Lo sai che lo sbadiglio per me non é contagioso? Significa che ne ho pochini?
Però risultano sempre (quasi sempre, non vorrei sembrare megalomane ) le mie prime impressioni, e riesco a immedesimarmi senza sapere troppi dettagli della situazione dell'altro, riuscendo a capire cosa prova e fino a che misura é vero ciò che esterna, e quanto é falso.
A mia volta so fare "la mia parte" , ma non ho quasi mai voglia di fingere e preferisco essere scortese
così mi odiano in molti e credo fortemente, come anche lo credono gli altri, che io abbia più malizia e malignitudine in me di quanto se ne raccoglierebbe in un giro del mondo
Ma ultimamente, mi pare di capire che sia l'una che l'altra sono scaturite proprio dal fatto che quasi mai ho sbagliato le previsioni.
Bruce, dimmi la tua, mi hai incuriosito!
PS. in difficoltà in pubblico, sotto quale aspetto?
Buoni e cattivi
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Lo sai che lo sbadiglio per me non é contagioso? Significa che ne ho pochini?
Non è detto. Può anche essere che ne hai "troppi" e ti da reazioni differenti (più a lungo termine) o contrastanti e quindi nulle.
Però risultano sempre (quasi sempre, non vorrei sembrare megalomane ) le mie prime impressioni, e riesco a immedesimarmi senza sapere troppi dettagli della situazione dell'altro, riuscendo a capire cosa prova e fino a che misura é vero ciò che esterna, e quanto é falso.
Nella tua frase manca un "vere" e l'ho capito all'istante, perché so esattamente cosa hai in testa mentre scrivi quello che scrivi. E lo so come lo sai tu mentre leggi quello che scrivo ora io.
Sembra che abbia appena scritto una frase inutile, ma tornerà alla mente leggendo la prossima.
Per far si che la prima impressione sia "vera" (realistica, giusta) bisogna che nella mente di chi "decodifica" il prossimo attraverso i neuroni specchio e non solo (c'è molto altro dietro) vi siano gli stessi riferimenti (o quantomeno simili) che ci sono nella mente della persona "decodificata".
Mi spiego con un esempio banale.
Se parlo con una persona citando frasi e situazioni di un particolare film cinematografico e la persona che mi ascolta non ha mai visto questo film: potrebbe fraintendermi.
Allo stesso modo chi "decodifica" il prossimo cercando di capire se è "buono" o "cattivo" o semplicemente di un tipo o dell'altro deve avere alle spalle delle esperienze che gli consentano di comprendere quello che "sente".
Diverso invece è per lo sbadiglio: le basi che lo compongono e ci consentono di capirlo sono innate in noi, istintive: le abbiamo tutti.
Quindi la prima impressione ha più probabilità di essere vera se hai degli elementi che ti consentano di capire chi hai di fronte o almeno la situazione che sta vivendo/raccontando.
Ci sono in giro molti "empatici" che sbagliano in continuazione perché non sono mai usciti da casa (hanno troppe poche esperienze alle spalle, hanno interagito con poche persone).Ma ultimamente, mi pare di capire che sia l'una che l'altra sono scaturite proprio dal fatto che quasi mai ho sbagliato le previsioni.
Attenzione, te lo dico per esperienza diretta. Se -come dicevo prima- le tue esperienze in un determinato campo o "schema mentale" sono parziali, mancanti, incomplete o deviate (per qualsivoglia motivo): ti sembrerà di avere sempre ragione perché "il cerchio si chiude", "i fatti ti cosano", rispetto alla tua analisi non ti risultano errori; ma questo non significa che l'analisi sia corretta o priva di inesattezze.
Potrebbe anche essere (e normalmente è così) che hai raggiunto una proiezione a se stante e funzionante e plausibile, ma completamente fuori dalla realtà dei fatti.PS. in difficoltà in pubblico, sotto quale aspetto?
La prima che mi viene in mente (ma sono mooooolte di più) è la "paura di far male", come quella dei pugili forti, ma sentimentali.
In pratica non si riesce a esporre pubblicamente (e magari ufficialmente) una tesi, poiché quando offende qualcuno (e lo fa sicuramente in pubblico) se ne percepisce immediatamente il "dolore"/fastidio. Si perde il filo del discorso perché distratti dalle silenziosissime contestazioni di cui invece un "non empatico" nemmeno si accorgerebbe.
L'empatico percepisce altresì le altrui opinioni nei confronti di se stesso (e non solo riguardanti la tesi che va esponendo al momento). Cade quindi in una sorta di information overload estremamente stressante.
Oltretutto è come se avessi sempre un doppio feedback per ogni cosa che ti esprimono o che ti dicono: quella che viene detta e quella che viene "pensata".
L'esempio più banale:
- empatico: "Come stai?"
- persona (primo feedback): "bene!"
- mente della persona (secondo feedback, contemporaneo): "Male! E non rompere le scatole!"
La capacità di sfruttare i neuroni specchio per "decodificare" le altre persone in senso "mentale" (quindi non si parla di gesti o sbadigli), oltre a tutto quanto scritto finora, si basa anche su una certa "abilità".
Questa abilità si sviluppa da vittime o potenziali tali. Lo si sfrutta poi da "reduci". Ci sono pochi, pochissimi "abili" in tal senso che non siano stati in forte pericolo di vita a causa di altre persone.
La mente della potenziale vittima sviluppa un sesto senso capace di queste "decodifiche" attraverso i neuroni specchio e quant'altro possa usare allo scopo per sopravvivere.
Molti soldati che lavorano in unità particolarmente individualistiche (come gli infiltrati o gli agenti segreti) devono avere questa capacità. Il percorso stesso di addestramento è composto da fasi in cui lo stesso istruttore diventa una minaccia per la vita dell'addestrato. In questo modo si spinge la recluta a sviluppare l'abilità di capire se potersi fidare o meno della persona che ha di fronte SENZA avere a disposizione le informazioni che consentirebbero questa operazione a qualsiasi individuo dotato di un livello "medio" di empatia. -
Scambiare per buoni quelli che ti invitano a rassegnarti, che non cambierai mai/che la tua situazione non può cambiare, che hai dei difetti/limiti che devi "accettare" ( vogliono sembrare "realistici" ( = credibili ) , in realtà non ti stanno spingendo ad arrenderti, sarà davvero quella la soluzione ( e il nostro bene , più che altro ) ? )
Questa non l'ho capita.
Capita, o meglio mi è capitato (troppo) spesso di avere a che fare con persone che, partono dal presupposto che parlano, ti consigliano "per il tuo bene". Non ti chiedono quale sia la strada , decisione, ipotesi, che tu ritieni migliore e perchè, non ne discutono insieme a te per ragionarci sopra. No. Loro sanno quello che è meglio ( per te e probabilmente anche per il genere umano tutto ... ) e cercano di CONVINCERTI che hanno ragione , che lo dicono per *aiutarti*, che se non fai come dicono loro sei ---- > le due parole preferite da questi tipi di soggetti sono immaturo o irrazionale.
Il tuo bene consiste sempre, ma sempre, nel lasciar perdere i tuoi progetti. Attenzione, si parla di progetti privi di un rischio oggettivo tante volte, se non quello di una eventuale modica "sperperazione" di tempo e denaro. La loro tesi è che tu ti sopravvaluti, pensi di riuscire a fare una cosa, ma in realtà è sopra le tue possibilità, oppure è una cosa inutile per una persona "come te". Se non aderisci alla loro tesi svalutante, sei un'irrazionale che s'è montato la testa. Usano spesso frasi come "stai con i piedi per terra", "sii realistico" . Quando la realtà alla quale ti vogliono far aderire è che tu sei una m∙∙∙a incapace di fare qualsiasi cosa.
Spesso riescono nei loro intenti perchè ovviamente si rivolgono a vittime con poca autostima e di conseguenza, con poco coraggio di agire. Si capisce che per uno che già ha una brutta opinione di sè, sia uno sforzo sovraumano progettare qualcosa con tutti i rischi di fallimento che ne derivano. Ecco per i *buoni consiglieri con i piedi per terra* tu hai il 100% di possibilità di fallire. Non valutano nemmeno le ipotesi "se ci lavori sodo, potresti" o "anche se dovesse andare male, è giusto fare esperienze ed imparare".
Il motivo per cui fanno questo è sempre il solito: più gente sta nella m∙∙∙a più loro si sentono fighi. Il fattore su cui fanno leva è l'incertezza che deriva dalla bassa autostima. Il loro canale di manipolazione cognitivo passa per l'assunto che per stare coi piedi non bisogna correre rischi ( e quando mai non ce ne sono? ) e la trappola emotiva sta nel dimostrare un falso interessamento/affetto ---> "lo dico per il tuo bene". -
Chi dice troppo spesso di amare, in realtà odia, invidia e fomenta
Per esempio "la nonna ti vuole tanto bene" "la nonna ti vuole tanto bene" "la nonna ti vuole tanto bene"
[ cit. mia nonna ]
In realtà penso che mi disprezzi e dica queste cose perché la sua morale cattolica le impone di farlo. ( A parte che da quando non riesce più a manipolarmi non mi parla più e dice in giro che mi comporto male - meno male che mi voleva bene, figuriamoci se le stavo sul c***o ). -
Citazione
Scambiare per veri buoni quelli che dicono di esserlo ( se una persona insiste troppo nell'attribuirsi una qualità sta cercando di trasmettere un'immagine di se con uno scopo ben preciso
Non ci sono mai cascato. Bisogna essere idioti per cascare in questa trappola.
Ne conosco molti che danno credito a persone che autodefiniscono buoni o altro. Se poi la qualità è riconosciuta da qualcuno "autorevole", anche in qualche modo interessato, allora è fatta, non mettono più in discussione i loro miti nemmeno se questi fanno una strage. E' questo uno dei modi in cui dei mediocri senza qualità diventano leader, secondo me.
-
Bruce:
Vediamo un po'. Ho capito quello che dici perché sei chiaro, però non credo di aver capito il punto in cui ti riferivi a me.
E' vero per la Buona Comunicazione che entrambi gli interlocutori debbano aver presente lo stesso referente.
Certamente, anche per il tema che stiamo trattando, questo punto rimane invariato.
Nel caso contrario, c'é un via libera all'ambiguità
(Forse intendevi che malizia e malignitudine scaturiscano da questo? Dall'affidarsi alle proprie impressioni senza indagarle?
Se é così, ti posso garantire che per me non vale così.
L'ambiguità é una delle cose che più amo e so riconoscerla perché si accompagna al vago e ad un'altra malizia (che sì, stimola la mia, ma non blocca il processo d'indagine);
qui é come se 'operassi nel mio campo'.
Tengo in prima fila la lucidità.
L'impressione per me é il primo approccio che passa sotto un'elaborazione accurata. Non diventa elemento secondo il quale giudico),
Infatti, é alla fine che il risultato mi ha spesso dato ragione, pure quando non avrei voluto e non volendolo avrei potuto ottenere lo stesso risultato falsato.CitazioneCi sono in giro molti "empatici" che sbagliano in continuazione perché
non sono mai usciti da casa (hanno troppe poche esperienze alle spalle,
hanno interagito con poche persone).Premetto che vorrei Non ti facessi un'idea sbagliata di me, come se io volessi saperla lunga sull'animo altrui. E' una cosa, anzi, che mi tocca relativamente, perché io tendo a fare di me il paradigma più o meno approssimativo dell'essere umano (quasi) totalmente disibinito.
La mia empatia non deriva da una moltitudine di esperienze.
C'é stato un periodo in cui uscire di casa era diventato la mia croce. Non ho messo un piede fuori dalla porta per anni, per vari motivi.
Tuttavia, non ho accolto l'ozio interiore, e anzi, ho voluto fare esperienze indirette con altre persone, (visto che non mi soddisfacevano i rapporti sociali nel piccolo paesino dove vivevo), quando i libri non mi sono bastati più e volevo di la qualcuno che mi rispondesse, per potermi avversare e io avversare lui,
consapevole del fatto che l'idea "chiusa" é sbagliata a priori, perché nulla é "finito" e non suscettibile d'ampliamento e modifica.
Tempo dopo, ho potuto accorgermi di un non indifferente cambiamento verificatosi in me, nonostante il quale rimango ancora ciò che ero (secondo me, il miglior modo di integrare)
e dell'acuirsi progressivo della mia sensibilità.
A volte colgo dei dettagli che quasi certamente sfuggono a chi ho intorno, solo in due casi ho trovato persone che come me notato le sottigliezze che noto io (per fortuna, direi... iniziavo a pensare fossero visioni folli)
CitazionePotrebbe anche essere (e normalmente è così) che hai raggiunto una
proiezione a se stante e funzionante e plausibile, ma completamente
fuori dalla realtà dei fatti.Quando entro in alcune realtà, trovo conferme. Ne esco che ho più disgusto e certe volte quasi apatia, tanto che spero sempre di evitarle per non danneggiare i miei entusiasmi e la vitalità.
Sappiamo che ci sono più realtà,
non si posso provare tutte. Ma ultimamente anche io ne ho testate un po'. Infatti, dico sempre "finora".
Aspetto l'eccezione che abbatta la mia Tentazione a generalizzare.CitazioneLa prima che mi viene in mente (ma sono mooooolte di più) è la "paura di
far male", come quella dei pugili forti, ma sentimentali.Io sono così nei rapporti a due.
In pubblico, niente misericordia. Anzi, ho dato l'impressione di volermi fare odiare. (ps. l'impressione ha sortito l'effetto ..sssh :ohno: )CitazioneSi perde il filo del discorso perché distratti dalle silenziosissime
contestazioni di cui invece un "non empatico" nemmeno si accorgerebbe.E invece, al contrario. Per me.
Più sento che il pubblico non é d'accordo con me, più vado avanti.
Mi hanno detto, a mio avviso fraintendendo i miei intenti, ben più alti (ora sembro sicuro megalomane), che il mio é spirito polemico, null'altro.
Ma io so riconoscere se ho sbagliato, so dirti Grazie se mi hai illuminato.
Parlo in modo impersonale di modo che la mia persona fisica Non dia l'idea che la mia visione sia tanto parziale,
e perché ci tengo che la mia Non si scambi con alterigia, invidia, e simili... perché non posso garantire che sia così, ho da sperare che lo si percepisca o si creda alle mie premesse.
Io ci tengo, come fossi al mondo con questo compito, (ecco perché sembra spirito polemico, invece é un potente 'avere a cuore', non mi ci vedo a scadere nell'arroganza, poi correggimi se ti do quest'impressione) a fare da contraltare alle certezze infondate o malfondate di molti riguardo queste materie astratte o con sembiante astratto (!), perché non riesce ad andarmi giù il fatto che ci si convinca che c'é, nello svolgimento della vita interiore, un codice universale, e che tale codice non sia poi soppiantato dagli schemi rigidi della civiltà.
I reduci di cui parli, hanno vissuto esperienze fisiche 'traumatiche', é io credo abbiano sviluppato quell'abilità per l'utilità 'protettiva'
Pensi che questo modo di sviluppare quest'abilità sia di più valore rispesso al modo tenuto da chi non ha avuto veramente la morte davanti alla faccia per colpa d'altri, ma può tracciare ora un segno di discrimine fra la vita e la morte in vita? -
E' umanamente impossibile non essere condizionati dai nostri sentimenti nel giudicare una persona, si potrebbe farlo solo se ci fosse del tutto indifferente ma in quel caso perché darsi tutto questo daffare ?
Non c'è niente di umanamente impossibile nell'oggettività, è solo difficile. E questo purtroppo per tante, troppe persone è un pretesto sufficente ad abbandonare ogni tentativo e restare arretrati e chiusi nei propri limiti.
Personalmente preferisco progredire. -
E' questo uno dei modi in cui dei mediocri senza qualità diventano leader, secondo me.
E' vero, ma sono perdenti che diventano leader in mezzo ad altri perdenti.
Nel mondo reale sono spazzatura.
In questo modo puoi diventare leader in un consiglio di classe, in una vendita porta a porta di cose che non servono a nessuno, etc.
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