Ringrazio chiunque avrà la pazienza di leggere quanto sto per scrivere e vorrà consigliarmi su come superare questa situazione.
Cercherò di essere più concisa possibile per evitare di annoiarvi, sperando di non dimenticare particolari importanti.
Vi chiedo scusa in anticipo se ometterò volutamente alcune informazioni per non essere riconosciuta.
Ho 30 anni ed ho passato gli ultimi 10 anni della mia vita a progettare il mio suicidio per l'infelicità e la frustrazione di aver intrapreso una carriera universitaria in una facoltà scientifica che non suscitava il mio interesse per il solo desiderio di vedere felici e fieri i miei genitori che sognavano da sempre di vedermi impegnata nella loro stessa professione.
Ho buttato 10 anni a piangermi addosso senza mai fare nulla per ribellarmi ma pensando, anzi, che togliermi di mezzo sarebbe stata l'unica via possibile e non sapete quanto mi odio per questo...
Ho vissuto con l'idea che prima dei 30 anni avrei finalmente preso coraggio per farla finita, ma invece quando quest'anno è arrivato il mio compleanno ho sentito come se mi stessi svegliando da un brutto incubo e ho deciso che era venuto il momento di prendere in mano le redini della mia vita, lasciare l'università e intraprendere la mia strada.
Fin da piccola ho sempre avuto una personalità creativa: disegnavo, cantavo, recitavo, ballavo...le maestre cercavano di spingere i miei genitori ad assecondare le mie inclinazioni ma loro avevano in mente per me un altro destino ed hanno volutamente ignorato tutte le mie attitudini in favore di un futuro che, certamente sarebbe stato più tranquillo se solo mi fossi rassegnata a percorrere la strada che avevano tracciato per me, ma che senza ombra di dubbio non mi avrebbe dato soddisfazioni.
Se è vero che in questi 10 anni ho studiato poco ma progettato spesso il mio suicidio è anche vero che mi sono dedicata a tante attività artistiche che mi hanno aiutato ad estraniarmi dalla realtà e a rendermi più dolce la vita.
Di quelle attività ho fatto un lavoro da freelance che mi ha permesso di mantenermi da sola.
Ho cominciato a cercare lavoro fisso da settembre e quasi tutti i colloqui da me sostenuti sono andati a buon fine tanto che mi sono trovata persino nell'imbarazzo della scelta.
Da circa una settimana sono stata assunta in un'azienda e mi trovo benissimo, solo oggi mi sono sentita dire quanto tutti siano contenti di avermi intorno e quanto la mia presenza oltretutto rallegri le loro giornate!
Se li informassi di quanto buio ho dentro, forse non ci crederebbero...
Da circa 2 mesi e mezzo ho informato i miei genitori della mia scelta e da allora per me la vita è un inferno peggio di quella che conducevo prima!!!
Non potrei trovare parola più corretta di "stalking" per descrivere cosa mi stanno facendo perchè io torni sui miei passi.
Devo dire che tutto sommato siamo passati dalle minacce di rapirmi e rinchiudermi in una stanza a quelle di ripudiarmi come figlia, un gran bel passo.
Non c'è settimana in cui io non subisca i loro razionalissimi pensieri, i loro "fallo per mamma, fallo per papà, fallo per nonna, fallo per zia, fallo per zio, fallo perchè sennò gli invidiosi fanno festa, fallo perchè tua cugina è già affermata...varie ed eventuali", i loro "non ci vuoi bene", i loro "non ci fai dormire la notte", i loro "tutti diranno che sei una fallita". Ho persino ricevuto una telefonata da un collega dei miei genitori che mi ripeteva le stesse cose!
Mio padre si è presentato a casa mia senza avvisare per farmi il pianto greco!
E' un continuo, non ne posso più, e se prima volevo farla finita perchè non mi piaceva la vita che stavo conducendo adesso vorrei farla finita per vendetta.
L'idea di saperli piangere e soffrire al pensiero di avermi uccisa mi consola...L'idea di sapere che direbbero "potevamo lasciarla in pace" mi appaga...
E sono molto spaventata da questi sentimenti perchè di volta in volta si fanno più forti....
Mi chiedo come sia possibile a 30 anni essere così succube dei propri genitori, mi chiedo come mai loro non abbiano considerazione di me come adulta e come mai nemmeno io ce l'abbia di me stessa.
Non starei così male, infatti, se prendessi veramente coscienza del mio essere adulta! Non mi farei prendere da attacchi di panico ogni volta che mi vedo costretta a subire una loro predica!
Sto andando da uno psicologo ma probabilmente sarò costretta a cambiarlo perchè il fatto che l'abbia trovato mia madre mi pone in una posizione di diffidenza e non sento che le sedute mi stanno aiutando.
In tutto questo marasma ho l'appoggio di tutti i miei amici, del mio fidanzato, dei miei futuri "suoceri", e chiunque mi abbia conosciuto anche solo per un secondo capisce che sto facendo la scelta giusta, quella più affine a me stessa e che un fallimento universitario non mi rende per forza una fallita nella vita, come i miei genitori vorrebbero farmi credere.
Eppure basta una loro parola, un loro silenzio, un tono di non-assenso a farmi piangere come una bambina, a farmi accovacciare all'angolino a dondolarmi finché non mi passa il panico...
Vi prego, aiutatemi ad uscirne, non ne posso più...
Ho bisogno di aiuto! Sono una bambinona di 30 anni!
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Visto che una disponibilità economica ce l'hai investi in una ottima psicoterapia. Qui anche in PM ci sono quelli che ti sanno consigliare. Devi imparare a mandarli affaXXXXX. Prima di tutto dentro te stessa. a 30 anni cè tempo per il più e per il meglio! Visto che la volontà di autonomia c'è ringrazia Dio se sei credente il caso o la fortuna se non lo sei. Conosco gente di 50 o 60 anni che non si è schiodata dalla dipendenza affettiva dei genitori pur con lavori prestigiosi e ben remunerati. Starai
male in questo percorso ma è una nuova nascita che devi a te stessa. Coraggio!
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Grazie Dora,
infatti non abbandonerò la psicoterapia, ora devo solo trovare il coraggio per dire all'attuale terapeuta che non riesco a fidarmi, che lo sento dalla loro parte e non dalla mia...
E poi trovare qualcuno competente con orari compatibili col mio lavoro!
Quanto al mandarli affa... mi piacerebbe riuscirci, deve essere una gran bella liberazione.... -
Beh meglio uno neutrale...poi comincia a non raccontare i cappi tuoi ai genitori è il primo passo, di solito. Se non comincia la sequela di ricattini, ricattoni e controlli!
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Beh, infatti nemmeno sanno che sto lavorando, per esempio...
e pensare che solo poco tempo fa mia madre sapeva anche quante volte andavo in bagno... -
Scusa avevo letto il thread in fretta in merito allo psicologo....comunque dipende anche da come ci rapportiamo noi a tutti ai genitori in particolare: se tu permetti loro di ficcare il naso in quello che fai loro ficcheranno il naso. Se stai zitta o inventi scuse (bugie bianche) cominceranno a capire che vuoi mettere distanza....ma se tu lanci segnali contradddittori.....ci sei ancora dentro fino al collo. Se per esempio.cambi psicologo, non dici niente ma poi chiedi a tua madre di uscire insieme a te per farti consigliare sullo shopping....sei fregata. ho fatto un esempio qualunque ma ricorda che gli altri fanno e cifanno le cose che noi permettiamo loro, genitori inclusi.
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Il consiglio di Dora che ti esorta a cambiare terapeuta (peraltro scelto da tua madre) lo ribadisco anch'io. Mi soffermerei anche sul fatto che dev'essere un professionista di scarso valore se per prima cosa non ti ha esplicitamente detto che la vita è tua e puoi disporne a tuo piacimento.
Se riesci a trovare fonte di sostentamento, gratificazione e soddisfazione morale in quello che fai, chi ti impedisce di non continuare?
Fare qualcosa per compiacere la propria famiglia è molto frustrante e, soprattutto, non si riuscirà mai a rendere al 100% perché è una strada che non abbiamo scelto noi in prima persona ma, alla fine ci è stata imposta.
Ti posso capire molto bene perché a me sarebbe piaciuto fare il musicista classico/jazz ma i miei genitori mi hanno voluto architetto...Ho imparato a convivere con questo status di "esule", ho imparato a farmi piacere questa professione che mi riserva più amarezze che soddisfazioni, ma nel contempo ho così tanta rabbia dentro che non so se e quando riuscirò a digerire. Mi consolo suonando le mie tastiere ogni tanto ed ogni volta è come riaprire una ferita che non si rimargina mai. -
Scusa avevo letto il thread in fretta in merito allo psicologo....comunque dipende anche da come ci rapportiamo noi a tutti ai genitori in particolare: se tu permetti loro di ficcare il naso in quello che fai loro ficcheranno il naso. Se stai zitta o inventi scuse (bugie bianche) cominceranno a capire che vuoi mettere distanza....ma se tu lanci segnali contradddittori.....ci sei ancora dentro fino al collo. Se per esempio.cambi psicologo, non dici niente ma poi chiedi a tua madre di uscire insieme a te per farti consigliare sullo shopping....sei fregata. ho fatto un esempio qualunque ma ricorda che gli altri fanno e cifanno le cose che noi permettiamo loro, genitori inclusi.
Capisco perfettamente il senso di quello che dici....
Io sono un' ''arrendevole" per definizione, la classica "vittima"...quella che non sa dire di no a nessuno e che al contrario non sa insistere quando vuole qualcosa...
Il problema sono io, non gli altri, a questo ci sono arrivata tanto tempo fa...Invece cosa fare per cambiare non l'ho ancora capito! -
Comincia a percepire che quando loro ti dicono quello che devi fare ti manca l'aria e lo spazio vitale....prova ad immaginare che sei chiusa in un cerchio tutto tuo e loro ci mettono le zampe per disturbarti! Se riesci a visulaizzare questo disagio percpirai poi la difesa di volerti allontanare. Oppure prova a praticare un'arte marziale (lo so do sempre il medesimo consiglio ma...funziona). Il contatto fisico con un avversario ti servirà per visualizzare l'invadenza dei tuoi per analogia.....
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Il consiglio di Dora che ti esorta a cambiare terapeuta (peraltro scelto da tua madre) lo ribadisco anch'io. Mi soffermerei anche sul fatto che dev'essere un professionista di scarso valore se per prima cosa non ti ha esplicitamente detto che la vita è tua e puoi disporne a tuo piacimento.
Non mi ha mai detto che la vita mia è mia e non sai quanto avrei voluto che qualcuno di "autorevole" me lo pompasse nella testa ogni santo giorno...Al contrario ci sono stati due episodi che mi hanno fatto seriamente dubitare su quale sia veramente il suo obiettivo: La prima volta che mi è stato proposto un lavoro ha espresso un giudizio molto pesante, ovvero: "sta andando tutto troppo in fretta" gettandomi in uno stato d'ansia indicibile. La volta scorsa l'ho sentito insistere subdolamente nel dire che io non sono sicura della mia scelta ed è per questo che sto male...
Io invece sono più che sicura della mia scelta, anche perchè non ce ne sono altre possibili!!!
Sto male perchè ho paura di perdere la mia famiglia, di essere un albero senza radici. Sto male perchè mi sento spezzata, una parte di me è cresciuta e vuole fare le sue scelte, l'altra, quella infantile, piange perchè non vuole vedere delusi mammina e papino...
Ho come la sensazione che lui lavori per i miei genitori, e non per me....
Ora a prescindere che le mie sensazioni di diffidenza siano o meno fondate non possiamo andare avanti così....Se riesci a trovare fonte di sostentamento, gratificazione e soddisfazione morale in quello che fai, chi ti impedisce di non continuare?
Fare qualcosa per compiacere la propria famiglia è molto frustrante e, soprattutto, non si riuscirà mai a rendere al 100% perché è una strada che non abbiamo scelto noi in prima persona ma, alla fine ci è stata imposta.
Ti posso capire molto bene perché a me sarebbe piaciuto fare il musicista classico/jazz ma i miei genitori mi hanno voluto architetto...Ho imparato a convivere con questo status di "esule", ho imparato a farmi piacere questa professione che mi riserva più amarezze che soddisfazioni, ma nel contempo ho così tanta rabbia dentro che non so se e quando riuscirò a digerire. Mi consolo suonando le mie tastiere ogni tanto ed ogni volta è come riaprire una ferita che non si rimargina mai.Anche il mio ragazzo amava la musica, suonava il piano, adorava la fusion ed è anche lui un architetto frustrato...mi è sembrato di leggere lui nelle tue righe....
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