io posso testimoniare che le persone con questo "buco" dentro dovrebbero avere persone comprensive e capaci di contenere il dolore che ci attanaglia vicino.
io sono una delle poche fortunate ad avere qualcuno vicino che ci riesce, perchè ha scelto di imparare a farlo, per me.
mi rendo conto che non è facile, ma notate quanto chi si taglia sia sempre solo, oppure lo faccia soprattutto dopo una discussione, che è assenza di amore e non confronto per noi?
gli adulti litigano?
o forse il problema è che nessuno parla. nessuno dona. nessuno comprende. nessuno usa l'empatia per comprendere. perchè è più facile non comprendere i limiti di chi hanno accanto e passarci sopra calpestandolo per proseguire per la propria strada.
chi ha un buco dentro, e sceglie di tagliarsi, spesso ha voci interiori come me e lur lur e non so gli altri
ha comunque un codice morale molto fermo perchè sceglie di farsi del male piuttosto che fare del male.
ha un senso di colpa e di orrore pieno, che gli scorre nelle vene, e probabilmente nessuno lo ha mai abbracciato veramente, e nel momento giusto.
per me:
- no, non era simile a un orgasmo ma a una morte agognata, un senso di pace e di silenzio che poteva semmai assomigliare a un orgasmo nella morte, ma non ha niente di vitale. però per me previene pensieri ossessivi sul suicidio, che ho avuto a lungo.
- no, per me non è il rifiuto dell'età adulta ma è un tentativo di fermare la mente con voci che sento aliene a me, ferire me per la collera e la colpa, ferire quella parte di loro che è in me e che la sento come un cancro vivo che pulsa sotto la pelle.
quando ero all'asilo mi tagliavo ma non ricordo cosa pensavo, forse solo che era giusto così, ricordo che rubavo gli aghi per farlo in bagno, in quel periodo spesso mi trovavo sul letto rannicchiata e dondolavo, producendo una nenia senza fine, con gli occhi sbarrati, e cercavo di pensare solo che non c'ero più. ricordo pochissimo di quel periodo.
ps: per come conoscevo prima l'orgasmo forse era simile, io quando avevo un orgasmo volevo solo uccidermi, bruciare in autocombustione, morire, implodere e diventare nulla. era uno scarico adrenalinico anche. adesso l'orgasmo è vita, è condivisione, è incontro. ora non ha niente a che vedere con quello.
e sono ancora sconcertata dal fatto che qualcosa sia cambiato così tanto in me da non farmi provare più nessuna sensazione di sollievo quando mi taglio.
I tagli diventano la mia quotidianeità
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IL SENSO DI SCONFITTA:
l'assenza di speranza che prova lurlur è la testimonianza di come sia insulso dire a qualcuno che si taglia per protagonismo.
chi si taglia soffre, non è un ricatto morale, se lo si fa per ricatto morale allora meglio per chi ne è protagonista: vuol dire che è solo immaturità emotiva ed è risolvibile molto più facilmente.
purtroppo non è quasi mai così.
l'assenza di speranza che prova lurlur io la capisco, sebbene sia molto più fortunata di lui perchè lui non ha chi sa stargli vicino, io si.
l'assenza di speranza viene dalla difficoltà di smettere.
ps: io provo un senso di vergogna immensa quando non riesco ancora oggi a rispondere allo stress in modo diverso e più adeguato, e mi taglio. è una cosa che trovo umiliante. è una cosa terribile. ma dirlo è condividerlo e mi sforzo di non restare sola. trovate qualcuno con cui potete condividere quello che sentite, se potete.
perchè
ricordate che la vostra è una risposta all'ansia e all'angoscia enorme che provate dentro.
ci sono altri modi per rispondere, ma dovete trovarli, impararli e infine farli vostri.
non è impossibile, solo questo vorrei dirvi, accettatelo.
non è impossibile.
vi dovete fare un mazzo così per riuscirci e ci vuole un coraggio enorme per farlo fino in fondo.
ma si può. -
Shantaram è un modo per auto-annullarsi ma è pura illusione perchè sappiamo bene che dopo i tagli ci troviamo davanti la REALtà ed è proprio li che crollo inesorabilmente e vorrei che il rito continuasse per far sparire me stesso
Forse io non ho bene in chiaro il perchè mi taglio, ma sentendo voi non vedo queste grandi differenze. Nel mio taglio-orgasmo non c'è nessuna gioia. Nessuna soddisfazione vitale. C'è il lasciar uscire, il senso di svuotamento, di fine. Ma grazie per le vostre testimonianze che mi aiutano a capirmi meglio.
le persone con questo "buco" dentro dovrebbero avere persone comprensive e capaci di contenere il dolore che ci attanaglia vicino.
chi ha un buco dentro, e sceglie di tagliarsi, spesso ha voci interiori
ha comunque un codice morale molto fermo perchè sceglie di farsi del male piuttosto che fare del male.
ha un senso di colpa e di orrore pieno, che gli scorre nelle vene, e probabilmente nessuno lo ha mai abbracciato veramente, e nel momento giusto.senso di vergogna immensa quando non riesco ancora oggi a rispondere allo stress in modo diverso e più adeguato, e mi taglio. è una cosa che trovo umiliante. è una cosa terribile
Non è molto diverso. Anche per me. Tempo fa prima che cominciassi a tagliarmi usavo altre modalità. Che non avevano nulla a che vedere con il sangue, vita, istinto materno, salassi...Era un modo più grezzo e violento di punirmi, provare dolore, annullarmi attraverso lo sconquassamento fisico.
Da bambina mi picchiavo la testa contro il muro e questo è continuato fino all'adolescenza. Poi sono passata alla violenza vera e propria nei confronti di persone più grosse di me, con provocazioni atte a far si che ricevessi indietro un sacco di botte. Fino a che non incontrai mio marito che al primo pugno dato ...mi ha abbracciata.
Da lì un percorso nuovo. Fare male a qualcuno è diventato un divieto fortissimo, tranne che per quanto riguarda me. Ora senza troppo casino, senza urla, senza blu sugli occhi o la testa dolorante per settimane. Solo un po' di sangue lavato via con l'acqua e qualche crosta nascosta ...
Si avete ragione. Di vitale in tutto ciò c'è proprio poco. -
Io tempo addietro mi sono tagliato 2 volte, la prima per "capire" cosa si provava, se davvero tagliarsi "fa stare meglio" come ho letto...
Mi son fatto tre tagli corti ma abbastanza profondi sull'avambraccio sinisto (si vedono le ciccatrici ancora adesso), sempicemente vedevo la pelle aprirsi e il sangue colare, ma nessuna sensazione, se non la paura di tagliarmi troppo profondo.
Poi il mattino dopo, un senso quasi di euforia, di vita, che ho abbinato a quel gesto, quasi di liberazione.
Ho condiviso quest'esperienza sul forum in un thread (non ricordo quale), è giustamente dalena mi chiese se questa sensazione positiva non potevo ritrovarla in qualcos'altro... giusto.
Una settimana dopo ho riprovato, una serie di taglietti superficiali sulla spalla, non troppo profondi.
Ma fu l'ultima volta in quanto avevo capito che per me "il gioco non valeva la candela".
E' curioso: ma ho capito che è qualcosa di profondamente atavico e ha un fascino perverso tagliarsi. Sia chiaro non ne sto facendo apologia, semplicemente ho riportato la mia esperienza, sensazioni e considerazioni.
In effetti per chi si taglia in modo continuativo, conpulsivo, resto disarmato e davvero non sò che consigliare, perchè mi rendo conto che con la "ragione" si resta solo sulla "superficie" di questo gesto. -
Alexander fortunatamente ne sei uscito... quando diventano gesti a cui non puoi fara a meno la situazione diventa difficile soprattutto quandoti trovi fuori e non puoi farlo ed accumuli una tale tensione che fai in modo di trovare un attimo per nasconderti ,,si perchè porti con se la lametta... e si questo sono io
-
è iniziato un nuovo anno... ho avuto una promozione sul lavoro ,ma per il resto continuo..
-
Sono passati diversi mesi dall'ultimo volta che sono entrato qui. Sono accadute tante cose, ho smesso di prendere psicofarmaci , le prime settimane sono state durissime ma ci sono riuscito, prendo solo un pasticca di axax , va meglio? in parte si perchè ho eliminato tutti gli effetti colletarali degli psicof. atroci...
Per tre settimane non mi tagliavo più... adesso sto ricominciando... boh -
come va? io sono appena iscritta e questa storia dei tagli mi ha molto colpita perchè succedeva ad una persona a cui voglio bene...io non sono mai riuscita a capire perchè lo facesse, mi piacerebbe che qualcuno mi aiutasse a capirlo
-
Ciao Angivera,
posso soltanto dirti che le cause possono essere tante , sicuramente alla base esiste un disagio , un rifiuto della persona e di tutto ciò che lo circonda, per esperienza la mia è basata sull'incapacità di gestire le emozioni, e sentirsi sempre in colpa per tutto , sia per le cose positive sia per quelle negative. -
per me tagliarmi o bruciarmi serve ad avere pace.
A sostituire voglie più pericolose,a darmi il momento di lucidità,fermare i pensieri,fermare il dolore...forse potrei dire essere soddisfatto di una punizione che mi sono autoinflitto...ma punizione di che?
No non credo sia questo il punto...più plausibile è il sentirsi padrone del proprio dolore,del proprio corpo e quindi poterci fare quel che si vuole.
Togliere, con quest'atto di libero arbitrio, la possibilità alle altre persone o alle altre cose di farci male.
é come dire "guardate...oltre questo punto comando io...qui voi non potete arrivare...io si....io mi annullo,io mi rifugio in questo taglio...io sono vivo...nonostante voi"
Daltronde non è inusuale che specie in passato,molti condannati a morte tentino,a volte con successo,il suicidio...credo che in piccolo mi smuova lo stesso meccanismo.
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