’origine.
La parte dell’infanzia e dell’adolescenza, risultano nel complesso, godibili ed interessanti.
Il Vespa” storico”, però annoia, non è il suo mestiere!
Viene tracciato un parallelo tra la vita del Paese e quella personale dello scrittore.
Alcuni momenti sono coinvolgenti, altri stucchevoli.
Vespa descrive il mondo Rai e di come era, di come è governata dai partiti
Come sempre, interessante “il dietro le quinte” del mondo politico attuale.
Dalle elezioni del Febbraio 2013 alla decadenza di Berlusconi come senatore in autunno, il lettore si sente coinvolto “nei giochi” di Palazzo.
Il linguaggio è semplice e colloquiale.
Vespa, probabilmente, non vincerà mai un Pulitzer, ma credo neanche Travaglio.
Vespa è un giornalista, può non piacere, ma è un professionista.
Il libro si fa leggere, senza pretese e aspettative, già una conquista per il nostro Bruno.
La Creatura del Desiderio:
Camilleri, ogni tanto, si prende una vacanza da Montalbano, e si diletta a scrivere di fatti storici con il suo indiscutibile talento e verve.
Questo è il caso di questo libro.
Il protagonista è il pittore Oskar Kokoschka, ambientato a Vienna nel 1912 .
Camilleri ci racconta la folle e passionale storia d’amore tra il pittore e la giovane Alma Mahler.
I due si ameranno per tre anni, poi la donna stanca delle gelosie del pittore, lo lascerà senza mai voltarsi indietro.
Camilleri prendendo spunto dai diari di Kokoschka, ci descrive con puntiglio e pathos, l’evoluzione e la degenerazione patologica amorosa del protagonista.
Ossessionato dal ricordo dell’amata Alma, decide di farsi costruire”una bambola” con le sue sembianze, stupendo amici e l’intero ambiente viennese.
Al fianco del pittore, c’è “l amorevole” cameriera che asseconda la sua “follia”.
Kokoschka si spingerà fino al limite, consumato dalla sua ossessione e solitudine.
Leggendo il libro, abbiamo trovato molte somiglianze con il film di Alberto Sordi”Io e Caterina”.
Camilleri, con bravura, ci mostra come un’uomo può ridursi per amore.
Un libro adatto per chi ama senza limiti.
Io e la Settima Arte- il Ritorno di Melvin
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Disconnect è un film del 2012 diretto da Henry Alex Rubin, con protagonista Jason Bateman.
Il film viene presentato fuori concorso durante la 69ª edizione della Mostra internazionale d'arte cinematografica.
Un buon trailer è già il biglietto da visita di un film.
Cosi è stato per Disconnet. Il trailer incuriosisce ed invoglia ad andare al cinema
L’uso ed abuso del web è il tema centrale.
Tre storie si sfiorano lungo il film, in maniera incalzante e coinvolgente.
Il web assume varie forme:bullismo, sostegno per un lutto, lussuria.
Il regista ci racconta attraverso queste storie, la nostra società ed i suoi eccessi.
La sceneggiatura è ben scritta
Gli attori sono convincenti nei ruoli e danno profondità alle storie.
Interessante anche dal punto di vista tecnico, come il regista mostra sullo schermo le varie chat e le reazioni dei protagonisti.
Disconnect non ha grandi pretese cinematografiche, ma merita d’essere visto.
Il web è uno strumento delicato, dipende da chi c’è dietro lo schermo
Il finale è amaro, ma invita lo spettatore alla riflessione che la vera “connessione” è nel mondo reale.
Sapore di te è un film del 2014 diretto da Carlo Vanzina. A distanza di 30 anni dall'uscita di Sapore di mare, ambientato negli anni sessanta
I fratelli Vanzina ritornano a Forte dei Marmi per raccontare le estati della prima metà degli anni ottanta.
L’operazione “amarcord” è fallita.
I Vanzina in un sol colpo, “massacrano” due film cult ed i mitici Anni 80.
Sceneggiatura insulsa. Dialoghi scialbi. Recitazione imbarazzante.
In Sapore di mare abbiamo scoperto ed amato Isabella Ferrari
In Sapore di te dobbiamo “accontentarci” di Katy Saunders.
Si salva dal marasma un”decorso” Maurizio Mattioli.
Salviamo la colonna sonora.
Uscendo dal cinema, lo spettatore rimane con il“sapore amaro” d’aver visto il remake di un film cult, di cui non si sentiva l’esigenza. -
Spaghetti story è un film di Ciro De Caro. Con Valerio Di Benedetto, Cristian Di Sante, Sara Tosti, Rossella d’Andrea, Deng Xueying.
E’ il caso cinematografico dell’anno in Italia.
Costato “solo” quindicimila euro, apprezzato in vari festival e dal pubblico , è snobbato dalla grande distribuzione.
Ieri abbiamo scritto di Sapore di te dei fratelli Vanzina e ci chiedevamo dove il cinema italiano stava andando anche con i contributi statali.
Ieri alla fine della proiezione di Spaghetti story, abbiamo trovato almeno una riposta.
Il cinema italiano è ancora vivo, ed è possibile fare film di qualità anche a basso costo.
Esiste un quarto “segreto di Fatima”: chi e come vengono attribuiti i contributi del Ministero dei Beni culturali?
De Caro racconta con semplicità e ironia l’arte del “arrangiarsi” e i sogni di un giovane precario.
Temi universali come : l'amore, lavoro, maturità sono trattati con un linguaggio efficace e diretto.
Il film convince perché ha una sceneggiatura brillante ed incisiva.
I dialoghi sono realistici e ben costruiti
Tutto il cast è convincente ed all’altezza.
Lo spettatore ride e partecipa alle”disavventure” dei protagonisti
Forse la regia è” scolastica”, ma mostra comunque mano salda e buona vision d’insieme.
I protagonisti di Spaghetti story non sono eroi, ma persone “normali” che lottano e soffrono per una vita migliore, ma si dimostrano pronti ad aiutare chi è più “sfortunato”.
Spaghetti Story regala una speranza per chi ama il cinema italiano, anche per questo va visto e sostenuto. -
The Counselor - Il procuratore è un film del 2013 diretto e prodotto da Ridley Scott, con protagonisti Michael Fassbender,Brad Pitt, Cameron Diaz, Penélope Cruz e Javier Bardem.
La pellicola è basata sulla prima sceneggiatura originale dello scrittore Cormac McCarthy, qui anche produttore, scritta nel dicembre 2011[1].
Il film è dedicato alla memoria di Tony Scott, fratello del regista Ridley, suicidatosi mentre il film era in produzione.
A volte le ciambelle non escono con il buco-
Ridley Scott stavolta manca il bersaglio.
Ambientato in Messic il film racconta come un ‘ambizioso avvocato cerca d’entrare in un grosso giro di droga e di come invece la sua vita viene travolta drammaticamente dagli eventi
Il procuratore interpretato da Fassbender lascia lo spettatore freddo e deluso.
La sceneggiatura volutamente complicata ed ambiziosa, risulta confusionaria e noiosa
I dialoghi sono retorici e poco coinvolgenti
La regia di Scott, appare prevedibile e scontata
Due le scene che rimangono impresse nella mente dello spettatore
La scena amorosa iniziale tra Fassbender e la Cruz, dove vengono esaltate “doti fisiche” degli attori.
Altrettanto forte e riuscita “l’amplesso” della Diaz sul cofano di una cabrio davanti ad esterrefatto Bardem.
Cameron Diaz nel ruolo della cinica, ambigua , sensuale”bad girl” merita una menzione.
The Counselor ha l’ambizione di raccontare l’avidità e crudeltà dell’uomo, ma resta appunto un’ambizione.
È la conferma che non sempre un grande regista ed un’ ottimo cast non danno garanzia di sfornare una ciambella di qualità.. -
ANGRY GAMES, LA RAGAZZA CON L’UCCELLO DI FUOCO DIRETTO DA: Jason Friedberg, Aaron Seltzer
CON: Maiara Walsh, Cody Christian, Brant Daugherty, Alexandria Deberry, Lauren Bowles, Nick Gomez, Joseph Aviel, Jade Roberts, Jason Stanly.
Va riconosciuto un merito agli americani, almeno nel cinema, sanno farsi beffe dei loro idoli.
Mentre in Italia esiste il reato di”lesa starletta”.
Le major americane hanno capito che fare le parodie dei grandi film piace al pubblico e soprattutto fa capire che nessuno è intoccabile.
Stavolta è stato il turno dell’acclamata Jennifer Lawrence e di Hunger Games, film cult per milioni di teenager .
Angry Games non ha pretese di fare la storia del cinema.
La sceneggiatura è scarna, a tratti banale, ma regala risate.
I dialoghi sono pieni “allusioni” e “doppi sensi, ma senza scadere nella bieca volgarità.
I registi mettono alla berlina il potere della Tv e dei social network e dei reality
Gli attori almeno per me sconosciuti, svolgono il compito in maniera dignitosa.
Il film si fa beffa della”filosofia” di Hunger Games.
Da menzionare l’esilarante scena d’amore tra la protagonista e il suo compagno di giochi davanti ai milioni di persone. Un duro attacco al dilagante voyeurismo.
Angry games,quando il biglietto del cinema costa meno, si può vedere.
Lo spettatore non spegne la mente guardandolo, ma tra una risata e l’altra può rendersi conto degli eccessi della nostra società. -
CAPITAN HARLOCK è un film d'animazione in computer grafica del 2013 diretto da Shinji Aramaki e scritto da Harutoshi Fukui basato sull'omonimo manga di Leiji Matsumoto.
Il film è stato distribuito nei cinema giapponesi a partire dal 7 settembre 2013, mentre in Italia è stato presentato fuori concorso alla 70ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia ed è uscito nei cinema italiani il 1º gennaio 2014, distribuito da Lucky Red.
Ieri al cinema c’erano due tipologie di persone: i vecchi arnesi come me, nostalgici e desiderosi di tornare bambini per un due ore, anche se alcuni sono ormai padri
Poi c’erano i giovani virgulti, incuriositi da una leggenda e dall’ottimo marketing e dal trailer.
Capitan Harlock e Capitan Futuro hanno rappresentato per la mia generazione:speranza, novità, curiosità.
Eroi senza tempo, che ogni settimana ci facevano sognare e divertire.
Questo Harlock è diverso dal cartone animato degli anni 80.
E’ sempre molto”dandy”e fascinoso, ma è molto più cupo e cinico.
Il film pone allo spettatore fin da subito un quesito chiaro e d’attualità: Sei pronto a fare tutto ciò che è necessario per la Libertà.?
La libertà è il mantra di Harlock.
In un mondo devastato dalla guerra e dalla tecnologia, l’uomo deve ritornare all’amore per la Natura e per la Terra per il regista
Ambientalisti contro Burocratici, è lo schema del film.
Harlock è un film tecnicamente ben riuscito ed imponente, ma non scalda il cuore.
I dialoghi sono freddi e banali.
Il fascino del capitano non basta a coprire i limiti del film.
L’’operazione nostalgia è riuscita a metà.
Avremmo voluto ascoltare la vecchia colonna sonora.
Il finale è aperto, ma troppo confuso.
Ci sarà sempre bisogno di Harlock e della sua astronave.
Almeno finchè un figlio chiederà al proprio padre se è possibile vedere il cartone di Harlock, come ci è capitato d’ascoltare all’uscita del cinema. -
Nebraska è un film del 2013 diretto da Alexander Payne.
Presentato in concorso alla 66ª edizione del Festival di Cannes, il film ha ricevuto il premio per la Miglior interpretazione maschile attribuito all'attore Bruce Dern.
La “corsa” di Nebraska continuerà anche nella notte degli Oscar, dove ha ottenuto varie nominations, tra cui : miglior film, migliore attore e migliore sceneggiatura.
Nebraska viene descritto dai critici come un road movie in bianco e nero attraverso la provincia americana, ma a mio avviso, è riduttivo.
La penna di Payne con malinconia e ironia racconta un’America, a tratti stereotipata , ma nello stesso tempo vera e desolante
Nebraska convince per i dialoghi perfetti e divertenti.
La sceneggiatura è semplice, quasi impercettibile.
Nebraska, paradossalmente, è una “non storia”. Forse nel complesso risulta un po’ lento.
Woody Grant, un’uomo anziano ed alcolizzato(Bruce Dern), accompagnato dal figlio fa un viaggio in auto dal Montana al Nebraska, per un riscuotere un’ improbabile vincita.
Dern è perfetto nel ruolo.
La sua mimica facciale e fisicità sono ancora più incisive delle parole stesse.
Payne ci descrive con delicatezza il “silente” rapporto padre-figlio, per renderlo poi “esilarante” con fulminee battute .
La famiglia del protagonista, viene raffigurata in maniera grottesca, ma nello stesso tempo ne comprendiamo la mentalità, dove spicca la figura dell’irriverente e sboccata moglie, una bravissima June Squibb
I paesaggi sono una parte integrante ed importante del film.
Nel finale, ben riuscito, capiamo perché il protagonista ha voluto intraprendere quest’ ostinato viaggio
Nebraska è una commedia amara e malinconica, ma lo spettatore alla fine del film, con il sorriso tra le labbra, una birra con Woody e la sua famiglia se la prenderebbe volentieri. -
Raccontare, commentare, criticare il talento John Grisham è sicuramente difficile, soprattutto per chi come me è lettore da poco tempo.
Grisham ha inventato il genere” legal thriller”. Tradotto in svariate lingue Ha milioni di fan.
Ogni suo libro è un best seller.
La stessa Hollywood ha “saccheggiato” spesso i suoi libri.
Perché leggere l’ombra del sicomoro?
Perché per i pochi che non amano Grisham e/o il genere, è la giusta occasione per ampliare gli orizzonti letterari.
Il linguaggio è semplice e lineare. Il ritmo è incalzante. Il lettore legge e nella mente immagina le scene.
L’incipit è forte e drammatico, con il racconto dettagliato di un suicidio tramite impiccagione.
Il suicida è Seth Hubbard.
Scopriremo essere un’ uomo molto ricco oltre che gravemente malato di cancro
Siamo nel profondo sud dell’America, alla fine degli Anni 80.
Scopriamo che il “suicida” ha predisposto un testamento olografo, in cui indica come unica erede Lettie, la sua cameriera di colore, escludendo a sorpresa la sua famiglia
L’incaricato di “eseguire” le ultime volontà è un giovane ed idealista avvocato Jake Brigance.
Inizierà una battaglia legale per la successione senza esclusioni di colpi.
La parte del processo, forse, è la meno riuscita, troppo tecnica.
Grisham affronta i temi del razzismo e dell’avidità umana con piglio, lasciando a lettore il giudizio sulla società americana.
Il finale appare “assolutorio”, forse lo scrittore, sentiva il bisogno di pacificazione almeno nel libro.
L’ombra del sicomoro è ora un buon libro, domani crediamo che diventerà un bel film.
I -
Tutta colpa di Freud è un film italiano uscito nel gennaio 2014 e diretto e sceneggiato da Paolo Genovese, con: Marco Giallini, Anna Foglietta Vittoria Puccini,Vinicio Marchioni, Laura Adriani, Alessandro Gassman,Claudia Gerini.
Dopo “la fase” Immaturi, Genovese prova a cambiare registro e racconta un tema universale come l’amore attraverso gli occhi e la vita di un’analista 2.0 interpretato da Marco Giallini.
Negli altri paesi, prima nel cinema e poi in TV, la figura dello psichiatra è stata svecchiata, rivista e resa anche protagonista di alcune storie. Ricordiamo ad esempio la serie americana “In Treatment” con Gabriel Byrne.
Come sempre noi italiani arriviamo dopo e soprattutto a modo nostro.
La scorsa primavera Sky ha prodotto la versione italiana di”In treatment” con Sergio Castellito.
Qualcosa si muove, dovremmo dire, ma non è sufficiente
Tutta colpa di Freud è un prodotto più televisivo che cinematografico.
I dialoghi, la recitazione e la regia sarebbero stati, a nostro avviso, più adatti per il piccolo schermo.
Ci domandiamo perché dopo Vanzina anche questo film sia stato considerato “d’interesse nazionale”dal Ministero dei Beni culturali e quindi beneficiato di contributi pubblici.
Francesco(Giallini) prima d’essere uno psichiatra è un padre di tre figlie(Puccini, Foglietta Adriani).
Tutte tre alle prese con problemi d’amore.
Il film si sviluppa attraverso le tre storie delle figlie.
Convince e diverte la storia della Foglietta, lesbica in crisi d’identità sessuale
La Foglietta si conferma volto nuovo e fresco della commedia italiana.
La Puccini si conferma “fredda” per il cinema. Non convince nel ruolo, svolge il compitino della libraia sognatrice senza emozionare.
Bene invece Marchioni, anche da “muto” conferma le sue qualità artistiche.
Scontata e banale la storia con protagonista Gassman, marito infedele pentito.
Giallini si conferma attore di livello, ma non riesce a dare fino in fondo profondità al suo personaggio.
Apprezzabile l’interpretazione della Gerini.
Immaginiamo che il caro Freud dopo aver visto il film, si sarebbe accesso un sigaro e si sarebbe chiesto”Ma cosa c’entro io con la crisi di creatività del cinema italiano?”
Produttori e sceneggiatori italiani, magari, un giro sul lettino dovrebbero farselo. -
Last Vegas è un film del 2013 diretto da Jon Turteltaub, con protagonisti Michael Douglas, Robert De Niro, Morgan Freeman e Kevin Kline.
Il film ha aperto l'edizione 2013 del Torino Film Festival.
Ci sono film che rimangono nella memoria e nel cuore dello spettatore.
Last Vegas, a mio avviso, è uno di questi.
Quattro grandi attori che si confermano tali, nonostante una povera e banale sceneggiatura.
Recitazione d’altissimo livello.
Un film del genere con altri attori, sarebbe stato un inguardabile.
Quattro amici d’infanzia si trovano sessant’anni dopo per un pazzo week end a Las Vegas.
Difficile stabilire una graduatoria tra i quattro. Ognuno è perfetto nel ruolo.
Douglas interpreta un” femminaro” impenitente
Freeman è un’ incallito giocatore e grande bevitore
Kline è il riflessivo del gruppo.
De Niro è il “solito” duro.
La recitazione semplice e mai sopra le righe supplisce anche a dei dialoghi scontati.
Un film che vuole raccontare come la vera amicizia esista senza se e senza ma.
Last Vegas andrebbe proiettato nelle scuole di cinema per giovai attori
Lo spettatore capisce la”piccola” differenza tra l’Attore e l’attore italiano.
Last Vegas diverte e si lascia vedere .
Uscendo dalla sala lo spettatore si chiede se un film del genere si possa fare in Italia e con nostalgia cita :Gassman, Tognazzi, Sordi, Volontè, Mezzogiorno..
La speranza che presto si possa coniugare il verbo futuro anche nel nostro cinema.
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