Sera a tutti, sono nuova nel forum, spero di non annoiarvi con uno spaccato della mia vita sociale che ancora adesso mi condiziona e mi fa bruciare delle occasioni...
Ho avuto un infanzia felice, coccolata dai miei e da mio fratello, e anche alle scuole elementari tutto trascorreva con una certa tranquillità, andavo bene, e gli insegnanti erano soddisfatti. Nella mia classe non ero l'unica ad andare bene, quindi non c'era nessun problema. Ma pensandoci adesso, probabilmente c'era qualcosa di sopito in loro che aspettava solamente di essere sollevato. (potete pensare che magari esagero parlando così di bambini di 11 anni, ma pensandoci ora arrivo alla conclusione che per un loro attegiamento infantile c'ho rimesso io) Come dicevo, tutto procedeva bene, ma come bambina, ero quel tipo estroverso che in realtà lo fa solamente per mascherare la timidezza. Effettivamente avevo legato solo con altri due bambini (figli di amiche di mia madre). Verso gli undici anni di età iniziai a notare che comunque c'erano già quie "gruppetti", così cercai di inserirmi all'ainterno di uno di questi. Scelsi quello sbagliato. Quando vedevo che tra loro erano solidali per i bei voti presi, inconsciamente, io, quando era il mio turno, cercavo i loro sguardi per sentirmi anch'io parte del gruppo, ma scatenai solamente l'effetto opposto. La "capogruppo", infatti, al mio stesso livello scolastico, già mi mal sopportava perchè in qualche modo gli rubavo un pò la scena agli occhi delle insegnanti. Così iniziò un calvario lungo quattro anni. La situazione degenerò velocemente, tanto che cercavo spesso scuse per non andare a scuola, ma nonostante tutto la mia media non ha risentito. Passavo le ricreazioni da sola, parlavo più con le insegnanti che con i compagni. L'unica cosa bella di questo periodo è che rinchiudendomi sempre maggiormente in me cercai rifugio nella lettura (ottima cosa che ancora adesso mi appassiona). Le mie insegnati non erano insensibili al problema, anzi. Si dimostravano comprensibilissime, e mi sono state d'aiuto. Mia madre ne soffriva più di me, ma non mi cambio ne di classe ne di scuola, perchè essendo un paesello sperduto quella era l'unica scuola. Passai un anno sotto vessazioni continue, che mi sminuivano. Finite le elementari speravo nelle medie, ma inutilmente. Destino volle che ricapitai nuovamente in classe con la "capogruppo" e le altre del gruppetto che sempre la seguiva. Fin da subito ripresero il lavoro che avevano lasciato incompleto, mentre io mi chiudevo sempre più a riccio. Il problema era che, essendo una studentessa "diligente", la capogruppo, non veniva notata dai professori, e quando mia madre faceva presente il problema ai professori, questi se ne lavavano le mani, ad eccezzione di quella di inglese, che però se ne andò dopo appena un anno. Iniziarono vessazioni, insulti, parlatine dietro, tirate di capelli, denigrazioni. In alcune occasioni venni chiusa nei bagni, facendomi male ad una spalla per uscire. In un altra occasione spingendosi tra loro, spinsero anche me, e il mio braccio finì incastrato tra la sediae il banco. Un altra volta mi fu tolta la sedia da sotto il sedere e cadendo sbattei contro il termosifone, ferendomi all'altezzza di un fianco (da notare che l'insegnante non presente, venuto a conoscenza del fatto disse che ero caduta da sola, e tra l'altro disse che tanto aveva colpito dove c'era grasso). Sempre da sola durante le ricreazioni, non avevo forsa di uscire dalla classe e affrontare il corridoio. Quelle poche volte che ero costretta ad attraversarlo, trovavano il modo di farmene pentire. Insultata durante le recite scolastiche e perennemente in panchina durante le partite di pallavvolo, quasi nessuno mi rivlgeva la parola. Ricordo che durante una partita di torneo, uno della mia squadra si fece male, e il professore mi mandò a sostituire, perchè ero l'unica provvista di tuta. Fu qualcosa di aggiacciante. Tutti in coro cominqiarono a gridare "Fuori, fuori, fuori", e me ne andai con la coda tra le gambe. A palla avvelenata ero il bersaglio preferito, ma lì sviluppai dei riflessi eccezionali. A forza di essere presa di mira, schivavo in modo eccellente. Poi ci fu un giorno, che uno del gruppetto, non capì la lezione di storia. Mi avvicinò. Mi sembrava impossibile, parlava proprio con me? Mi chiese di spiegargli delle pagine, e io stupidamente accettai, sperando che mi avrebbero accettato. Così iniziai a spiegare cose tutti i giorni, ma la situazione peggiorò e l'invidia nei miei confronti aumentò, perchè troppo brava. Un giorno mi dissero che mi vantavo troppo mentre spiegavo (cosa assolutamente falsa, vi assicuro) e mi scaricarono come una scarpa vecchia. Questo calvario continuò fino alla fine delle medie. Ogni giorno tornavo a casa e piangevo, sviluppai una forma di ansia cronica che mi faceva stare male non appena c'erano problemi, così spesso rimanevo a casa, anche con una scusa. Diedi gli esami di terza media (da notare una professoressa che avendoci fatto scrivere delle poesie, mi fece leggere la mia, che parlava di solitudine, e con un sorriso sul volto mi chiese "perchè parli spesso di argomenti come la solitudine?" Sapeva benissimo del mio problema, doveva solo sottolinearlo. La capogruppo, inoltre era resente in prima fila insieme a tutta la comitiva, nonostante avevo esplicitamente richiesto di non far entrare nessuno. Iniziò a ripetere ad alta voce, per coprirmi, ma fu perlomeno zittita) Uscii con ottimo, e non tornai in quella scuola neanche per prendere il diploma, ci mandai mia madre... Ancora adesso quando ci passo davanti ho i brividi, perchè quella scuola era disposta in modo che asilo, elementari, medie, erano tutte nello stesso istituto. Sono passati tre anni, ma ancora adesso ho diffioltà a stare in mezzo alla gente (leggere un tema in classe, o prendere un bus pieno di gente mi impensierisce), nonostante tutto non ripongo molta fiducia nelle persone. Sono riuscita anche a farmi delle amiche, e sono abbastanza serena. Ma la mia autostima è comunque sotto lo zero, e spesso perdo delle occasioni perchè mi sottovaluto e perchè ho paura.... Cosa devo fare???
Ma perchè alla fine ci rimetto io?
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Anche io ho avuto un problema simile al tuo quando ero piccola, anche se in modo un po' meno traumatico. Gradualmente ti costruirai nuove amicizie, il fatto che ti affiori la paura in certe occasioni purtroppo è normale. Quando avrai l'opportunità di entrare in ambienti nuovi, con gente diversa, le affinità verranno da sè. Cerca solo di non porti nel modo sbagliato, alla fine adesso sei una ragazzina (credo), prima eri una bambina. Hai le tue amiche, cerca di mettere una pietra sopra e evita certa gente. Guarda il lato positivo, cioè il cambiamento che stai vivendo e la qualità dei tuoi nuovi rapporti, l'autostima verrà da sè. Soprattutto se hai la lucidità di paragonare il tuo modo di essere a quello delle pecore e dei bambini stupidi. In bocca a lupo!
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