Ho aperto questo thread perchè non vorrei continuare ad inquinarne un altro, aperto da Nemes, da cui provengo.
Lì si è finiti a parlare dell'amicizia e a cercare di guardarla più da vicino, ciascuno dal proprio punto di vista e in base al proprio vissuto.
Se analizzo i miei sentimenti verso il prossimo in genere (ossia: verso chi non sia mio familiare), io in totale sincerità con me stessa posso dire questo:
A) posso provare e ho provato nella vita una compartecipazione emotiva anche forte verso persone che non ho mai conosciuto personalmente, e sono stata anche molto gratificata dallo scambiarci idee o dal poter dare un aiuto;
B) questo piacere non necessita affatto di completarsi in un "rapporto" personale stabile e duraturo;
C) qui il dubbio grave : onestamente se provo a paragonare il tipo di sentimento che provo per i miei familiari con quello che posso provare per altre persone.... io devo ammettere che non c'è il benchè minimo paragone. Nel senso che non ho dubbi di poter chiamare amore quello che mi lega ai familiari o al mio compagno, ma - se l'amore è questo - devo ammettere di non provare nulla di simile nei confronti di altri, anche quando nutro la più grande benevolenza. Ecco: benevolenza è il termine giusto! Io... oltre quella so di non andare.
Domanda: qualcuno di voi, guardandosi a fondo, può dire di aver provato in amicizia , verso l'amico, qualcosa che pallidamente somigli a quel che prova per un genitore, o per un figlio, o per il proprio compagno di vita
Un dubbio (che mi sembra grave) sull'amicizia...
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non ho capito perchè ritieni grave questo dubbio...
di che tipo di amore parli? -
Domanda: qualcuno di voi, guardandosi a fondo, può dire di aver provato in amicizia , verso l'amico, qualcosa che pallidamente somigli a quel che prova per un genitore, o per un figlio, o per il proprio compagno di vita
Tema che trovo affascinante e complesso, una complessità variabile da persona a persona e probabilmente in conseguenza di fattori determinanti quali... esperienze pregresse, educazione, e altro...
Intanto direi che tentare di classificare o paragonare l'amicizia agli affetti che citi, sia un errore da evitare... mi spiego meglio...
Un figlio, così come un genitore o un fratello rientrano in una sfera affettiva differente ! In termini diversi si può parlare di affettività verso altri che non siano parenti o compagni di vita ! MA è secondo me impossibile anche solo ipotizzare di metterli su un piano che si avvicini a quello strettamente parentale o di coppia, sono troppo diversi per natura...
L'amicizia considero sia qualcosa che nasce spontaneamente, se nasce... cercare di coltivarla senza ambiguità, in totale libertà, scoprendo quando c'è, SE c'è, affinità o piacere della condivisione e dello scambio spontaneo, è e resta sempre un rapportarsi tra persone autonome nel pensiero e nella pratica, nello sviluppo esistenziale.
La benevolenza... orco Lea... sono andata sul Dizionario Italiano e ho trovato queste definizioni:
benevolènza [benevo'lɛntsa]
s.f.
1 sf
buona disposizione di animo
2 sf
indulgenza del superiore verso l'inferiore
Sulla buona disposizione d'animo sono pienamente d'accordo...
Sulla seconda: indulgenza del superiore verso l'inferiore... ovviamente non si parla di amicizia e quindi la scarto a priori !
La benevolenza è quella (per me) che consente l'avvicinamento tra persone, influenzata (la benevolenza) da mille e mille fattori e, non ultimo, la certezza che di fondo non vi è alcun INTERESSE da soddisfare ! In buona sostanza, temo diverse cose nascoste (mi è capitato !) dietro la parola Amicizia... una di queste è il BISOGNO di uno scoglio al quale aggrapparsi per persone che sono più "cozze"... che persone in stato di spontaneo e disinteressato scambio !
Se mi consenti di andare leggermente oltre il tema del thread (spero di non andare OT) aggiungo questo...
Credo si debba fare chiarezza rispetto al termine amicizia... qualunque rapporto interpersonale nel quale ci si sente di "dare" qualcosa di se stessi "liberamente", che si tratti di pensieri, aiuto in qualunque forma, scambio dialogico, DEVE mantenersi entro il limite della "volontarietà e spontaneità" altrimenti diventa artificioso e, personalmente, NON sopporterei nulla di artefatto... nulla di studiato per ottenere un "risultato".
Il rispetto della vita e della libertà altrui di gestire i propri tempi e spazi, ed anche il NON voler assumere per l'amico carattere di "importanza primaria e vincolante", ingenera una affettività positiva perchè libera da obblighi. Ma non credo sia possibile un paragone con ciò che si prova per figli o genitori... come sarebbe possibile paragonarli se sono altro ???
Le amicizie "vere"... rispettano reciprocamente vita, pensieri e spazi, si può dibattere qualunque argomento anche stando su posizioni opposte, non esistono imposizioni di alcun tipo, sono spontanee, non pretendono la presenza, sono intellettualmente oneste e per nulla artificiose... e rendono piacevole l'esistenza perchè NON inquinano la vita... sono ognuna a modo proprio delle manifestazioni d'amore...
Di persone così non potrei fare a meno... mentre dall'opposto... prendo le distanze, graaaaandi distanze !!!
Eppure se io dovessi definire l'amicizia incontrerei la stessa difficoltà che incontro nel definire un amore... non so definirla perchè NON trovo parole adatte. L'unica cosa che penso di poter dire e me la dico da anni, è che l'amicizia è quello che diamo senza attendere nulla in cambio, mi riferisco alla disposizione d'animo rispetto alle persone alle quali si da (non importa cosa) senza attendere una contropartita e, a dirla tutta tutta, spesso a riceverla sono persone che nemmeno valutano quanto ricevono senza aver chiesto, non viene nemmeno notata il più delle volte.
Amicizia e amore sono (sempre secondo me) il nostro intimo "dare", che sia una parola o un gesto poco cambia... è sempre un dare spassionato !
Scusa se ho divagato un pochino... -
non ho capito perchè ritieni grave questo dubbio...
di che tipo di amore parli?Grazie della domanda, perchè temevo che in effetti non si capisse granchè
Lo ritengo grave perchè mi son trovata, guardando me stessa e ascoltando tante altre persone, a chiedermi : ma sono io che sono anaffettiva perchè la vivo così, oppure dietro tante parole (belle) e tanti propositi (buoni) non c'è, nella media, quel che si dice esserci?
Ancora più chiaramente (spero) : si sente spesso dire che "l'amicizia è amore senza attrazione sessuale".
Bene: se per amore io intendo quello che provo per il mio compagno oppure per mio figlio (in quest'ultimo caso, peraltro, è ovviamente assente l'attrazione sessuale), per me non c'è paragone tra quel che provo per lui e quel che posso provare per il più beneamato dei miei non familiari.
E dunque, come ripeto, mi chiedevo: ma sono gelida io , oppure sono eccessivamente focose, rispetto alla sostanza, le parole di tanti quando parlano di amicizia? (sottinteso: troverei di una certa "gravità" entrambe le ipotesi.........)
Aggiungo un'ultima cosa per esprimermi più chiaramente possibile : io ho moti di affetto e di solidarietà e di simpatia autentici e anche intensi verso il mio prossimo, però mi sentirei una buffona se dicessi che il mio senso di amicizia è "amore senza attrazione sessuale", perchè la "temperatura" o la "profondità" dei due sentimenti è imparagonabile.
La felicità o il dolore di un mio familiare sono esattamente la mia felicità o il mio dolore.
Quelli di una persona amica possono essere un motivo di rallegramento oppure di sincero disappunto, ma non hanno nulla a che vedere con la mia felicità o il mio dolore. -
Mari, chiaro intanto che dei due significati alternativi di benevolenza... non potrebbe in questo contesto aver senso se non il primo, e ok.
Tu hai dato una rappresentazione molto articolata di quello che è comunemente inteso il "dover essere" dell'amicizia, e su quello siam tutti d'accordo, credo.
Ma io, qui, desideravo soltanto scandagliare la reale intensità del sentimento che nella vita vera, e non in letteratura, di fatto finisce per essere ordito e trama di tutto quello che vogliamo ricamarci sopra.
Pianista mi ha molto aiutata a chiarire il senso della mia domanda, che potrei anche riformulare così :
"si dice che l'amicizia è amore senza sesso. E' proprio così, secondo voi?" -
Pianista mi ha molto aiutata a chiarire il senso della mia domanda, che potrei anche riformulare così :
"si dice che l'amicizia è amore senza sesso. E' proprio così, secondo voi?"mi fa molto piacere...
vediamo... io ancora devo capire cos'è l'amore...
ma ciò che percepisco è che gli altri fuori dalla famiglia non mi sono famigliari....
farà un pò ridere, ma... vorrei dire qualcosa con questa affermazione...
allora, io sono asperger, ma credo che in parte altri ci si possano ritrovare, magari in modo meno forte...
la tua famiglia fa parte della tua quotidianità o ne ha fatto parte in passato...
questo crea differenze di sentimento con chiunque altro fuori... ameno che poi non si sviluppi la stessa cosa per qualche motivo...
se pensiamo all'estremo peggiore, dovesse morire uno fuori e uno dentro, che fa parte o ha fatto parte della tua quotidianità e vita... la differenza di percezione è molto diversa...
quelli di fuori te li dimentichi non volendolo, perchè già prima di morire erano "di fuori" e la tua persona è già abituata a non percepirli...
poi che tu gli voglia bene comunque è bello e sano... perchè volere male a qualcuno?
però secondo me è logico che è diversissima la percezione... -
"si dice che l'amicizia è amore senza sesso. E' proprio così, secondo voi?"
Se consideriamo le mille variabili con le quali si può dimostrare affettività... e se questa affettività può essere considerata dimostrazione anche parzialissima dell'amore in senso ampio, viste le mille sfaccettature di cui si compone questo sentimento... allora ogni atto della vita è potenzialmente amore senza sesso, compresa l'amicizia !
Forse si tende a confondere molto delle cose della vita e dei significati che le parole espresse e gli atteggiamenti hanno. Non ti considero assolutamente "anaffettiva" e a me, sinceramente, anche solo il leggere le tue parole su un forum mi fa un effetto differente, questo perchè si può leggere ovunque un atteggiamento mentale di "amore" per il genere umano... ok ?
Ora Lea... il tuo provare "piacere" e "affetto sincero" (se lo provi, quando lo provi, per chi lo provi, anche a tratti discontinui magari), credo siano sufficienti a definire (a te stessa) il tuo sentire. Se questo è il tuo sentire verso chiunque reputi amico tuo, indipendentemente dall'intensità... perchè cercare di trovare in se stessi una inaffettività illogica ? (illogica secondo me, ovviamente).
A me succede di considerare di voler bene ad alcune persone, anche molto bene... ma NON mi sogno nemmeno di paragonare questo affetto a quello che nutro per i figli o per i genitori... o per la persona amata ! Ma come si può fare un paragone del genere ???
La mia risposta quindi è questa : l'amicizia è una forma di amore, una delle tante possibili... e il sesso non c'entra nulla ! Con alcune persone si vivono momenti intensi di affettività e/o complicità... tutto qui ! Non mi chiedo come si debba definire !
E comunque la gioia, la felicità, il dispiacere, il disappunto o il dolore non credo siano schematizzabili, categorizzabili, e nemmeno paragonabili con nessuna persona esterna a noi, solo nel nostro interno !
In questo senso sono considerata fredda da sempre, perchè il rapporto tra me e le cose della vita, compresa la morte (e quindi il dolore) è mio e particolare... a volte nemmeno compreso o accettato da chi è fuori dal mio corpo e dalla mia mente, familiari compresi... quindi ? Sono anaffettiva pure io ? Mi rispondo NO... è una cosa mia non paragonabile sulla base dei pensieri altrui ma solo col mio sentire mi sembra ! -
Io posso dire che non provo molto per la mia famiglia,
ok, affetto, riconoscenza, ma roba abbastanza vaga.
provo molto di più verso non-familiari.
Certo, ho solo un paio di amici maschi e più amiche femmine (con le quali spesso le cose sono complicate dall'attrazione sessuale, ma non sempre devo dire).
Un po' il contrario di Lea, quindi... e naturalmente anch'io mi sono sempre chiesto se sono "strano" -
Un po' il contrario di Lea, quindi... e naturalmente anch'io mi sono sempre chiesto se sono "strano"
no, anche io posso stare più attiva con quelli fuori... affettivamente e anche a livello di attenzioni...
ma questo è per laltro lato della medaglia:
come in tutte le cose c'è il alto negativo e positivo anche per i famigliari... cioè se da n lato c'è di più nel profodo, che nemmeno noi sappiamo...
da un altro c'è la noia del quotidiano, mentre l'alro è sempre una variabile... poi c'è l'intolleranza del sempre o spesso... mentre all'altro si perdona molto più facilemtne per via della minor frequenza di episodi d'intolleranza, proprio perchè lo si vede di meno...
è normalissimo quel che dici e non penso sia il contrario di lea, ma il rovescio della medaglia
(non so se sono stata chiara...)
-
L'amore nasce dalla condivisione. Probabilmente non hai condiviso così tante esperienze per un periodo prolungato con persone estranee alla tua cerchia familiare. Può essere? Hai amici che frequenti che hai conosciuto durante l'infanzia o l'adolescenza, ad esempio?
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