Depressione e conflitti.

  • E' una cosa cui conviene pensare, per il proprio bene.

    Io sono sicuro che la maggior parte di voi, prima di cadere in depressione, ha vissuto situazioni conflittuali, al lavoro, in famiglia, con il fidanzato o gli amici. E probabilmente oggi vive ancora dei conflitti.
    Questi sono un carburante per la depressione.

    Avere un conflitto non vuol dire solo scontrarsi con un'altra persona, ma vuol dire innescare una catena di reazioni. Queste reazioni a volte sono esplicitate (discussioni, liti), ma forse più spesso vengono vissute interiormente, come uno strascico doloroso.

    In genere ribattere colo su colpo è un disastro. E si può ragionevolmente rinunciare, sfilarsi. Il problema nasce quando il "colpo su colpo" lo viviamo col pensiero dentro di noi. Cioé riandiamo ai fatti e fcciamo nuove risposte, o immaginiamo quello che potremmo dire domani (che poi non diremo). Inoltre ci sentiamo perseguitati dal pensiero di ciò che l'altro non avrebbe dovuto fare . Questo genera in noi un senso di ingiustizia, ma anche di rivalsa. In questo modo il conflitto diventa inespresso, tutto interiore.
    Anche solo pensare ancora alla persona che ci ha fatto torto è una reazione. Qualsiasi reazione diventa catena. Che c'incatena a una sofferenza.

    Se non ci fossero i miei difetti, non ci sarei nemmeno io.

  • Se potessi urlerei in faccia quello che provo alla persona che mi ha fatto e che continua a farmi soffrire, ma è difficile quando questa non c'è più, e proprio questo rancore che provo verso di lui mi fa sentire in colpa, mi consuma dentro. Mentre tutti lo piangono io riesco solo a odiarlo, mi faccio schifo per questo.

  • Se potessi urlerei in faccia quello che provo alla persona che mi ha fatto e che continua a farmi soffrire, ma è difficile quando questa non c'è più, e proprio questo rancore che provo verso di lui mi fa sentire in colpa, mi consuma dentro. Mentre tutti lo piangono io riesco solo a odiarlo, mi faccio schifo per questo.

    Perchè ti fai schifo? Un maiale resta un maiale anche dopo morto.

  • Ma non lo è, lo odio per il fatto di essersene andato. A causa della sua morte ho vissuto delle situazioni in casa che nessun ragazzino di 9 anni dovrebbe sopportare, sono stata malissimo e ancora adesso soffro per tutto questo. Proprio non riesco a lasciarmi alle spalle il mio passato, considerando che questa è solo una piccola parte di tutto quello che ho dovuto sopportare...

  • In genere ribattere colo su colpo è un disastro. E si può ragionevolmente rinunciare, sfilarsi. Il problema nasce quando il "colpo su colpo" lo viviamo col pensiero dentro di noi. Cioé riandiamo ai fatti e fcciamo nuove risposte, o immaginiamo quello che potremmo dire domani (che poi non diremo). Inoltre ci sentiamo perseguitati dal pensiero di ciò che l'altro non avrebbe dovuto fare . Questo genera in noi un senso di ingiustizia, ma anche di rivalsa. In questo modo il conflitto diventa inespresso, tutto interiore. Anche solo pensare ancora alla persona che ci ha fatto torto è una reazione. Qualsiasi reazione diventa catena. Che c'incatena a una sofferenza.

    mi trovo d'accordo con questa riflessione. aggiungo che queste situazioni finiscono per sfuggire al nostro controllo e per diventare dei circoli viziosi dai quali diventa difficile uscire. e spesso la sofferenza è ancora più bruciante perché si finisce per "litigare" o in qualche modo arrivare a rotture, proprio con le persone alle quali si tiene di più.
    a parte il senso di ingiustizia nell'aver subito un torto, o comunque nell'essere stati vittime di comportamenti scorretti o offese, che diventa una cosa quasi insopportabile a momenti, io direi anche l'incapacità di capire il perché razionalmente si sia arrivati a determinate situazioni di contrasto, quando si sarebbero potute e si sarebbero dovute tranquillamente evitare, con un po' di buonsenso. questo forse è ciò che, nel mio caso, fa più male.
    il fatto di ripensare all'accaduto e alla persona in sé, penso sia inevitabile..se la persona coinvolta significa qualcosa per noi, tanto maggiore sarà non solo il dolore, ma anche il senso di impotenza. da qui il richiamare i fatti e le parole alla mente, chiedersi continuamente perché, o cercare di immaginare parole diverse che forse non verranno mai dette, anche se probabilmente si vorrebbe porre rimedio in qualche modo. ci ripensiamo probabilmente perché non vogliamo rassegnarci all'accaduto, o forse anche solo perché nel bene e nel male, non riusciamo a staccarci dal ricordo della persona in questione.
    credo che un modo per darci un taglio netto e non pensarci più, liberando la mente, non esista. anche se troppe volte mi sento ripetere "basta non pensarci" "te ne devi dimenticare". è facile dirlo, come se fosse un qualcosa che si ottiene con uno schiocco delle dita. quando ci si trova coinvolti, purtroppo se si ha un minimo di sensibilità e di emotività, dimenticare certe cose diventa una battaglia contro se stessi, e spesso nemmeno ci si riesce in modo definitivo.

  • Si, ma tutto questo è autolesionismo.

    Se il tuo "nemico" non lo hai colpito al momento in cui sono accaduti i fatti, non lo colpisci più.

    In compenso ogni maledizione che lanci, ti provoca fitte di dolore.

    In più i conflitti hanno il diabolico potere di traslare, cioé di spostarsi da un oggetto all'altro. Quindi si possono appiccare altri incendi in altre situazioni. Tipico è il caso di papà che torna furioso dal lavoro e molla una sberla al figlio e un calcio al cane e litiga con la moglie.

    Conviene?

    Se non ci fossero i miei difetti, non ci sarei nemmeno io.

  • senza dubbio è un farsi del male, ma la difficoltà sta proprio nello spezzare questo circolo vizioso, è lì che bisogna battere. io credo che solo col tempo ci si possa "staccare" da situazioni del genere, non si può decidere da un momento all'altro "ora smetto di pensarci", probabilmente il dover elaborare o assimilare che si voglia, l'accaduto, è inevitabile. voglio dire che forse ora sto male ok, ma forse tra un po' di tempo riuscirò a cominciare a vedere le cose da un'altra prospettiva, e ad archiviare il tutto. forse è vero che il tempo cura ogni ferita.

    Se il tuo "nemico" non lo hai colpito al momento in cui sono accaduti i fatti, non lo colpisci più.

    io l'ho colpito proprio nel momento in cui sono avvenuti i fatti e so di avergli fatto male. ma il fatto di avergli rinfacciato il suo comportamento, di averlo offeso a mia volta e di avergli dimostrato che non sono la persona che probabilmente pensava che fossi (probabilmente un po' ingenua) e che ho previsto/smascherato alla grande le sue mosse, di certo non mi aiuta a star meglio, e tanto meno a smettere di pensarci. forse come ho detto, in ogni caso, serve solo del tempo..


    ma sai, io sto cercando di non mostrare niente della rabbia e del malessere che sento (per quanto possibile) sia in famiglia, sia tra amici. nel senso che mai e poi mai riuscirei a trattar male loro per colpa di una persona che non ha avuto rispetto nei miei confronti. no, a preferenza continuo a soffrire dentro, ma non faccio star male anche gli altri, credo sia da egoisti comportarsi in quel modo. questa cosa sto cercando di digerirmela da sola.

  • Lady, scusami, non mi riferivo a te, ma agli interventi di prima.
    Il tuo post è molto ragionevole e lo condivido appieno.

    Tu dici : dimenticare non è facile".
    E' vero: un cattivo ricordo ti può tormentare per anni.
    Perché accade? Sono giunto alla conclusione che succede perché il cattivo ricordo fa leva sulla nostra competitività. Cioé ci sentiamo in agone. E gareggiamo per conquistare primato più ambito: quello della verità. Affermare la propria vertà comporta dei vantaggi (es. il primato politico).
    Non ci accorgiamo, ma ci poniamo a volte in condizione di rivalità con l'altro. E la sua verità ci è nemica. La sua verità ci perseguita. La sua ragione ci è intollerabile.

    Allora dobbiamo cambiare.

    Se non ci fossero i miei difetti, non ci sarei nemmeno io.

  • E gareggiamo per conquistare primato più ambito: quello della verità. Affermare la propria vertà comporta dei vantaggi (es. il primato politico).Non ci accorgiamo, ma ci poniamo a volte in condizione di rivalità con l'altro. E la sua verità ci è nemica. La sua verità ci perseguita. La sua ragione ci è intollerabile.

    scusami tu, non avevo capito a chi fosse diretto il post :) sì, ci può stare il ragionamento sulla rivalità, ma io ci vedo un'altra sfumatura..se mi viene fatto un torto, e so di essere nel giusto (es. cattiverie gratuite e simili) allora faccio di tutto per far valere le mie ragioni, ma non per il semplice gusto di sentire alla fine qualcuno che sancisca che ho ragione, ma semplicemente per difendermi e far valere la mia persona..ora come ora non accetterei mai un insulto o un torto con passività, l'ho fatto in passato e mi pento anzi di non aver reagito. poi certo, il senso di competitività ci può stare, ci sono tante persone che lo fanno solo per il gusto di aver ragione, e non per difendersi.

    poi ovviamente il mio è un caso particolare..a parte il fatto di farmi valere in risposta a cattiverie gratuite, che comunque ci sta, il motivo per cui è così difficile dimenticare è il fatto che nonostante i torti subiti, continuo a trovarmi sentimentalmente coinvolta, e questo purtroppo è un altro paio di maniche. finché non saranno i miei sentimenti a cambiare, credo che dimenticare sarà impossibile.

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