Università a 34 anni ?

  • Se oggi ha 34 anni e si laurea attorno ai 40 non è vecchio per fare l'infermiere, ce ne sono anche di più vecchi. E' ovvio che per un mestiere come questo bisogna esserci portati, ho accennato al fastidio del sangue, ma è scontato.
    Se do un consiglio cerco di essere realista e allora ragioniamo sulle varie possibilità.
    Gli si potrebbe mai consigliare una laurea valida, ma più lunga, a questa età, come Medicina, che se inizia oggi finisce a 50 anni?
    Gli si potrebbe mai consigliare Lettere, Filosofia, perchè no il Dams? Tanto gli uffici di collocamento pullulano di richieste di laureati al Dams ultratrentenni!
    Se uno è così ottimista da tentare la carta della laurea qualsiasi, tanto per avere qualche punticino in più nei concorsi o essere presi in considerazione quando si fa una domanda per qualsiasi posto...per carità, uno se la gioca, ma è un po' come pensare di sistemarsi comprando un Gratta e vinci: la possibilità di farcela esiste, bisogna vedere quanto è remota. Anche lì poi ogni laurea ha la sua importanza.
    Insomma se decide di tentare questa strada dovrebbe fare almeno Economia e comunque partire senza troppe illusioni.

    Quello che non capisco è il concetto di investire soldi, perchè una laurea costa e per un reddito medio-basso non è poco, se poi non potrai mettere a frutto il tuo investimento. Ci sono anche modi peggiori di buttare i soldi, però quando uno dice che vuole studiare SOLO e sottolineo solo e ribadisco solo per la cultura, che cavolo si iscrive a fare? Basta scaricare da internet il piano di studi e poi trova i libri in biblioteca, al massimo ne comprerà qualcuno. In molte università è anche possibile andare ad ascoltare le lezioni e nessuno ti viene a chiedere se sei iscritto, avendo tempo di farlo. Se lo scopo è solo la cultura non ha senso spenderci dei soldi, i soldi li spendi per avere il titolo e in quel caso sarebbe intelligente fare una scelta oculata e redditizia e poi gratis, per conto tuo, ti fai tutta la cultura che vuoi.

  • La laurea non è solo un grimaldello che apre le porte del mondo del lavoro (se vabbè). Serve a dare anche un'identità, un ruolo sociale, fa parte del curriculum personale, anche se non lo si invia ai job centers.

  • Questo della laurea che serve a darti un'ideantità mi pare pericoloso come discorso. Pericoloso nel senso che uno potrebbe sopravvalutarsi e poi rompersi le ossa quando si scontra con la realtà perchè non è che sei o diventi automaticamente ciò per cui ti laurei.

    Poniamo che uno riesca a laurearsi senza avere particolari capacità, o talento o predisposizione per quel che studia. Ora non voglio dire che in tutte le università sia possibile, ma in molte ho visto laurearsi persone che non riuscivano a scrivere correttamente nemmeno un sms. Senza contare i vari Cepu, lauree a distanza, lauree pugnetta, insomma oggi come oggi per laurearsi non bisogna certo essere per forza dei geni.

    Ora prendi uno che si laurea in Scienze della Comunicazione e si fissa con l'essere giornalista e poi scrive ha, voce del verbo avere, senza h. Vuol fare la giornalisa sportiva perchè le piacciono i calciatori e di calcio sa due cose in croce ( esempio di una che conosco davvero ). A cosa gli servirà la laurea se poi ogni giorno si scontrerà con una realtà dove lei si è identificata nella giornalista sportiva credendo di poterlo fare perchè s'è laureata e il mondo che gli chiude le porte in faccia perchè oggettivamente non è all'altezza? Se anche all'inizio s'è gasata ed è partita in quarta perchè trovando una facoltà tra le più scalcinate d'Italia bene o male passava gli esami, copiando qua e là e studiando qualcosina mentre seguiva Uomini e donne, in seguito dove andrà a finire la sua autostima?

    E' il principio per cui uno che studia Lettere si sente un professore, si identifica con l'intellettuale," L'uomo di lettere" che non si abbassa a sporcarsi le mani e così in Italia si sentono tutti fini intellettuali a cui dovresti baciare la mano e poi serve un miracolo per trovare un idraulico. Intellettuali che poi useranno la loro fine cultura per venire qui a scrivere un thread sulla depressione che gli è venuta quando credendosi Dante Alighieri si sono poi trovati presi a calci in c∙∙o e allora via a lamentarsi sulla società ingiusta che non riconosce la loro mente eccelsa di laureati.

    Per me è più saggio volare basso e prendere la Laurea come uno strumento che potrebbe e dico potrebbe, servirti, come potresti comunque finire a fare tutto un altro lavoro e questo anche se uno ha realmente le capacità che si attribuisce, figurarsi quelli che si sopravvalutano e che secondo me sono la maggioranza. Ovvio che poi tra il genio in un settore e la fuffa peggiore ci sono tante vie di mezzo, che per fare il professore di italiano non serve essere Manzoni, per cui ci sta che uno possa realisticamente aspirarci pur sapendo che non è Manzoni, il dramma è quando uno si sente poi sprecato se quella porta non si apre e si deve adeguare a fare altro. Anche a me piacerebbe fare Lettere e so bene che non vincerò mai un Nobel per la letteratura, però è un campo che mi appassiona e allora mi conviene appassionarmi gratis se proprio ci tengo (e oggi come oggi nemmeno ci tengo più )e se un domani decidessi di studiare, fare piuttosto Economia, che mi fa schifo e lo so per esperienza perchè ho il diploma di istituto tecnico commerciale, ma che almeno mi darebbe quel punticino in più nel caso fossi tanto folle da voler cercare un posto da impiegata, fosse pure fare le bolle in magazzino.

    L'identificazione per me deve esserci a un livello più modesto se uno non vuol rompersi le ossa e allora io posso dire di me stessa "sono una persona a cui piace la letteratura, quando mi passerà la depressione approfondirò la mia cultura, vorrei fare la prof di italiano ma la realtà è che le graduatorie sono oberate di precari fin dagli anni 90 perciò dovrò comunque fare un altro lavoro". Se invece mi dicessi "la letteratura mi appassiona e quindi devo per forza fare la prof di italiano e tu, mondo infame, devi concedermelo per forza perchè mi sono laureata e sono speciale" allora sarei fuori di testa.

    Fuori di testa poi lo sono lo stesso, ma per altri motivi, altrimenti non sarei qui e comunque non voglio offendere nessuno, ma solo cercare di fare un discorso realistico poi non so, magari sono troppo cinica, sarei ben felice di sbagliarmi e svegliarmi un giorno vedendo delle speranze che adesso come adesso non riesco a trovare.

  • E' il principio per cui uno che studia Lettere si sente un professore, si identifica con l'intellettuale," L'uomo di lettere" che non si abbassa a sporcarsi le mani e così in Italia si sentono tutti fini intellettuali a cui dovresti baciare la mano e poi serve un miracolo per trovare un idraulico. Intellettuali che poi useranno la loro fine cultura per venire qui a scrivere un thread sulla depressione che gli è venuta quando credendosi Dante Alighieri si sono poi trovati presi a calci in c∙∙o e allora via a lamentarsi sulla società ingiusta che non riconosce la loro mente eccelsa di laureati.

    Trovo assolutamente condivisibile gran parte del tuo ragionamento (se non altro perché sono cresciuta in casa di intellettuali simili che non solo non erano in grado di riparare un rubinetto, ma rifiutavano l'idea che un idraulico potesse guadagnare più di loro, quindi negli anni ho imparato a fare qualche piccolo aggiusto io, altrimenti avremmo pagato bollette dell'acqua da paura), ma poi il mio pensiero diverge sulle conclusioni.

    Premesso che essere professore non è un propriamente un titolo di studio, ma più indicativo di un'abilitazione o di una professione, io vorrei far presente che i tempi sono cambiati, le lauree anche, sono molto meno selettive, proprio qualitativamente. Oggi si laureano cani e porci, per intenderci. Il che vuol dire che c'è poco da vantarsi di essere un novello Dante Alighieri perché si ha il pezzo di carta. Soprattutto che se il pezzo di carta non ce l'hai oggi sei considerato meno bene che in passato.

    Quando il livello scende e diventa alla portata di tutti, allora diventa obbligatorio raggiungere certi standard, altrimenti non sono gli altri ad essere colti, sei tu ad essere ignorante. Anche se potresti declamare a memoria la Divina Commedia, a differenza di chi ha il pezzo di carta.

    Socialmente certe cose contano, sono un biglietto da visita. Ti ripeto, capisco il tuo ragionamento ma non trovo il mio tanto astratto. La gente ti pesa per i risultati che puoi sfoggiare e in tal senso un pezzo di carta preso per miracolo vale più di tanta cultura autogestita. Il pezzo di carta non è autoreferenziale, è una attestazione di un livello di cultura raggiunto. Tu resti un diplomato, gli altri sono laureati, questo indipendentemente dalla situazione occupazionale. Conta poi che la laurea non serve solo ad avere un po' di punteggio in più per alcuni concorsi, ma funge da sbarramento per quelli di tipo direttivo. Se non ce l'hai puoi aspirare ad un inquadramento inferiore, indipendentemente dalla cultura che potresti sfoggiare per volontà personale. Non solo, i concorsi per laureati, almeno per alcune discipline, sono meno affollati di quelli per diplomati: hai meno competitori.

    C'è molta gente che lavora stabilmente e prende la laurea lo stesso, nonostante non gli serva per la carriera. Chiamiamola soddisfazione personale. Si vive anche di queste cose, secondo me.

  • purtroppo Arianna_ ha ragione,al giorno d'oggi TUTTI hanno un laurea (oh bé,le statistiche dicono che non è proprio così e meno di un terzo dei giovani italiani è laureato.Il problema è che il sistema produttivo non riesce nemmeno ad assorbire quei pochi),fosse anche in materie inutili.E senza di essa,seppur fine a sé stessa,ti scartano in automatico perché aldilà delle proprie conoscenze sei giudicato più capra di chi quel pezzo di carta ce l'ha.Parlo per esperienze in famiglia,appena sentono la parola diplomato ti ridono in faccia o fanno stupide battutine...e quindi si torna a studiare.

    In realtà non sono d'accordo con chi dice che a 40 anni si è vecchi per intraprendere un'altra professione,magari lo si è qui,ma all'estero è la norma,a volte ci si è pure costretti (vedi Germania,paesi scandiavi,ecc),né sono d'accordo con chi critica lauree ottenibili facilmente,le persone sono diverse ed il titolo non fa la persona,semmai è un punto di partenza:c'è chi ha studiato scienze della comunicazione e scrive delle castronerie e chi invece scrive per il corriere della sera.Vogliamo parlare degli infermieri che non conoscono la differenza tra vene ed arterie,dei giuristi che non conoscono la costituzione o degli ingegneri che hanno problemi con la matematica (tutti esempi di amici)?Purtroppo la colpa è del sistema universitario che spesso si è dimostrato incapace o volutamente incapace di giudicare gli studenti,ma se vuoi fare l'ingegnere la laurea la devi avere PER FORZA.Quando poi sarai nel mondo del lavoro saranno solo problemi tuoi

    Detto questo però direi che siamo lontani dallo scopo del topic,visto che non mi sembra sia questo il punto,chi ha aperto il topic ha le idee poco chiare e non credo che ora le avrà di più:)

  • Il valore umano di una laurea è quello che ciascuno di noi gli dà e siccome sono pessimista da questo punto di vista, il mio sarà decisamente più basso del vostro, ma meglio per voi, non sto mettendo in discussione i vostri parametri.

    Io all'università ci sto pensando solo chiedendomi se vale la pena di spendere soldi per avere quel punticino in più da giocarmi ai concorsi e ci devo andare coi piedi di piombo, perchè per le mie tasche anche 1000 euro all'anno sono una cifra consistente.

    Questo è il mio unico dubbio perchè sono già sicura che la laurea non cambierebbe nient'altro nella mia vita e anzi forse sperarci mi farebbe più male che bene. Questo da un punto di vista solo lavorativo, quello sociale nemmeno lo metto in conto.

    Arianna è vero che tra i parametri per i quali le persone ti attribuiscono più o meno valore ci sia anche la laurea, ma poi dipende. Il primo esempio che mi viene in mente è un mio amico laureato in lettere, 110 e lode, una laurea meritata la sua e basata su di una vera cultura. Uno che vive coi suoi e va avanti facendo supplenze quando lo chiamano e ripetizioni, un tipo sobrio, cappotto grigio e occhiali spessi. Vita sociale e sentimentale: non pervenute. E' sempre solo e l'unica funzione sociale che ha, è essere lo zimbello dei vari maschi alfa. Un altro invece che è considerato figo perchè moro, palestrato, tatuato ( uno tipo Corona per intenderci ) e che gestisce un pub, ha la terza media, eppure è pieno di amici e di donne. Ora dipenderà anche dagli ambienti e forse voi sapreste elencarmi dei giri dove il primo potrebbe essere accettato e lo pseudo Corona no, ma si tratta di nicchie, mentre quando facciamo i conti con la massa che ci circonda, non basta una laurea per essere rispettati ed accettati.

    Se io tra 3 o 5 anni mi laureo, credi che la gente del mio paese mi apprezzerebbe, mi porterebbe più rispetto? No, piuttosto svalutano la mia laurea e direbbero cose tipo che danno la laurea a cani e porci ecc. Ora mi direte che uscirò un giorno dal paese e la gente nuova prenderà in considerazione la mia laurea. Bene, e io cosa me ne faccio di un amico o un ragazzo che se ho la laurea mi reputa di serie A e se non ce l'ho mi reputa di serie B? Sono sempre la stessa persona, solo con qualche nozione in più che potrei acquisire anche senza iscrivermi all'università.

    Poi io sono una persona stramba o troppo depressa a cui non va di sbattersi per essere accettata e di fare cose per sembrare migliore agli occhi degli altri. Le cose le faccio se le ritengo utili io. Tanto ormai alla solitudine mi sono abituata e buonanotte, chi mi vuole mi prende così, altrimenti ciao, non so nemmeno se arrivo a domani, figurarsi se mi metto a fare i salti mortali per piacere a persone che guardano solo l'apparenza.

    A proposito di cultura, se un giorno per miracolo trovassi qualcuno che mi parla di Kerouac in modo brillante, profondo e appassionato non mi starei nemmeno a chiedere se l'ha letto per il corso di letteratura americana o a casa sua dopo 8 ore di fabbrica, me lo godrei e basta. Anzi forse mi stuzzicherebbe più la seconda ipotesi perchè mi darebbe l'idea di uno spirito originale, ma è un mio gusto personale, strambo come tutto il resto :D

    Mi dispiace per l'autore del thread se siamo andati OT per allargare il discorso, è sempre in tempo a riprenderlo, a parte che è sparito, forse a questo punto la laurea è andato a comprarsela in Albania e buonanotte. :roftl:

  • E' comunque un OT benefico, perché l'autore del 3d mi sembra proprio confuso su questo punto: la laurea mi serve per trovare un lavoro (alternativo all'impresa di famiglia) o per stare meglio con me stesso (e dunque prendere in mano l'impresa di famiglia)?

    Se è la prima risposta, anche secondo me scienze infermieristiche sarebbe ottima. Certo non tutti hanno la propensione giusta, e quella davvero che o ce l'hai o non ce l'hai.

    Ma se la risposta è la seconda (e mi sembrava), a parte che attribuire questo ruolo salvifico alla laurea è ovviamente un'illusione, beh, quello che mi ha colpito è che Giangi nel suo post non ha nemmeno scritto se sta pensando a questa o a quella facoltà, cioè vorrebbe fare l'università ma cosa gli piace? Gli piace qualcosa? O cosa gli serve? Nel suo caso suggerirei economia, tipo quelle lauree brevi in gestione aziendale che male non faranno a uno che bene o male si troverà in mano un'azienda.

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